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 L’Arcangelo Gabriele e la cornacchia sono davanti alla porta del nonno. Bussano. Tutto zitto. Eppure il lumino è acceso dietro la finestra. Bussano ancora. Nessuna risposta.

Ogni notte l’Arcangelo Gabriele, accompagnato dalla sua cornacchia, va dentro e fuori dalle case per soccorrere i poveri vecchi rimasti soli al mondo. Se non ci fosse stato lui, chi avrebbe salvato il vicepreside del Ginnasio che era rimasto  impigliato nella canna del camino senza  potere andare né su né giù  nell’intento  di fuoriuscire sul tetto per  guardare la luna da vicino? E chi consolerebbe la zia Veraluce quando, in piena notte, esce nell’orto a sbirciare tra le frasche se mai vi sia ad attenderla il giovine che lei  ha sospirato per tutta la vita? Purtroppo il giovine aveva sposato la telegrafista della posta e la zia si era adattata a fare la concubina contro il muro del cimitero.

 Questa notte la prima visita è per il nonno Siro. Lui non si muove più da casa, sta a letto con le coperte fin sotto il naso per il freddo che lo pervade, un gelo che sorge dal suo intimo, come se il suo cuore fosse una notte d’inverno. Eppure indossa tre paia di calze, due pancere, una maglia di lana, un berretto da guardiacoste minuziosamente rattoppati dalla sua fedele Annabella  prima di essere assunta in cielo dal fulmine che l’aveva colpita mentre correva a casa per scampare dal temporale.

 Povero nonno! Guarda in alto e supplica: “Quando mi ricongiungi?” L’Onnipotente prende nota ma perde il foglietto nella montagna di suppliche che riceve. Dal deserto dei Gobi lo pregano di far nascere cammelli senza gobbe: sarebbero più veloci. Può badare a tutto?

 L’Arcangelo Gabriele e la cornacchia sono davanti alla porta del nonno. Bussano. Tutto zitto. Eppure il lumino è acceso dietro la finestra. Bussano ancora. Nessuna risposta. Che si sia finalmente ricongiunto alla sua donna? Essendo puri spiriti l’Arcangelo e la cornacchia passano dal buco della serratura. Macché ricongiunto! Il vecchio è là, di traverso al letto, disordinato come sempre e come sempre intento ad un alacre russare, come di mare in burrasca che schiuma contro gli scogli. L’Arcangelo si schiarisce la voce: “Vobiscum …” chiama. Ma il nonno si gira sull’altro fianco. “Più forte!” suggerisce la cornacchia. “Alleluia!” scandisce l’Arcangelo. Il nonno si sveglia.

 Come sempre, da quando non c’è più lei, lui non sa se sia vivo o morto. Ma deve fare la pipì. L’aiuta l’Arcangelo che gli porge il pappagallo, mentre la cornacchia favorisce l’operazione sbattendo le ali per ogni goccia che cade: toc, toc, toc … alla centesima stilla il nonno tira un sospiro di sollievo.

 Ora deve fare il giro del letto per sincerarsi che ancora riesca a camminare. l’Arcangelo lo sorregge, altrimenti cadrebbe in malo modo. Zoppica da quando si era infilato sotto il tavolo per prendere il topo là rifugiato con la fetta di lardo rubata in cucina. Il sorcio era schizzato via e il nonno era scivolato sulla refurtiva capitombolando a gambe all’aria e una gamba era andata in malora.

 Finiti i due passi l’Arcangelo  e la cornacchia rimettono a letto il povero vecchio e sprimacciando il cuscino fanno tintinnare i soldi custoditi per il suo funerale, quando ci sarà. Quando ci sarà al nonno piacerebbe una esequie discreta, senza banda, caso mai un solo piffero in coda alla processione. La gente non si accorgerebbe neppure che passa un trapassato. “Chi è morto?” “Mah! Forse nessuno.” “Come nessuno?” Per fortuna il pifferaio spiegherebbe dove è nato il defunto, che lavoro faceva, e chi era la sua donna, purtroppo spirata da un pezzo per via del fulmine. “Beati loro che ora sono ricongiunti” dice la gente. “Mah …” “Chissà …” “Come

 chissà ..?” “Dico per dire … chissà se si ritroveranno. In Cielo c’è un tale via vai di spiriti…”

Questo è il cruccio del nonno: “Lei mi riconoscerà? Io la riconoscerò?” Perciò tiene sul comodino la fotografia di lei affinché, svegliandosi nel profondo della notte, possa accendere l’abatjour, allungare la mano e toccare il ritratto. “Sei tu?” sussurra, ma la foto tace.

 Riaccomodato il nonno nel letto, l’Arcangelo mette in fila le sue pasticche che gli fa trangugiare a furia di sorsi d’acqua calda: l’Acetato di calcio per la pressione troppo alta, il Fosfato granulato per il diabete, il Precipitato di magnesio per la gastrite,  l’Idrato di fosforo per …per  cosa?  Per non morire? Appena l’Arcangelo volta la faccia il nonno sputa il farmaco. La cornacchia ha visto tutto ma non apre becco. “Pax vobis …” dice l’uccello e sbatte le ali come se volesse cacciare un cattivo pensiero. Finalmente basta.

E’ notte fonda percorsa dai fiati e dagli scricchiolii del buio. L’Arcangelo si siede accanto al letto, prende la sua Bibbia dalla borsa e legge. Miracolo! Le ombre della notte si radunano tutte nella casa del nonno, anche le più lontane che erano in viaggio per andare chissà dove. L’Arcangelo legge con pacata voce e la cornacchia volta le pagine.

 Il capitolo riguarda gli ebrei che passano il Mar Rosso dopo che le acque si sono ritirate e le balene sono rimaste all’asciutto sul fondale di sabbia. Improvvisamente il nonno si fa più attento. In quel trambusto di profughi che scappano dall’Egitto gli pare di sentire una voce che conosce. Sì, sì è lei. E’ la sua donna che lo chiama. E’ lei, sì è lei che gli raccomanda come salvarsi dalle onde che stanno per tornare. “No, no di lì no. Di lì ti bagni i piedi.” Lui risponde “dove, dove?” “Più su, su. A destra …” finché il frastuono del mare che ritorna cancella ogni voce. Mai tanta burrasca! Infine il Mar Rosso si richiude e il nonno Siro si addormenta stringendo una cocca del lenzuolo come fosse la mano della sua fedele Annabella.

 La visita è finita ma l’Arcangelo e la cornacchia hanno altri poverini che li aspettano. Devono affrettarsi. Sulla soglia della casa sostano un attimo. E’ già autunno, già c’è profumo di funghi, già l’aria è dolcemente rabbrividente, già le foglie volteggiano dagli alberi. Il suolo manda bagliori auriferi.  E’ il momento di interrogarsi sul perché e il percome del mondo. La cornacchia chiede all’Arcangelo se tutti gli ebrei hanno passato il Mar Rosso. L’Arcangelo si stringe nelle spalle “Chissà!” dice “E’ passato tanto tempo.”

 

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Gli autori di Vorrei
Adamo Calabrese
Adamo Calabrese

Adamo Calabrese è scrittore, autore di teatro e illustratore. Ha pubblicato con Einaudi il romanzo "Il libro del re", con Albatros i libri di racconti "L'anniversario della neve", "La cenere dei fulmini", "Il passaggio dell'inverno", con Joker "Paese remoto". Ha illustrato i propri libri ed edizioni di Dante, Gibran e Pascutto. Scrive e disegna per il quotidiano "Il cittadinio" di Lodi, per le riviste "Vorrei" di Monza e "Odissea" di Milano. I suoi ultimi lavori teatrali hanno messo in scena opere di Brecht, Joyce, San Francesco e Iacopone. Nel 2012 RAITREha trasmesso un suo testo. Nel 2014 è stato finalista del premio internazionale di grafica satirica "Novello". Insegna letteratura presso le Università della terza età di Sesto san Giovanni e Milano (Università Cardinale Colombo)

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.