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Il filibuster, ostruzionismo tipico del Senato americano di cui il recente libro Kill Switch di Adam Jentleson racconta la storia, è diventato nell’era Mitch McConnell l’arma con cui una superminoranza suprematista bianca impone la sua agenda. La sua abolizione, oggi sostenuta da gran parte del Partito Democratico, incontra ancora la resistenza dei più incalliti corporate dems, guidati da Joe Manchin e Kyrsten Sinema.


Il filibuster è un tema sempre più all’ordine del giorno nella politica statunitense. Se i Repubblicani sono compatti nell'opporsi alla sua abolizione, i Democratici, per lo più  favorevoli, devono fare i conti coi senatori Joe Manchin (West Virginia) e Kyrsten Sinema (Arizona), noti per votare molto spesso con i repubblicani, capofila dello zoccolo più duro dei corporate dems superfinanziato dal big money.

02072021 joe manchin da facebook

Seppur riferendosi a loro come “due senatori", Joe Biden ha recentemente richiamato all’ordine Manchin e Sinema, invitandoli a smettere di bloccare non solo l’abolizione del filibuster, alla quale lui stesso si è finalmente convertito, ma anche i suoi piani di spesa, in particolare il Reconciliation Bill, così chiamato proprio in virtù della sua imprescindibile dipendenza dal filibuster. Ma procediamo con ordine.

 Il filibuster e Mitch McConnell

Una legge sottoposta a filibuster, anche per richiesta di un solo senatore, deve superare una barriera preliminare di 60 voti, ossia tre-quinti del Senato, per poter accedere al la discussione e al passaggio finale del voto vero e proprio a maggioranza semplice. Il repubblicano Mitch McConnell ha portato il filibuster a conseguenze estreme, compromettendo il concetto stesso di democrazia.

Ostruzionismo tipico del Senato americano, il filibuster - termine mutuato dal vocabolario della pirateria intorno alla metà dell'Ottocento per sottolinearne la scorrettezzarichiede, in virtù della rule 22 del 1917, che un provvedimento arrivi alla barriera di 60 voti, detta cloture, corrispondente a tre-quinti dei senatori (due-terzi fino al 1975) per accedere alla discussione  e conseguentemente al voto vero e proprio a maggioranza semplice, pena la sua decadenza. Per l’uso sempre più spregiudicato e incontrollabile fattone dal repubblicano Mitch McConnell - prima come leader di minoranza dal 2007 al 2015, poi come speaker fino al cambio con Chuck Schumer nel gennaio 2021 e ora di nuovo come leader di minoranza - il filibuster è diventato il mezzo per attuare, con buona pace della democrazia, l’agenda di una minoranza suprematista bianca corrispondente all’11% circa della popolazione.
Oltre ad apportare modifiche epocali alle regole del Senato, McConnell ha anche estremizzato fenomeni progressivamente accentuatosi negli ultimi decenni come il potere decisionale dei leader, la polarizzazione partitica, la negative partisanship, che porta al voto “contro” la parte avversa invece che “a favore di” istanze politiche. Ma soprattutto McConnell  -  the unifier (l'unificatore) come lo definisce Adam Jentleson nel suo libro Kill Switch, the Rise of the Modern Senate and the Crippling of American Democracy  sulla storia intrecciata di ostruzionismo e Senato dalla nascita degli Stati Uniti a oggi - ha decretato la sottomissione repubblicana al Tea Party. Seppur considerato dal Tea Party un establishment republican, il senatore del Kentucky ha giocato con astuzia e cinismo,  sfruttando come vedremo anche drammatiche occasioni fortuite, per creare  quella compattezza che, a parte rari casi, caratterizza il voto repubblicano del Senato, spada di Damocle di ogni provvedimento.

02072021 Mitch McConnell da facebook

La contrattazione segreta su "filibuster e 6 gennaio" tra Joe Manchin e i ricchissimi finanziatori di No Labels

Recente esempio della prevaricazione esercitata con il filibuster è il veto del 28 maggio a una commissione bipartisan per indagare sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Passata alla Camera con il supporto di 35 Repubblicani, in Senato, diviso 50 a 50, se sono trovati solo sei, nonostante il giorno prima la madre del poliziotto ucciso Brian Sicknick avesse fatto il giro dei loro uffici pregandoli di sostenerla. 

Il 16 giugno scorso uno scoop di The Intercept, che titolava “L’audio trapelato sulla telefonata del senatore Joe Manchin offre un raro sguardo sulle trattative su filibuster e 6 gennaio”,  ha  reso quell’episodio un emblema dei metodi usati a Washington. Joe Manchin è stato intercettato su Zoom con parecchi ricchissimi soci del gruppo No Labels, che finanzia “Democratici conservatori e Repubblicani moderati”, mentre chiedeva il loro aiuto, ad esempio prestigiosi incarichi post-senatoriali, per convincere alcuni Repubblicani a votare coi Democratici sulla commissione del 6 gennaio in cambio del futuro appoggio contro l’abolizione del filibuster, il cui mantenimento è “una priorità fondamentale” per quei finanziatori, “poiché reprime la legislazione progressista che toccherebbe i loro interessi principali.” 

Pro-abolizione del filibuster, insieme a Bernie Sanders e ai progressisti, c'è oggi comunque una parte sempre più consistente del Partito Democratico anche per l’uso senza precedenti fattone da McConnell contro Barack Obama, che definisce la pratica “un retaggio delle [leggi segregazioniste] Jim Crows”.

McConnell, che ripropone contro Biden l'ostruzionismo senza precedenti usato contro Obama,   nel 2020 è stato rieletto per altri sei anni anche grazie all'establishment democratico che nelle primarie ha boicottato con ogni mezzo il progressista Charles Booker.

Oltre a rendere difficile la vita al primo presidente nero, McConnell  voleva dimostrare l’incapacità democratica di governare in funzione delle elezioni successive. Pur senza difendere le posizioni da corporate dem di Obama che hanno deluso moltissimi suoi elettori del 2008 (ricordiamo che nel marzo 2020 il colpo mortale inflitto a Bernie Sanders porta   la firma di Obama), non c’è dubbio che il filibuster abbia contribuito alla perdita della maggioranza democratica alla Camera già con le elezioni del 2010 e al Senato nel 2014. Ora McConnell, in carica per altri sei anni, sta riproponendo quell’ostruzionismo vincente anche contro Joe Biden, per la riconquista repubblicana di una o entrambe le camere fin dalle elezioni di medio termine del 2022. Il paradosso, almeno apparente data la diffusa dipendenza bipartisan dal big money, è che nelle scorse elezioni il progressista afroamericano Charles Booker aveva buone probabilità di battere McConnell, se nelle primarie l’establishment democratico non avesse usato ogni mezzo per boicottarlo in favore della conservatrice senza speranza Amy McGrath.

 Kill Switch: l’ascesa del Senato moderno e la paralisi della democrazia americana

02072021 kill switch copertina adam jentleson

Grande fautore dell’abolizione del filibuster, Adam Jentleson (qui intervistato da Michael Moore, in Kill Switch afferma: "Mentre l’America affronta enormi sfide, il Senato è diventato un kill switch (più o meno “chiusura di emergenza”) che elimina soluzioni ampiamente condivise e spegne il nostro processo democratico.”

Secondo Adam Jentleson, autore di Kill Switch, i Democratici, molti dei quali hanno tratto e traggono benefici personali dal filibuster,  non possono più accampare scuse  contro la sua abolizione. 

La sua tesi è che ora non ci sono più scuse per i politici democratici. Anche coloro che si sono a lungo opposti all’abolizione del filibuster, spesso per interessi finanziari e carrieristici, non possono più nascondersi o accampare giustificazioni. Quindi o lo aboliscono - cosa che l’autore dimostra essere fattibile in diversi modi per riportare il Senato all’equilibrio che i Padri Costituenti gli avevano conferito - o saranno i diretti responsabili sia del fallimento di provvedimenti sostenuti dalla maggioranza della popolazione, sia di una prossima sconfitta elettorale, sia della continuazione dello strapotere di quella che l’autore definisce la “superminoranza WWAC” (wealth, white, anti-choice, conservative), un gruppo talmente a destra da non conoscere uguali nelle moderne democrazie.

Oltre che per l’accuratezza storica, il libro è interessante per le esperienze senatoriali di Jentleson, dal 2011 al 2016 vice-capo staff del senatore democratico  Harry Reid, speaker dal 2007 fino al cambio con McConnell nel 2015 e come lui personaggio chiave del filibuster contemporaneo. Come vedremo in chiusura entrambi hanno infatti utilizzato la nuclear option, uno strumento estremo, invocabile con una mozione d’ordine solo dallo speaker del Senato, per portare la cloture alla maggioranza semplice. 

Nuclear option e reconciliation sono i due modi attuali, di difficile e limitata applicazione,  per bloccare il filibuster. 

L’altro mezzo per bloccare il filibuster è la reconciliation, in vigore dal 1974 con regole molto rigide. Essa è infatti applicabile solo una volta all'anno e solo a provvedimenti di cui bisogna dimostrare un forte impatto fiscale al Budget Control Committee, laddove invece il filibuster può essere applicato senza limiti numerici o tematici. In qualità di presidente di quel comitato da gennaio, Bernie Sanders si sta battendo per applicare la reconciliation anche a un’estensione del Medicare, incontrando come previsto l’opposizione di Joe Manchin, Kyrsten Sinema & Co. 

Quanto alle testimonianze di Jentleson, riportiamo i suoi commenti al  filibuster che bocciò una legge su una seppur blanda limitazione delle armi, proposta addirittura da Joe Manchin e dal repubblicano Pat Toomey, dopo il massacro di venti bambini di prima elementare in una scuola del Connecticut nel dicembre 2012. “In questo sistema che ricompensa disciplina e lealtà al partito, blindato da milioni di dollari di finanziamenti da parte di gruppi con interessi particolari, era improbabile che i senatori pagassero un prezzo politico per opporsi a una legge supportata dal 90% degli americani. Certo, la conversazione con i genitori in lacrime che chiedevano ai senatori di pensare ai loro bambini uccisi avrebbe potuto essere difficile da sostenere. Ma tutto ciò che dovevano fare era superare quel quarto d’ora circa che era stato riservato loro nell’agenda giornaliera.” Poco dopo il voto, Jentleson, Reid e i genitori erano nell’ufficio dello speaker: “ ‘Bene ...’ disse [il portavoce dei genitori] per rompere il silenzio. Chinò la testa e rimase zitto. Scrollò le ampie spalle, e sembrava che stesse lottando per trattenere le lacrime. Non aveva bisogno di dire nulla, perché non c’era nulla da dire. Il suo unico figlio era morto e il suo governo aveva mostrato che non gliene importava niente.”

Breve genesi del filibuster 

Ostruzionismo e supermaggioranza erano assenti nella Costituzione del 1787 che, racconta Jentleson, "era seconda stesura del governo americano".  La prima, gli Articoli della Confederazione, era stata un disastro perché “per approvare qualsiasi legge riguardante esercito, tasse e spese era necessario il voto di due-terzi degli stati”, provocando "uno stallo frequente che i Costituenti volevano evitare". Quasi prevedesse l’arrivo del moderno filibuster e addirittura di Mitch Mc Connell,  nel 1787 Alexander Hamilton scriveva nel numero 22 dei Federalist Papers  che “l’effetto reale” della supermaggioranza è quello di “distruggere l’energia del governo e di sostituire le preferenze, le tresche, o gli stratagemmi di un gruppo irrispettoso, prepotente o corrotto, alle regolari deliberazioni e decisioni di una maggioranza rispettabile.”

Costituito quindi come corpo a maggioranza semplice, se non per pochissime questioni tra cui l’impeachment del presidente, il Senato salvaguardava i diritti della minoranza attraverso tempi congrui di dibattito per persuadere gli avversari, ma quando gli argomenti erano esauriti  si procedeva al voto. Nel 1806 però quello che Jentleson considera il più grave errore di copiatura mai commesso  stralciava dalla Costituzione quella regola, nota come previous question rule. Negli anni 30 del 1800 se ne accorse il senatore del South Carolina John Calhoun che, per difendere la schiavitù in un momento in cui il Nord la metteva in discussione più per motivi economici che umanitari, sostituì al dibattito un ostruzionismo organizzato in modo tale da mettere in difficoltà l’intero Senato.  Ma la vera trasformazione del filibuster fu la rule 22 del 1917, con cui senatori non altrettanto lungimiranti dei Costituenti introdussero la supermaggioranza  in seguito alle proteste causate dall’ostruzionismo del pacifista Robert "Bob the Fighter" La Follette alla proposta di Woodrow Wilson di armare le navi mercantili americane minacciate dagli U-boot tedeschi. 

Sebbene storicamente legato a finalità prevalentemente razziste, il filibuster è stato usato anche in situazioni differenti e il guaio odierno è che moltissimi americani lo correlano ancora a quello di 23 ore che James Stewart sostiene in un Senato corrotto prima di svenire esausto in Mr. Smith va a Washington (1939) di Frank Capra.

 

 

Nella realtà il record è detenuto dalle 24 ore e 18 minuti del senatore democratico del South Carolina Strom Thurmond contro il Civil Right Act nel 1957. Ormai da una decina d’anni i suprematisti bianchi sudisti usavano il nuovo filibuster per mantenere le  Jim Crows. Loro leader era il potente Richard Russell del Partito Democratico, che allora annoverava i razzisti più ferrei, quei Dixiecrat che Richard Nixon avrebbe poi assorbito nel Partito Repubblicano. “All the way” (2016), un biopic incentrato sulle tematiche razziali della presidenza di Lyndon B. Johnson mostra il complicato barcamenarsi di LBJ (Bryan Cranston) tra le insistenti pressioni di Martin Luther King (Anthony Mackie) e il sempre più difficile rapporto proprio con Richard Russell (Frank Langella), suo ex-mentore contrarissimo alle leggi sui diritti civili passate tra il 1964 e il 1967.

 

 

 Tornando a Kill Switch, Jentleson sostiene che paradossalmente fu proprio il Civil Right Bill del 1964 a rendere possibile “l’ostruzionismo di massa di Mitch Mc Connell. Dopo che nel 1964 Johnson sconfisse il filibuster del Sud contro i diritti civili, i cambiamenti alle regole [attuate nei due decenni successivi per scoraggiarlo] resero il suo utilizzo più facile che mai, mantenendo intatto tutto il suo potere. Può apparire illogico, tuttavia proprio quello è il punto di svolta che dà alla minoranza il potere di veto su tutto ciò che passa per il Senato.”

Con il silent filibuster bastano una telefonata o un'email per chiedere la supermaggioranza, senza che ci sia nemmeno l'obbligo di dibattere. La legge resta in sospeso e diventa oggetto di contrattazioni fuori aula.

Tra le modifiche decisive il multitrack system che, istituendo percorsi diversificati per evitare l’inefficienza del Senato, rese progressivamente possibile eliminare dall’aula e lasciare in sospeso le leggi sottoposte al filibuster, rendendole oggetto di intrighi e contrattazioni fuori aula. Naturale conseguenza fu il silent filibuster (oggi sostituitosi quasi totalmente alle maratone verbali del talking filibuster) che, eliminando l’obbligo di dibattere, rende sufficienti una telefonata o un’email per invocare i 60 voti. Ecco come “il Senato moderno ha finito per dare alla minoranza il potere di veto su qualsiasi istanza, rendendolo più potente che mai.”  Ed è proprio l'idea di ritornare ad una sorta di talking filibuster simile ai "dibattiti" originari  quella che  viene oggi principalmente sostenuta  dai fautori della abolizione del filibuster contemporaneo. 

La nuclear option di Harry Reid e quella, letale per la Corte Suprema, di Mitch Mc Connell

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   J. Scott Applewhite/Associated Press Harry Reid on Nov 21, 2013

Il "precedente Reid", ossia l'invovcazione della nuclear option nel 2013 per consentire le nomine di Obama per cariche al di sotto della Corte Suprema, si rivelò un'arma a doppio taglio nelle mani del Mitch McConnell speaker. Trasformando regole  fino ad allora intoccabili, il risultato fu la nomina  di tre justice conservatori negli anni della presidenza Trump.

Ed eccoci in conclusione alla nuclear option di cui Harry Reid è considerato il padre, avendola usata con successo per evitare le continue bocciature delle nomine proposte da Obama. Il 19 novembre 2013 il Washington Post titolava “Harry Reid is set to go nuclear”. Due giorni dopo lo speaker passava all’azione: "Sollevo una mozione d’ordine affinché il voto per la cloture sotto la rule 22 avvenga per voto a maggioranza per tutte le nomine eccetto quelle per la Corte Suprema degli Us.” Passato 52 a 48, il cosiddetto “precedente Reid”, dice Jentleson “segnò la prima volta che la maggioranza [semplice] del Senato ebbe il potere di imporre la cloture dai tempi della cancellazione della previous question rule del 1806,” mostrando sostanzialmente la possibilità di “restaurare il diritto della maggioranza di porre fine al dibattito secondo il modo inteso dai Costituenti.” Quel precedente divenne però un’arma a doppio taglio nelle mani del Mitch McConnell speaker, che utilizzando la nuclear option nell’aprile 2017 per bloccare il filibuster democratico contro Neil Gorsuch, proposto da Donald Trump per la Corte Suprema, apportò uno storico cambiamento in un ambito tabù come le cariche a vita dell’organo più potente della struttura politica americana. Per Mitch McConnell tutto rientrava nel quadro a lui svelatosi il 13 febbraio 2016, quando il suo amico giudice conservatore della Corte Suprema Antonin Scalia passò a miglior vita con un tempismo demoniacalmente provvidenziale. Non solo in quei giorni McConnell stava per diventare il principale bersaglio del Tea Party, ma proprio quella stessa sera ci sarebbe stato il tredicesimo dibattito presidenziale repubblicano. Prevedendo che Ted Cruz avrebbe proposto di bloccare qualsiasi nomina di Obama, il macchiavellico McConnell doveva anticiparne le mosse. Ma c’erano pro e contro. Se avesse concesso a Obama anche una sola possibilità, Cruz, Trump e il Tea Party lo avrebbero messo all’angolo. D’altra parte bloccare drasticamente un presidente con ancora quasi un anno di mandato avrebbe potuto rivoltarglisi contro. Bisognava decidere. Alla conferenza stampa indetta prima del dibattito McConnell annunciava che la nomina del nuovo justice sarebbe spettata al nuovo presidente. 

E così fu. Il posto di Scalia rimase vuoto fino alla nuclear option del 2017, che avrebbe poi spianato la strada alle controverse nomine di Brett Kavanaugh nel 2019 e dell’ultra-conservatrice anti-choice Amy Coney Barrett in ottobre 2020. Quest’ultima avvenne poco più di un mese dopo la scomparsa dell’icona femminista Ruth Bader Ginsburg e, soprattutto, otto giorni prima delle elezioni che davano a Trump una certezza presidenziale di soli due mesi e mezzo, in barba agli undici rubati a Obama. Non è un caso che ora quella Corte Suprema, controllata sei a tre da giudici conservatori grazie alle nomine Trump-McConnelliane, abbia deciso di occuparsi di un caso del Mississippi relativo all’aborto, minacciando come ampiamente previsto la sentenza del 1973 Roe versus Wade. 

Gli autori di Vorrei
Elisabetta Raimondi
Elisabetta Raimondi
Disegnatrice, decoratrice di mobili e tessuti, pittrice, newdada-collagista, scrittrice e drammaturga, attrice e regista teatrale, ufficio stampa e fotografa di scena nei primi anni del Teatro Binario 7 e, da un anno, redattrice di Vorrei.
Ma soprattutto insegnante. Da quasi quarant’anni docente di inglese nella scuola pubblica. Ho fondato insieme ad ex-alunni di diverse età l’Associazione Culturale Senzaspazio.

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