Corro, corro, corro con le ciabatte di Annabella in mano. Corro da non aver più fiato per chiamare Annabella. Arrivo alla stazione! Che binario? Binario numero tre. Macchè sottopassaggio. Salto i binari.
Essendo convocato il Giudizio universale, l’anima dello zio Nullo trova un posticino nella lunghissima fila che fa infinite volte il giro del mondo prima che le anime si inginocchino davanti alla porta d’oro.
E’ piena estate con infinito gridio di cicale, tant’è che lo zio Nullo si schermisce dal sole cocente tenendo un libro sopra la testa. Davanti a lui c’è un professore di matematica che si ripara dalla canicola con un cappellino di carta. Fanno un passettino ogni mille anni, tanta è la folla.
Ronza un moscone, il professore si volta e interroga lo zio Nullo: “Dimmi il teorema di Talete.” Lo zio Nullo resta di sasso:
“Il teorema di Talete?”
“Talete!”
Lo zio Nullo scuote la testa: non conosce il teorema di Talete.
“Non conosci il teorema di Talete?”
“Nossignore! “
“Che cosa sai?”
“L’orario ferroviario della linea Milano-Ventimiglia.”
Il professore avvicina i suo viso a quello dello zio Nullo:
“Milano-Ventimiglia?”
“Sissignore.”
“Cioè?”
“Cioè…prima di tutto sono caduto dal letto e non sono più stato capace di rialzarmi. Lungo e disteso sul pavimento arrancavo come un insetto capovolto.” (Si veda l’insetto di Kafka)
“Nessuno che ti soccorresse?”
“Nessuno.”
“Un familiare…”
“Annabella se ne era già andata da tempo.”
“Allora?”
“Allora sono stato là aspettando la fine, finché ho chiuso gli occhi.”
E così dicendo la voce dello zio Nullo trema come se ancora patisse la solitudine di quel momento. Di quel momento ricorda la striscia di sole che in assoluto silenzio procedeva a terra, accanto a lui, come se volesse indicargli la meta.
Per il professore di matematica la conversazione potrebbe essere finita, si rigira e guarda la fila che ha davanti: teste, spalle, teste, spalle…all’infinito, teste e spalle tutte eguali. Ma, come se un pungolo lo stimolasse, il professore si volta ancora:
“Annabella…come se ne è andata?”
“In treno.”
“In treno?”
“Con il diretto Milano-Ventimiglia.”
Il professore sta zitto, è trattenuto dal chiedere altro, come se avesse sollevato una pietra e sotto ci fosse una vecchia talpa che non vuole parlare con nessuno.
Ma lo zio Nullo parla. Dice: “Quel giorno faceva freddo, molto freddo. Tutti avevano il cappotto, la sciarpa, il berretto, io in maniche di camicia per essere uscito di casa correndo. Andavo come un disperato agitando per aria le ciabatte che Annabella aveva dimenticato di mettere nella borsa. -Le ciabatte, Annabella! Le tue ciabatte!- Ma lei correva più di me. Io la chiamavo, e lei non rispondeva. Io la pregavo di voltarsi ma lei gridava che non poteva voltarsi.
-Perché non puoi?-
-Perché sono morta!-
-Morta?-
-Morta e basta.-
-Allora dove corri?-
-Corro alla stazione.-
-Alla stazione?-
-Sì, alla stazione.-
-Ma sei matta?-
-No, non sono matta. C’è un treno che mi aspetta.-
-Che treno?-
-Il Milano Ventimiglia.-
Il mio cuore aveva dato un balzo!
il Milano-Ventimiglia quello che ferma a Pietra Ligure. Pietra Ligure, sì, sì… dove andavo in vacanza da ragazzo, non proprio Pietra Ligure ma sulle colline dove c’era il gasometro. Di lassù si vedeva il mare dove navigavano le petroliere, adagio, così adagio che sembrava stessero ferme, invece erano partite da Aden e andavano ad Amburgo. Aden, Amburgo, Aden, Amburgo, avanti indietro come se dovessero tessere il destino del mondo.
Corro, corro, corro con le ciabatte di Annabella in mano. Corro da non aver più fiato per chiamare Annabella. Arrivo alla stazione! Che binario? Binario numero tre. Macchè sottopassaggio. Salto i binari. Binario numero tre. Il treno per Ventimiglià è già partito. Che faccio? Sto là, impietrito davanti al binario vuoto. Sto là, anni e anni, sotto la pensilina del binario tre ed ogni volta che il capostazione esce dal suo ufficio gli chiedo del treno per Ventimiglia. Lui, ogni volta, mi risponde che il treno è in ritardo, che devo avere pazienza, comunque hanno telefonato dalla stazione di Voghera che il treno sta per riprendere la corsa. Non posso lasciare il binario tre, il treno potrebbe arrivare da un momento all’altro, sebbene abbia una grande voglia di tornare a casa. E’ tanti anni che non torno a casa. Vorrei tornarvi solo il tempo necessario per prendere la fotografia di Annabella. La foto che sta sul comò della camera da letto dove lei è ritratta con le sue compagne di scuola, alla fine dell’ultimo anno di ragioneria.
Non ha un viso allegro perché è stata bocciata essendosi incantata all’esame, tanto era terrorizzata. La commissione degli esaminatori le aveva chiesto il teorema di Talete, ma lei era tanto terrorizzata che non aveva aperto bocca, non ricordava più niente del teorema di Talete. Chi è Talete? Era il presidente della commissione esaminatrice che la guardava con occhi che facevano fiamma? Era l’insegnante di computisteria che perdeva bava dalla bocca?”
Comunque lo zio Nullo sta in fila per il Giudizio Universale senza troppi problemi. Anche adesso che il professore di matematica è sparito. Chissà perchè è sparito. Ogni tanto capita. Le anime spariscono e non se ne sa più niente. Adesso davanti a lui c’è uno che è stato nella Legione straniera, che ne ha combinate di cotte e di crude e ne sa una più del diavolo. Il legionario assicura lo zio Nullo che Annabella lo aspetta alla fine della fila, davanti alla porta d’oro.
“Sicuro?”
“Giuro su mia madre!”
Bibliografia
Teorema di Talete: “L’acqua non ha forma, dilaga dappertutto, come la malinconia.” Mileto, 580 a.C.