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- Di Adamo Calabrese
La valigia dei libri. Trasparente giornata, oggi, non è vero? L’aria è un po’ secca, come dire accesa, ma la visibilità è lungimirante.
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Poi, un giorno, il miracolo dei miracoli. E’ mattina presto. Suonano nella strada: “Parigi oh cara…”. Picchiano alla porta. Una tempesta di pugni: “Sono io, salta fuori!”
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Erano stati in città fortificate contro le maree, in città intrepide alle falde di vulcani, in città con eruditi musei di storia naturale popolati da immortali dinosauri. Erano stati dove finisce il mondo, sull’orlo dell’infinito, dove per un soffio non erano precipitati.
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Non aveva detto niente a nessuno. Se la nonna Mariuccia non fosse tornata lui sarebbe andato in cerca di lei. Doveva cogliere il momento propizio per lasciare la casa senza allarmare i figli.
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Sulla lettera era scritto che lei, la persona che lui attendeva, l’avrebbe raggiunto alla stazione di Varenna, nel pomeriggio di quel giorno. Lui doveva avere fiducia, lei sarebbe arrivata.
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Aveva mosso un passo, due, aveva urtato contro la parete. Non sapeva che lì c’era il muro? Aveva cambiato direzione. Un altro passo, ma di nuovo aveva urtato contro un ostacolo: il comò della biancheria. Aveva perso l’orientamento. Era già nell’altro mondo?
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Poi era cominciato a scorrere il tempo, anni e anni, forse millenni, senza che il professore venisse chiamato. Lui stava là, in paziente attesa, sulla sedia di ferro smaltato, meravigliandosi che non ci fosse nessun altro nell’ambulatorio.
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“Sono il marito della zia Giusepppina.” L’indiano non aveva capito, aveva aggrottato la fronte e aveva ripetuto: “Peppina…?” E lo zio Ivo: “No Peppina! Giuseppina, Giuseppina Malossi. Ci siamo sposati il giorno prima della mia partenza per la guerra.”
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Usellino se ne va, valica il Vesuvio, traghetta il Trasimeno, si ferma a Colleferro per una boccata d’aria, arriva a Roma sudato fradicio. Lavora come lucidascarpe, mangia e beve nel retrobottega di qualche caritatevole.
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Passo dopo passo il nonno Siro e i Re Magi si mettono in cammino guardinghi: ad ogni svolta potrebbero esserci ladroni in agguato. Sì, proprio ladroni in agguato
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Gli invitati si servivano con tale andirivieni del braccio da impensierire il cuoco: “E se l’osso buco non bastasse?”
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Corro, corro, corro con le ciabatte di Annabella in mano. Corro da non aver più fiato per chiamare Annabella. Arrivo alla stazione! Che binario? Binario numero tre. Macchè sottopassaggio. Salto i binari.
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Loro non potevano entrare in chiesa ma si accucciavano davanti alla porta come le familiari bestie di un presepe. Aspettavano i Re Magi.
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Il signor Marutti soffiò sulla candela e rinfoderò il revolver, sua moglie inghiottì il proiettile. Poi silenzio, era calato il coprifuoco di piombo.
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È pieno inverno. Nebbia da non vedere le proprie malefatte riposte in fondo al cuore. L’anima dello zio Ivo fa l’ultimo tratto di strada a tentoni, con le mani protese per non inciampare nella pletora delle altre anime