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La Lega Italiana Poetry Slam lancia un fitto programma di eventi per celebrare i primi quindici anni da quando anche in Italia si pratica la sfida fra poeti inventata da Marc Kelly Smith negli USA. Con Lello Voce e Dome Bulfaro, una retrospettiva di questa forma artistica nel panorama italiano

A sentire Marc Kelly Smith – che l'ha ideato per primo – il poetry slam sarebbe nato perché, poverino, si annoiava. Era il 1986, e a quanto pare anche all'epoca le canoniche letture poetiche non godevano proprio di buona salute. La formula pensata dal performer statunitense, mutuata in parte dal mondo hip hop, voleva restituire alla poesia, o meglio alla parola, maggiore centralità. Soprattutto, però, voleva rimettere al centro del discorso il pubblico, promosso di punto in bianco giudice supremo del bello poetico.

Azzardato, forse, ma efficace. Tanto da diventare un modello esportabile, persino nell'ingessata e accademica Italia. Certo, ci abbiamo messo quindici anni, e ci voleva una personalità vulcanica come quella di Lello Voce per riuscire a importare anche da noi qualcosa che mettesse il poeta alla mercè del pubblico, ma da quel primo poetry slam italiano, a Roma, nel 2001, anche da noi il cammino di questa forma artistica è stato inarrestabile e dilagante.

Il 21 marzo 2016, giornata internazionale della poesia, il poetry slam in Italia compirà quindici anni esatti. Per celebrare la ricorrenza, la Lega Italiana Poetry Slam (di cui avevamo parlato qui e qui) lancia un fitto programma di eventi che si terranno in Italia e Canton Ticino dal 16 marzo al 28 marzo. Si segnala, sul nostro territorio, l'evento al Bloom di Mezzago domenica 20 marzo.

A questo punto, va spiegato, per quei pochi che ancora non si siano mai trovati ad assistere a un poetry slam, in che cosa consista. Innanzitutto, si tratta di una gara, in cui ciascun poeta compete con i propri versi e senza alcun altro supporto (può soltanto leggere, e già è molto...). Arbitro della gara è un Mc, "maestro di cerimonia" (elemento più spiccatamente preso in prestito dall'hip hop). Ogni poeta in gara ha tre minuti di tempo a disposizione. Alla poesia di ogni concorrente una giuria – composta da membri del pubblico estratti a sorte – assegna un voto da 0 a 10 (decimali compresi). Si possono fare una o più manches, l'importante è che alla fine si decreti vincitore colui che totalizza il punteggio più alto.

 

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Si potrebbe obiettare, e molto, su una formula di questo tipo: i voti alle poesie? IL PUBBLICO CHE GIUDICA UN POETA? E dove siamo – verrebbe da dire – al mercato?

Tali obiezioni sono senz'altro comprensibili: il poetry slam non è una situazione adatta a ogni poeta, e un rischio insito nel formato è la ricerca del cabaret, della risata fine a se stessa. Montale rischierebbe uova marce e pomodori, per intenderci. Il rischio del facce ride è dietro l'angolo.

Dall'altro lato, però, i meriti di una formula come questa sono innegabili: il pubblico si appassiona ai versi; ascolta, soppesa, giudica, si mette in gioco. Dialoga con il poeta. E non sarebbe giusto pensare che nessun poeta canonico (uno di quelli che scrive "per la carta", per intenderci) faccia breccia: si diceva di Montale poco adatto, ma Ungaretti probabilmente vincerebbe a mani basse.

Un altro aspetto innegabilmente positivo è la freschezza, la capacità di coinvolgere i giovani. Chi scrive è docente di italiano nelle scuole e può garantire che gli studenti, quando vengono a sapere di una formula come il poetry slam, vanno in sollucchero. Gara, gioco, prendersi poco sul serio: con queste categorie, la poesia ha conosciuto una nuova via per tornare al proprio pubblico di elezione, la gente comune. Perché una volta il barcaiolo toscano sapeva a memoria le cantiche di Dante; così ora lo studente brianzolo può dilettarsi con i versi di Paolo Agrati. Paragoni irriverenti? No, semplicemente al tavolo della poesia c'è posto per tutti. Anche per gli sporchi, brutti e cattivi poeti-performer.

Di tutto ciò abbiamo parlato con Lello Voce, il papà italiano del poetry slam, e con Dome Bulfaro, colonna portante di PoesiaPresente e autore di un libro di prossima pubblicazione sull'argomento. Le risposte che ci hanno dato, a volte concordi, a volte dissonanti, rendono l'idea della vastità ed eterogeneità del fenomeno poetry slam.

 

Che cosa vi ha fatto avvertire la necessità del poetry slam qui in Italia?
Bulfaro
: La puzza di pesce marcio che si respirava nei salotti letterari, emanata dall'idea oramai stantia, scarica di qualsiasi forza eversiva, che la poesia dovesse essere per forza un'arte per pochi eletti. L’insopportabile tristezza dei poeti che, parlandosi sempre più addosso, avevano finito per essere come una poesia scritta e lasciata per sempre nel cassetto.
Sempre più persone, poeti e non, sentono la necessità di sedersi di nuovo insieme, intorno a grandi tavolate, imbandite di ogni genere di poesia.
Voce: Quando ho importato il Poetry slam in Italia, nessuno ne sentiva la necessità. Come dice Dante nel Convivio, si scrive sempre per un pubblico che non c'è. Il pubblico lo crea l'autore se è bravo. Direi che noi siamo stati bravi: oggi lo slam è necessario. Indiscutibilmente.

Quale contributo può dare lo slam alla storia letteraria e culturale di un paese?
B
: Osservando il fenomeno in generale, grazie a 15 anni di slam e alla poesia orale tutta, possiamo affermare che, di sponda, una ricaduta culturale c’è stata anche in Italia. I poeti, persino alcuni dei canonici più scettici, stanno cambiando il loro modo di leggere e di relazionarsi col pubblico. Alcuni addirittura hanno dismesso i reading e dicono le proprie poesie anche o solo a memoria.
Così com’è già tangibile l’impatto sociale dello slam, a giudicare dai 150/200 poetry slam che la Lips organizza da tre anni a questa parte in tutta Italia. Sul piano strettamente letterario, invece, bisognerà attendere almeno un altro decennio per poter misurare la reale profondità dell’affondo.
V: Quello di qualsiasi altro medium artistico e culturale. Con in più la caratteristica (oggi unica in poesia) di avere la capacità di essere “coinvolgente” e di potenziare l'oralità in poesia, che è il suo unico futuro.

 

20140427 Dome Bulfaro phTagliati

 

Non trovate che un possibile rischio dello slam sia quello di indirizzare la ricerca dei poeti verso il cabaret, pur di ingraziarsi il pubblico?
B
: Questo rischio va iscritto in un problema generale: l'omologazione degli stili. Lo slam ora è una miniera di possibilità espressive. Non deve mai cessare di essere un cantiere di sperimentazioni. Il gusto del pubblico non deve diventare coercitivo, la vittoria non deve essere l'obiettivo. Il problema è che un movimento orizzontale come lo slam non si può guidare, va dove pubblico e poeti lo spingono. Per ora abbiamo i primi due campioni italiani Lips, Pierluigi Lenzi e Simone Savogin, che non praticano la stand-up poetry. Dovesse poi diventare campione italiano 2016 un poeta che sa far ridere non sarebbe certo un male. Anzi. Troppo spesso dimentichiamo che l'ultimo Nobel della Letteratura italiano è Dario Fo. Per quanto ancora lo vogliamo rimuovere? Noi italiani sappiamo far ridere con arte e maestria, da secoli. Di cosa dobbiamo vergognarci?
V: Certo che sì. Come quello dei libri è di poter incentivare la scrittura di Fabio Volo o Giuseppe Conte. Avete un'idea di quello che si pubblica oggi su carta in Italia?

Il poetry slam può sostituire la formazione letteraria scolastica? Cioè: se ascolto i performer a un evento, so di poesia come dopo aver letto Ferlinghetti?
B
: Ferlinghetti è uno maggiori poeti beat americani che hanno fatto della poesia ad alta voce uno stilema. Il fatto stesso che tu abbia indicato Ferlinghetti come esempio di lettura la dice lunga su come sia cambiata l'idea di letteratura classica. Il poetry slam rinnova e allarga i confini della formazione letteraria scolastica. Chi ha portato il poetry slam nelle scuole ha potuto verificare quanto lo slam sia uno strumento capace come pochi di arpionare i giovani. Consente loro di ricostruire un rapporto appassionato con la poesia del passato e, ribaltando i loro pregiudizi, li inizia con entusiasmo alla poesia contemporanea. Gli insegnanti che accolgono queste gare di poesia ricavano un ritorno inimmaginabile sul piano didattico. Se avete strumenti migliori, alzate la mano. Oppure, di tanto in tanto sbattere nelle classi la porta dello slam, crea una bella eco in tutta la scuola.
V: Anche se leggi Ferlighetti senza sapere nulla della storia della poesia americana contemporanea dubito che dopo tu sappia qualcosa di poesia. Ma ascoltare poesia, invece di leggerla, aiuterebbe molto a motivare i nostri studenti allo studio della poesia.

 

20140427 LelloVoce

 

I poeti-performer sostituiranno i poeti "di carta"?
B
: No. È una falsa contrapposizione. I poeti che propongono performance poetry non sostituiranno i poeti di carta, anche perché quasi tutti i poeti performativi delegano anche (e talvolta per alcune ricerche solo) al libro il loro messaggio.
Sul comodino ho una pigna di libri di poesia da leggere e rileggere, nella libreria tanti CD di poeti da ascoltare e riascoltare. E quando voglio vedermi i poeti all’opera, mi tuffo in uno slam, unico e irripetibile.
V: Sta già avvenendo. Ma non sono poeti-performer, sono poeti e basta. Il poeta o concepisce la poesia come un “evento”, come qualcosa che avviene nel tempo, o fa della letteratura. E la letteratura, com'è ovvio e noto, con la poesia c'entra poco e comunque solo da pochissimo tempo.

 


PROGRAMMA EVENTI LIPS
Data – Luogo – Nome evento – Nome organizzatore – Mc
16.03.16 – LA SPEZIA Senti che muscoli PS – Mc Andrea Bonomi & Andrea Fabiani
17.03.16 – LUGANO (Canton Ticino) – Mc Marko Miladinovic
18.03.16 – FIGLINE VALDARNO (FI) – Mc Danele Locchi
18.03.16 – MONTECAROTTO (AN) Rock the rhyme PS – Mc Francesca Gironi & Luigi Socci
19.03.16 – MODICA (RG) – Mc Tiziana Spadaro
20.03.16 – MEZZAGO (MB) – Mc ScartyDoc
21.03.16 – ROMA Lettere e caffè – Mc Claudia D’Angelo
21.03.16 – BOLOGNA Streets of freedom PS – Mc Silvia Parma (al Carcere Minorile del Pratello (col Patrocinio dell'UNESCO e il riconoscimento dell'Associazione LIBERA)
22.03.16 – LECCO – Mc ScartyDoc
23.03.16 – VENEZIA Marco Polo PS – Mc Alessandro Burbank
23.03.16 – BOLOGNA Wednesday Night Slam – Mc Riccardo Iachini
24.03.16 – TRENTO Trento PS – Mc Ariele Pitruzzella
24.03.12 – ALESSANDRIA Crossing Poetry Slam – Mc Jake Matthews
25.03.16 – VALENZANO (BA) Arcipelago PS – Mc Donatella Gasparro
28.03.16 – ROMA Lettere e caffè – Mc Claudia D’Angelo
28.03.16 – ALSERIO (CO) – Mc Simone Savogin

Gli autori di Vorrei
Simone Camassa
Simone Camassa

Nato a Brindisi il 7 maggio del 1985. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nella scuola pubblica, si è laureato in Lettere, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione e in Lettere Moderne, sempre all'Università degli studi di Milano. Suona la chitarra elettrica (ha militato in due gruppi rock, LUST WAVE e BLACK MAMBA) e scrive poesie.

Appassionato di sport, ha praticato il nuoto a livello agonistico fino ai diciotto anni, per un anno ha anche giocato a pallacanestro. Di recente, è tornato al cloro.
È innamorato della letteratura in tutti i suoi aspetti, dalla poesia fino al fumetto supereroistico statunitense. Sogna di realizzare un supercolossal hollywoodiano della Divina Commedia, ovviamente in forma di trilogia e abbondando con gli effetti speciali.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.