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Per sviluppare una nuova cultura della mobilità
Il Comune di Vimercate, nello scorso mese di Giugno, ha sottoscritto con i Dirigenti Scolastici dei 4 Istituti dell’Omnicomprensivo (Banfi, Einstein, Floriani, Vanoni), un Protocollo d’Intesa per favorire la progettazione e la realizzazione di iniziative legate alla Mobilità Sostenibile e all’Educazione Ambientale nelle Scuole Superiori.
Nel mese di Settembre, grazie all’impegno dei quattro Istituti, nell’ambito del Progetto “Best Mobility” finanziato dalla Regione Lombardia, è nato il progetto Ciclobus: docenti e personale del Comune di Vimercate, in alcuni giorni della settimana, quando le condizioni meteorologiche lo permettono, accompagnano gli studenti in bicicletta lungo il tragitto casa-scuola.
A questa iniziativa, innovativa nel campo dell’educazione all’ambiente, hanno partecipato una trentina di studenti dei quattro istituti.
L’esperienza è stata possibile anche grazie al completamento delle piste ciclabili che collegano Bellusco e Bernareggio all’Istituto Omnicomprensivo di Vimercate.
Il messaggio che con questa iniziativa si è voluto comunicare agli studenti è che la bicicletta è un mezzo rapido e comodo per gli spostamenti e un modo per socializzare in modo sano e pulito. Il Ciclobus rappresenta un modello educativo parallelo all’attività didattica tradizionale che le Scuole possono utilizzare per alcuni insegnamenti, come lo sport, la cultura, l’ambiente e le altre discipline scientifiche.
L’inverno, ormai alle porte, determinerà la sospensione dell’attività fino alla prossima primavera, ma l’auspicio è che quel gruppo cospicuo di ragazzi che ha partecipato alla prima esperienza di Ciclobus, possa diventare un gruppo consistente di studenti e docenti, che quotidianamente utilizzano la bicicletta per gli spostamenti.
Mercoledì 25 novembre alle ore 12.45, presso l’auditorium dell’istituto Vanoni di Vimercate, sono stati premiati dal Comune di Vimercate gli studenti e i docenti che hanno partecipato al Ciclobus.
L’Amministrazione Comunale, 26 novembre 2009
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Alberto Maria Giulini: Variazioni SU UN TEMA
A Villa Greppi di Monticello Brianza una mostra personale del pittore dal 19 novembre al 3 dicembre
Monticello Brianza (Lc) – Giovedì 19 novembre alle ore 18 presso la Sala Granaio di Villa Greppi vernissage della mostra personale Variazioni su un tema del pittore Alberto Maria Giulini.
“Per questa nuova mostra Alberto Maria Giulini ha deciso di operare sulle efferenze, assumendo come punto di partenza un proprio paesaggio eseguito ad olio su tela qualche anno fa (la nostra storia, in fondo, s’intreccia a tempi minimali): un’ampia veduta montana dove la luce gioca nel seno di una valle. È risalito quindi alle radici della sua pittura, se così si può dire, ma procedendo in senso opposto, dalla complessità e complicazione materica - per la via di una decostruzione formale - alla ricostituzione, per gesti essenziali corrispondenti a traiettori semplificati, di variazioni figurali sul tema. Esiti ottenuti non tanto attraverso l’abolizione della materia quanto attraverso una sua revisione critica, per quell’esigenza di riduzione che si connatura alle menti aperte.
È una composizione di Brahms che Giulini qui invoca come riferimento, e non senza fondamento. Si tratta
delle Variazioni su un tema di Haydn nella versione per orchestra (Opus 56 a, Vienna 1873) che troviamo
altresì ad accompagnare la sapiente trascrizione video realizzata dal pittore, come d’abitudine senza enfasi, a documentazione dei passaggi esecutivi dei propri aquerelli sulle carte.” (Alberto Crespi).
L’esposizione sarà aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle ore 15 alle ore 18,30, sabato e domenica dalle ore 10,30 alle ore 12,30 e dalle ore 15 alle ore 18,30. Per prenotazioni visite fuori orario: albertomaria.giulini@alice.it oppure 347 2228699.
Nel corso dell’esposizione artistica, sempre presso il Granaio, venerdì 27 novembre alle ore 20,30 concerto vocale e strumentale con la partecipazione del M° Paolo Vaglieri. Con il patrocinio del Consorzio Brianteo Villa Greppi e del Comune di Monticello Brianza.
(Antonella De Chiara 340 8967170)
SCHEDA BIOGRAFICA
Alberto Maria Giulini, nato a Roma nel 1947, si trasferisce a Milano con la famiglia nel 1951. Dopo la
formazione classica a Roma consegue la laurea in Scienze Economiche all’Università Bocconi di Milano e nel ’79 il diploma all'Accademia di Brera ai corsi di scenografia di Varisco, avendo tra gli altri docenti
Guido Ballo. Esercita l'attività di pittore privilegiando il lavoro di ritrattista su commissione. Dal 1998 si prodiga nella cooperativa onlus Il Volo che opera per il recupero di ragazzi con disturbi di personalità nella sede di Villa Ratti a Monticello in Brianza. Vi avvia e dirige per due anni il laboratorio d'arte. Riprende quindi la propria attività artistica lasciando sempre maggior spazio ad una pittura di significativa libertà espressiva e felicità creativa che sfocia naturalmente in un rapporto lineare ed estremamente nitido con il colore in lavori su carta e su tela, sovente di grandi dimensioni, innervati da particolare sensibilità e da un immaginifico rapporto con la grande musica, di casa in famiglia. Supportano altresì la sua personalità d’artista un profondo convincimento della presenza del soprannaturale nella natura e nell’uomo e l’intima necessità della sintonia con la creazione. Senza misticismi né ritualità. Del 1972 la prima personale alla
galleria Cortina di Milano. Nuove personali dagli anni ’80: Studio di via Ciovasso, Milano 1981; Biblioteca civica, di Monticello Brianza 1987; Galleria Cortina, Milano 1989; Galleria Linea 70, Verona 1998; Galleria In Brera, Milano 1990 e 2001; Biblioteca Civica di Cernusco sul Naviglio 2000; Villa Camperio, Villasanta 2003. Nel 2005 realizza le scene per La Serva Padrona di G. B. Pergolesi al Teatro di Verdura di Milano. Nel 2008 personale a Villa Greppi di Monticello. Nel 2009 espone alla Galleria Civica d’Arte contemporanea di Lissone nel contesto della mostra Presenze del contemporaneo e allestisce una personale di aquerelli alla Saletta Reale della Stazione di Monza, su invito dell’Associazione Amici dei Musei per il ciclo espositivo Il colore trasparente (Giulini, Meyer, Dirnaichner) a cura di A. Crespi. Scritti e recensioni di R. Allegri, F. Arensi, M. Mojana, D. Montalto, C. Sala.
Alberto Maria Giulini. Variazioni su un’icona data
di Alberto Crespi
A volte, risalendo alle fonti di un’immagine per dirimere quanto di tradotto - nel senso di trasferito
visualmente, ma anche trasmesso da una tradizione (delle più diverse aree) - da quanto d’autografa
invenzione essa ci propone (il nome dell’Autore della pittura originale, seguìto dalla parola “invenit” era
giusto scritto al piede delle incisioni di riproduzione), ci si trova a ragionare sulle vie stesse della
trasmissione dei dati e sui percorsi della trasformazione dei dati stessi lungo le epoche e le stagioni. Ma
questo valga solo da premessa. Basti dire che ciò si può sostenere per la storia delle arti visive (molto più
ampia e articolata) ma anche per la storia della musica (in occidente, nella relativamente breve stagione dal classicismo al romanticismo).
Per questa nuova mostra Alberto Maria Giulini ha deciso di operare sulle efferenze, assumendo come punto di partenza un proprio paesaggio eseguito ad olio su tela qualche anno fa (la nostra storia, in fondo, s’intreccia a tempi minimali): un’ampia veduta montana dove la luce gioca nel seno di una valle. È risalito quindi alle radici della sua pittura, se così si può dire, ma procedendo in senso opposto, dalla complessità e complicazione materica - per la via di una decostruzione formale - alla ricostituzione, per gesti essenziali corrispondenti a traiettori semplificati, di variazioni figurali sul tema. Esiti ottenuti non tanto attraverso l’abolizione della materia quanto attraverso una sua revisione critica, per quell’esigenza di riduzione che si connatura alle menti aperte.
È una composizione di Brahms che Giulini qui invoca come riferimento, e non senza fondamento. Si tratta
delle Variazioni su un tema di Haydn nella versione per orchestra (Opus 56 a, Vienna 1873) che troviamo
altresì ad accompagnare la sapiente trascrizione video realizzata dal pittore, come d’abitudine senza enfasi, a documentazione dei passaggi esecutivi dei propri aquerelli sulle carte.
In un tornante particolare della sua vita, che si potrebbe definire un momento di impasse, tra fine settimo e
inizio ottavo decennio dell’Ottocento, Brahms si immerge in una composizione altrui (di Haydn o piuttosto
di Pleyel, allievo di questi dagli anni ’70 del Settecento a Eisenstadt nonché costruttore di pianoforti ed
editore a Parigi), estrapolandone un tema che giunge a suggestionarlo con la solidità strutturale propria del corale. Il primo passo è quello di copiarlo, conservandolo in un cassetto per qualche anno mentre la sua linea melodica lievita nella mente del musicista fino ad esigere d’occuparsene, ricostituendolo in una nuova composizione per due pianoforti (suonare in due è divertente perché fa del pianoforte un’orchestra intera, amplificando la tua azione: Brahms e Clara Wieck se ne intendevano).
Le Variazioni sono un genere che, almeno in epoca ottocentesca, prelude a prove di maggior consistenza.
Nella fattispecie per Brahms hanno sbloccato l’accesso alla sinfonia. Era la rarefazione, la linearità estrema dell’ultimo Beethoven l’ostacolo che il musicista di Amburgo non era ancor pronto ad affrontare e, d’altra parte, la difficile naturalissima semplicità dell’amico Schumann - troppo presto scomparso lasciandogli una complessa eredità emotiva - non gli apparteneva.
Nel quindicennio tra 1856 e 1870, Brahms lavora assiduamente inseguendo una propria concezione di
leggerezza, ampliando il proprio background in vista di un comporre di maggior respiro, raffinando la
propria conoscenza della scrittura per voce con la direzione di coro, essenziale alla maturazione
compositiva. La frequentazione assidua del Lied gli aveva aperto l’orizzonte, come a tutti i suoi colleghi
lungo il XIX secolo: basti citare le quindici Romanzen aus Ludwig Tieck Magelone, seducente prova
dell’espressione drammaturgica brahmsiana, che vede la luce tra 1861 e ’68. Tra gli stessi anni Sessanta e i Settanta, nell’abbozzo dell’opera Rinaldo (dal 1863), nel primo dei due canti per contralto, viola e
pianoforte (Opus 91, 1864) e nel Deutsches Requiem (1868), nella Rapsodia per contralto e nella prima
sezione dei Liebesliederwalzer (1869), fino al Schicksalslied (1871), accanto ai sestetti per archi, ai tre
quartetti e al quintetto con pianoforte, prosegue la configurazione di un’estetica brahmsiana imperniata su
un rigore classicista rimodulato da un profondo spirito romantico, innervata da perfetta conoscenza di
contrappunto e polifonia, sorretta da splendido colore e ricca di invenzioni melodiche e ritmiche.
Il tutto accanto ad un’attività concertistica continuativa fino agli anni ’70, profonda nella lettura dei testi e
di convincente valore interpretativo come riferisce la critica dell’epoca. E le Haydn Variationen, concepite
tra ’70 e ‘73, mostreranno nella loro versione orchestrale, seguìta a quella pianistica, quel controllo totale
della tecnica che consentirà a Brahms di procedere, nei decenni a seguire, all’elaborazione del tessuto
sinfonico. Possiamo considerarle dunque un vero punto di ripartenza.
Come è noto, il lavoro di Brahms di struttura su un corale seguito da otto variazioni e un finale, nel
succedersi di questi tempi: Andante (tema), Andante con moto, Con moto, Vivace, Andante, Poco presto,
Vivace, Grazioso, Poco presto e Andante finale. L’aura che ne proviene è di maestoso fluire d’armonie in
sonorità smaglianti, con un ventaglio espressivo amplissimo, dal severo quasi cupo al leggerissimo quasi
giocoso, inframmezzati da lanche di calma assoluta. Si percepisce l’enorme mole di lavoro svolto, ma
anche come su di essa possa innestarsi qualcosa di potente e di nuovo.
Alla base del lavoro sta sempre la capacità di sviluppare in fatti complessi elementi semplici ma
estremamente versatili. Appartiene all’intelligenza dell’arte e alla sapienza tecnica condurli ad esiti alti. È
proprio sulla versatilità degli elementi primari che si gioca il valore dell’assieme, nelle mani - diciamo per
abbreviare - più o meno esperte del compositore o dell’artefice, oltre che nelle capacità della sua mente di
conoscere, trasformare e far proprio il materiale sonoro così come la materia delle arti visive. La tecnica
della variazione sta alla base di ogni composizione. Brahms era accusato di giocare su cellule di quattro
suoni un’intera sinfonia: ciò significa invero possedere infinite capacità di approfondire i dati e di
trasformarli.
In fondo, il lavoro che Giulini compie attorno al vecchio dipinto di paesaggio è abbastanza simile:
all’analisi dei suoi componenti primari segue una rielaborazione dinamica che, attraverso la rinuncia della componente pesante (il legato materico dell’ultimo naturalismo), conduce ad illuminare nuove possibilità di lavoro su dati depurati da ogni scoria. Può dunque riprendere ad elaborare in modo complesso – tenendo sempre davanti a sé l’esigenza della trasparenza. Del resto, si avrà subito riscontro del livello di pulizia formale tenuto in ognuna delle variazioni; si vedrà subito quanto lavoro è stato realmente fatto e quanto rimane da fare, quanto è stato sottratto alla densità in favore della luce. Nei fatti, le sue Variazioni all’acquerello costituiscono una necessaria rilettura delle modalità di linguaggio, quasi passandole in rassegna, per adire nuova espressività. Occorre sottolineare che tale procedimento è messo in campo piuttosto raramente oggi, e soltanto da chi non teme di perder tempo con l’esercizio, sapendo che solo per quella via il tocco acquista sicurezza, la mano duttilità. Non si pone arte senza regole, senza paziente acquisizione di specifiche abilità, senza umile tributo ai maestri ma anche senza il coraggio di sperimentare per andare oltre, per superare anche i propri risultati, senza considerarli intoccabili, cosa “perniciosissima”si sarebbe detto qualche secolo fa - e la parola è tanto particolare ed evocativa di catastrofi che va benissimo anche oggi.
I fogli in mostra parlano dei giochi della luce in una valle montana, ricostituiscono per ampi gesti la
suggestione di volumi splendenti, proponendoli sotto diverse angolazioni (basta un passaggio di nubi che
monte e valle sembrano cambiar configurazione, ora e stagione), riferiscono di movimenti di cieli a corona delle cime, un tempo di lenta danza, individuano anfratti di rossi violetti (ho gia avuto modo di sottolineare la pulizia e la sontuosità del colore di Giulini), accompagnano con un pedale di fresche ombre chiarità di fraseggio, in una vera passeggiata nella natura che per Brahms ad Ischl era occasione propizia per continuare ad elaborare musica e per Giulini nelle valli dolomitiche meditare sulla pittura.
Vi si ritroveranno, prima suggerite all’interno dell’elaborato, infine limpidamente tese come un chant en
dehors, le linee della composizione di riferimento. Sta sempre alla maestria del compositore - come del
pittore - far sì che ogni configurazione e ogni gesto contribuiscano congruamente a render chiaro il
procedere piuttosto che oscuro, conservando quella purezza che attiene naturalmente al suono come al
colore, e intatta la scioltezza persuasiva della scrittura come del gesto. Appartiene alla suggestione del
comporre l’infinito intreccio di suoni e di gesti, chiamati ciascuno a portare il proprio specifico contributo,
che costituisce l’opera nel suo assieme.
Musica e pittura nascono - si sa - da una limitata serie di suoni e colori: se in musica, ordinati
dall’intelligenza, dalla sapienza tecnica e da una precisa impostazione estetica possono esser condotti ad
esiti complessi, a volte imperituri, in pittura, attraverso alchimie creative, trasmettono agli sguardi la
suggestione di immedesimarci nel sogno colorato dell’artista.
Se Giulini ha scelto una proprio quadro per lavorarci sopra (cosa che a tutta prima mi aveva lasciato
perplesso), è perché ritiene tout court che ci sia del lavoro da fare e non ha timore di metterlo e rimettersi in discussione.
Le sue carte dipinte si posson leggere come un libro, un approccio per fogli sciolti, ma chiaramente
consequenziali, ad una storia di maggiori proporzioni supportata nella sua mole da un parallelo
procedimento di rarefazione, quel difficile andar “contro” la materia, di cui s’è detto, per ritrovare le tracce primarie delle frequenze cromatiche.
Personalmente considero la serie di variazioni presentate nella mostra odierna come prodromi per una
partitura di più largo impegno che, se nelle forme della musica potrebbe definirsi come poema sinfonico, in quelle della pittura potrebbe ritrovare anche la figura nel contesto di un amplissimo leggerissimo
trasparente spazio narrativo.
Variazioni su un tema dei pani e dei pesci
Pensavo di scrivere un breve racconto sul ragazzo dei pani e dei pesci. E nella mia mente l’ho riscritto tante e tante volte, sempre più bello, sempre più significativo… almeno così mi pareva nelle nebbie della falsa veglia mattutina, quando tutti i frutti del pensiero paiono saporitissimi; ma scrittore non sono né la mattina né la sera…
Però mi è rimasta la voglia di buttar giù due riflessioni sicuramente non originali: conto sulla pazienza del
lettore. Il ragazzo dei pani quel giorno si è alzato più presto del solito per seguire la gente che si avviava ad incontrare il Maestro.
Aveva deciso di andare per cercare i suoi fratelli, andati via da casa abbandonando tutto, beni, parenti: il
padre che aveva bisogno di braccia forti e giovani, la madre, la sorellina più piccola che li adorava e lui che tutto aveva imparato da loro e che aveva bisogno di loro più che della luce del sole. Tanti erano quelli che se n’erano partiti così per seguire il Maestro: se li portava via. Così si era determinato ad andare anche lui, non per ascoltare il Maestro, ma per cercare i suoi fratelli.
Quella mattina insomma si avvia, con cinque focacce cotte al forno dalla madre (due per i figli più grandi,
una per il piccolo) e chiede allo zio pescatore due pesci belli grandi, per i suoi fratelli, a lui il pesce non riesce ad andar giù. Ci ha provato perché cerca in tutti i modi di far come loro, camminare, parlare, ridere, sbuffare; tutto gli riesce di far come loro, ma il pesce proprio ancora no, è una roba troppo da grandi.
Quindi va, cammina con gli altri, condivide il viaggio ma non l’intenzione. Quando arriva sul posto del
ritrovo lo si vede girare fra i gruppi in attesa, poi salire in cima alla collina ai piedi della quale la gente si
raduna in attesa del Maestro. Dall’alto spera di riconoscere le figure dei suoi.
E’ così intento che non si accorge che alle sue spalle arriva il gruppo del Maestro; li cerca correndo e
chiedendo notizie a lui, ai discepoli alle donne: niente.
Se non sono qui, dove sono? Prova una gran delusione, improvvisamente sente addosso tutta la stanchezza
del viaggio, tutto il peso della speranza delusa: si addormenta lì, in mezzo alla gente che segue il Maestro e
che lo ascolta. Dorme a lungo e profondamente tanto che chi lo scuote dura una gran fatica a svegliarlo ed altrettanta a farsi rispondere, vuol sapere cosa ha nella sporta. <<Cinque focacce e due pesci per i miei due fratelli. >>. Gli vien detto che lì di fratelli ce ne son cinquemila che hanno fame e gli portano via il fagotto senza tanti complimenti.
Per il nostro piccolo protagonista è troppo, veramente troppo. Gli portano via il cibo suo e dei suoi fratelli,
per dividerlo tra i tantissimi, affamatissimi convenuti. Li descrivevano come tipi un po’ esaltati; altro che
esaltati, questi son fusi ed anche un poco stronzi. Si sente disilluso, umiliato ed impotente, si fa largo tra la
folla che si accalca, urla di farlo passare e quando finalmente esce da quella mischia, si volge un attimo per vedere qualcosa che gli ricorda un formicaio brulicante. Si conferma del fatto che questi son tutti matti.
Decide di prendere la via del ritorno verso casa. Un uomo lo rincorre, lo chiama e gli chiede se non ha
fame. Certo che ha fame: è arrabbiatissimo ed ha una fame blu.
Nella cesta che gli vien porta sono rimasti cinque pani e due pesci. Il ragazzo guarda l’uomo, ringrazia per
i cinque pani ma i due pesci li lascia nella cesta, si prenderà anche le focacce destinate ad i fratelli, i pesci li lascia a chi li riesce a mangiare.
Alla fine più che delle riflessioni ho buttato giù il mio racconto. Le riflessioni le lascio a voi.
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la Feltrinelli I Libri e Musica
Via Italia 41, Monza
Tel. 039 323949
Martedì 17 novembre
ore 18.00
Presentazione del libro
420 grammi
di Peter Durante e Elide Esposito - Urrà edizioni
Questo è il diario di Peter, Elide e Federico. Un padre, una madre e il loro bambino. I protagonisti di una storia di tenacia, di coraggio, di dolore - immenso - e di gioie, di delusione e speranza, di rabbia, rassegnazione, ironia. E amore. Una storia di vita e di morte. Ma soprattutto di vita! La vita appesa a un filo di Federico, una vita cui si è aggrappato con tutte le sue forze, nonostante i suoi soli 420 grammi alla nascita - troppo pochi per iniziare a vivere sano, bello e sereno... troppi per morire.
Federico non è mai stato solo a lottare. I suoi genitori, che non volevano che lui vivesse a tutti i costi, lo hanno sempre accompagnato, difeso dall’ignoranza e dalla banalità, sostenuto nell’irrazionale desiderio di vivere. Pronti ad accettare “il più innaturale degli addii”, se Federico l’avesse voluto, avesse ceduto.
Federico invece, contro ogni aspettativa, ha da poco compiuto un anno, anche se dimostra di avere poco più di 6 mesi, pesa poco più di 5 kg e ha alle spalle 4 interventi chirurgici. È un bimbo vispo, attento, solare nello sguardo, straordinariamente bello! Ha vinto tante battaglie ma di fronte a sé ha ancora tante incognite. Una cosa è certa: se tutto andrà per il meglio, Federico sarà una bella persona.
Il suo papà e la sua mamma hanno scritto questo diario per lui, nella speranza che un giorno lui lo possa leggere, e per loro, perché la scrittura li aiutava a sopravvivere.
Oggi desiderano che questo diario, la loro storia, di cui non tacciono nulla, serva ad altri genitori di bimbi “nati all’inizio di una salita”, serva a interrogarsi su temi etici e sociali estremamente attuali (aborto, eutanasia, accanimento terapeutico, laicità), serva alla ricerca e alla medicina, perchè in futuro casi come il loro possano trovare una via più facile e meno dolorosa.
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Mostra personale dell’artista
Giulio Pace
14-11-09 | 10-12-09
Inaugurazione
14 novembre 2009
ore 18.30
ORARI
dal martedì alla domenica
dalle 16.00 alle 19.00
Studio Apeiron
Arte Contemporanea
via Roma 47
Macherio - MB
339 1436401
info.apeiron@gmail.com
www.studioapeiron.it
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Ogni tanto fa piacere vincere qualche piccola battaglia all’insegna del diritto e della trasparenza.
Mi sono recato più volte in Comune senza successo per vedere le carte del Piano di Governo de Territorio in elaborazione e “contrattazione” con alcuni pochi e fortunati privati, prescelti, non sorteggiati.
Mi sentivo anche un poco preso in giro e confesso mi sono anche incavolato, tanto da consegnare degli Esposti a : il Presidente del Consiglio, il Sindaco, il Segretario del Comune
Negli esposti rivendicavo il mio buon diritto di Consigliere a vedere gli atti come disposto dalle norme vigenti, ad avere una risposta chiara e per iscritto in caso contrario, a conoscere perché altri Consiglieri e forse esterni posseggono documentazione sugli atti del PGT senza aver fatto alcun “ Accesso agli Atti” come da Regolamentazione vigente.
FINALMENTE RAGIONE E BUON DIRITTO HANNO LA LORO PARTE
Questa mattina ho rifatto il giro ( Direttore, Sindaco, Segretario) e dopo chiarimenti etc. etc. è emerso che HO PIENO DIRITTO A VEDERE GLI ATTI INERENTI IL PGT e siccome non sono ancora stampati su carta, mi mettono a disposizione, come ho chiesto, un compiuter negli uffici dove possa consultare gli Atti stessi.
Per dare un poco di tempo per organizzarsi il tutto sarà disponibile a partire da martedì prossimo alle ore 9,30.
Il SINDACO E LA TRASPARENZA
Mi ha anche espresso una serie di preoccupazioni sulla conoscenza degli atti e mi sono permesso di ribadire che che rendendoli pubblici avevo fatto svolto un compito di interesse pubblico come Consigliere. In sostanza avevo fatto anche, con la Stampa, una cortesia anche a lui, così non resta solo, se davvero rappresenta la parte di minor compromissione del territorio in rapporto all’assessore all’urbanistica. Ora la Città sa qualcosa di più, potrà valutare le modifiche migliorative o peggiorative che avverranno.
Penso sempre che più la gente sa meno resta campo aperto per i furbi che, in queste cose, dentro e fuori il Palazzo, non mancano.
Il Presidente del Consiglio ad onor del vero aveva chiesto il rispetto, nei miei confronti dei diritti di Consigliere, il Segretario ha detto chiaramente che ho il diritto di vedere le carte.
Il Sindaco mi ha anche detto che a giorni parlerà coi Capigruppo per cominciare il confronto sulla Variante. Meglio tardi che mai e se la mia protesta è servita anche a questo, ancor meglio.
SABATO 7 NOVEMBRE ALLA MATTINA, ALL’ARENGARIO IL GAZEBO DI CITTA’ PERSONE SUL PGT
Città Persone la organizzazione che fa capo a Faglia e che siede con alcuni Consiglieri in Consiglio comunale si attiva con un Gazebo, come due settimane fa sull’Ecomostro del Rondò. Mostreremo un po’ di stranezze sulla Bozza di PGT, potremo rispondere a domande su questa “contrattazione” con pochi di scelte che sono invece della Città tutta.
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Celebrazione del IV novembre 2009
GIORNATA DELLE FORZE ARMATE E DELL’UNITA’ NAZIONALE
A Monza quest’anno con la celebrazione ufficiale del IV Novembre si ritornerà a
rendere omaggio al “Campo dei Partigiani”, ma non sarà scritto sul manifesto!
Dopo quanto accaduto due anni fa con la deposizione di una corona alla tomba di un gerarca
fascista e dopo che lo scorso anno l’amministrazione comunale aveva deciso di recare la corona
solo al monumento dei “Caduti di tutte le guerre” e non più anche al “Campo dei Partigiani”,
quest’anno si ritorna al rituale che si era svolto ininterrottamente per 60 anni, e cioè: prima la
deposizione di una corona al monumento dei “Caduti di tutte le Guerre” e poi la deposizione di una
corona al “Campo dei Caduti Partigiani”.
A questa decisione si è giunti nella riunione in comune delle “Associazioni d’Arma” alla presenza
del Sindaco Marco Mariani giovedì 15 ottobre.
Una riunione dove, dopo una discussione serrata ma serena, la proposta avanzata con
determinazione dall’ANPI, sostenuta da diverse associazioni, è stata accolta. Il giorno successivo il
Sindaco decideva di inserirla solo nel programma dettagliato della celebrazione e non nel manifesto
sul quale ha fatto scrivere solo: “Deposizione di corone ai Campi dei Caduti”.
Sembra che questo fatto sia a seguito di una provocatoria richiesta con lettera al Sindaco del
rappresentante dell’Associazione dei paracadutisti - non era presente alla riunione – con la quale
richiedeva di rendere omaggio anche alle tombe dei “Caduti della Repubblica Sociale Italiana” e
comunque per “equità” riteneva “corretto” onorare solo il “Campo dei Caduti di tutte le Guerre”.
L’ANPI Provinciale di Monza e Brianza respinge questa richiesta ed interpretazione della storia:
Nessuna “parificazione” tra chi come i fascisti repubblichini erano dalla parte della dittatura
mussoliniana e del barbaro invasore nazista, corresponsabili di efferati massacri, fucilazioni e
torture; e chi come i Partigiani combattevano con gli alleati “Anglo americani” una guerra di
liberazione per dare al nostro Paese libertà e democrazia.
Questa è la storia condivisa da tutte le forze democratiche italiane a partire dalle più alte cariche
dello Stato: Presidente della Repubblica, Presidenti del Senato e della Camera ed anche dal capo del
Governo che, dopo la sua partecipazione alla celebrazione del 25 aprile ad Onna in Abruzzo dove si
era messo al collo il fazzoletto tricolore di un Partigiano, ha fatto ritirare la proposta di legge,
presentata da alcuni parlamentari del Centro Destra sul riconoscimento come “Combattenti” a quelli
della Repubblica di Salò.
L’ANPI invita a partecipare alle manifestazioni celebrative della “Festa delle forze armate e
dell’Unità nazionale”, raccomandando ai propri associati di essere presenti sia al cimitero che al
corteo che partirà da piazza Garibaldi, con le nostre bandiere ed il fazzoletto tricolore.
Onore ai martiri per la Libertà, viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva l’Italia!
Comitato di Presidenza
ANPI Provinciale di Monza e Brianza
Monza, 23 ottobre 2009.
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Il Teatro Leonardo da Vinci – Quelli di Grock
presenta
ANTOLOGICA GROCK
dal 30 ottobre al 14 novembre 2009
produzione Quelli di Grock
Quelli di Grock inaugura la stagione 2009/2010 proponendo un quartetto di spettacoli che raccontano la storia e la poetica della Compagnia e festeggia così la gestione diretta del Teatro Leonardo da Vinci.
Sono quattro spettacoli in puro stile Grock: ironia, fisicità, poesia, movimento e liricità. Si inizia con La clé du chapiteau (30 ott/1nov), dedicato al mondo magico e onirico del circo, per proseguire con Cinema Cinema (2/4 nov), omaggio del teatro alla settima arte, Ze sciò masgoòn (7/9 nov), amaro epilogo di un’amicizia consumata sulle assi di un palcoscenico, e infine Caos (12/14 nov), spettacolo cult ed esplosione di energia, della forza espressiva del corpo e del movimento.
venerdì 30, sabato 31 ottobre, domenica 1 novembre 2009
LA CLÉ DU CHAPITEAU
di Susanna Baccari, Valeria Cavalli, Claudio Intropido, Alessandro Serena
scene e luci Claudio Intropido
coreografia Susanna Baccari, Valeria Cavalli
con Susanna Baccari, Valeria Cavalli, Gianpaolo Gambi, Luca Gatti, Alessandro Larocca, Andrea Ruberti
regia Claudio Intropido
La clé du chapiteau è una dichiarazione d’amore per il mondo del Circo, per le persone che lo abitano, per il suo spirito, per il suo modo di intendere la vita “necessario”, semplice, non influenzato dalle mode né da vani intellettualismi. Il Circo è questo, da sempre: fuori rumori assordanti e dissonanti, dentro la certezza genealogica derivante da una tradizione millennaria, il costante equilibrio fra l’esattezza, la metodicità dei “numeri” e il rapporto con il rischio, la paura di cadere. Il Circo è il regno dei contrasti: i lustrini si mimetizzano con la segatura, la ricchezza dei costumi si contrappone alla sobrietà assoluta di una vita nomade, gli stessi numeri possono essere pieni di sublime poeticità o di spiazzante rozzezza. Ogni cosa ci appare assolutamente astratta e concreta al tempo stesso: un tendone così fortemente legato a terra, chiodi, paletti, fili annodati che sembrano volerlo schiacciare al suolo per la paura che, come una mongolfiera, voli via.
Raccontare il Circo è parlare di vita, di morte, di uomini, di lingue diverse, di fatica, di sogno, di speranza; camminare metaforici fili sospesi nell’aria, essere clown per ridere o per piangere, usare forse la frusta in una pista rotonda, come il mondo sul quale miracolosamente viviamo.
martedì 3, mercoledì 4, giovedì 5 novembre 2009
CINEMA CINEMA
di Valeria Cavalli, Claudio Intropido, Claudio Orlandini
scene e luci Claudio Intropido
musiche originali Mauro Buttafava
coreografia Susanna Baccari, Valeria Cavalli
con Susanna Baccari, Valeria Cavalli, Alessandro Larocca, Francesco D’Agostino, Andrea Ruberti
regia Claudio Intropido
Cinema Cinema è uno spettacolo dedicato all’immagine e al sogno, un omaggio alla settima arte e non solo ai grandi film, ai grandi registi, ai grandi attori, ma a tutto il mondo che gravita attorno al cinema e alle importanti influenze che esso ha esercitato nell’arte, nella moda, nel costume, nella vita di tutti i giorni. Quelli di Grock racconta il proprio cinema: per un attimo l’immagine proiettata diventa un odore, un sapore, un’illuminazione colorata, un ammiccare con gli occhi, una voce. La distanza tra lo schermo e gli occhi pare ridursi e tutto lo spettacolo ha il tono di una conversazione a tratti frivola, a tratti ironica, a tratti surreale. La scena si trasforma più volte, diventa schermo, set di produzione, sala di montaggio in un circo impazzito di luci e movimento per riscoprire il lato umano, contraddittorio dell’uomo-attore immutabile sia sul palcoscenico che sul set. E l’apparizione di “Gelsomina” da La strada porta dritti al gran finale felliniano.
sabato 7, domenica 8, lunedì 9 novembre 2009
ZE SCIÒ MASGOÒN
di Bruno Stori
scene, costumi, disegno luci Claudio Intropido
musiche Mauro Casappa
con Alessandro Larocca, Andrea Ruberti
regia Bruno Stori
Appaiono in scena, nel mezzo di un palcoscenico spoglio, delimitato da una fuga di quinte sghembe, due strani individui in frac. Bianchi e incanutiti, quasi fossero usciti da un ripostiglio polveroso, s’incontrano o forse si ritrovano per riprendere il filo di una vecchia amicizia. Con la consuetudine e l’intesa che è propria dei legami più profondi, suggerendosi e scambiandosi gesti e battute, rispecchiandosi l’uno nell’altro, si riscoprono attori. In bilico tra comicità e tragedia, malinconia ed euforia, le loro azioni scorrono fluide, sostenute e quasi incalzate dalle più disparate suggestioni musicali e lo “show” assume i contorni di un sogno, del loro sogno.
Inevitabilmente le battute e i gesti di questa “strana coppia” scivolano dalla dimensione del teatro in quella della vita reale e la disillusione, la stanchezza di due vecchi attori comici assumono significati esistenziali prima ancora che professionali. Le scenografie si disintegrano, oscilla minacciandoli un lampadario, tutto cade a pezzi e i due si confessano: “noi siamo vecchi, siamo pieni d’acciacchi, siamo smarriti… abbiamo mentito in tutte le lingue, abbiamo fatto di tutto senza fare niente…”. Sembrano ormai decisi a gettare la spugna, avendo esaurito tutto quello che il repertorio offre, ma con un ultimo colpo di coda, sulla stanchezza prevale l’orgoglio e la voglia di testimoniare il senso d’indignazione e il risentimento attraverso il proprio lavoro.
L’amicizia, l’arte e il linguaggio della scena possono resistere anche ai tempi più oscuri. Nel teatro come nella vita, malgrado tutto, bisogna andare avanti …the show must go on.
giovedì 12, venerdì 13, sabato 14 novembre 2009
CAOS
di Valeria Cavalli, Claudio Intropido
scene e luci Claudio Intropido
coreografia Susanna Baccari, Valeria Cavalli
con Susanna Baccari, Valeria Cavalli, Luca Gatti, Claudio Intropido, Alessandro Larocca, Andrea Ruberti
regia Claudio Intropido
Costruito attingendo alle tecniche del teatro-danza, patrimonio consolidato nello stile di Quelli di Grock, Caos si sviluppa intrecciando parole elementari, pensieri e concetti pratici con i gesti della quotidianità. I corpi degli attori-danzatori, mostrati in diretta o ripresi da una telecamera a circuito chiuso, partono da una gestualità banale che progressivamente si trasforma in espressione complessa ed esaustiva. Le coreografie invadono lo spazio e senza sosta i sei attori, quattro uomini e due donne, liberano un’energia esplosiva e travolgente.
Caos può essere definito uno sguardo sul vuoto del vivere quotidiano, ma non uno sguardo drammatico o pensoso, bensì mordace, tagliente, ironico, deformante, illuminante. In Caos non c’è posto per l’angoscia, lo smarrimento, il fastidio: al contrario, tutto avviene all’insegna dell’euforia, di uno sfogo fisico e verbale che diventa sempre più incontenibile e contagioso, fino ad un irresistibile e “torrenziale” finale.
Per informazioni e prenotazioni:
Teatro Leonardo da Vinci – Via Ampère 1, angolo piazza Leonardo da Vinci, Milano
02 26.68.11.66 dal lun al sab dalle 15.30 alle 19.30 - biglietteria@teatroloenardo.it
Quelli di Grock – Via E. Muzio 3, Milano
02 66.98.89.93 dal lun al ven dalle 10.00 alle 18.00 – promozione@quellidigrock.it
Date e orari
Tutti i giorni alle 20.45 escluso il giovedì ore 19.45 e la domenica ore 16.00
LA CLÉ DU CHAPITEAU
venerdì 30 ott (ore 20.45), sabato 31 ott (ore 20.45), domenica 1 nov (ore 16.00)
CINEMA CINEMA
martedì 3 nov (ore 20.45), mercoledì 4 nov (ore 20.45), giovedì 5 nov (ore 19.45)
ZE SCIÒ MASGOÒN
sabato 7 nov (ore 20.45), domenica 8 nov (ore 16.00), lunedì 9 nov (ore 20.45)
CAOS
giovedì 12 nov (ore 19.45), venerdì 13 nov (ore 20.45), sabato 14 nov (ore 20.45)
Prezzi
Posto unico € 20,00; riduzione giovani fino ai 25 anni e strutture convenzionate € 14,00; riduzione anziani oltre i 60 anni € 10,00; martedì ingresso € 12.50; giovedì riduzione tessera Agis € 15,00 - ABBONAMENTO AI 4 SPETTACOLI: € 35.00
Anna Dotti - Uff. Comunicazione Quelli di Grock
Via E. Muzio, 3 Milano
Tel. 02- 66.98.89.93 / Cell 333-7467917
e-mail: comunicazione@quellidigrock.it
www.quellidigrock.it
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GRUPPO VALLE DELLA NAVA
in in collaborazione con
ASSOCIAZIONE PER I PARCHI DEL VIMERCATESE
Nell'ambito della campagna di valorizzazione del corridoio ecologico tra il
Parco dei colli Briantei ed il Parco Regionale di Montevecchia Valle del Curone
organizza
ALBERI, MITI E LEGGENDE NELLA VALLE DELLA NAVA
Una visita guidata in Valle Nava seguendo racconti miti e leggende del passato per
scoprire gli alberi come non li avete mai visti.
Si tratta di una visita guidata particolare. Scopriremo gli alberi della Valle della Nava raccontando i miti e le leggende che ci sono stati tramandati nei secoli e che hanno ad oggetto le piante ... dal mito dell'Alloro della ninfa Dafne a quello della quercia di Argo passando dalla mitologia celtica e dalle più belle tradizioni popolari italiane. . La Valle della Nava si trova in territorio di Casatenovo, Missaglia e Monticello Brianza.
Incontreremo elfi, draghi, ninfe, fate e folletti ... un mondo fantastico e sconosciuto,
nascosto com'è tra le foglie degli alberi.
Parleremo anche degli usi che i nostri nonni facevano del legno e di come conoscessero, molto meglio di noi, le caratteristiche delle piante riuscendo ad utilizzarle al meglio.
DOMENICA 25 OTTOBRE 2009 , ore 10.00
CASATENOVO, Via Leone XIII (all'altezza di P.za Sala)
loc. Colombina
La partecipazione è libera. L'escursione si svolgerà su sentieri di campagna non asfaltati e non presenta
particolari difficoltà. La durata prevista è di circa 2 ore. Si consiglia abbigliamento comodo.
Con la partecipazione si sottintende che il partecipante abbia idoneità fisica a svolgere attività motorie anche se non competitive.
L’organizzazione declina ogni responsabilità per danni alle persone o alle cose che dovessero verificarsi prima, durante e dopo la manifestazione. info: vallenava@gmail.com, parchivimercatese@brianzaest.it
La Valle della Nava
Si tratta di una vera e propria oasi naturale dove zone agricole ben conservate si alternano a boschi, siepi e prati stabili.
La valle prende il nome dal Rio Nava che la attraversa longitudinalmente.
Il gruppo di volontari riuniti nell'Associazione Valle della Nava di Casatenovo sta svolgendo da qualche anno un prezioso lavoro di studio e valorizzazione di questo territorio ricco oltre che di bellezze naturali, anche di emergenze architettoniche legate alla tradizione rurale.
Da anni questi cittadini si adoperano perché possa vedere la luce un parco, un'area protetta che farebbe parte del corridoio verde tra il Parco dei Colli Briantei ed il Parco Regionale di Montevecchia Valle del Curone, uno spazio di biodiversità e quiete nel cuore della Brianza che urla, fuma e produce.
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Il borgomastro Maurizio Ronchi fa scrivere sui giornali: “È fatta, arriva la Decathlon”. Noi gli rispondiamo che si sbaglia. Quello che è veramente fatto, è il Parco Est delle Cave, che è ormai diventato un parco sovracomunale riconosciuto dalla Provincia di Milano. È stato voluto dai cittadini e dalle amministrazioni di cinque comuni: Brugherio, Carugate, Cologno, Cernusco e Vimodrone. È l’ultimo grande polmone verde che salvaguarda il territorio in questa zona, tenendo presente che la Lombardia è una delle zone più inquinate d’Europa. E salvaguarda quindi la salute degli abitanti, brugheresi compresi. Basta con i grandi insediamenti commerciali, basta con la cementificazione, con l’aumento del traffico e dell’inquinamento. Come fa Ronchi a parlare di “bene della città”?
Il progetto della Decathlon era già stato bocciato dalla Provincia. Chi ha interesse a tirarlo di nuovo fuori?
“Difendiamo la terra dei nostri padri”, era scritto a grandi caratteri nei manifesti elettorali della Lega. Forse volevano dire “Distruggiamo la terra dei nostri padri”. E dei nostri figli, anche.
Decathlon e Ronchi si sbagliano se credono che ora possano fare i loro interessi sulla testa dei cittadini. Noi daremo battaglia e invitiamo tutte le forze democratiche e ambientaliste di Brugherio, insieme a quelle degli altri comuni, ad esigere il rispetto degli impegni sottoscritti.
Comitato Parco delle Cave di Brugherio
Circolo di Rifondazione di Brugherio
Brugherio Futura
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Adiconsum, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori presentano il progetto comune sui temi “alimentazione e sostenibilità”
dedicato ai cittadini lombardi
Milano, 15/10/2009 - In occasione della giornata mondiale dell’alimentazione, indetta dalla FAO, Adiconsum, Assoutenti, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori, presentano “Verso l’Expo del Consumatore”, percorso di informazione-formazione rivolto ai cittadini lombardi.
Il progetto, curato dalle sedi regionali verrà realizzato con i fondi dell’Antitrust, erogati dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalla Regione Lombardia.
Al centro del programma, presentato unitariamente dalle associazioni di tutela dei consumatori, sarà il tema di Expo 2015, “Feeding the planet, Energy for life”, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Argomento portante che sarà coniugato nelle sue parti più significative: alimentazione e sostenibilità. La prima intesa come qualità, sicurezza, salute e tradizione, ma anche diritto inalienabile di ciascun individuo in ogni parte del mondo, la seconda come equilibrio tra ragioni economiche ed esigenze sociali ed ambientali.
“Verso l’ Expo del Consumatore” sarà articolato in sette percorsi paralleli, ed ognuno di essi sarà curato dall’associazione di tutela dei consumatori che per tradizione e specificità ha raggiunto maggiori competenze sulla tematica trattata, e coinvolgerà, oltre i cittadini, le istituzioni e i protagonisti della filiera agro-alimentare.
Innanzitutto si delineerà, attraverso un'indagine “ad hoc”, un quadro preciso dei percorsi verso il consumo, alimentare e non, dei cittadini lombardi. Ecco, quindi, che Adiconsum Lombardia con “Questione di stile…di vita” realizzerà un’opera di ricerca e studio dei percorsi di consumo e dei comportamenti di acquisto delle famiglie, sia in relazione ai beni alimentari sia in relazione a forme di acquisto innovative, come gruppi di acquisto e vendita diretta.
Si cercherà, poi, di guidare il consumatore a scegliere e preferire, consapevolmente,
un’alimentazione locale, sana, sicura, stagionale e sostenibile.
E’ in questo ambito che si inserisce “Alimentazione e Territorio”, il progetto di Confconsumatori, che parte dalla constatazione di come la Lombardia sia, di fatto, la prima regione agricola d’Italia e come sia necessario contribuire alla formazione di una nuova generazione di consumatori che scelgano di mangiare prodotti locali e stagionali.
Percorso che si intreccerà con “Alimentazione e prodotti di qualità” curato dal Comitato Lombardo dell’Unione Nazionale Consumatori che punterà sulla diffusione e conoscenza dei marchi DOP e IGP ma, anche, di quei prodotti lombardi che non sono riconosciuti dalla Comunità Europea, pur rispondendo a particolari criteri stabiliti dalla normativa italiana, a garanzia della qualità del prodotto.
In una società dell’abbondanza dove le cattive abitudini alimentari possono tramutarsi in possibili patologie (obesità, malattie cardiovascolari, allergie) ecco, invece, il progetto di sensibilizzazione “Alimentazione come fattore protettivo della salute” affrontato da Cittadinanzattiva, dove la salute viene concepita non più in una dimensione di responsabilità individuale, ma come diritto-dovere che chiama in causa l’intera collettività.
Prevenire le tossinfezioni alimentari causate dal consumo di alimenti contaminati da microrganismi e tossine potrà essere possibile aumentando le conoscenze dei cittadini, fornendo loro informazioni su come evitarle e su come segnalare le irregolarità alle istituzioni: questo l’obiettivo di Movimento Consumatori, che si rivolgerà a tre attori della filiera: cittadini, grande distribuzione organizzata e scuole.
La diffusione di buone pratiche sarà, invece, al centro dell’opera informativa predisposta dal Movimento Difesa del Cittadino che parte da un dato eloquente: in Italia, circa il 10 per cento della somma spesa per i prodotti alimentari, pari a 560 euro all’anno per famiglia, non viene poi consumata e finisce nei rifiuti. Ecco, quindi, in un periodo di disagio economico come quello attuale, un’occasione per favorire tra i cittadini una riflessione sui propri stili di consumo. Buona pratica che si cercherà di estendere anche agli altri attori della filiera, istituendo un bando che premierà i produttori che si distingueranno per comportamenti rispettosi dell’ambiente: dal limitato uso degli imballaggi, all’utilizzo di distributori di prodotti sfusi, fino alla promozione del consumo stagionale e territoriale.
Con “Mobilità e Alimentazione“, Assoutenti porrà, invece, l’accento su come promuovere il trasporto pubblico, anche alla luce dell’occasione di riqualificazione urbana e di ammodernamento delle infrastrutture prevista per Expo 2015. Obiettivo principale sarà quello di rendere i sistemi di mobilità privata e collettiva oltre che realmente accessibili a tutti, per costi ed informazioni, intergrati tra loro.
Infine, un semplice ma significativo elemento richiamerà anche visivamente la campagna “Verso l’Expo del Consumatore” e, con essa, tutto il materiale informativo e divulgativo del progetto: un albero con radici e foglie di diversi colori ad evidenziare, sia il lavoro di equipe svolto dalle associazioni, sia il richiamo ai legami con il territorio ed i suoi prodotti, ma soprattutto, il ruolo fondamentale del cittadino – consumatore rispetto a queste tematiche.
Ufficio stampa “Verso l’Expo del Consumatore”
A cura MDC Lombardia
Via Lorenteggio 145
20146 Milano
e-mail: ufficostampalombardia@mdc.it
tel. 02 89 055 396