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Paolo D'Arpini, uno dei fondatori del movimento bioregionalista italiano, ci guida verso l'essenza profonda del pensiero bioregionale, collegandolo all'Ecologia Profonda e alla Spiritualità Laica (o naturale)

 

Prima di affrontare le altre due Post Utopie nei prossimi servizi, dopo avere trattato qui e qui di Bioregionalismo e di Panarchia, vogliamo soffermarci ulteriormente ad approfondire alcuni temi centrali del Bioregionalismo. Lo facciamo con Paolo D'Arpini, tra i fondatori del movimento in Italia che ci aiuterà a comprenderne la sua natura profonda. I concetti possono apparire complessi, ma non lo sono affatto e anzi si potrebbe dire che non si possano nemmeno definire concetti, ma piuttosto una scoperta di ciò che già esiste, di cui la nostra naturalità ne prende semplicemente atto, come conseguenza di un'acquisizione di coscienza e consapevolezza. Ne abbiamo ricavato un lungo approfondimento, entrando e soffermandoci in alcuni dettagli che a loro volta portano a infiniti rivoli e livelli da esplorare. Nonostante tutto, abbiamo tentato di rendere il più fruibile possibile l'approccio neofita alla lettura, semplificando al massimo la trattazione di concezioni che richiedono anni di ricerca e di approfondimento pratico. 

La spiritualità è il cuore pulsante del pensiero bioregionalista. Si colloca nella spazialità della natura e da essa ne prende e vi riporta nutrimento. Si possono scorgere alcune affinità con il tema della Panarchia che abbiamo trattato in precedenza: anche se la Panarchia si trova su piani più concettuali e meno spirituali, condivide con la spiritualità bioregionalista il lasciar fluire la libera naturalezza come procedimento di armonizzazione e anche l'essere fondata su una trinità di pensieri che, pur vivendo a se stanti, nello stesso tempo si associano e si confondono tra loro, divenendo parti integranti e inscindibili. Per la nostra cultura, ancora sedimentata nell'ideologia e nei conflitti, non è facile comprendere che nulla deve essere obbligato e forzato o capire che anche le più nobili intenzioni possono correre il rischio di brutalizzarsi, totalizzando lo spazio, come si dice anche in Panarchia, con monopoli di pensiero e dogmi per imporsi su altri. 

Durante la conversazione, Paolo D'Arpini ci ha fatto un esempio illuminante: lui è un vegetariano, ma non si sente affatto in diritto di imporre questo suo modo di essere a chi si alimenta diversamente, altrimenti questa seppur nobile pratica si trasformerebbe in una qualsiasi dottrina intollerante e impositiva, nonché foriera di conflitti. Il cuore spirituale conferisce al Bioregionalismo la forza di andare oltre gli aspetti esteriori, di sottrarsi al bisogno innaturale dell'identificazione e dei simulacri imposti dalla moda. A rafforzare ulteriormente, si aggiunge un concetto non concetto: il non dualismo, cioè uno stato percettivo assai diverso dall'accezione dualista occidentale, dove a Uno non necessariamente deve seguire una distinzione-opposizione, scoperto da Paolo D'Arpini durante i suoi viaggi in Oriente e in altri continenti.

 

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 VoyageHermes - Moebius

 

La Spiritualità Laica (o naturale)

Paolo D'Arpini, partiamo da questo concetto non concetto di non dualismo, da dove ci arriva? Può essere un grimaldello per la trasformazione evolutiva della civiltà occidentale materialista e dell'assunto filosofico della dialettica, nel senso del superamento nelle dinamiche della discussione, basate su un conflitto per opposizione?
Il mio voler dare uno specifico ed esclusivo nome all’esperienza interiore, da me definita Spiritualità Laica, è uno dei miei vezzi ormai riconosciuti. La comprensione del significato di spiritualità appartiene in verità all’intelletto, mentre il cuore non darebbe alcun nome, al massimo sarebbe una meraviglia di sé, gli inglesi dicono bene con la parola awe. Dare una definizione ed un significato all’esperienza è già separazione, dualismo, mentre il cuore accetta solo l’unione, la semplice fioritura e non considera la descrizione di tale fioritura. 

Quindi il non dualismo è insito nella natura?
Continuo a parlare di spiritualità laica come un giusto modo di esprimere l’integrazione e la realizzazione, avendolo reso persino un filone. Oggi sono in vena di confessioni e voglio raccontare un fatto vissuto tanti anni fa, quando stavo a Jillellamudi con la mia madre spirituale Anasuya Devi. Anasuya. Era una donna molto modesta e diceva « Non c’è differenza fra voi e me. Io sono voi e voi siete me». Anasuya non manifestava alcuna qualità diversa da quelle che le erano proprie, che facevano parte delle caratteristiche umane innate, con le quali era nata, esattamente come ognuno di noi, senza esserne travolta al loro apparire o scomparire. Restando nel filone della Spiritualità Laica si annulla la tendenza ad elaborare una scala di differenze comparative sul meglio e sul peggio. Ognuno è ciò che è per sua propria natura: accettando ciò che siamo saremo anche in grado di accettare quel che gli altri sono. Così non ci sarà bisogno di metri e misure, di giudizi su chi è più in alto e su chi è più in basso. Certo, dal punto di vista umano, ogni simile cerca il suo simile. Questo non viene negato, non sarà necessario accompagnarsi con chiunque incontriamo per strada. Ognuno ha il proprio destino ed il proprio dharma, un compito karmico evolutivo. Noi possiamo svolgere il nostro compito, pur talvolta essendo questo in antitesi con altri compiti o destini, ma che importa? Essere in antitesi non significa dover odiare l'altro.

Il credere appartiene alla religione, qualsiasi essa sia. Lo sperimentare è invece la caratteristica principale della Spiritualità Laica

Che cos'è la Spiritualità Laica (o naturale)?
Il credere appartiene alla religione, qualsiasi essa sia. Lo sperimentare è invece la caratteristica principale della Spiritualità Laica. Un uomo religioso studia libri su libri, ascolta e tiene grandi discorsi, cerca seguaci e diventa egli stesso seguace, inizia insomma a credere in un sistema, in un vantaggio. Egli imposta ogni sua azione nel rispetto di uno schema sul quale erige una struttura idealistica e con essa ritiene di poter istruire gli altri e di poter esprimere la verità. Ma come è possibile che la verità sia statica, una cosa prestampata ed immobile, un rigido ideale? Essa può esser vera solo se è vera nel fluire continuo della vita, assestandosi e adeguandosi alle circostanze correnti; essa non sclerotizza gli eventi, non impone restrizioni, essa respira con tutto ciò che esiste. Basarsi su un credo per descrivere la verità è voler dare alle parole un valore che non hanno. Come nasce la parola? Il linguaggio attraverso il quale osiamo stabilire la verità è molto lontano dalla pura coscienza. Infatti all’inizio esiste una consapevolezza astratta, una coscienza intelligente e non qualificata, da questa sorge il senso dell’io, l’ego, il quale a sua volta da origine ai pensieri, ai concetti, ed infine questi diventano parole e scrittura. Quindi il linguaggio è di molto successivo alla conoscenza innata. Ovviamente ciò vale anche per questa descrizione.  

Le definizioni sono un limitato e parziale approccio descrittivo?
C’è un antico detto taoista che dice: «Il tao che può esser detto non è il vero Tao». Il saggio Ramana Maharshi disse: «...la verità è nel profondo silenzio del nostro cuore…». Per avvicinarsi alla verità è sufficiente liberare la spontaneità del respiro, senza decidere in anticipo quando inspirare e quando espirare. Invece nel credo ci tratteniamo in perenne apnea.

E' difficile per la cultura occidentale, produttivista o progressista, riuscire a cogliere la portata della Spiritualità Laica, senza doverla catalogare e incasellare, come avviene per qualsivoglia prodotto?
Mi rendo conto, avendolo sperimentato io stesso, delle difficoltà che si incontrano muovendosi in un ambito progressista, allorché il progressismo viene considerato una espressione ideologica di uno specifico ambito culturale e politico. Spesso mi sono trovato a dire che, pur essendo io stesso profondamente laico, occorre portare la laicità alle sue estreme conseguenze, ovvero essere laici nei confronti della stessa laicità. Ciò nonostante accetto, per accondiscendenza verso l'umano e verso la dignità del sentire personale, di essere etichettato come fautore ed esponente di questo specifico movimento. Sì, mi riconosco nel Bioregionalismo, nell'ecologia profonda e nella spiritualità laica. Pur definendomi bioregionalista, ecologista e spiritualista, sono perfettamente consapevole che tali appellativi soddisfano solo un'esigenza esteriore di conformarsi ad un nome e ad una forma riconosciuta dalla società. Una società avvezza al nome e alla forma, insomma all'identificazione. Ma dal punto di vista della consapevolezza ogni categoria è solo apparenza funzionale che delimita l'ipotetica personalità in cui veniamo identificati ed in cui noi stessi abbiamo la tendenza a riconoscerci per comodità.

L'autoconoscenza è un processo assolutamente individuale, ad essa non possiamo giungervi basandoci su quelli che sono i giudizi degli altri su di noi

C'è un modo per liberarsi dalle identità fittizie che ci vengono attribuite?
Oggigiorno la nostra vita nel mondo deve corrispondere ad esigenze di efficienza e di partecipazione, in quanto nella società non sono accettate forme di assenza che siano specificatamente dirette all'autoconoscenza. L'autoconoscenza è un processo assolutamente individuale, ad essa non possiamo giungervi basandoci su quelli che sono i giudizi degli altri su di noi. La visione che gli altri hanno di noi è basata su ciò che essi riconoscono essere presente in loro stessi, quindi è solo un riflesso giudicativo. Il problema è che persino noi stessi siamo abituati a vederci sulla base di una cultura e di una accettazione della nostra posizione nel mondo, ovvero consideriamo noi stessi come un prodotto. Quindi, per liberarsi delle identità fittizie il primo passo è quello di scansare tutto ciò che non siamo.

L'identità fittizia è il frutto di alterazioni delle percezioni psichiche?
L'io individuale (ego) sorge dal riflesso della coscienza nello specchio della mente. Una sovrimposizione identificativa con l'oggetto osservato. L'oggetto è lo stesso corpo-mente che reagisce in relazione (al contatto) con gli altri oggetti esterni. Nel momento in cui, nell'autoconoscenza, l'identità fittizia con l'agente scompare, quel che resta è la pura consapevolezza del Sé. Non è perciò necessario, al fine della realizzazione, che le immagini (il mondo e l'osservatore) scompaiano: è sufficiente che la falsa identità con l'oggetto/soggetto riflesso (ego) scompaia. Ciò significa che il mondo può tranquillamente continuare a manifestarsi non essendo percepito come realtà separata, più o meno come potrebbe esserlo un sogno rispetto al sognatore. A questo punto il Sé e la sua manifestazione sono visti come la stessa identica cosa mentre il senso dell'io separativo (del me e dell'altro) viene obliterato. In fondo il dualismo è soltanto ignoranza.

 

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 Caterina Regazzi e Paolo D'Arpini

 

Esistono azioni efficaci che si possono intraprendere in tal senso?
Il saggio osserva le azioni svolgersi senza che vi sia alcuna propensione o intenzione o giudizio in lui. Spontaneamente ogni cosa avviene confacentemente e conseguentemente al destino designato. Il destino è la risposta alla naturale interazione (e predisposizione) dei vari elementi coinvolti. Siccome tutto succede automaticamente, non vi è alcuna preferenza nell'agire del saggio. Anzi il suo stesso agire è (apparentemente) intenzionale solo agli occhi degli altri, giacché per il saggio ogni cosa avviene di per sé. Ogni evento vissuto accade semplicemente in sua presenza e lui ne è il testimone silenzioso e distaccato. Il suo agire (o stato) può essere paragonato al sonnambulismo, o al sonno da sveglio. Inoltre anche il concetto di destino e di azione ha un senso unicamente nella mente dell'osservatore ancora identificato con l'esterno, ovvero di un ego che si identifica con l'agente e con le sue azioni. Ma nel momento, come già detto, che tale identificazione è distrutta ogni altro concetto collegato scompare. La saggezza consiste nel rimanere immune dall'illusione dopo aver compresa la verità. La paura dell'agire e delle sue conseguenze (karma) permane solo in chi vede la pur minima differenza fra sé e l'altro. Finché esiste l'idea che il corpo/mente è l'io non si può essere espressione di verità.

è possibile per chiunque, in ogni condizione, conoscere la propria vera natura poiché essa è assolutamente vera e reale, è l'unicum per ognuno

L'autoconoscenza è uno strumento spirituale?
Certamente: è possibile per chiunque, in ogni condizione, conoscere la propria vera natura poiché essa è assolutamente vera e reale, è l'unicum per ognuno. Infatti lo stato di puro Essere è comune a tutti ed è la diretta esperienza di ciascuno. Vivere la propria vera natura, questo si intende per auto-realizzazione, poiché il Sé è presente qui ed ora. Dal punto di vista empirico identificarsi con l'agente (ego) è un impedimento al buon funzionamento dell'apparato psicosomatico, nel contesto del funzionamento globale. Già l'accettazione intellettuale della verità è una forma liberatoria dalla propensione intenzionale (razionale) ad identificarsi con uno specifico personaggio che si muove assieme agli altri nel sogno del mondo.

  

 L'Ecologia Profonda 

 

Che legami ci sono tra la Spiritualità Laica e l'Ecologia Profonda?
Nel significato originale della parola ecologia, rispetto alla sua consimile ambientalismo, è già delineata una differenza d'intendimento e pure che l'esatta traduzione di ecologia è studio dell'ambiente. Mentre in ambientalismo si presume il criterio della semplice conservazione. Aggiungendo al termine ecologia l'aggettivo profonda, ecco che si tende ad ampliarne il significato originario, integrandovi il concetto di ulteriore ricerca all'interno della struttura ambientale. Insomma si va a scoprire il substrato e non si osserva solo la superficie, la pelle dell'ambiente. Lo stesso dicasi per la parola spiritualità e la sua qualificazione laica. In questo caso si cerca di dare una connotazione libera alla spiritualità comunemente intesa come espressione della religione. La spiritualità è l'intelligenza coscienza che pervade la vita, è il suo profumo. Non è assolutamente un risultato della religione, anzi spesso la religione tende a tarpare e a nascondere questa naturale spiritualità presente in tutte le cose.

Come nasce l'Ecologia Profonda?
Non si può risalire ad un fondatore, inteso come inventore della pratica bioregionale, dell'ecologia profonda o della spiritualità laica. In quanto detti termini descrivono qualcosa che è sempre esistito. La glottologia e la semantica hanno ben diritto di entrare nel discorso ecologista, soprattutto per chiarire le azioni connesse all’ecologia, ecologia profonda, e dir si voglia. Tuttavia questi concetti evocati non sono nuovi all’uomo e i neologismi spesso vengono usati, per fare un favore alla politica del copyright: è solo una concessione alla politica, appunto.

 

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Martin Heidegger, 2016, olio su tela incollata su tavola, cm 35x35 , collezione privata - Paolo Monga

 

Da quanto ne deduciamo, l'Ecologia Profonda è un qualcosa di decisamente diverso dalle nostre abituali categorie d'interpretazione. Ci puoi aiutate a comprendere più esattamente di cosa si tratta?
Ecologia Profonda è un fatto, una realtà, e non può essere descritta in termini filosofici, se non astraendoci dal contesto dell’ecologia stessa. Vivendo nei fatti e non amando le diatribe dialettiche, ma amando la naturale genuinità, devo confessare che non mi piace sentirmi ristretto in un qualsivoglia contesto. Non amo le etichette non amo nessuna coercizione morale, politica, ideologica o religiosa. Se si vuole fare dell’ecologia profonda una base per esprimere le norme di una nuova religione, con tanto di sacerdoti titolati all’interpretazione e con tanto di bibbia decisa a tavolino dai sapienti, non sono d'accordo. Semplicemente mi dissocio dal novero di chi ritiene di essere depositario delle regole dell’Ecologia Profonda e sente di volerle imporre agli altri come un codice legislativo. Ma arriviamo al dunque: da un punto di vista delle finalità, la spiritualità laica e l’ecologia profonda affondano il loro esistere nella coscienza. L’uomo si è interrogato sulle forze della natura e sulla vita e questo interrogarsi ha prodotto la spiritualità, l’Ecologia Profonda è un approfondimento in senso materiale di questa ricerca.

Sono in sinergia tra loro?
Entrambi gli approcci partono dall’esistente, dal modo di percepire noi stessi e la realtà che ci circonda, il primo è un approccio in senso metafisico mentre il secondo prende in esame il fisico ma non v’è differenza fra i due aspetti, se non nel modo descrittivo. Nell’ecologia profonda come nella spiritualità naturale si sottintende un quid che impregna le trame della vita. Tale quid è stato descritto come sorgente di tutte le cose, indipendentemente dal chiamarlo spirito o forza vitale. In realtà lo spirito, in quanto coscienza intelligenza, è il modo espressivo, il profumo esistenziale, di ciò che dal punto di vista dell'osservazione empirica definiamo ecologia profonda. 

I mutamenti e gli archetipi psichici di I Ching sono anch'essi legami tra spiritualità ed Ecologia Profonda?
Prima di tutto occorre chiarire il significato di I Ching. Tradotto vuol dire Libro dei Mutamenti. Questi mutamenti rappresentano le interazioni tra l'energia positiva e negativa in un percorso che si sviluppa attraverso 64 archetipi o esagrammi. Abbiamo bisogno che le cose nuove, soprattutto se trattasi di idee sconosciute e astruse, divengano usufruibili ed è per questo che faccio un collegamento tra il discorso degli archetipi con quello dell'Ecologia Profonda, del Bioregionalismo e della Spiritualità Laica. Questi termini inventati non hanno ancora una concreta immagine di riferimento che ci consenta di riconoscere al volo di cosa si stia parlando. In verità questi neologismi rappresentano degli archetipi primordiali che hanno accompagnato e affascinato l'uomo sin dalla sua venuta sul pianeta Terra. Prima di tornare al significato di Ecologia Profonda, che è la stessa cosa del Bioregionalismo e di Spiritualità Laica, vorrei chiarire il significato di archetipo, anche questa parola infatti è poco consueta. Nella filosofia neoplatonica, ma anche nel pensiero naturalistico espresso nell'I Ching, l'archetipo è un modello della natura, in forma sottile, ovvero una immagine originaria, che precede le forme di cui le cose materiali sarebbero semplici copie. Insomma secondo gli antichi gli archetipi sono Forme Pensiero, modelli mentali, su cui viene a crearsi il mondo sensibile della materia. Abbastanza simile, ma più ragionata, è la descrizione fatta nella psicanalisi junghiana, secondo la quale archetipo è un'idea innata e predeterminata dell'inconscio individuale e collettivo del genere umano.

Ecologia Profonda, un neologismo fuoriuscito dal cervello di un filosofo moderno, Arne Naesse, per descrivere qualcosa che era già, che faceva parte del nostro sentire ancestrale

L'Ecologia Profonda nasce in derivazione di queste antiche radici archetipali?
La meraviglia con cui i primi uomini hanno osservato e adorato gli aspetti molteplici della natura, degli animali, degli alberi e dell'habitat, a cui venivano dati nomi, qualità e sembianze divine, il riconoscersi parte integrante di questo insieme, il sapere che nulla può essere separato e che ogni cosa compartecipa ad ogni altra cosa in un afflato panteista, tutto ciò può essere definito Ecologia Profonda, un neologismo fuoriuscito dal cervello di un filosofo moderno, Arne Naesse, per descrivere qualcosa che era già, che faceva parte del nostro sentire ancestrale. E la meraviglia di sé, la coscienza di esistere e di essere consapevoli di esistere, la capacità di comprendere, di sentire emozioni profonde, di riconoscersi in tutto ciò che è, l'intuizione di essere presenti senza ombra di dubbio e di percepire la pienezza del proprio essere, questa è la spiritualità naturale o laica. Insomma parlando di Ecologia Profonda e di Spiritualità Laica si parla di corpo e di spirito, senza separazione alcuna fra l'uno e l'altro, due aspetti della stessa incredibile magia. Siccome il conosciuto ha bisogno di essere ricordato, conservato e riproposto, tempo dopo tempo, in forme sottili come avviene per la conoscenza filosofica o per le religioni, ed in forme materiali come avviene con il Dna e con il tramando delle arti e della capacità tecniche, ricorriamo al simbolo archetipale come deposito di memoria e conoscenza.

 

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 La Sorbonne, Paris - Foto di Ludwig Favre

 

Si può dire che esistono tre Forme Pensiero che possono vivere da sole, ma nello stesso tempo si associano e si confondo tra loro, fino a divenire un unicum molteplice e non dualista?
Occorre fare una premessa: Bioregionalismo, Ecologia Profonda e Spiritualità Laica sono la trinità di un nuovo/antico approccio verso la vita e la natura. L’ Ecologia Profonda analizza l’organismo, le componenti vitali e geomorfologiche, le loro correlazioni e funzionamento organico ed il Bioregionalismo riconosce gli ambiti territoriali (bioregioni) in cui tali processi si manifestano in forma qualificata di organi territoriali e culturali. Come terzo elemento componente c’è l’osservatore, cioè l’Intelligenza Coscienza che anima e conosce il processo vitale. Questa intelligenza coscienza viene da me indicata come Spiritualità Laica, ovvero la capacità e lo stimolo di ricerca e comprensione della vita che analizza il suo stesso esistere. E' soprattutto la sua messa in pratica. Dal punto di vista della conoscenza non occorre nemmeno risalire all’inventore della trinità: bioregionalismo-ecologiaprofonda-spritualitàlaica, poiché è qualcosa che c'era già, in quanto espressione della vita. Pertanto, nelle diverse epoche storiche questi processi hanno ricevuto nomi diversi: panteismo, genius loci, paganesimo, animismo, ecc. In ogni caso questi tre modi descrittivi sono indivisibili l’uno dall’altro, come è indivisibile l’esistenza. Diceva il grande saggio Nisargadatta Maharaj: «Noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati».

Si coglie una similitudine con la Panarchia che anch'essa si fonda su tre elementi, ma pur essendo un pensiero comparso quasi due secoli prima, è stato dimenticato dalla storia.
Forse non abbiamo nemmeno bisogno di ricorrere alla storia che con le interpretazioni di chi riporta, narra, commenta, fatti e comportamenti umani, non ci fa vivere o rivivere esperienze aderenti alla realtà dei tempi. Forse ci dobbiamo rivolgere a quel grande laboratorio che è la memoria collettiva. Di fatto, in questo momento possiamo entrare nella storia, possiamo guardare a tutte quelle popolazioni presenti oggi nel mondo, che sono rappresentative di realtà che vanno da uno stato che non si discosta molto da quello primordiale, a quello che rappresenta lo stato più avanzato della tecnologia. Questo gioco della natura ci consente un'osservazione diretta di sistemi di aggregazione sociale, culturale ed economica, di interpretarli e di cercare di capire che cosa fare per superare le vecchie e le nuove miserie e di essere attori entusiasti nel progetto di costruzione di un mondo equo, solidale, felice, e quindi con un futuro.

 

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 Parnaso - Dipinto tempera su tela (150x192 cm) - 1497 - Andrea Mantegna 

 

Il Bioregionalismo

  

Se il movimento verso il Bioregionalismo ha un carattere naturale e spontaneo, perché avete sentito la necessita di creare forme organizzate territoriali?
Per quanto riguarda la formazione della Rete Bioregionale Italiana, vorrei specificare che, in quanto rete, non è un movimento strutturato. Esistono varie realtà anche disgiunte che si occupano delle tematiche in oggetto. Noi della Rete Bioregionale ci occupiamo essenzialmente di aspetti pratici e di vivere in prima persona l’esperienza bioregionale, quella dell’ecologia profonda e della spiritualità laica. La Rete Bioregionale Italiana è stata fondata nella primavera del 1996 nel Parco di Monte Rufeno ad Acquapendente, con l'incontro di varie realtà che si occupavano e si occupano di ecologia profonda e Bioregionalismo. La rete consente libertà di azione locale e il perseguimento di fini comuni, collegati e coniugati ai diversi territori ed alle tematiche bioregionali. Da alcuni anni, in seguito ad una scissione avvenuta al suo interno, la Rete Bioregionale ha leggermente cambiato conformazione, passando dai nodi territoriali, prima in auge, ai nodi tematici. L’adesione al Movimento/Rete avviene per semplice condivisione dello stile di vita e delle tematiche, lasciando ad ognuno la propria libertà di occuparsi degli argomenti che di volta in volta emergono, per dare risposte necessarie contingenziali ai problemi e per proporre iniziative che possano aiutare le comunità. (vedi Carta degli Intenti, ndr) Annualmente in corrispondenza del solstizio estivo, si tiene un Incontro Collettivo Ecologista che vede insieme gli aderenti della Rete e di altre realtà limitrofe (ecovillaggi, comunità solidali, ashram, operatori di agricoltura biologica, ecc.) per uno scambio di pareri e di esperienze.  

L'idea bioregionalista appare affascinante, tuttavia nel mondo attuale è patrimonio di una parte assai limitata della popolazione. Come può competere con la tendenza dominante produttivista che possiede un apparato mediatico gigantesco e persuasivo? Ci vorranno molti anni perché si possa affermare?
Quel che conta per l'affermazione di un pensiero evolutivo non è la forza dei numeri o del potere economico o mondano ad esso sotteso. Nella nostra società, nell’anima della specie chiamata anche aura psichica, si manifestano diverse forze cinetiche che muovono l’intelligenza nel processo vitale. La psiche collettiva ha varie sfaccettature ognuna delle quali rappresenta un modo di pensare, in ognuno dei campi d’interesse umano: economia, tecnica, arte, scienza e ovviamente anche religione e spiritualità. C’è un corpo massa statico, rappresentato dalla grandissima parte degli umani che vivono in modo consuetudinario nei credo. In esso convivono due pseudopodi mentali, di cui uno attaccato alle consuetudini del passato, dell’ego, dell’interesse privato, della tradizione basata su modelli del settarismo e un altro rivolto al futuro, cioè proteso verso la sinergia, il superamento delle divisioni ideologiche, verso l’accrescimento di coscienza, verso l’integrazione con il tutto e la liberazione dagli schemi. Questi due pseudopodi sono rappresentati da una minima parte di umanità. In un certo senso il legante che mantiene il corpo massa unificato deve necessariamente essere un misto di passato e futuro, di bene e di male, di verità e di finzione, di illusione e di conoscenza. 

Ho letto qui che con l'uso del termine pseudopodo non intendi una semplice metafora di equiparazione tra la psiche e un organismo unicellulare come l'ameba. Come si svolge l'azione dinamica nel campo umano?
Se lo pseudopodo regressivo è rappresentato da una minoranza sparuta di umani, coloro che governano politicamente ed economicamente il mondo con l’attuale sistema di sfruttamento, anche nello pseudopodo evolutivo il numero di persone che avanzano, precorrendo i tempi, è limitatissimo. Nel corpo massa invece imperano i grandi numeri, le grandi religioni, le classi medie, i prestatori di opera, i tifosi di questo o quello e i seguaci delle mode o culture. Non deve far meraviglia che se, nella parte regressiva, i detentori degli indirizzi sociali e religiosi nel mondo siano pochissimi operatori occulti, coscienze ipocrite e votate all’illusione, altrettanto poche siano nella parte evolutiva: santi e coscienze libere dai vincoli dell’illusione. Il raggiungimento di un passo avanti nel processo evolutivo si basa sulla capacità di concentrazione, perseveranza, sincerità e determinazione delle forme pensiero ad esso indirizzato. Pertanto non servono la ricchezza o il potere ma la forza dell'intento e la consapevolezza.

Senza virtualizzazioni ulteriori: «Senza immaginazione, la gente muore» ha scritto Jean Monnet

Il Bioregionalismo può essere interpretato come una sorte di stella polare per tutta una serie di movimenti e pratiche già attive nella società, come l'equo solidale o l'agricoltura biologica e altri ancora?
Bioregionalismo, agricoltura biologica e salvezza planetaria. Senza virtualizzazioni ulteriori: «Senza immaginazione, la gente muore» ha scritto Jean Monnet. Concretamente ecco cosa ci consiglia, ad esempio, il nostro agro ecologo Giuseppe Altieri: « …oggi non è più il caso di difendere un posto di lavoro rischioso per la salute e costruito sull'inquinamento dell'Ambiente, smettiamo di essere pedine di un gioco internazionale che fa perdere sovranità nazionale alla nostra cara Italia. Bisogna approfittare della crisi industriale per smettere di inquinare e tornare all'Agricoltura Biologica, unica fonte produttiva reale di reddito a partire dal sole e dalla terra madre….» Bene, torniamo dunque a casa, sulla Terra, lo sviluppo dell'agricoltura biologica porterebbe inevitabilmente all'incremento delle diete vegetariane che recenti studi scientifici dimostrane essere le più salutari.

A che studi fai riferimento?
La tabella ufficiale LARN parla di assunzione giornaliera di nutrienti per la popolazione italiana; alla colonna relativa al quantitativo proteico nelle diverse fasi della vita di un individuo, considerate le diverse categorie di persone, il peso e l’età, effettuata una sommatoria del quantitativo proteico consigliato, la media risulta essere di otre 50 grammi di proteine al dì. Ora, se si considera che il bambino raddoppia in 6 mesi il peso corporeo e attua il massimo sviluppo del cervello con un quantitativo proteico di circa l’1% del latte materno, quantitativi proteici superiori espongono il bambino ad ipertrofia renale, acidificazione del pH, ipertensione, obesità, diabete ecc. Vedi ad esempio la pubblicazione di uno studio condotto dal Dr. Leonardo Pinelli su cento ragazzi che hanno seguito il regime dietetico vegetariano: i risultati confermano l’ottima salute dei bambini vegetariani: si ammalano meno dei bambini onnivori e hanno difese immunitarie migliori. (Fonte AVA)

  

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 Paesaggio in Italia Centrale - Foto di Lucio Piunti



Il Bioregionalismo nel territorio

 

Avete pensato a proporre progetti in tal senso?
Per lo sviluppo dell'agricoltura contadina, e a favore di una dieta più equilibrata, la Rete Bioregionale Italiana, unitamente ad altre associazioni, ha presentato una proposta di legge che gioverebbe anche alla rivitalizzazione di zone rurali oggi abbandonate, come i terreni pedemontani, che molto si prestano ad un sistema misto agricolo-pastorale. Tale rivitalizzazione garantirebbe la sovranità alimentare del paese. Infatti è noto (fonte FAO) che in tutti i sistemi agricoli mondiali, con l’aumentare delle superfici medie delle aziende agricole diminuisce notevolmente la produttività per ettaro di terreno, dal momento che l’industrializzazione non rende possibili le consociazioni colturali e i corretti avvicendamenti. Molti sistemi policolturali di Agricoltura Sinergica consentono produzioni doppie e triple di quelle industriali, risultando nel contempo protettive dell’ambiente, della salute e della fertilità dei terreni e produttive di posti di lavoro dignitosi, in una agricoltura nel contempo moderna e tradizionale.

In Italia oggi c’è un grande fermento pseudo-religioso 

L'idea di fondo di sentirsi liberi da ogni schema può includere nel Bioregionalismo gruppi e comunità orientati a religioni o credenze diverse dalla Spiritualità Laica? Sarebbe in grado di superare le contraddizioni tra chi crede alla vita qui ed ora e chi invece ha una prospettiva ultraterrena più importante a cui può anche sacrificare la vita terrena? Potrebbe esserci la tolleranza religiosa, condividendo tuttavia gli aspetti non spirituali del Bioregionalismo?
In questo momento storico in cui assistiamo ad un clash fra varie culture, mi son trovato a mediare le opposte visioni e le opposizioni che si creano fra esseri umani. La tendenza è sempre quella di separare nel nome di una ideologia, di una religione o di una etnia o cultura. In Italia oggi c’è un grande fermento pseudo-religioso, da una parte alcuni si arroccano sulla difesa del cattolicesimo come ultima ratio di civiltà, altri fanno di tutto per dimostrare che invece è proprio lì il marcio, altri ancora si rivolgono a religioni più soft e ragionevoli o verso lo yoga o tendenze new age, ecc. Di queste nuove espressioni di pensiero ne abbiamo già discusso in vari incontri della Rete Bioregionale. Cerco sempre di accogliere tutto bonariamente con spirito laico e sincretico, ma talvolta mi è capitato di dover rispondere a posizioni un po’ deliranti, in cui le accuse verso le religioni monoteiste erano anche motivo di separazione razziale e di spaccatura nel significato di comune appartenenza della specie umana, che spesso è il discorso anche di parecchi atei o cosiddetti razionalisti.

Persistono forme di intolleranza invalicabili?
Tempo fa nel nostro gruppo teatrale, il Teatro Cinabro di Calcata, stavamo per mettere in scena tre atti unici di Jean Tardieu, un autore dell’assurdo, ed io mi sarei dovuto trovare ad incarnare la parte folle e pretenziosa di un professore che ha fatto dell’istruzione libresca e della cultura una sorta di roccaforte per ergersi al di sopra dell’umanità. Fui esautorato dalla parte, per mancanza di serietà professionale, a detta del regista, perché non mi piaceva recitare la parte a memoria bensì interpretarla, poi fui mandato in quarantena e riassunto solo dopo aver abbondantemente spurgato ogni presunzione. Purtroppo questi fatti succedono allorché c'è qualcuno che si arroga il diritto di insegnare un suo vangelo e questo è ciò che fanno pedantemente tutti gli assuntori di una religione o ideologia, i padri della chiesa, i maestri della fede ed i docenti supremi della scienza.

Esiste un'inconciliabilità di fondo?
Queste idee separative della specie umana, basate su un pensiero, su un concetto, non hanno senso alcuno: come si può separare quello che non è mai stato diviso dalla natura e non è nemmeno divisibile? Prendete un cristiano, se lo accoppiate con un'animista prolificano; prendete un ebreo se lo accoppiate con una taoista, prolificano; prendete un musulmano se lo accoppiate con una atea, prolificano. Le religioni e le fedi sono solo etichette messe lì da satanasso a creare scompiglio fra gli uomini, soprattutto fra quelli che amano pensare in termini separativi e che non hanno nient'altro da fare se non vedere differenze fra se stessi e gli altri. In questo ovviamente sono bravissimi i cristiani, i musulmani, gli ebrei, i nazisti, i comunisti, i flippatisti e tutti quelli che spaccano l'umanità in nome di un nome. Sursum corda. Esseri Umani.

 

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 Il laboratorio dell'alchimista - Jan Van der Straet, detto Giovanni Stradano o Stradanus

 

Che funzione potrebbe avere la politica in un mondo bioregionalista?
Uno dei primi passi da me compiuti, sin dalla fondazione della Rete Bioregionale, è stato quello di coinvolgere le istituzioni e la politica nel processo attuativo del Bioregionalismo. Soprattutto questo nell'ambito di una ristrutturazione geografica amministrativa del territorio. Ricordo ad esempio la proposta avanzata durante un convegno Città, Regione, Bioregione in cui si indicavano il Bioregionalismo e l'ecologia profonda come mezzi politici per unire le aree omogenee dell'alto Lazio. Ovvero la combinazione e l'incontro di aree geomorfologicamente e culturalmente omogenee che sono attualmente suddivise fra la provincia di Roma, Viterbo e Rieti. La mia proposta prevedeva la formazione di una nuova entità territoriale bioregionale comprendente l'Agro Falisco nonché l'area della Maremma laziale e l'intera Sabina reatina e romana. Questa ricomposizione avrebbe lo scopo di contro-bilanciare l'Area Metropolitana di Roma Capitale, consentendo un riequilibrio delle presenze umane e delle attività economiche e sociali dell'alto Lazio, un'area che da sempre manifesta caratteristiche coerentemente affini.

Si configurerebbe in un unica bioregione?
La nuova realtà bioregionale potrebbe denominarsi Tuscia o Etruria. Ovviamente lo stesso processo cumulativo sarebbe auspicabile per il basso Lazio, con le città di Latina, Frosinone, Formia e Cassino, che tra l'altro hanno molte attinenze con il contiguo Molise. In tal modo il centro Italia verrebbe a ricomporsi sulla base di somiglianze caratteriali precedenti la formazione del Lazio che, ricordiamolo, fu pensato a tavolino dopo l'unità d'Italia e soprattutto durante il fascismo per gli interessi egemonici di un ritorno alla grandezza della Roma imperiale mussoliniana. Noi bioregionalisti della Rete abbiamo sollecitato la realizzazione di questo progetto già da parecchi anni, ricordo i convegni organizzati a Civitavecchia, Viterbo, Rieti ed anche a Roma, alcuni con presenze importanti come ad esempio: Pietro Toesca, Aurelio Rizzacasa, Paolo Portoghesi ed altri.

Il progetto è stato realizzato?
Son trascorsi ormai diversi anni che questo tema, della riaggregazione territoriale in chiave bioregionale, viene toccato e ritoccato e mi pare che potrebbe essere finalmente attuato. Giacché diverse forze politiche sono oggi interessate al federalismo e il metodo bioregionale ha ricevuto riconoscimenti, lodi ed approvazioni, per la sua chiara matrice ecologica e non politico-economica. Piace insomma a tutti, o meglio piacerebbe a tutti senonché, per attuare questo metodo, è necessaria una rivoluzione di pensiero e di azione nei sistemi di gestione ed amministrazione del territorio. Un grande coraggio è richiesto per una grande idea! Anzi, è meglio definirla pratica e in effetti questa pratica bioregionale è ottima per la ristrutturazione in chiave federale dell'intera penisola e, perché no, della Comunità Europea.

 

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 Rovine dell'Abbazia di Saint Andrews - Foto di Pino Timpani 

 

Attualmente come vi relazionate con la politica e con le istituzioni?
Dal punto di vista dello Spiritualità Laica e dell'Ecologia Profonda non ha importanza sforzarsi per sancire la supremazia della propria opinione. Si esprime l’opinione come un gesto, come una naturale e spontanea affermazione della persona che noi incarniamo. Quella persona è un personaggio nella commedia della vita, è giusto che si esprima ma non è necessario che prevalga. Quando si comprende la complementarietà di ogni aspetto e forma dell’esistente ci si limita a svolgere la propria funzione, nel modo più accurato, senza sentirsi né responsabili né portatori di un messaggio superiore.

Vuoi dire che non esercitate particolari pressioni?
Si porta avanti l’opinione come se fosse un lavoro da svolgere, ma senza sentire che i risultati di tale lavoro ci appartengono, si compie un dovere personale con distacco. Secondo i grandi saggi l’opinione è un automatismo della percezione individuale. Insomma l’opinione è sempre e comunque parziale e incapace di riferire un’interezza. Ma se almeno fossimo in grado di interpretare ogni opinione come un tassello del pensiero universale, cercando di integrarla nell’insieme del conosciuto, forse così metteremmo in pratica quel sincretismo spirituale ed ecologico auspicabile per il superamento delle ideologie e delle religioni.

Le opinioni sono discriminanti?
L'unica discriminante dovrebbe essere la qualità della sincerità e del distacco egoico in cui l’opinione viene espressa. In fondo, perché attaccarsi o farsi condizionare da qualsiasi opinione? Una volta capito che tutte le opinioni son solo aspetti esteriori del nostro sentire, della nostra educazione, del nostro bagaglio genetico, ecc. ecc.? Come si può ritenere che una qualsiasi opinione, pur ben espressa o motivata, possa influire sui nostri comportamenti o convincimenti, in antitesi con noi stessi? Se noi ci riconosciamo nell’opinione espressa da qualcun altro, vuol dire semplicemente che quella cosa stava già dentro di noi e l’abbiamo riscoperta. Se invece non ci tocca, lasciamola andare come l’abbiamo incontrata.  

Nel vostro sentire è inutile insistere nel campo della politica?
Se un dogma religioso o ideologico è solo strumentale, allora non vale nemmeno la pena di considerarlo, esso non è nemmeno etichettabile come opinione, che già di per se stesso è un termine riduttivo, ma possiamo definirlo imbroglio speculativo, teso alla propagazione e giustificazione di un credo o di una dottrina politica. Ciò avviene quando si mente sapendo di mentire e quando si ragiona in termini di affermazione del proprio pensiero, come spesso avviene nelle prediche religiose o nei comizi.

Anche l'insegnamento morale ed etico non ha senso finché non si è centrati nello Spirito, ovvero in se stessi. Allorché si riconosce la spiritualità, ovvero Coscienza e Intelligenza, come la propria natura, non c’è pericolo di compiere il male, poiché se stessi e il tutto che ci circonda e ci compenetra coincidono. Gli altri non sono realmente altro da noi, sono solo forme diverse della stessa sostanza e quindi come potremmo nuocer loro?

Abbiamo un altro modo di procedere. Nella Coscienza - Intelligenza ogni nostra azione è compiuta al fine del bene comune 

Quindi volete rimanere in un ambito pre-politico?
Abbiamo un altro modo di procedere. Nella Coscienza - Intelligenza ogni nostra azione è compiuta al fine del bene comune. Ciò avviene anche se all’osservatore esterno può apparire che ci sia una intenzionalità personale nell’azione del saggio laico. Ma tale pensiero non influisce sull'onestà, sincerità e perseveranza nel praticare il bene comune, che è la caratteristica del praticante la Spiritualità Laica e l'Ecologia Profonda e che deve comprendere anche il lasciare agli altri la libertà di pensare a modo loro. Non possiamo usare la laicità per controbattere continuamente su punti che a noi sembrano ledere tale principio. In sintonia con questo predicato ognuno di noi dovrebbe occuparsi della propria auto-conoscenza e lasciare agli altri esseri umani o non umani di fare la parte che ad ognuno compete seguendo il loro percorso. Tutti tendiamo alla perfezione, seguendo le nostre propensioni e tendenze innate, in un apparentemente lunghissimo iter che non ha inizio né fine. Nell'osservazione empirica questo processo si manifesta come singoli fotogrammi che noi dichiariamo fasi separate, perché osservate nel contesto dello spazio tempo e con il senso di alterità e consequenzialità. Ma il film è lo stesso, contemporaneo e ci siamo tutti dentro. 

 

Qui la biografia di Paolo D'Arpini

Qui una recensione del libro Riciclaggio della memoria

Qui il Blog di Paolo D'Arpini

 

Post Utopie: 

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.