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Poi era cominciato a scorrere il tempo, anni e anni, forse millenni, senza che il professore venisse chiamato. Lui stava là, in paziente attesa, sulla sedia di ferro smaltato, meravigliandosi che non ci fosse nessun altro nell’ambulatorio.

La Parca non aveva avuto alcun problema a strappare coi denti il filo della vita del professore di matematica. Giunta la sua ora il professore si era docilmente seduto davanti alla finestra e aveva obbedito. “Chiudi gli occhi!” aveva ordinato la Parca, e lui aveva chiuso gli occhi come faceva quando il barbiere si apprestava a insaponargli la barba.

 Nel buio che era seguito era rimasta l’immagine degli alberi che per l’ultima volta aveva guardato dalla finestra, alti pioppi che seguivano la ferrovia e che ad ogni passaggio dei treni agitavano le foglie come per salutare qualcuno che dal finestrino rispondeva con un fragile oscillare del fazzoletto già madido di pianto.

Poi tutto era avvenuto con la velocità del lampo. Il professore si era trovato nell’ambulatorio del dottor Giosafat. Nella sala d’aspetto non c’era nessuno e ciò esaltava la miseria delle quattro sedie di ferro smaltato, dell’ attaccapanni su cui era appeso un cappello con la piuma, del portaombrelli con un ombrello dalla tela scucita e cascante. Sulla porta, che dava sullo studio medico, un biglietto: “Aspetta, sarai chiamato.” Il professore si era accomodato sulla sedia accanto alla finestra  attraverso la quale si vedevano gli stessi alberi che erano stati la sua ultima visione prima  che la Parca… eccetera, eccetera…il filo della vita.

Poi era cominciato a scorrere il tempo, anni e anni, forse millenni, senza che il professore venisse chiamato. Lui stava là, in paziente attesa, sulla sedia di ferro smaltato, meravigliandosi che non ci fosse nessun altro nell’ambulatorio. Possibile che fosse l’unico al mondo in quella condizione di trapasso? Forse tutti gli altri erano diventati immortali? Forse lui era stato dimenticato?  

Per fortuna aveva portato con sé un libro, sottratto al divieto della Parca, la quale gli aveva negato tutto ciò che lui avrebbe voluto portare nell’ aldilà. Gli sarebbe piaciuto tenere con sé la vecchia foto di famiglia, color seppia, dove lui bambino era ritratto in braccio a sua madre e suo padre, con la mano posata sulla spalla della moglie era risultato con gli occhi sbarrati per il repentino lampo del fotografo. Era riuscito a prendere con sé solo un libro perché la Parca non si era accorta che lui si era furtivamente fatto scivolare in tasca il volume. Durante tutti quegli anni di vana attesa nell’ambulatorio il professore aveva letto e riletto il libro fino a mandalo a mente ed ora lo ripeteva a sé stesso sussurrandolo come una preghiera.

Finalmente si dischiude la porta e nello spiraglio si affaccia l’insegnante di fisica che all’esame di stato l’aveva bocciato. Il professore si leva in piedi ossequioso: “Signora esaminatrice.” ma l’esaminatrice subito lo zittisce mettendo un dito sulle labbra mentre con l’altra mano gli fa cenno seccamente di venire innanzi. Il professore muove due passi e si  ferma sulla soglia dello studio medico.

Non crede ai propri occhi, davanti a lui Gesù e gli apostoli sono a tavola. Mangiano in silenzio, chini sui piatti fumanti di minestra come se fossero immersi nell’incenso di una Messa solenne. Nessuno leva il capo.  

Per altri innumerevoli anni il professore resta sulla soglia, in attesa che, se non proprio Gesù, almeno un apostolo gli faccia cenno. Nulla: i commensali sorbiscono la zuppa, cucchiaio, dopo cucchiaio come se non ci fosse altro da fare al mondo. Infine il professore si fa coraggio e  leva un dito. Umilmente vorrebbe chiedere il perché di tanta disattenzione nei suoi confronti. Ma i commensali sono troppo intenti a mangiare, forse è la loro ultima cena.

Invece, d’un tratto, Gesù si volge a Giuda Iscariota e gli indica il professore. Giuda impallidisce, lascia cadere il cucchiaio nel piatto e rivolto al professore lo fulmina con gli occhi. Il professore dondola, come se stesse per cadere incenerito. L’apostolo, puntandogli l’indice che ha acuto per un’ unghiaccia scheggiata, sibila: “Il treno.” Il professore sente la sua gola strozzarsi ma fa in tempo a ripetere: “Il treno”.

Dall’abisso degli anni trascorsi ode distintamente il fragore del “Genova – Ventimiglia” in arrivo e si rivede sotto la pensilina della stazione, con i capelli al vento e la mano agitata per l’ imbarazzato del saluto. Il treno si  ferma in un urlio di “caffè caldo” e “bibite fresche”. Caffè caldo, bibite fresche?

Il professore vorrebbe salire sulla carrozza ma non sale. Rimane  inchiodato sul selciato, con la mano levata e le parole paralizzate in gola che non riescono  a diventare significato, nonostante Anna si sporga  del finestrino e lo implori di salire. “Coraggio, sali, sali…” ma già il fischio del capostazione sancisce la partenza del convoglio. Un  fischio che per tutto il resto della vita si è ripetuto nei sogni del professore, svegliandolo di soprassalto, occhi spalancati nel buio, tali e quali gli occhi sbarrati di suo padre nella foto - famiglia color seppia.  

Dal sogno il professore si sveglia di soprassalto, le braccia tese a stringere Anna, ma subito richiuse sul nulla della notte. Gesù alza un dito e Giuda Iscariota, lestamente si leva dalla tavola e si protende davanti al professore mettendogli sotto il naso il tubetto del chinino di stato. “Contro i brutti sogni.” consiglia. “Quante volte al dì? chiede il professore. “ Di giorno e di  notte, ogni volta che passa il Genova – Ventimiglia.”

 

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Gli autori di Vorrei
Adamo Calabrese
Adamo Calabrese

Adamo Calabrese è scrittore, autore di teatro e illustratore. Ha pubblicato con Einaudi il romanzo "Il libro del re", con Albatros i libri di racconti "L'anniversario della neve", "La cenere dei fulmini", "Il passaggio dell'inverno", con Joker "Paese remoto". Ha illustrato i propri libri ed edizioni di Dante, Gibran e Pascutto. Scrive e disegna per il quotidiano "Il cittadinio" di Lodi, per le riviste "Vorrei" di Monza e "Odissea" di Milano. I suoi ultimi lavori teatrali hanno messo in scena opere di Brecht, Joyce, San Francesco e Iacopone. Nel 2012 RAITREha trasmesso un suo testo. Nel 2014 è stato finalista del premio internazionale di grafica satirica "Novello". Insegna letteratura presso le Università della terza età di Sesto san Giovanni e Milano (Università Cardinale Colombo)

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