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Allora, proviamo a fare un bilancio degli eletti nella regione più ricca d'Italia, e tra le più avanzate d'Europa.
Eletti che dovranno ricoprire un ruolo di grande responsabilità per la nostra vita, e che si presuppone debbano essere esperti, competenti, espressione del tessuto produttivo, delle professioni, dell'associazionismo e quanto di meglio vi è nella società lombarda. Insomma, il fior fiore della cittadinanza. Che nei paesi civili arrivano a questo incarico dopo aver dimostrato, con incarichi di responsabilità, di essere capaci. E che, va ricordato, una volta eletti percepiranno un lauto stipendio a spese nostre.
Cominciamo con il più giovane degli eletti. Ventun anni, in possesso di una maturità, appena conseguita al quarto (quarto!) tentativo. Forse, nella sua elezione nelle liste della Lega Nord ha contato il suo cognome, e suo padre lo stima al punto da chiamarlo il Trota. Si chiama Renzo Bossi e pare si occupi di sport. Il nepotismo è roba da meridionali, sono sicuro, non c'entra niente.
Vabbè, uno può capitare ma proseguiamo con un'altra giovane e competente: Nicole Minetti. Non si è mai occupata di politica fino a quando nel dicembre dell'anno scorso ha incontrato Berlusconi in ospedale, in quanto igienista dentale. Eletta senza neanche dover cercare le preferenze, nel listino collegato al Presidente eletto Formigoni. Sono senza parole.
E vabbè, andiamo avanti, per occuparci di uno che invece l'esperienza ce l'ha, visto che è stato già eletto cinque anni fa, ed è l'assessore regionale all'Ambiente uscente. Ma quale esperienza? Secondo la magistratura quella delle bancarotte e delle pessime frequentazioni. Si tratta di Massimo Ponzoni, Ora è sotto inchiesta e quello che sta emergendo è molto ma molto preoccupante. Da notare che Ponzoni ha ottenuto il massimo delle preferenze, più di 12.000, nella mia provincia, Monza e Brianza. Che tristezza.
Infine uno che non è stato eletto. Si chiama Francesco Magnano, geometra, anche lui nel listino collegato al Presidente eletto Formigoni, ma troppo in basso per risultare eletto. Ma la sua candidatura era un segnale, visto che ora rischia di divenire nientepopodimeno che l'assessore all'urbanistica. Solo che c'è un piccolo, piccolissimo conflitto di interessi. Lo abbiamo già incontrato in questa brutta occasione come rappresentante dell'immobiliare Idra del signor B. e come si comporterebbe di fronte ai progetti della stessa immobiliare che richiedono un intervento regionale?
Insomma, il panorama della nostra regione, avanzata e produttiva, mi sembra un po' da Zimbabwe. Con tutti il rispetto.
Per fortuna non tutti i consiglieri sono così, ma quelli bravi hanno un sacco di lavoro in più da fare!
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- Di AC
Giuseppe Civati ce l'ha fatta, è stato riconfermato consigliere in Regione Lombardia. E ora si toglie un po' di macigni dalle scarpe. Ad MBNews tiene a precisare che i dirigenti del suo partito non l'hanno sostenuto preferendogli compatti il segretario provinciale Brambilla (il secondo dei due eletti), sul suo blog - oggi - ricorda a coloro che sono già partiti alla caccia del "colpevole" fra grillini e vari che probabilmente la questione è invece nel 40% di astensionisti e in vent'anni di politica il cui maggior traguardo è - appunto - l'antipolitica.
"E non è vero che la Lega sia più radicata sul territorio. Piantiamola con questo tormentone, vi prego. Il problema, direi, è l'approccio, percepito come più immediato, popolare, vicino. Il problema sono i messaggi, che si sono 'radicati' nella testa delle persone. Il problema è che si capisce che cos'è, la Lega, in tempi di cattiva politica, di scarsa rappresentanza, di reductio del dibattito politico ad unum o, comunque, a pochissimi temi: ad esempio, la famosa sicurezza. Non c'è più un discorso politico, in Italia. Non c'è un'idea comprensibile per i giovani precari, non c'è una linea chiara sulle questioni fiscali, non c'è (più) un'idea di società (soprattutto). A destra e, purtroppo, anche a sinistra. E, badate, questo tiene insieme il fattore Lega e il fattore Grillo. Inutile prendersela con altri, in queste ore. Inutile demonizzare il non voto, che andrebbe piuttosto capito (prima di rivolgerci all'Udc e al suo 5%, perché non ci rivolgiamo al 40% di chi non si è recato alle urne?). L'anti-politica l'hanno inventata e prodotta i politici: non sono tutti radicali, quelli che votano Grillo (e la Lega). Non è il 95° minuto della partita, come dice Bersani. Questa partita dura da vent'anni ed è la cifra della cosidetta Seconda (non) Repubblica. E su questo non abbiamo preso un palo, non abbiamo mai visto la porta. Non averlo capito, è un problema, esattamente come lo è la scarsa comprensione del berlusconismo: il "popolo profondo" del post qui sotto, la provincia di cui parla oggi Michele Serra e di cui parlavo ieri. Un popolo e una provincia dove il Pd è minoranza di una minoranza, perché si rivolge a una porzione microscopica di società, intorno al 10% del totale, come notava chi ha fatto le proporzioni con i dati di chi non è andato a votare. Non è colpa (solo) di Bersani, non è colpa (solo) della tv: è la politica che deve funzionare meglio. E la politica, con un presidente del Consiglio così, che si fa gli affari suoi, è affare del centrosinistra. Questo, mi pare, sia il punto. Tutto il resto è un rumore lontano, una stella cometa che esplode nel cielo. Anzi, è esplosa già".
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- Di Romano Bonifacci
No, Silvio Berlusconi non lo è. E prima se ne va, meglio è. Per tutti. Anche per lui.
Certo, io sono un anti - berlusconiano convinto e fin dalla sua discesa in campo. I Paperon dei Paperoni in politica non mi sono mai piaciuti. Ma tuttavia assicuro il Cavaliere che non sono nè invidioso delle due fortune e dei suoi successi nè nutro odio verso alcuno. Scarsa simpatia, sana avversione politica sì. E pugnace anche.
In testa e nell’animo ho ben radicati dei principi forti, che oggi chiamano valori. Solidarietà, onestà, senso della famiglia, avversione alle disparità che oggi si sono fatte clamorose. In pratica sono uno che si arrabbia quando legge il vertiginoso aumento delle sue fortune , sulla cui origine peraltro mi piacerebbe, ingenuamente, sapere di più. L’invidia non c’entra proprio. C’entra invece quel senso di giustizia sociale molto predicato ma poco attuato. Eppure il popolo dei mille - millecento euro al mese , dei pensionati che di euro ne mettono assieme spesso solo cinquecento, dei giovani precari che nemmeno quei 500 riescono a racimolare, dei cassintegrati e dei disoccupati ( un esercito in crescita costante ), sono elementi di una realtà che per molti è diventata insopportabile. Se la può consolare, io mi indigno anche per i bonus, benefit, le stock options dei grandi manager pubblici e privati per non parlare dei loro insultanti redditi da lavoro o da pensione. Ho la forza di indignarmi anche per le indennità dei nostri parlamentari, consiglieri regionali, sottosegretari, ministri, grand commis dello Stato e dei privilegi loro riservati. Di tutti : di destra, di centro e di sinistra.
Credo che da un “ ritocchino “ al ribasso potrebbe venire il finanziamento di una grande riforma tesa ad innalzare i redditi più bassi e a ridurre ( non dico eliminare, ben inteso ) la scandalosa forbice contro la quale noto troppi silenzi. Mi riferisco non solo a lei, Paperon dei Paperoni, ma anche a chi le sta attorno nei vari palazzi del potere, delle carriere, dei soldi facili ed esagerati.
Faccia questa riforma, la urli, la illustri in tutte le piazze e dagli schermi di tutte le sue televisioni. E allora forse potrò prendere in considerazione il suo Partito dell’Amore. Che altrimenti rischia di apparire – mi consenta - un presa per il culo.
(Foto tratta da www.tusciaweb.it)
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- Di Ivan Commisso
La XV Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, si celebrerà in Lombardia, a Milano, sabato 20 marzo 2010.
Milano sarà protagonista dei giorni del 19 (con l'incontro tra i familiari delle vittime e a seguire momento ecumenico di ricordo delle vittime) e del 20 (con la marcia al mattino e i seminari).
Sarà come sempre importante coinvolgere tutta la rete di Libera, gli studenti, la cittadinanza e le associazioni piccole e grandi.
Il tema che porremo al centro della Giornata, sarà la dimensione finanziaria delle mafie. Troppo spesso si licenzia frettolosamente ancora oggi il problema mafie come qualcosa che riguarda solo alcune regioni del Sud Italia. Sappiamo per certo che non è così, che oggi le mafie investono in tutto il mondo e che nel Nord Italia ci sono importanti cellule di famigerati clan, che riciclano denaro sporco, investono capitali nell'edilizia e nel commercio, sono al centro del narcotraffico, sfruttano attraverso lavoro nero.
La corruzione, oggi nuovamente a livelli altissimi come sottolineato dalla Corte dei Conti, è un fenomeno presente in misura crescente dove ci sono maggiori possibilità di business: è dunque il Nord tutto a doversi guardare da questi fenomeni di penetrazione di capitali illeciti.
Milano è la città in cui fu ucciso nel 1979 Giorgio Ambrosoli, avvocato esperto in liquidazioni coatte amministrative, che stava indagando sui movimenti del banchiere siciliano Michele Sindona.
Milano è la città in cui il 27 luglio del 1993 ci fu una delle bombe che esprimevano l'attacco diretto allo Stato da parte della mafia: la strage di via Palestro, nei pressi del Padiglione di Arte Contemporanea. Ci furono cinque morti.
Milano è infine la città in cui si terrà l'Expo nel 2015, una manifestazione che attrarrà ingenti capitali e su cui sarà importante vigilare al fine di non consentire l'infiltrazione delle mafie.
Per tutte queste ragioni e per molte altre, ci ritroveremo il 20 marzo 2010 a Milano, per celebrare la XV Giornata Nazionale della Memoria e dell'Impegno, in ricordo delle vittime delle mafie.
IL PROGRAMMA DELLE GIORNATE E I SEMINARI TEMATICI
Segr. organizzativa
c/o ACLI Provinciale Milano
Via della Signora 3, 20122 Milano
E-mail: milano.20marzo@libera.it Tel. 02.7723221 Fax: 0276015257
Per ricettività alberghiera
Agenzia Guglie Viaggi
booking@guglieviaggi.it
Marco: 02 7762204
Per ospitalità presso oratori, palestre ed altre strutture con proprio sacco a pelo e materassino, inviare una mail specificando recapiti, provenienza, data e ora di arrivo a milano.20marzo@libera.it
Progetti di formazione per la giornata
Fonte www.libera.it
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- Di Maurizio Frugis
Il binomio cibo-liste elettorali si sta rivelando la chiave di volta delle regionali nel Lazio. Appena ieri, immediatamente dopo aver regolarmente presentato le liste dei candidati, Emma Bonino ha interrotto lo sciopero totale della fame e della sete che durava ormai da 111 ore nel tentativo di difendere la legalità della campagna elettorale. Contemporaneamente c’era qualcun altro che pensava a mangiare. Si tratta del delegato Pdl alla presentazione delle liste, tale Alfredo Milioni, che in prossimità della scadenza prevista per mezzogiorno è uscito dal Tribunale una prima volta per prendere i lucidi dei simboli che aveva dimenticato, e poi una seconda volta portando con sé le accettazioni. Tutto per un panino. “Ne ho approfittato per mangiare qualcosa e sono tornato in tutta tranquillità”, dice Milioni. Sarebbe questo il motivo che ha portato l’esclusione del Pdl a Roma e provincia.
Oggi sul suo sito ufficiale Renata Polverini scrive: «Chi pensa di fermarci in questo modo vuole solo cancellare la Democrazia facendo ricorso alla forza fisica e ai legacci della burocrazia esasperata». Capiamo che negli ambienti vicini alla candidata ci sia una certa allergia per le regole, ma sono proprio quelle regole il fondamento della Democrazia. Qualcuno dovrà spiegarle che non si tratta semplicemente di «legacci», ma di norme poste a garanzia della legalità del processo elettorale. E era proprio per questo che la Bonino digiunava, nella totale indifferenza dei suoi avversari politici. Alla luce della ricostruzione dei fatti e delle successive improbabili dichiarazioni della candidata, una cosa appare certa: se anche Milioni e la Polverini avessero fatto lo sciopero della fame, adesso avrebbero una lista in più.
Da Atlantix
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- Di Alfio Sironi
Andando a leggere i giornali di questa mattina troverete queste dichiarazioni di Bossi a lato dei fatti di via Padova: “Avete presente cosa è successo negli ultimi anni? Sono arrivate montagne di immigrati e non è possibile continuare così. Anche io critico la sinistra che ha fatto entrare montagne di immigrati senza casa e sono nati quindi i quartieri ghetto”.
Ora: la legge sull’immigrazione si chiama “Bossi-Fini”. Dal 2001al 2010 la destra ha governato l’Italia 7 anni su 9. Dal 1995 al 2010 la destra ha governato la Lombardia 15 anni su 15. Dal Paleolitico (5000 anni a.c.) la destra governa Milano.
Qualcuno mi spiega di che stia parlando?
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- Di Vorrei
Il nostro amico Giuseppe Catozzella non sembra essere d'accordo con quanti si affannano a sostenere che a Milano la mafia non c'è. Una sua inchiesta pubblicata su MilanoMafia è stata ripresa da l'Espresso. Qesto l'incipit, il resto seguendo i link:
Le minacce
Nel luglio 2007 Josef Dioli si ritrova la porta di casa incendiata. Sono passati tre anni e ancora le indagini non hanno portato a nulla. Alla base di quell'attentato mafioso c'era il primo storico sciopero dei lavoratori dell'Ortomercato organizzato e voluto proprio da Dioli.
Nel luglio scorso, poi, all'interno degli stand un gruppo di persone, tra cui alcuni grossisti, lo hanno selvaggiamente picchiato nella totale indifferenza dei presenti.
L'ultimo episodio la scorsa notte, quando ignoti sono entrati nel palazzo accanto a quello della Sogemi e sulla porta del suo ufficio hanno disegnato una croce
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- Di Giacomo Correale Santacroce
La notizia dell’intenzione della Glaxo di chiudere il centro di ricerca di Verona è stata per me un piccolo colpo al cuore.
Ricordo che a metà degli anni trenta, avevo quattro o cinque anni, circolava per casa un opuscolo pubblicitario intitolato “Il Bambino Glaxo”. Pensavo a questo bambino con una certa angoscia, lo vedevo, oltre che grasso, un po’ gonfio, deforme. Ma ora è tra i buffi e piacevoli ricordi della mia infanzia.
Da adulto, passato da Roma alla Lombardia, e avendo un mio figlio messo su famiglia a Padova, ho frequenti occasioni di percorrere l’autostrada Milano-Venezia. Nel percorso, Verona si annuncia con una grande costruzione su cui fino a qualche anno fa era scritto “Glaxo, Centro di Ricerca” o pressappoco. Poi l’insegna è stata cambiata in “Glaxo-SmithKline”. Cosa che non mi sembrava di buon auspicio, ma che mi sono spiegato con le inevitabili razionalizzazioni (!) delle multinazionali, causa ed effetto delle tante fusioni e acquisizioni degli ultimi tempi.
Perché questo mio affetto apparentemente irragionevole per la Glaxo? Perché mi sembrava un simbolo permanente della attrattività dell’Italia, perché pensavo che Verona ne fosse un esempio, dovuto non solo alla felice posizione geografica, ma anche alla bellezza artistica e naturale del luogo e alle reminiscenze shakespeariane.
Se il Centro di ricerca Glaxo di Verona chiude, per me è una conferma dolorosa del degrado inesorabile del nostro Paese. Che sta perdendo non solo la sua attrattività economica, ma anche quella culturale, artistica e naturale, quella che spingeva gli stranieri, in tempi ormai remoti, a intraprendere l’irrinunciabile “Viaggio in Italia”.
Io non smetto di sperare in un rinascimento, ma non vedo ancora la luce in fondo al tunnel.
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- Di AC
A Monza - mentre il prefetto Lombardi afferma che è una città sicura - il ministro Maroni presenta il patto per la sicurezza (100.000 euro per "combattere" straccioni, mendicanti e ladri di galline) inneggiando al federalismo perché ogni comune ha il diritto di difendersi come meglio può. A Roma il suo collega Scajola fa ricorso alla Corte costituzionale contro la decisione di 3 regioni (Puglia, Campania e Basilicata) di non volere ospitare le centrali nucleari. Evidentemente il federalismo funziona a singhiozzo. O a targhe alterne per via del PM10.