Genesi ed evoluzione di una particolare comunità di giovani, creatasi negli ultimi cinque anni, in una cittadina della Brianza: Concorezzo
Questo è il primo di tre servizi con cui la Rivista Vorrei vuole dare continuità alla precedente serie di servizi, le Post Utopie, in cui abbiamo trattato i temi del pensiero di prospettiva presenti nel panorama italiano. Ora proviamo a indagare quanto è maturo e sta maturando, ma su un livello più concreto e realizzato, nel territorio specifico della Brianza e in particolare del Vimercatese. Seguiranno altrettanti esaurienti servizi: il prossimo sulla cooperativa sociale Aeris, che andrà a descrivere il prezioso lavoro compiuto dall'impresa nel territorio Vimercatese e non solo, per certi aspetti un esempio di modello da emulare e infine andremo a descrivere il bilancio dei dieci anni di attività del Desbri, il distretto di economia solidale della Brianza.
E' stata fondata a Concorezzo nel 2013 da alcuni studenti universitari, come risposta a una situazione paradossale, venutasi a creare dopo che il gruppo si era rivolto al comune, richiedendo la disponibilità di un semplice spazio pubblico, dove potere studiare insieme, ma ricevendone una risposta evasiva. Rimasti confusi dal trattamento avuto dall'amministrazione, che li aveva di fatto abbandonati a vagare, inutilmente, nei meandri burocratici degli uffici comunali, i giovani, inaspettatamente, non hanno accettato il grottesco tilt procedurale un cui erano stati cacciati e, come nel gioco del poker, hanno voluto vedere le carte.
Si sono organizzati e hanno battagliato con determinazione per ottener un diritto che ritenevano scontato. Nella narrazione andremo a rivedere i passaggi sequenziali che li hanno portati, prima a reagire in modo ingenuo, poi gradualmente a acquisire coscienza del meccanismo e della politica condotta nel ristretto perimetro comunale e infine a organizzarsi in maniera più strutturata, al punto di fronteggiare a dovere sia l'istituzione comunale e sia temi di carattere nazionale.
Ne è nata un'associazione di 100 soci, di una certa rilevanza per un comune di 15 mila abitanti, composta da giovani in un range tra i 18 e i 30 anni. E' l'unica di questo tipo e dimensione nel territorio Vimercatese. Nei 5 anni di esistenza l'associazione si è fatta promotrice di un alto numero di iniziative e attività, alcune di rilevanza sovra locale e di alto livello che gli hanno permesso di tessere una rete ben aldilà dei confini della piccola cittadina. Oltre alle iniziative sulla legalità che l'hanno resa famosa, al suo attivo ha innumerevoli azioni e attività in campi che spaziano dal cinema, al teatro, alle problematiche economiche, alla cura del verde, fino agli scottanti temi della sessualità.
Abbiamo incontrato alcuni attivisti: Francesco Facciuto, presidente dell'associazione, il ventitreenne Isacco Beretta, del direttivo e Giacomo Cassano, dei probiviri.
Giacomo Cassano, Isacco Beretta e Francesco Facciuto - Foto di Pino Timpani
Quando è nata l'associazione?
Francesco Facciuto: nel 2013, insieme ad altri studenti universitari, avevamo un'esigenza molto semplice: volevamo uno spazio a disposizione, dove trovarci la sera per studiare in tranquillità. Alcuni di noi andavano a studiare nelle cittadine vicine, al Centro Nei di Monza o alla biblioteca di Vimercate. Ci siamo chiesti: perché non poterlo fare a Concorezzo? Siamo venuti a conoscenza dell'esistenza di spazi comunali inutilizzati, e ci è parso naturale rivolgerci all'amministrazione comunale.
La vostra richiesta è stata accolta?
Francesco Facciuto: Pensavamo che lo sarebbe stata facilmente e rapidamente, visto che l'esigenza era motivata con serietà e gli spazi non mancavano. Ma non è stato così. C'è da dire che abbiamo iniziato a relazionarci con l'amministrazione nel periodo di poco precedente al fine mandato amministrativo, quando gli amministratori sono più intenti a prepararsi per le elezioni: forse la nostra interlocuzione con l'amministrazione, guidata dal Sindaco Riccardo Borgonovo, poi riconfermato, in quel frangente ha risentito di poca attenzione. Ma non c'è stato solo questo: con il ritardo della risposta è iniziato un confronto durato quasi un anno, di cui siamo stati protagonisti.
Di che confronto si è trattato?
Abbiamo intrapreso un percorso, a tratti allucinante, di incontri e trattative con l'amministrazione
Francesco Facciuto: Abbiamo intrapreso un percorso, a tratti allucinante, di incontri e trattative con l'amministrazione, dove abbiamo ricevuto obiezioni di ogni tipo, a tratti persino assurde.
Da parte dell'amministrazione?
Francesco Facciuto: Si, ma anche da alcuni tecnici. La macchina comunale ci ha messo del suo. Insomma, ci siamo trovati in una situazione che francamente non ci aspettavamo. Certo, eravamo giovani studenti universitari con una conoscenza piuttosto limitata del territorio e dei meccanismi amministrativi, perché più concentrati sugli studi. Tutto questo ha però innescato un curioso meccanismo evolutivo: poco alla volta siamo cresciuti e aumentati di numero. Abbiamo cominciato a porci alcune domande e fare ricerche, per capire se ci fossero altre lacune nell’amministrazione cittadina e nella risposta ai bisogni specifici.
Era una voluta chiusura politica?
Francesco Facciuto: In parte sicuramente si. Riporto un’impressione personale, poi gli altri potranno dire la loro. Credo si sia trattato di un approccio naturale per l’Amministrazione, in parte dovuto ad una mancanza di sensibilità, in parte da una certa impreparazione nel rispondere a richieste ed esigenze, probabilmente per loro nuove rispetto alla tematiche abituati ad affrontare. Non è poi mancata una dose di diffidenza verso un gruppo che si organizza e fa una richiesta precisa. Come se temessero qualcosa.
Erano timori infondati?
Francesco Facciuto: Effettivamente poi “qualcosa” è successo. Ma per conseguenza del loro approccio: se ci avessero concesso subito un'aula per lo studio, probabilmente sarebbe finita lì. Credo non ci saremmo costituiti in associazione e non avremmo avviato un confronto, evolutosi con un dibattito in città e passato attraverso iniziative e incontri pubblici.
Quindi è nata, possiamo dire, una vertenza con l'amministrazione?
Francesco Facciuto: Non avendo una sede, abbiamo cominciato a trovarci nei posti più disparati: in un bar, piuttosto che in una taverna, oppure all'aperto, in piazza o all'oratorio. Come dicevo prima, ci siamo chiesti se questo tipo di approccio fosse una particolare reazione verso di noi, oppure un limite strutturale del modello amministrativo. Mettendo in moto una serie di relazioni, a partire da nostri coetanei, abbiamo cominciato a indagare per capire come venivano affrontate le problematiche della cittadina.
Questo vi ha aiutato a raggiungere una soluzione?
Ci siamo resi conto che forse in consiglio comunale e in giunta non ci fossero le persone più adatte per far fronte alle istanze dei cittadini
Francesco Facciuto: Ci ha spinto in modo naturale a organizzarci e relazionarci all'esterno. Scoprire, concentrati come eravamo negli studi, un mondo, un territorio, con cui avevamo una discreta relazione, diverso da come lo immaginavamo, è stato il volano della nostra rapida maturazione: si è innescata una determinazione, se non a raggiungere la soluzione, quanto meno a capire i motivi che la negavano e siamo divenuti un aggregatore di giovani, ricco di stimoli e sempre più numeroso. Questa prima fase è dunque un'esplorazione e per poterla compiere al meglio abbiamo iniziato a organizzarci. Si sono formati dei gruppi di lavoro intorno all'attività principale che avevamo: la relazione e il confronto con l'amministrazione e gli uffici comunali di riferimento. In questo lavoro i gruppi si sono affinati. Senza tralasciare nulla di intentato, abbiamo esteso i nostri interventi in incontri con i vari gruppi politici e le realtà associative delle città. Dopo questo giro di consultazioni e di ricerca, ci è sembrato di capire che a Concorezzo esisteva un problema di fondo: in città c'erano molte energie attive nel volontariato e in esperienze interessanti, ma a questa ricchezza non corrispondeva un profilo amministrativo adeguato a gestire il valore che la città esprima nei vari settori. Ci siamo resi conto che forse in consiglio comunale e in giunta non ci fossero le persone più adatte per far fronte alle istanze dei cittadini.
Soci fondatori - Foto di Associazione Minerva
Così avete deciso di fondare Minerva?
Francesco Facciuto: Si. L'idea nasce per colmare questa lacuna: abbiamo pensato di associarci e provare a dare risposte ai bisogni, sia ai nostri e sia a quelli che avevamo intercettato durante la nostra esplorazione nel territorio. E' chiaro: non avevamo la pretesa di essere risolutivi in tutto, ma confidavamo di portare almeno qualcosa di utile negli argomenti più vicini alle nostre sensibilità. Fin da subito abbiamo creato attività di volontariato nelle scuole.
Quali scuole?
Francesco Facciuto: La scuola media in particolare, ma anche aperture alle scuole elementari. A Concorezzo esistono due plessi di scuole elementari e uno di medie. Abbiamo formato un doposcuola e, relazionandoci con gli insegnati, abbiamo pensato di portare il nostro aiuto, più specifico e di rafforzamento, nel percorso di orientamento per i ragazzi che li segue nelle scelte verso le scuole superiori. Qui abbiamo avviato un progetto di orientamento, gestito da noi in alcune fasce orarie pomeridiane. A questo abbiamo aggiunto uno sportello di aiuto per ragazzi delle scuole superiori che non possono permettersi ripetizioni private. Quest'ultimo si è avviato gradualmente, cominciando ad accogliere alcuni casi di ragazzi in difficoltà e segnalatici dalla Caritas. L'intervento nel mondo della scuola è stato ed per noi il campo di azione più vicino alle nostre sensibilità. In seguito, con l'evoluzione dei progetti ideati e dell'associazione, abbiamo esteso l'interesse in altri settori. Uno di questi è stato il verde urbano, il prenderci cura del suo decoro in modo volontario. Ci siamo accorti che alcune aree verdi, come parchetti e giardini pubblici, erano esposte all'abbandono di rifiuti e al degrado.
Come avete affrontato il problema?
Francesco Facciuto: Un gruppo di soci ha inventato un'iniziativa, Minerva for Green e organizzato volontari per la pulizia. Seguendo le segnalazioni e le proposte dei cittadini, il gruppo si impegna a intervenire, per bonificare le aree. Si sono susseguite iniziative, tutte condotte con spirito positivo e in modo allegro da parte dei volontari che hanno bonificato cinque aree verdi. Poi la nostra attenzione si è spostata sul pacchetto iniziative culturali promosse dall'amministrazione, non sempre freschissimo.
Anche la proposta culturale non funzionava?
Francesco Facciuto: C'erano sicuramente proposte pregevoli, però poteva essere migliorata. Ne abbiamo discusso e abbiamo iniziato a proporre gruppi di lettura su temi che ci interessavano e iniziative pubbliche rivolte alla città. In alcuni casi abbiamo valicato i confini di Concorezzo, portando contributi a comuni del circondario. Anche qui, ci siamo organizzati in gruppi di approfondimento, che poi con il passare del tempo si sono sempre di più rodati nel trattare le tematiche.
Quali temi avete proposto?
Francesco Facciuto: Uno, che ci ha attratto fin da subito, anche sulla scia di stimoli che arrivavano dal quadro nazionale e che ci ha appassionato molto, è il tema della legalità. Avevamo notato che il tema non era abbastanza attenzionato dai soggetti del territorio. Si, a Monza c'era Libera, che abbiamo incontrato così come il progetto legalità Monza e Brianza. Però, oltre loro, in quest'ambito erano attivi pochi altri. Partendo da incontri di poche persone, poco alla volta, il nostro gruppo sul tema ha portato il lavoro di approfondimento a livelli di importanza crescente, tali da ospitare figure di primo piano del panorama nazionale, come Dalla Chiesa, Davigo, Travaglio, Colombo, Ambrosoli e molti altri ancora.
In che anno è iniziato il progetto legalità?
Giacomo Cassano: Nel gennaio 2014, in concomitanza con l'avvio del progetto associativo. E' forse il progetto di maggiore successo tra quelli che abbiamo proposto. Hanno collaborato moltissimi giovani nell’organizzazione e migliaia di cittadini del territorio hanno partecipato alle iniziative pubbliche. Lo abbiamo titolato Ora legale. Come diceva prima Francesco, è stato il risultato di risposta un po' verso le idiosincrasie diffuse nella comunità e un poco alle nostre sensibilità: ci è sembrato che un complesso di tematiche fossero poco considerate nel territorio. Forse perché si trattava di tematiche difficili da trattare e che attiravano poco interesse. La nostra intenzione è stata di presentare il problema della legalità, con tutte le sue sfaccettature, all'attenzione pubblica. Ovviamente portando problemi specifici legati al territorio di Monza e Brianza, e nel possibile al territorio più vicino del Vimercatese, ma provando contemporaneamente a coinvolgere persone che potessero dare un seguito alle iniziative. Per questa ragione ci siamo spesi con l'obbiettivo di creare una rete di relazioni e contributi con associazioni del monzese e del Vimercatese. Una rete che potesse sorreggere le iniziative e alimentare l'interesse della cittadinanza dei vari comuni. A questo abbiamo aggiunto gli interventi, oltre che di competenti figure locali, di personaggi più noti di spessore nazionale, in modo da invogliare la partecipazione agli eventi di un pubblico più vasto.
Iniziativa di "Ora Legale" con Piercamillo Davigo - Foto di Associazione Minerva
Hanno avuto il ruolo di attrattori?
Giacomo Cassano: Si. Tuttavia abbiamo messo a punto, per ogni singolo evento, una modalità per riuscire a coagulare, intorno ai personaggi di spicco, argomentazioni e questioni di valenza locale. Il risultato è stato soddisfacente, tanto da replicare la serie di eventi in tre edizioni. Quest'anno ne stiamo predisponendo una quarta.
Nelle sfaccettature del tema, quali sono i focus principali che avete trattato?
Giacomo Cassano: Le questioni carcerarie, le problematiche di reinserimento sociale dei detenuti e i temi più classici, come la diffusione della mafia e della corruzione, purtroppo anche nei nostri territori. Con l'aiuto di procuratori e giudici del Tribunale di Monza, abbiamo parlato dei temi della giustizia, in eventi mirati ai ragazzi delle medie e ben riuscito. Una parte degli eventi sono stati registrati: ne è possibile la fruizione nel nostro canale Youtube.
Anche in queste iniziative avete utilizzato la stessa metodologia di cui si accennava prima?
Francesco Facciuto: Certamente, vale per tutte le iniziative culturali: si sceglie un tema; si raccoglie una bibliografica, selezionando un certo numero di testi che ci sembrano interessanti e si studiano; si discute qui nel nostro interno; poi si fa un giro interlocutorio con le associazioni del territorio interessate a questi temi e si costruisce in qualche modo una sensibilità comune. La parte visibile di questo percorso è l'iniziativa con l'ospite.
E' un processo condiviso?
Questi anni sono stati per noi un percorso di crescita collettivo e individuale, perché lo spazio associativo è diventato una palestra, un luogo di formazione
Francesco Facciuto: Esatto e ci guadagna molto chi si mette in gioco. L'associazione ha questo scopo: coinvolgere giovani del territorio nelle iniziative culturali, chiedendogli un contributo, perché procedendo così si costruiscono nuove relazioni, si rafforza una rete di solidarietà, si migliora individualmente arricchendosi con le esperienze. Questi anni sono stati per noi un percorso di crescita collettivo e individuale, perché lo spazio associativo è diventato una palestra, un luogo di formazione.
Mi chiedo, per quale motivo è emersa l'esigenza di trattare il tema della legalità proprio qui a Concorezzo, una cittadina ben lontana da territori gravemente tormentati, per esempio, come San Luca nella locride. Ci sono problemi di illegalità, magari sommersi che volevate far emergere?
Giacomo Cassano: Concorezzo ha una storia di grande valore, con personalità di grande carisma e che si sono molto attivate per il bene della città. Non sono però mancate anche vicende di malaffare e non proprio edificanti. Faccio un esempio importante. Nel periodo di “Mani Pulite” qui ci sono stati un paio di arresti di personalità di spicco.
Sono episodi avvenuti negli anni '90?
Francesco Facciuto: Si. Eppure alcune di queste persone continuano ad essere presenti e frequentare il palazzo comunale. Forse sarebbe opportuno stessero alla larga. Questo è uno dei fatti che ci hanno suggerito il tema della legalità.
Giacomo Cassano: Ci sono poi questioni rilevantissime anche sul versante culturale. Prendiamo la questione delle carceri e della pena detentiva. Ci è parso un tema interessante da approfondire, anche per una nostra personale conoscenza e un progresso squisitamente culturale. Ci siamo accorti che molti giovani non sanno pressoché nulla della storia della mafia, se non di alcuni fatti salienti e a un livello minimale, delle storie sintetizzate di Falcone e Borsellino. Questo ci preoccupava e ci preoccupa. Abbiamo voluto dare il nostro contributo per riscoprire l’importanza del dibattito pubblico su questi temi, per fare in modo maturasse una maggiore consapevolezza. Il miglioramento della qualità della vita in una comunità, passa anche da questo: una maggiore sensibilità rispetto a questioni importanti e da condividere.
Francesco Facciuto: Infatti ci sono molte altre tematiche, altrettanto importanti, che stiamo portando all'attenzione della comunità, sempre con lo stesso metodo e talvolta un poco in controtendenza rispetto a stereotipi consolidati. Un'altra di non minore importanza è sul tema della sessualità. Isacco Beretta, 23 anni e uno dei più giovani dell'associazione. Si è avvicinato proprio come portatore di un progetto sulla sessualità. Anche in questo caso ci è sembrato di percepire una certa chiusura sull’argomento.
Brochure - Foto di Associazione Minerva
Si tratta di quello da voi denominato “Il costo del sesso”? (Ne avevano scritto qui sulla Rivista Vorrei ndr)
Francesco Facciuto: No, questo è un'evoluzione, più centrato sulla prostituzione ed è una naturale conseguenza di quello che avevamo iniziato. Non è stato diretto da Isacco, ma da Marco Stucchi, oggi non presente, perché è a Roma per un dottorato di ricerca.
Come lo avete affrontando?
Isacco Beretta: Inizialmente si chiamava ”Un solo sesso” e affrontava nello specifico la sessualità, piuttosto che una sua derivazione in fenomeno sociale. L'idea del progetto è nata per sensibilità personali di alcuni soci, sempre inserito nel meccanismo descritto prima che soprattutto nei primi anni si riproduceva in automatico. Cioè: proporre certamente un tema utile a stimolare e sviluppare la discussione al nostro interno e poi all'esterno, per interagire con le sensibilità dei cittadini, però, diciamo, il movente originario è stato di approfondire un insieme di problematiche che ci stava a cuore comprendere come processo di emancipazione personale.
Può essere che questo desiderio sia una conseguenza del contesto, ovvero di una comunità residente nel nord di Milano, sicuramente progredita nei livelli economici, ma sviluppatasi troppo rapidamente, trasformandosi da piccolo paese a cittadina sopra i 15 mila abitanti e conservando nel passaggio alcuni caratteri tipici del provincialismo: una comunità un poco chiusa e bacchettona?
Isacco Beretta: Probabilmente le condizioni esterne hanno influito. Sicuramente, vivendo in un contesto in cui i temi dei diritti civili non sono affatto scontati, c'è maggiore predisposizioni a porsi delle domande. Ci si rende conto che esiste un problema da trattare. Quattro anni fa, nel contesto della campagna elettorale comunale, una giornalista fece una domanda sulle unioni civili, in quel periodo al centro del dibattito nazionale. Tutti e quattro i candidati sindaci, Borgonovo, Canclini, Gaviraghi e Teruzzi, anche quello che in qualche modo sentivamo più vicino, risposero all’unisono: c'è un solo tipo di famiglia, quella tradizionale.
Compreso il candidato del centrosinistra?
Isacco Beretta: Si. Ci sta che un candidato sindaco risponda così, ma se lo fanno tutti e quattro, c'è un problema.
C'è stata più reazione su questo tema che non sulle iniziative per la legalità?
Isacco Beretta: In un certo senso si. Negli incontri sulla legalità c'è stata più partecipazione, anche perché erano invitati personaggi importanti, per esempio nella serata con Davigo erano presenti centinaia di persone. Addirittura, in consiglio comunale hanno approvato una delibera che impegnava l'amministrazione a vigilare, affinché nelle scuole di Concorezzo non si diffondesse la teoria gender.
Si può considerare una battuta d'arresto?
Isacco Beretta: Nel bilancio di questa prima fase va certamente inserita la reazione esterna, non dico negativa, ma indubbiamente conflittuale, mentre al nostro interno è stato un percorso interessante, perché abbiamo avuto la possibilità di approfondire argomenti per alcuni di noi sconosciuti in assoluto. Soprattutto, pur avendo una sensibilità abbastanza omogenea su alcuni argomenti, come per la legalità o concetti legati alla politica, in questo argomento abbiamo appurato di non avere altrettanta omogeneità. Nella serie di temi inerenti ai diritti civili, alle adozioni di coppie omosessuali, al matrimonio cattolico, piuttosto che altre forme di convivenza, al nostro interno abbiamo registrato posizioni articolate e a volte distanti. Molti di noi hanno scoperto di avere posizioni più conservatori di quanto supponessero. Quindi, anche nell'associazione si è svolto un dibattito abbastanza acceso, ma è stato anche propedeutico, un'occasione di crescita. Sono passati circa tre anni da allora. E' vero che aveva creato qualche problema, ma poi è tutto rientrato, anche in conseguenza di un incontro di riconciliazione, promosso da una trentina dei nostri con il don dell’oratorio. Attualmente lavoriamo proficuamente anche con la parrocchia.
Installazione di Betty Zola
Proviamo a entrare nel merito delle ricadute delle vostre iniziative. Per esempio, sul tema della legalità, quanto è stato recepito nella comunità? Quanto dall'amministrazione?
Isacco Beretta : Dall'amministrazione ben poco. Perché ha sempre visto con distanza le nostre attività, in un rapporto conflittuale: è stato difficile ottenere persino un banale patrocinio. Eppure agli inizi eravamo molto più “tranquilli” di come possiamo esserlo attualmente. Potrei citare diversi casi. Con l'associazione Bang abbiamo tenuto qui a Concorezzo un'iniziativa con la partecipazione di Grasso, il presidente del Senato, per discutere della sua esperienza di magistrato. Incontrare la seconda carica dello Stato ci sembrava un idea pregevole e gradita alle 15 mila anime concorezzesi. Infatti così è stato. Ma l'amministrazione non si è presentata. Nemmeno per accogliere e salutare, educatamente e semplicemente, l'importanza della figura istituzionale venuta, forse per la prima volta nella storia, nella piccola cittadina.
Può essere che sia stato interpretato come figura politica di parte?
Isacco Beretta: Potrebbe essere: in realtà, sia il tema che abbiamo trattato e sia le modalità con cui è stato organizzato l'evento, non davano adito a considerala un'iniziativa politica di parte. Del resto lo stesso atteggiamento è stato tenuto quando è venuto Piercamillo Davigo, in quel periodo era presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati: l'amministrazione non si è vista nemmeno per i saluti formali di circostanza. C'erano tutte le autorità del territorio, dal prefetto, alle forze dell'ordine, al presidente del tribunale di Monza, a magistrati, a diversi sindaci dei comuni circostanti, tranne l'amministrazione comunale concorezzese, la grande assente. E' una plateale mancanza di sensibilità che abbiamo riscontrato in più avvenimenti.
Non esitiamo a schierarci sui temi, per esempio siamo stati attivamente contrari al referendum costituzionale del 2016
Francesco Facciuto: C'è un aspetto da tenere in considerazione e che spiega in parte la situazione. L'associazione Minerva, da quando è nata, ha avuto sempre un'attenzione seria ai temi politici. E' nostro stile prendere una posizione pubblica chiara sui temi politici che riteniamo importanti. Non esitiamo a schierarci sui temi, per esempio siamo stati attivamente contrari al referendum costituzionale del 2016. Abbiamo proposto decine di incontri pubblici sui temi referendari, senza mai decadere nel livello di propaganda, ma affrontando in modo dialettico i quesiti. Ci siamo schierati decisamente per il no, ma nello stesso tempo abbiamo organizzato incontri di confronto democratico tra le parti opposte.
Isacco Beretta: va aggiunto che negli incontri, non dico che non sia stato manifesto il nostro no, ma quasi, nel senso che gli incontri avevano come obbiettivo quello di informare al meglio la cittadinanza. Peraltro non eravamo gli unici nel territorio, perché il referendum è stato oggetto di interesse diffuso anche da parte di altre associazioni. Gli incontri che abbiamo organizzato sono stati congegnatati in modo neutrale.
La vostra non è evidentemente un'associazione politica, non siete un partito, tuttavia, come avete affermato, agite anche sul profilo politico. Quando è maturato il passaggio a questo livello?
Francesco Facciuto: Di fatto subito alla nascita. Come accennavo all'inizio della conversazione, ci siamo formati proprio in risposta ai limiti, oggettivi, degli amministratori a gestire i bisogni della popolazione. L'attività culturale, i servizi sociali nelle scuole e l'attività politica sono un unico blocco, non divisibile nettamente. E' chiaro: non è che quando facciamo doposcuola parliamo di politica ai ragazzi, però abbiamo sempre preso posizioni pubbliche senza remore. Perché siamo, o proviamo ad essere, una risposta politica e sociale locale verso una buona amministrazione. Con il tempo abbiamo allargato il campo su argomenti di carattere nazionale, ma in una forma conseguenziale naturale.
Il gruppo di lavoro sul tema "Un solo sesso" - Foto di Associazione Minerva
Veniamo al vostro assetto associativo. Siete un'associazione composta di under 30, cosa rara di questi tempi in cui è difficile coinvolgere i giovani. Come siete riusciti a proseguire in questi 5 anni, non solo tenendo, ma addirittura aumentando di numero?
da noi è molto forte l'autonomia concessa internamente ai gruppi di soci che possono muoversi liberamente
Francesco Facciuto: Siamo oltre 100 soci. Inizialmente eravamo una trentina di under 25, ora il range si è allargato in un campo tra i 18 e i 30 anni. L'organizzazione che abbiamo adottato corrisponde alle normative correnti dell'associazionismo. Abbiamo un direttivo e un collegio di probiviri. L'aspetto peculiare e caratteristico è che, aldilà della struttura formale, da noi è molto forte l'autonomia concessa internamente ai gruppi di soci che possono muoversi liberamente, coalizzandosi intorno a un tema, seguendo gli interessi che maturano nel tempo.
Giacomo Cassano: Secondo me la nostra essenza più importante, nonché basilare, è l'impostazione che ci siamo dati fin dagli inizi verso la tematica politica. Abbiamo subito afferrato che già il costituirsi come soggetto culturale, investe per conseguenza una connotazione politica. Ci è stato subito chiaro. Un po’ meno all'esterno, dove i luoghi comuni e i cliché necessitano di etichettare ogni cosa. Di volta in volta siamo stati considerati soggetti più disparati e opposti: alcuni ci hanno considerato fascisti, altri comunisti, altri leghisti e altri ancora semplicemente “rompipalle”. Ora si vede, in modo un poco più evidente anche all'esterno, la nostra natura: siamo uno spazio aperto, in primo luogo per i giovani, quei soggetti di cui vengono riscontrati solo alcuni aspetti grossolani, tipo la disaffezione a interessarsi dei problemi della città o anche di un semplice interesse di ambito culturale, quando i motivi e le cause, forse, andrebbero indagati meglio tra i meccanismi farraginosi, utilizzati nella politica dal sistema volutamente divisivo dei partiti. Noi proviamo a stimolare l'interessamento, creando un ambiente più semplice e accogliente, in cui l'approccio, prima di tutto, consiste nel comprendere al meglio le questioni e i problemi, da studiare, da metabolizzare e poi provare a risolvere. Nel livello locale, probabilmente è più facile praticare la nostra metodologia, perché si può essere più immediati e diretti e questo, che può ottenere risultati tangibili, ci spinge a impegnarci, a spenderci con passione nelle imprese.
Francesco Facciuto: La nostra finalità non è divenire amministratori e sostituirci agli attuali, quanto predisporre un humus di consapevolezza diffuso, in cui la popolazione possa disporre davvero della possibilità di capire, scegliere e proporre idee, progetti validi e realizzabili. A quel punto conta poco chi è chiamato ad amministrare formalmente la città. Le nostre azioni e attività, comprese la cura del verde che potrebbe apparire banale, si muovono tutte nella direzione della consapevolezza diffusa.
Giacomo Cassano: Aggiungo: una parte fondamentale in questo senso dovrebbe compierla l'amministrazione, facendo leva sul coinvolgimento. Al contrario del metodo in voga. Una buona amministrazione dovrebbe sempre, almeno nei passaggi più importanti come le scelte di bilancio, anche caricandosi tutta la fatica che si può obbiettivamente riscontare, passare da una consultazione più ampia possibile della popolazione. Prima di compiere scelte o predisporre soluzioni già preconfezionate. Altrimenti sembra che l'amministrazione si faccia i propri interessi e non si spenda per la comunità, ma pensi di avere il possesso del bene pubblico come fosse casa propria, nel palazzo che si chiama Palazzo Comunale. Qui, secondo me, si vede la differenza che può esserci tra un'amministrazione che procede a passi da gigante e un'altra che invece procede verso interessi di parte, o nelle situazioni peggiori, addirittura verso interessi personali.
Concordo. Probabilmente questo modo di agire è uno dei motivi di fondo della tanta menzionata disaffezione della popolazione, dove a volte diventa un alibi per giustificare lo status quo. Torniamo ora alla vostra struttura organizzativa. Innanzi tutto, di chi è lo spazio dove siete alloggiati?
Francesco Facciuto: Lo spazio ci è stato concesso gratuitamente da Roberto Brambilla, un personaggio storico dell'ambientalismo lombardo e non solo. Abbiamo l'onere di sostenere le spese che si aggirano intorno alle 2000 euro l'anno. Lo spazio, oltre che essere la nostra sede, è utilizzato da una dozzina di associazioni concorezzesi, oltreché da altri gruppi informali o comitati improvvisati. Qui teniamo gli sportelli di servizio sociale, il doposcuola, e tante altre attività, comprese le strutture per l'organizzazione degli eventi: ne abbiamo organizzati otre 150.
Avete uno statuto associativo. Come regola la vostra vita associativa?
Siamo un aggregazione che vive di sollecitazioni dal basso
Isacco Beretta: Siamo un aggregazione che vive di sollecitazioni dal basso, nel senso che sono gli interessi, soprattutto personali, a creare progetti, coagulare i gruppi che li sostengono e li organizzano. Non tutte le attività sono condivise dall'insieme del gruppo, perché concediamo una notevole autonomia di azione a ogni singolo gruppo di lavoro. Le proposte che arrivavano “dall'alto” riguardano un numero limitato di argomenti, per esempio si fanno quando è necessario schierarci su grandi questioni, una è stata per il referendum del 2016. Ma passano sempre e comunque al vaglio decisionale dell'assemblea generale e in ogni caso sono condizionate dalla condivisione dei soci, anche perché poi è richiesto l'impegno di tutti e non solo di una parte.
Il direttivo è una carica elettiva o informale?
Isacco Beretta: Elettiva. Nei primi tre anni abbiamo rinnovato la carica annualmente: ogni anno si rieleggeva il presidente e il direttivo. Poi abbiamo cambiato lo statuto, perché la provincia ci ha chiesto di uniformarci alla disciplina associativa.
Cambiare ogni anno è poco democratico?
Francesco Facciuto: Diciamo che occorreva predisporre dei meccanismi di garanzia. Abbiamo introdotto il segretario e il collegio dei probiviri che viene eletto ogni due anni, mentre il presidente con il direttivo continua a essere eletto annualmente. Questo ci permette di compiere un avvicendamento soddisfacente.
Isacco Beretta: In questo modello gli organi direttivi hanno una funzione tecnica mentre le “leve effettive del potere” sono in mano ai gruppi di lavoro. Infatti, il direttivo si riunisce insieme ai responsabili dei gruppi di lavoro attivi.
Giacomo Cassano: Ci siamo dati una struttura che in pratica è un direttivo allargato.
Francesco Facciuto: Una cosa molto importante. Inoltre tendiamo a inserire nel direttivo le persone appena entrate in associazione, dandogli incarichi di responsabilità .
Lo fate per mettere in atto una rotazione degli incarichi?
Isacco Beretta: Più che praticare una rotazione, ci interessa che il direttivo sia sempre giovane e ricambi, portando energie fresche, le persone che vanno verso i trenta.
Cena sociale 2018 dell'Associazione Minerva - Foto di Pino Timpani
Il sito dell'Associazione Minerva