20180125 metropolis

Transitions towns, decrescita felice, bioregionalismo, panarchia e spiritualità laica

Con questo servizio dossier abbiamo esplorato alcune utopie moderne, quelle nate negli ultimi decenni. Nonostante da più parti ne sia stata decretata la scomparsa, le utopie esistono e si evolvono. Ancora svolgono la funzione di immaginazione prospettica verso modelli ideali futuribili, seppure siano relegate in ambiti marginali della popolazione. Il sociologo Zygmunt Bauman ha coniato il temine retropie per concettualizzare l'attuale tendenza dominante, propensa al rigetto di una percezione del futuro che appare indecifrabile e allarmante e che trova come ripiego la negazione dell'utopia. La retropia prende dunque forma con il tentativo di recuperare modelli del passato, dove si presume che le certezze avessero solida stabilità negli assetti sociali e politici. Questa presunzione, cioè l'idea di reiterare forme del passato difficilmente riproducibili, si accomuna al carattere illusorio insito nell'utopia. La differenza sta nel guardare indietro invece che avanti.

Non è la prima volta che la storia umana attraversa periodi di grande instabilità e confusione. Il cambiamento epocale in cui siamo immersi, che va sotto il nome di mondializzazione, è paragonabile alle grandi trasformazioni avvenute per esempio con il passaggio dalle caverne alle tribù, poi al villaggio e infine allo Stato nazione. La trasformazione attuale fa intuire un ulteriore passaggio dallo Stato Nazione a qualcosa d'altro. Alcuni, per definirlo, hanno preso in prestito il termine di “villaggio globale” da Marshall McLuhan, ma a questo non è corrisposta un'identità chiara e delineata del mondo a venire. È proprio questa incognita che genera riluttanza e timore: il procedere verso un ordine sicuramente stravolto rispetto a quello attuale, con gerarchie e valori completamente diversi, da inventare e interpretare. 

 

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

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