Passo dopo passo il nonno Siro e i Re Magi si mettono in cammino guardinghi: ad ogni svolta potrebbero esserci ladroni in agguato. Sì, proprio ladroni in agguato
Per non allarmare i familiari, il nonno Siro aspetta la Morte appena fuori di casa. E’ lì dal mattino, va su e giù davanti alla porta col suo libro di preghiere. Ogni tanto si ferma e legge un’orazione.
La Morte non si vede! Viene sera e comincia a nevicare. Nessuno in giro, solo il rilucente sfarfallio della neve come se si preparasse una festa. I fiocchi hanno tutte le forme possibili: cristalli, gusci di lumaca, ali di farfalle.
Il nonno Siro scruta il nevischio: “Quando arriva?”
D’un tratto un tintinnio di sonagli d’argento.
“Sei tu?”
“Chi tu, siamo noi.”
“Voi chi?”
“I Re Magi.”
“Re Magi?”
“Siamo in cammino per Betlemme.”
“Ma qui è Gerenzago.”
“Ah…non è Betlemme?”
“No, è Gerenzago, provincia di Pavia”
Sua maestà l’eccellentissimo Baldassarre sospira e posa l’onerosa valigia rigonfia di ori. “Come mai non è Betlemme?” Il nonno Siro mette la testa dentro casa. “Qua c’è un Re che crede di essere a Betlemme.” “Sbagliato.” Ribatte la zia Olga dal fondo del letto dove già miagola per le doglie preannunziante l’imminente nascita della figlia Gloriosa. “Qua siamo a Gerenzago.” Ribattono le sorelle della zia Olga, fragorosamente in traffico nel preparare la bacinella dell’acqua calda, le fasce e il pallottoliere.
Anche sua altezza il reverendo Gaspare depone il suo pesante sacco di mirra in polvere: “La Cometa che ci guida si è fermata proprio qua.” “E cioè?” s’incuriosisce il nonno Siro. “Cioè…” Spiega il terzo Re, il pio Melchiorre “Cioè vuol dire che siamo arrivati a Betlemme.” E si siede sul suo tesoro, uno scatolone pieno di incenso in scaglie.
“Macchè, macchè macchè!” Si spalanca la porta e salta fuori la zia Olga che si tiene la pancia e dietro le sorelle affannate come se dovessero partorire loro.“Macchè, macchè!” gridano “Che raccattino subito la loro roba. Qua non abbiamo testa per nessuno. Qua sta per nascere una bambina che da grande farà la maestra.” E richiudono la porta badando ai fatti loro.
Intanto nevica nel più immortale silenzio. E’ notte fonda, e tra un fiocco e l’altro si intravede la Cometa pallidissima tanto è stanca morta. “Che fare?” singhiozza la stella: ”Restare qua, o rimettersi in cammino?” “Ma in cammino dove?” Sussurra l’eccellentissimo Baldassarre, mentre occhieggia sospettoso cercando di nascondere i suoi ori: “La notte pullula di malviventi.” Furtivamente anche il reverendo Gaspare ficca la sua mirra sotto il mantello e il Pio Melchiorre maschera l’incenso scrivendo sullo scatolone: paglia fritta.
Fa così freddo che la cometa si affievolisce sempre di più, la sua coda è già spenta. Con un filo di voce bisbiglia: ”Polo nord...” “Brr…” Rabbrividiscono i Re Magi.
Il nonno Siro vorrebbe aiutare i pellegrini, la Morte vedrebbe di buon occhio un suo atto di carità. Perché non accompagnare i reali a Mìradoro Terme? Miradoro Terme è poco distante da Gerenzago. Là vi sono alberghi ospitali, larghi di manica, non c’è bisogno di nessun documento, ci si può presentare anche con due mogli. Là si balla tutta la notte e tra un valzer e l’altro si gioca a scala quaranta. La cometa congiunge le sue mani di ghiaccio: ”Sì, sì a Miradoro Terme.”
Passo dopo passo il nonno Siro e i Re Magi si mettono in cammino guardinghi: ad ogni svolta potrebbero esserci ladroni in agguato. Sì, proprio ladroni in agguato, sebbene il re Erode tanti ne trova tanti ne fa crocifiggere. Passano Villanterio: nessuno in giro. Passano Copiano: neanche un’ombra. Passano Monteleone: uno zitto assoluto.
In fondo, in fondo finalmente una lucina: “Lux, lux…” esultano i re Magi “Lux…” Bisbiglia la cometa.” “Altolà!” Ingiunge il nonno Siro “Prima di cantare il gloria, vediamo i fatti.” “Che fatti?” piagnucola la Cometa: “Non vedo l’ora di accucciarmi e riposare le mie quattro ossa.” “Ssst…!” consiglia il nonno Siro “Qua è pieno di maneggioni” Ora vanno in punta di piedi per non destare sospetto, guidati dal lumino che traballa nella notte. Avanzano col fiato sospeso, facendosi il segno della Croce ad ogni fantasma che passa.
“D’un tratto: “Altolà!” grida ancora il nonno Siro. “Come altolà?” piagnucola ancora la cometa. La processione s’arresta davanti al cimitero di Miradoro Terme. Sì, c’è un lumino che bruciacchia. Accanto alla fiammella una lapide fresca “L’altro ieri ha lasciato i suoi cari il Tetrarca Erode. Ne danno il triste annuncio la moglie Salomè, il nipote Pilato e tutti i farisei.” I Re Magi sono disperati. A Miradoro Terme tutti gli alberghi sono chiusi per lutto, anche le pensioncine, le camere in affitto, le cantine, i ripostigli. Nessuno apre, neppure a scampanellare, bussare alla porta, dare pugni, calci…nessuno apre “E’ morto Erode, Requiem!” Le lacrime della Cometa diventano ghiaccio.
D’improvviso uno strillo, un pianto giulivo, un ridere aperto, un armonioso battere le mani. In mezzo alla nevicata, verso Gerenzago, sale un fremente alleluia. La cometa s’illumina, scintilla “E’ nato, è nato, è nato!” I Re Magi gonfiano il petto: “E’ nato…!” A Gerenzago si spalancano porte e finestre, si dà fuoco ai camini, olio alle lampade. Cani e gatti si radunano in piazza con bandierine e coriandoli: “Gloriosa è nata!” La madre piange di gioia, le zie sottoscrivono un cospicuo libretto di risparmio intestato alla nipote. “Là, là…” grida la cometa “Il Messia è nato a Gerenzago.”
Il nonno Siro apre il suo libro di preghiere: “Ah, sì: Turris eburnea. Turris eburnea è l’orazione che ci vuole. Il vecchio prega a voce alta, rivolgendosi direttamente al Padre Eterno. E’ contento, invece della Morte è arrivata una bambina che da grande farà la maestra.”