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Ammabio presenato 58 osservazioni di merito protocollate dalla Rondine a proposito del Piano di Governo del Territorio, recentemente adottato.
Ciascuna di queste osservazioni dovrà essere controdedotta dagli uffici competenti, per poi passare in votazione in occasione del Consiglio Comunale di approvazione del Piano.
Con queste osservazioni di merito ci proponiamo di perseguire alcuni obiettivi generali, di ampio respiro, e alcuni risultati a proposito di questioni specifiche. Permettetemi di illustrare il documento per punti, molto brevemente.
i. Nella premessa ci soffermiamo sull'iter di approvazione nel suo insieme, rilevando una grave sottovalutazione della componente Partecipativa, oltre che la contraddittorietà delle posizioni espresse dall'Amministrazione a fronte della variante in corso sul fronte provinciale.
ii. Con il primo gruppo di osservazioni ci poniamo l'obiettivo di insistere sulla rigenerazione dell'esistente, limitare il consumo di suolo e conservare l'area verde ad est di via Kennedy, limitando il consumo ad ovest solo per l'eventuale realizzazione dell'RSA.
iii. Con il secondo e il terzo gruppo di osservazioni, interveniamo sul Piano dei Servizi e sul Piano delle Regole, proponendo diverse migliorie. Da notare la richiesta venga esclusa la possibilità di alienare l'area pubblica che ad oggi ospita il Centro Tennis, oltre che la richiesta venga reso esplicito il divieto per nuovi centri commerciali e discount di insediarsi sul nostro territorio.
iv. L'ultima osservazione riguarda invece la questione Asfalti Brianza, per cui proponiamo un cambio di destinazione dell'area, richiamando una recente sentenza del Consiglio di Stato.
Le osservazioni proposte sono argomentate, con i riferimenti normativi e quelli documentali.
Un caro saluto
Francesco Facciuto
Capogruppo La Rondine
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Nel corso del recente Consiglio Comunale l’avv. Sabbioni, legale del Consorzio che amministra il Parco e la Villa Reale di Monza, ha evidenziato la pretestuosità e infondatezza del recesso formulato dal gestore della parte centrale della reggia. La posizione del Consorzio è chiara: non ritiene che esistano sue responsabilità in merito alla richiesta spropositata (oltre 8 milioni di euro) di risarcimento per pretesi mancati introiti del concessionario e anzi individua una precisa responsabilità di quest’ultimo per l’indebito recesso che ha privato i cittadini della possibilita di fruire del monumento ormai da oltre 7 mesi.
Ci chiediamo innanzitutto perché a fronte del recesso esercitato dal concessionario, questi sia ancora in possesso della Villa Reale. È evidente infatti che se il gestore ha inteso sciogliere unilateralmente il contratto, quantomeno debba restituire il bene (e poi nel caso esercitare nelle sedi giudiziari le proprie pretese). La detenzione appare tanto più illegittima perché impedisce al Consorzio di poter disporre del bene e aprirlo alla fruizione di tutti.
È legittimo sospettare che la indebita detenzione della Villa Reale da parte del concessionario serva strumentalmente per ottenere risarcimenti infondati, approfittando di un bene monumentale pubblico per fini meramente economici privati. La circostanza costituisce l’ennesima conferma del fallimento del modello monzese pubblico-privato per la gestione di un bene culturale così rilevante.
Il neo Direttore del Consorzio ha sottolinato l’assoluta priorità dell’apertura della reggia al pubblico e afferma che sono in corso trattative con il gestore al tal fine. Però ormai sono passati ben 7 mesi dalla formulazione del recesso e se nulla si è mosso non si può certo attendere oltre.
Il Consorzio deve chiedere che il gestore restituisca la reggia e per il resto si vada a giudizio. Tra l’altro se avessero davvero il proposito di risolvere la controversia, il gestore e il Consorzio potrebbero ottenere una decisione rapida facendo ricorso a un arbitrato che può dirimere la controversia al massimo in 6 mesi.
In ogni caso, se il gestore rifiutasse di restituire la Villa, il Consorzio potrebbe facilmente ottenere un provvedimento di rilascio immediato ricorrendo in via d’urgenza al Tribunale ai sensi dell’art 700 del Codice di procedura civile.
È possibile che allo stato attuale il Consorzio non abbia i mezzi e le risorse umane per poter gestire, anche in via provvisoria, la reggia e indugi per questo motivo. Crediamo però che gli enti che fanno parte del Consorzio (Ministero dei Beni Culturali, Regione Lombardia, Comune di Milano, Comune di Monza, Camera di Commercio e Confidustria Monza e Brianza), dotati di enormi risorse e potere decisionale, debbano provvedere nell’immediato a restituire ai cittadini il diritto legittimo di fruire del nostro più prezioso monumento, lavorando nella direzione di dotare il Consorzio anche delle competenze necessarie per gestire un complesso monumentale così importante, soprattutto in questo momento in cui la cultura e l’arte appaiono i soli strumenti di compensazione, almeno parziale, dell’avvilimento e frustrazione in cui siamo piombati a seguito dell’emergenza pandemica.
Monza, mercoledì 11 novembre 2020
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Consulta San Fruttuoso: quali “città nella città” avete in mente? Riaprite il Teatro del Centro Sociale, i soldi ci sono.
PREMESSA
Le notizie apparse di recente sulla stampa locale in relazione alla variante al Pgt offrono molteplici spunti di riflessione, anche alla luce del dibattito che si è svolto all’interno delle Consulte di quartiere mediante l’iniziativa “Le città nella città” promossa dall’assessore Sassoli.
In primo luogo vale la pena sottolineare che, contrariamente a quanto riportato dai giornali, il confronto è stato alquanto acceso e confuso per via di una sostanziale mancanza di trasparenza sulla reale portata della posta in gioco.
Chi ha seguito la quasi totalità degli appuntamenti nei diversi quartieri ha, infatti, potuto rilevare che l’interlocuzione è stata estremamente difficile, diseguale, faticosa, orientata più a creare consenso che a recepire in maniera sincera le vere criticità dei quartieri.
In particolare desta una certa preoccupazione il livello di confronto nella discussione relativa alla realtà di San Fruttuoso, al termine della quale, si tiene a precisare, non si è raggiunta nessuna condivisione di intenti, specie rispetto alle spinte edificatorie che in modo chiaro e preciso sembrano caratterizzare l’intera operazione legata alla variante al PGT. Nelle dichiarazioni dell’assessore Sassoli emerge, infatti, il tentativo di utilizzare il confronto con le Consulte in maniera strumentale rispetto agli obiettivi in gioco, fatto non nuovo se si considera che, non più tardi di qualche mese fa, questa amministrazione ha tentato di forzare la mano sulla proposta scellerata di costruire un palazzetto per il basket nel cortile di una scuola del quartiere, presentandolo come un progetto avallato dalla Consulta che, ovviamente, non ne sapeva nulla.
Dunque un dialogo poco “costruttivo” (sic!) ma, soprattutto complicato, per via della continua confusione che l’assessore alla partita pone in essere tra urbanistica, edilizia privata e opere pubbliche, e che non lascia presagire nulla di buono rispetto ad una operazione che si presenta come chiaramente priva del necessario lavoro di diagnosi territoriale, di attenzione per le preesistenze e per la vocacy delle singole realtà.
Un dialogo difficile ma, al tempo stesso, incredibilmente contemporaneo e vitale.
La situazione di San Fruttuoso
Da anni San Fruttuoso sperimenta una marginalità e una sostanziale diseguaglianza in termini di opportunità di servizi ed esperienze di comunità all’interno del quartiere. Tutto ciò soffoca le molteplici energie collettive che da sempre il quartiere sprigiona attraverso i suoi organi istituzionali di rappresentanza e le realtà associative esistenti.
Sono energie che, storicamente, qui come in altri quartieri e, più in generale, in molte città, si pongono al servizio delle politiche pubbliche ma che, mai come in questo periodo, vengono ignorate, se non addirittura calpestate.
Stiamo parlando di soggetti, persone, che si prendono cura delle relazioni sociali, intorno e dentro i luoghi, intorno e dentro le istituzioni. Persone che, messe di fronte alle numerose difficoltà di interpretazione delle normative, aprono nuove strade e nuovi percorsi mediante capacità e competenze spesso difficili da reperire nella pubblica amministrazione. Persone che agiscono sotto la spinta di motivazioni civiche, anziché in ragione di una mera prospettiva di tornaconto personale.
Al contrario, il motore che guida la trasformazione dei nostri quartieri, della nostra città, col passare degli anni appare sempre più caratterizzato da interessi privati che, rispondendo ad una logica per lo più econometrica e cementificatoria, sottopone il territorio ad una reale mercificazione e ad una progressiva degenerazione ambientale, civile e sociale.
Una situazione resa ancor più critica dal dilagante fenomeno della chiusura e dell’abbandono di alcuni spazi. In questo modo nei quartieri, nelle città, si aprono vere e proprie fratture, lacune che, col tempo, si trasformano in vere e proprie voragini tra un passato ricco di storia e relazioni sociali, e un futuro nel quale occorre rimettere al centro il vero senso dell’abitare, nella cogenza di un’epoca caratterizzata da importanti cambiamenti.
Nel caso di San Fruttuoso occorre, per esempio, colmare il vuoto della situazione attuale rispetto a un passato in cui nel quartiere esisteva un Teatro della Parrocchia, dismesso da diversi anni, che per molto tempo ha dato nutrimento a molte iniziative sociali e culturali nel quartiere.
Così come la Sala Teatro/Cappella del Centro Sociale di Via Tazzoli, per molti anni - e sin dall’avvio del pensionato sociale - luogo di incontro e di esperienza spirituale per gli abitanti del pensionato ma, soprattutto, per l’intero quartiere, per la città. Quello spazio non è un contenitore senza contenuto. Al contrario, è un luogo ben preciso, dotato di molteplici funzioni ma, soprattutto, di una storia. Un luogo quanto mai contemporaneo e del quale occorre recuperare la naturale vocazione alla coabitazione con i diversi attori del territorio.
Oggi, nel 2020, occorre guardare a questi luoghi con rinnovato interesse e desiderio, scardinando l’idea della fruizione culturale e sociale come tempo libero, come intrattenimento, se non peggio, come “superfluo”. Questi luoghi sono prima di tutto lavoro, nel senso che il lavoro lo producono, spesso in forme anche inedite, innovative.
Ma per aprire davvero una stagione di generatività a partire dai luoghi pubblici e dai beni comuni, occorre aderire in maniera sincera ai nuovi modelli e alle nuove pratiche di relazione con le istituzioni che anche il Comune di Monza ha approvato nel 2016 mediante l’adozione del Regolamento per l’amministrazione condivisa e con la trasformazione delle Circoscrizioni in Consulte di quartiere. E’ tutto scritto, il tracciato è chiaro, basta voler leggere, recepire, applicare, e operare nel senso di una unità di intenti tra pubblica amministrazione e cittadini attivi che, con il loro impegno e le loro competenze, si mettono, di fatto, al servizio delle politiche pubbliche.
Accade così che, leggendo attentamente, è facile riscontrare che taluni passaggi amministrativi nelle politiche partecipative avvengono, talvolta, in aperta violazione delle stesse norme stabilite per legge e sancite dalla nostra Costituzione.
E’ il caso del Bilancio Partecipato 2017 con il quale il Comune ha approvato lo stanziamento di 35.000 euro per la rimessa in funzione della Sala Teatro da 210 posti presso il Centro Sociale. Inspiegabilmente, la nuova giunta Allevi ha sospeso la realizzazione del progetto, compiendo un atto illegittimo, in palese contrasto con l’art. 11, c. 4, della legge 241/1990 che consente all’amministrazione il recesso unilaterale dall’accordo solo per “sopravvenuti motivi di pubblico interesse”.
Allo stesso modo, l’incontro avvenuto lo scorso 22 ottobre con l’assessore Sassoli e le coordinatrici della Consulta in sostituzione della serata del 19 (annullata per via del nuovo Dpcm anti-covid), è avvenuto in aperta violazione della disciplina sugli istituti di partecipazione: un confronto molto duro, deludente sotto vari punti di vista, nel corso del quale l’assessore ha definito “lista della spesa” le diverse istanze che sono state sottoposte, trascurando il fatto che queste venivano presentate in risposta ad un suo preciso invito e in preparazione dell’incontro medesimo che aveva come oggetto, specificato sul volantino, “raccolta da parte dell’Assessore Sassoli dei contributi della Consulta e dei Cittadini sulla visione a medio termine del quartiere San Fruttuoso”.
Dello stesso tenore l’affermazione “non ci sono soldi per riaprire il teatro” apparsa a mezzo stampa, in aperta contraddizione con la realtà dei fatti che vede un avanzo di bilancio 2019 di 7 milioni, oltre a diverse possibilità di reperire fondi attraverso stanziamenti della Regione, come i 500 mila euro ottenuti con un ordine del giorno presentato da Marco Mariani per il palazzetto a San Fruttuoso, notizia pubblicata da Il Giornale di Monza il 4 agosto 2020 dal titolo: “Monza tra nuovo look e palazzetto a San Fruttuoso”.
Ci preme sottolineare che quanto è sotto i nostri occhi non chiama in causa unicamente i componenti della attuale giunta ma, al contrario, riguarda tutte le forze politiche che occupano uno spazio all’interno del Consiglio Comunale e che, a vario titolo, rispondono alle sollecitazioni della città esprimendo una propria posizione rispetto a decisioni di cruciale rilevanza per il futuro della nostra città. A tutti, indistintamente, rivolgiamo un interrogativo circa l’effettivo interesse e attenzione di ciascuno di loro nei confronti dell’immane lavoro che si svolge da tempo all’interno delle Consulte e che, salvo rarissime eccezioni, non incontra da parte della politica cittadina un riscontro in termini di ascolto attivo.
Partendo dalla consapevolezza che è difficile raccontare i processi, i risultati o i fallimenti se non c’è un apparato cognitivo istituzionale disposto a capirli, la Consulta San Fruttuoso vuole riportare al centro dell’attenzione l’urgenza di prestare attenzione ai luoghi nei quali si esprime una cura. Sono luoghi che si fanno cura quando si interrogano sul benessere di una comunità e agiscono negli interstizi delle relazioni. Luoghi chiamati a dare una risposta a vecchie e nuove emergenze, rese oggi ancor più pressanti dalla difficile situazione legata alla pandemia in corso.
L'idea è, in sintesi, di compiere finalmente un salto di paradigma, facendo degli esclusi i partner attivi delle politiche che li riguardano.
Nel compiere questa riflessione non stiamo rivendicando ascolto. Lo stiamo generando.
Giustina D’Addario – Coordinatrice Consulta San Fruttuoso
Daniela Colombo – Vice Coordinatrice
Monza, 3 novembre 2020
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Apprendiamo da un comunicato stampa del Comune di Monza che è stata approvata in giunta la variante normativa al PGT vigente. Le parole d’ordine della variante, leggiamo, sono “sburocratizzare, velocizzare, incentivare gli investimenti” e “flessibilità in temi di destinazioni d’uso” per le aree dismesse. Per i proprietari delle aree dismesse sono previste “importanti premialità”. Memori del disastroso tentativo di variante al PGT della passata giunta Mariani, mai approvata, contro cui si mobilitò una grande sollevazione popolare, l’attuale giunta sceglie invece di intervenire sulla parte normativa con una variante leggera nella forma ma pesante nei contenuti. Di fatto, l’attuale variante si configura come un sostanzioso intervento di deregulation. Dietro al manto della semplificazione, si attuano una serie di provvedimenti che avranno l’effetto di favorire in modo significativo i proprietari delle aree e gli operatori immobiliari, danneggiando invece l’interesse pubblico della cittadinanza. Particolarmente grave è la situazione che si verrebbe a creare, in caso di approvazione della variante, con riguardo alle aree dismesse. Le aree dismesse infatti rappresentano l’antico patrimonio produttivo ed industriale monzese. Esse necessitano certamente di essere recuperate da stati di abbandono al più presto, ma questi interventi di rigenerazione urbana devono mantenere una importante diversificazione (polifunzionalità) nelle destinazioni d’uso, che comprendano una quota significativa di destinazione d’uso produttiva e commerciale. La dichiarata flessibilità nelle destinazioni d’uso nelle aree dismesse invece prelude alla inquietante prospettiva di sostituire il vecchio cuore produttivo della città con distese di edilizia residenziale: una prospettiva certamente allettante per operatori e proprietari, molto meno per la cittadinanza. Inoltre, le “importanti premialità” andrebbero a diminuire seriamente l’entità degli oneri di urbanizzazione, attraverso cui vengono realizzate opere pubbliche a beneficio della cittadinanza e della qualità della vita nei quartieri. Anche in questo caso, gli operatori ed i proprietari sarebbero avvantaggiati mentre la cittadinanza ne risulterebbe danneggiata.
LAB MONZA
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Il Comitato di quartiere SaicosavorremmoinComune, preso atto del taglio delle piante ubicate in via Buonarrotti di Monza, prospicienti l’attività commerciale Iperbimbo, comunica quanto segue: Nella giornata di ieri domenica 1 novembre 2020 il Comitato di quartiere ha invitato il Comune di Monza, con comunicazione inviata mediante Pec, a incontrare la cittadinanza del quartiere per illustrare le motivazioni che hanno spinto lo stesso a decidere l’abbattimento delle piante senza preventivamente informare il quartiere e senza dare spiegazioni di sorta.
Va ricordato che le piante rappresentano una peculiarità e caratteristica paesaggistica del territorio ed in particolar modo degli assi stradali via Buonarroti via Foscolo, e pertanto è necessario che la trasformazione del predetto paesaggio debba tenere conto del parere democraticamente espresso da parte dei residenti. Chiediamo inoltre che la consulta di quartiere sia coinvolta nell’acquisizione della documentazione relativa alle perizie che hanno determinato l’abbattimento.
Le piante da abbattere sono Bagolari (Celtis Australis), pianta di importanza strategica sul territorio urbano, viene utilizzato con successo nelle alberature stradali e nei parchi cittadini, per la sua resistenza all'inquinamento urbano e per la fitta ombra. Trattasi di pianta a lenta crescita, con apparato radicale forte si da scongiurare lo sradicamento per eventi atmosferici anche importanti.
L’importanza di queste piante nel contesto della via Buonarroti è vitale, considerando l’emergenza inquinamento a cui siamo sottoposti costantemente con incremento progressivo, e l’abbattimento delle piante indebolirebbe l’equilibrio già molto fragile tra produzione di sostanze inquinanti e capacità di assorbimento dell’Habitat cittadino (una pianta di queste dimensioni può filtrare fino a 40Kg di Co2 anno), soprattutto pensando che tale destino sia il medesimo per gli altri esemplari esistenti in Via Buonarroti.
I gravi errori commessi negli anni passati, per i quali si è consentito di costruire e realizzare manufatti in adiacenza a specie arboree, non considerando quali potevano essere le conseguenze di tali inopportune scelte, legate a logiche urbanistiche, non basate sulla natura del territorio ma bensì al massimo sfruttamento del suolo, non possono essere accettati dalla cittadinanza che ancora una volta dovrà privarsi di una risorsa indispensabile.
La tutela di alberi di queste dimensioni deve essere una priorità per l’Amministrazione Pubblica, che dovrà provvedere ad attuare tutte le possibili procedure per salvaguardare il patrimonio arboreo a vantaggio di una biodiversità oggi quanto mai irrinunciabile. A mero titolo esemplificativo si contesta che l’abbattimento di piante del genere possa essere sostituito dalla ricollocazione di altre piante, di diversa natura, oltretutto in altre zone, e con scarsa probabilità d svilupparsi (quasi la metà muore entro i 2 anni se non opportunamente curate) lasciando scoperte le fasce urbane con maggiore densità di costruzioni.
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Idee per un nuovo modello di sviluppo in Brianza, il 4 novembre online
Fossati, Cgil Monza e Brianza: “Non c’è tempo da perdere”
“Riteniamo che non ci sia più tempo da perdere per intraprendere senza indugio la strada per un nuovo modello di sviluppo”, con queste parole Giulio Fossati, segretario della Cgil di Monza e Brianza, annuncia una grande iniziativa sul tema dello sviluppo sostenibile: “Paesaggio. Territorio. Ambiente. Idee per la Brianza”, una maratona digitale in diretta sul canale YouTube e sulla pagina Facebook della Cgil di Monza e Brianza.
Mercoledì 4 novembre, dalle 17, si alterneranno gli interventi di dodici relatori provenienti dal mondo dell’associazionismo ambientalista, dall’università, dal sindacato e dai coordinamenti territoriali. Si affronterà il nodo urbanistico della riqualificazione delle aree dismesse e si ragionerà di mobilità. Ma si affronteranno anche altri temi importanti come la tutela del paesaggio, la valorizzazione della rete dei parchi, il ciclo dei rifiuti e di smart cities.
“Il surriscaldamento climatico impone di mettere in atto una rivoluzione tecnologica che porti al contenimento delle emissioni di gas serra, alla crescita della coscienza collettiva rispetto l’utilizzo dei beni comuni”, spiega Fossati, che si occuperà di coordinare la giornata di lavoro. “Ci siamo posti obiettivi importanti attraverso il Piano per l’energia e il clima (PNIEC), che necessitano di scelte e impegni precisi. Anche il nostro territorio deve fare la sua parte”, continua Fossati, che aggiunge: “Dobbiamo mettere al centro strategie che riguardano l’urbanistica, i trasporti e la mobilità, la tutela dei boschi e del terreno agricolo, la gestione dei rifiuti e la produzione dei materiali. Questi settori rappresentano una parte degli impegni necessari per il cambiamento necessario per la tutela del pianeta. Per avviare un cambiamento tecnologico, che sia di qualità per la collettività, per il lavoro e per i cittadini”. Il dirigente della Cgil provinciale auspica “un nuovo modello di sviluppo che si integri con un nuovo modello sociale, responsabile e solidale, che rimetta al centro la persona e la comunità, il territorio e l’ambiente”.
La Cgil di Monza e Brianza vuole fare la sua parte con un’iniziativa che si svolge proprio in occasione dell’avvio dei lavori del piano provinciale Brianza ReStart, un patto sottoscritto anche dal sindacato di via Premuda.
“Il 4 novembre lanceremo alcune idee per la Brianza”, fa sapere Fossati.
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I lavoratori chiedono di tornare a lavorare per aprire alla cittadinanza i cancelli della Villa Reale!
Nei giorni scorsi la FILCAMS CGIL unitamente ai rappresentanti dei lavoratori dell’azienda Cultura Domani, concessionario che ha in gestione dal Consorzio della Villa Reale le attività del corpo centrale della Villa Reale di Monza ha richiesto di poter brevemente intervenire ai lavori del Consiglio Comunale di Monza che si è svolto ieri, 26 Ottobre 2020.
La richiesta di intervento diretto è stata da noi avanzata anche in conseguenza di un impegno di coinvolgimento dei Rappresentanti dei lavoratori ai lavori del Consiglio Comunale convocato ad hoc nella serata di ieri, che il Sindaco aveva assunto direttamente durante un incontro svoltosi il giorno 8 Settembre 2020, per dare spazio alle richieste dei lavoratori che dal mese di Marzo sono in cassa integrazione a 0 ore, senza alcuna anticipazione economica da parte dell’azienda.
Ieri il sig. Presidente del Consiglio Comunale ci ha risposto, dopo un nostro sollecito, dichiarando l’impossibilità della nostra partecipazione ai lavori, impegnandosi a promuovere un incontro anche con I sig.ri Consiglieri Comunali per dare voce alle richieste dei lavoratori a salvaguardia dell’occupazione.
Nonostante il disappunto perchè non ci è stato consentito di far sentire ai Consiglieri e al Consorzio la voce dei lavoratori che da mesi sono vittime di questa situazione, abbiamo seguito comunque con molta attenzione tutti i lavori della seduta e abbiamo preso atto positivamente della convergenza di tutti gli interventi nel definire come massima priorità la riapertura in tempi stretti del principale bene culturale della città di Monza.
Sollecitiamo una convocazione con la massima celerità con la richiesta che l’Istituzione e il Consorzio creino concretamente le condizioni per la riapertura della Villa e per far riprendere al più presto l’attività lavorativa, anche con una gestione diretta dei lavoratori, attualmente impiegati presso Cultura Domani, che in questi anni hanno con il loro lavoro garantito la fruibilità di questo bene culturale di rilevanza internazionale.
E’ inaccettabile che il bene continui ad essere chiuso al pubblico per decisione di un privato e che I lavoratori continuino ad essere danneggiati economicamente insieme ai cittadini.
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MONZA, VERTENZE URBANISTICHE APERTE
Da 10 anni siamo presenti in città con un Coordinamento di alcune associazioni e una decina di comitati di quartiere che si fanno costantemente sentire con osservazioni e proposte alternative ai piani e ai programmi edificatori del Comune, anche con comunicati, conferenze stampa, raccolte firme e iniziative pubbliche.
Se si prevede razionalmente che Monza sarà, e sarà opportuno che resti, una città di circa 120 mila abitanti, che ha indici di affollamento e di cementificazione già eccessivi, i programmi urbanistici debbono puntare su restauri, ristrutturazioni e valorizzazione dell’esistente. Soprattutto occorre bloccare il consumo di suolo, condizione essenziale per il recupero di aree dismesse o degradate.
Riconfermiamo dunque oggi le proposte inviate al Comune dal nostro Coordinamento nel marzo 2019 con le quali si chiede che la variante del PGT di Monza sia non solo normativa ma anche cartografica, con obiettivo zero consumo di suolo, creazione di nuovi parchi, interventi sul patrimonio edilizio esistente e potenziamento della mobilità sostenibile. Nel frattempo è necessario un provvedimento di salvaguardia su tutte le aree libere, per evitare ulteriore cementificazione di aree verdi ed agricole.
Riteniamo che sia giunto il momento di mettere a punto il terzo LIBRO BIANCO SULLA CITTA’, che uscirà nel 2021, al quale ci aspettiamo pervengano contributi anche da nuovi Comitati e/o semplici gruppi di cittadini, attenti al bene comune e pronti ad offrire il proprio contributo alla costruzione di un futuro migliore per la nostra città.
Tra i cittadini monzesi comincia a farsi strada la consapevolezza sulla dannosità degli interventi edilizi che l’A.C. sta portando avanti, e lo dimostra il moltiplicarsi di vertenze aperte, che trovano illustrazione più nel dettaglio nel documento allegato.
- Ex Buon Pastore di via Cavallotti, via Pellettier.
- Modifica del PII sull’ ex Feltrificio Scotti di viale Cesare Battisti.
- Ex Monzacar di via Foscolo.
- Ex Macello e scuole Bellani e Citterio.
- Ex Ospedale Umberto I° di via Solferino.
- Area verde di via Perosi, via Birona (Cazzaniga).
- Area di via Bosisio, Aguggiari, Gallarana (Libertà).
- Nuovo PII in Piazzale Virgilio
- Parco e Villa Reale
- I problemi ambientali di Sant’Albino
- La situazione a San Fruttuoso
- Adesione al Parco sovracomunale del GruBria.
Il testo integrale del Comunicato stampa a questo link:
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Nelle scorse ore La Rondine ha lanciato una raccolta firme e una petizione online per fermare l'urbanizzazione di oltre 97.000 metri quadri nei pressi di via Kennedy, a Concorezzo. Si tratta di un'area verde, di sicuro valore ambientale, da tempo oggetto di particolari attenzioni.
Spero tu possa trovare un paio di minuti per firmare e vorrei proporti qualche spunto di riflessione in proposito, per provare a chiarire perché credo sia importante il tuo sostegno.
Troppo cemento. Qualche dato sulla Provincia e su Concorezzo.
La Provincia di Monza e Brianza è la più cementificata d'Italia, come certificano da tempo i rapporti ISPRA pubblicati ogni anno. Dovrebbero imporsi politiche di sviluppo che tengano conto dei limiti strutturali del territorio, per invertire la rotta e gestire le conseguenze dell'urbanizzazione disordinata degli ultimi anni. Queste politiche, urgentissime, tardano a essere implementate. Per rendersene conto, possiamo considerare il caso concorezzese. Con circa il 42% di suolo consumato, Concorezzo è al di sopra della media provinciale. Allargando lo sguardo, è facile rendersi conto di come il consumo di suolo sia più preoccupante nelle città vicine a Milano, con picchi notevoli nell'Hinterland (Sesto S. Giovanni, 69%), e nella cintura di comuni che insistono direttamente su Monza. Percorrendo la provinciale da Concorezzo verso Milano, incontriamo città con un crescente problema di consumo: Monza (49.3%), Brugherio (54,5%), Cologno Monzese (62%). Se ci orientiamo verso il Vimercatese, la situazione cambia drasticamente: Vimercate (29%), Bellusco (28,8%), Usmate (29,3%).
Concorezzo. Alcuni segnali del processo di assorbimento nella "periferia ampia" di Milano.
Concorezzo è l'ultima cittadina collegata direttamente a Milano da territori urbanizzati, senza una corona verde che ne delimiti nettamente il confine. Il processo di assorbimento nella "periferia ampia" dell'Hinterland è reso evidente dalla lettura di alcuni indicatori. L'edilizia residenziale si è articolata prediligendo una formula a densità medio-alta, con molti nuovi palazzi di notevoli dimensioni, ammassati nelle fasce più esterne della città. In poco tempo, sono stati costruiti diversi fast food e discount del tutto estranei al tessuto commerciale preesistente, oggi investito da una crisi preoccupante. L'area industriale della città, non priva di comparti abbandonati, manca di una progettazione ordinata e qualificante, talvolta producendo situazioni di grande criticità (si veda il caso di Asfalti Brianza). Diversi spazi verdi sono stati cementificati senza produrre compensazioni, né benefici per la cittadinanza. Alcune aree vivono situazioni di degrado persistente, non solo nei quartieri più esterni. Il verde pubblico, sempre più compresso, è sistematicamente trascurato e manca una programmazione pensata per valorizzarlo. In definitiva, il progressivo indebolimento dell'identità della cittadina, anche dal punto di vista urbanistico, si sposa con una visibile perdita di attrattività del territorio.
Come risponde la politica? La cattiva gestione di un caso concreto.
Nonostante tutti questi elementi, certa politica pare intenzionata a procedere come se nulla fosse cambiato. L'area di via Kennedy dovrebbe essere tutelata, con un consumo ridotto al minimo e solo per ospitare servizi di interesse pubblico. Le intenzioni dell'Amministrazione suggeriscono, invece, obiettivi molto differenti: oltre alla nuova RSA (un intervento di per sé ragionevole), altro residenziale nonostante le tante case sfitte o invendute, anche a poche centinaia di metri. Concorezzo deve scegliere: divenire definitivamente l'ultimo prolungamento della periferia ampia di Milano o provare a invertire la tendenza, ancorandosi ad un modello di sviluppo urbano più riconoscibile nel Vimercatese. La politica degli ultimi anni, anche a livello locale, pare incapace di dotarsi degli strumenti necessari per gestire consapevolmente questo tipo di passaggio: l'approssimazione con cui si prova a liquidare il futuro di via Kennedy, l'ultima area verde davvero rilevante rimasta nelle disponibilità della città, è un chiaro segnale in tal senso.
Quando chi amministra dimostra di non aver compreso fino in fondo i problemi del nostro tempo, spetta ai cittadini battere un colpo. In questo senso, occorre promuovere un punto di vista differente sul futuro di via Kennedy, a partire da una semplice firma.
Francesco Facciuto
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Domenica 25 ottobre 2020, ritorna il Festival del Parco di Monza, giunto alla sua quarta edizione, la prima caratterizzata da una programmazione interamente on line, a causa della diffusione della pandemia.
A partire dalle ore 10.00, le pagine Facebook e quelle dei siti del Festival, della Reggia di Monza e dell’associazione Novaluna, trasmetteranno in diretta streaming oltre 60 eventi, tra incontri, video, performance artistiche e musicali, interviste, visite guidate, collegamenti in diretta con autori, artisti ed esperti conoscitori del Parco e della Villa Reale.
Numerosi momenti e nuove occasioni per assaporare e vivere dalla propria casa la straordinaria bellezza del Parco. Una soluzione ideata per questa circostanza ma che rappresenta un’opportunità per far vivere il Parco nel tempo, anche in preparazione dell’edizione numero 5 che potrà prevedere un’alternanza tra eventi live (la maggior parte) e on line.
Durante il corso della giornata, saranno trasmessi video inediti, realizzati in esclusiva per il Festival, che consentiranno di conoscere luoghi del Parco di Monza nascosti, difficilmente raggiungibili o preclusi al pubblico. Immagini e servizi che rimarranno a disposizione dei cittadini, delle istituzioni e delle associazioni e che nel tempo e andranno a costituire un patrimonio di conoscenza ampio e articolato finora inesistente.
“Questo - sottolinea Cristina Sello del Comitato organizzatore e responsabile della comunicazione del Festival del Parco di Monza - è un modo per mettere in contatto il Parco, inteso come monumento di grande valore culturale, ambientale, artistico, paesaggistico e storico, con le persone che lo vivono, al massimo, solo come uno spazio verde o che nemmeno ne conoscono l’esistenza. Significa rendere i cittadini consapevoli del bene e, di conseguenza, educarli al suo rispetto, da una parte; dall’altra farne persone consapevoli e attive, avvicinandole all’arte e alla cultura superando il divario tra istituzioni preposte alla cura del patrimonio culturale e artistico e società civile”.
Oggi far conoscere il Parco significa diffondere cultura, creare un volano turistico importante, dare identità definita alla città di Monza, con ricadute importanti anche dal punto di vista economico. “Si tratta di avere una visione globale e lungimirante – conclude Sello - per far conoscere ed apprezzare il Parco: il Festival vuole essere l’occasione per evidenziare le buone pratiche che si potrebbero mettere in atto, le potenzialità culturali e ambientali, la grande opportunità di avere un patrimonio di tale valore: insomma stimolare con idee e proposte le istituzioni e le realtà territoriali che hanno il compito di gestirlo, proteggerlo e valorizzarlo. Il tutto con una progettualità coerente che si sviluppi nel tempo”.
“In questo momento particolare ritengo fondamentale dare continuità al progetto del “Festival del Parco”, che si propone anche di valorizzare e promuovere la conoscenza del complesso monumentale della Reggia di Monza - spiega il Presidente del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, Dario Allevi - Le tecnologie digitali, in questa edizione speciale, ci verranno in aiuto e potranno divenire strumento di coinvolgimento anche di altre realtà di eccellenza simili alla nostra nel panorama italiano”.
Tra gli appuntamenti più attesi del IV Festival del Parco si segnalano Il Parco: nell’arte il suo futuro (alle ore 12.10), con Giancarlo Neri, autore della scultura Lo scrittore ospitata dal Parco, e l’intervento di Giovanna Forlanelli Rovati, vice-presidente Fondazione Rovati. Ancora CaterParco. Per fare una città ci vuole l’albero: alberi e tutela dei parchi urbani (alle ore 16.00), con Marco Ardemagni di Caterpillar AM (Rai Radio 2) e Massimo Cirri di Caterpillar (Rai Radio 2), Arte, patrimonio culturale e cittadinanza (alle ore 18.00), con lo storico dell’arte Tomaso Montanari.
Note storiche
Il Festival del Parco di Monza è nato nel 2017 e si è sviluppato nelle sue 3 edizioni, grazie alla volontà e determinazione dei promotori, l’Associazione Novaluna di Monza insieme a Reggia di Monza, con la collaborazione “in rete” di realtà professionali e associazioni di volontariato, con il sostegno e l’adesione di istituzioni, fondazioni e realtà imprenditoriali del territorio.
Nelle scorse edizioni ha coinvolto nei vari progetti oltre 50 partner tra enti pubblici, fondazioni, realtà private e associazioni nazionali e del territorio e visto la partecipazione di più di 8.000 persone.
Il Festival è ecosostenibile, con la certificazione GreenFEST – Green Festivals and Events through Sustainable Tenders, riconosciuta da Anci Lombardia in quanto risponde ai Criteri Ambientali Minimi per l’organizzazione e la gestione degli eventi culturali.
Monza, ottobre 2020
FESTIVAL DEL PARCO DI MONZA – IV EDIZIONE
Domenica 25 ottobre 2020, dalle 10.00 alle 18.30
Trasmesso in streaming su:
fb.me/festivaldelparcodimonza
Siti internet
www.festivaldelparcodimonza.it
www.reggiadimonza.it
Festival del Parco: www.festivaldelpardodimonza.it