Pierfranco Maffè, già assessore in precedenti giunte di centrodestra, è il candidato sindaco di una nuova lista locale che mira a vincere le lezioni e a governare Monza
Uscito due anni fa da Forza Italia, si è impegnato ad aggregare un numero crescente di persone vecchie nuove della politica su un progetto amministrativo per Monza. Alla lista “Insieme per Maffè”, di cui è fautore, si sono alleati la lista “Io Cambio” e altre figure del centro moderato, come la consigliera uscente Anna Martinetti della lista “Una Monza per tutti”. Pierfranco Maffè è padre di due figli e medico ematologo presso l'ospedale San Gerardo di Monza.
Si possono leggere le nostre precedenti interviste ad altri candidati sindaci, portatori di particolari novità di approccio politico nel contesto di Monza: Paolo Piffer e Michele Quitadamo.
Ho cominciato interessandomi dei temi amministrativi di Monza e in seguito ho avuto l'opportunità di svolgere il ruolo di assessore per alcune giunte
Da quando è impegnato in politica?
Dalla fine del 1992. Ho cominciato interessandomi dei temi amministrativi di Monza e in seguito ho avuto l'opportunità di svolgere il ruolo di assessore per alcune giunte.
In quale assessorato?
Ho spaziato in diversi ambiti. All'inizio mi sono occupato di Affari Generali, poi sono passato alle gestitone del personale e ai Servizi Demografici e poi ancora alle politiche sociali e all'istruzione. Le uniche materie di cui non mi sono occupato sono l'edilizia e l'urbanistica. Perché, devo ammettere, le mie competenze in questi temi non erano di alto livello come nelle altre.
Ora di cosa si occupa?
Negli ultimi cinque anni sono stato consigliere di minoranza, eletto nelle liste di Forza Italia, il partito da cui sono uscito da un paio di anni. Tecnicamente, per le norme del Regolamento del Consiglio Comunale di Monza, sono inserito nel Gruppo Misto.
Per quali motivi è uscito da Forza Italia?
La decisione è maturata lentamente nel tempo. Alcune tematiche e finalità del partito si sono venute gradualmente a modificare e per conseguenza è venuta meno la condivisione alle scelte compiute dal partito. Sono venuti a mancare i presupposti per la permanenza in un partito che stava cambiando.
In che periodo è avvenuto l'abbandono?
Durante l'avvio del Governo Renzi. In quella maggioranza di governo si è aggiunta la partecipazione di persone provenienti dall'area del centro politico moderato.
In cosa stava cambiando il partito?
Forza Italia aveva il 35% dei voti nel panorama nazionale. Se ne ha persi così tanti in breve tempo, potrebbe essere dovuto al prevalere di un metodo politico che ha fatto allontanare le persone.
Di che metodo si tratta?
Nel lento allontanarsi è rimasta nel partito una struttura ridotta, in cui la democrazia è fortemente carente di metodo partecipativo. Forza Italia si è ridotta di fatto in un partito azienda, dove le decisioni sono prese ad Arcore da un gruppo ristretto.
I muri e i fossati non c'entrano molto con la politica. Io sono per costruire ponti, per risolvere i problemi
C'è stata un crisi politica?
Più che una crisi acuta c'è stato un lento abbandono, uno scollamento che prosegue ancora adesso. Nel centro destra alcuni hanno cominciato a cavalcare il malessere presente nella popolazione: il modello utilizzato Salvini non è più quello di Bossi. Pur partendo a volte da motivazioni giuste, il cavalcare sistematicamente i problemi senza dagli una prospettiva di soluzione, ha creato una situazione di agitazione fine a se stessa, dove si sono eretti muri e scavati fossati tra una fazione e l'altra. I muri e i fossati non c'entrano molto con la politica. Io sono per costruire ponti, per risolvere i problemi.
Com'è maturato in Forza Italia questo percorso, c'è stato un dibattito?
In Forza Italia non c'è dibattito. L'ultimo congresso che si è fatto risale al 2010.
E nel locale?
Sempre nel 2010 c'è stato l'ultimo congresso provinciale. Si è andata formando, come dicevo prima, un impostazione da partito azienda che di fatto porta a distaccarsi dal rappresentare politicamente la società. L'amministratore di un comune deve avere la capacità di ascoltare i problemi e le richieste delle persone e poi tradurle in legislazione comunale, altrimenti non fa politica: amministra semplicemente.
Glicine a Monza - Foto di Pino Timpani
Ha avuto divergenze con gli altri consiglieri del partito?
Non ci sono stati particolari temi di conflitto, né motivi di rivalsa verso il mio ex partito. In Forza Italia di Monza le mie relazioni con gli altri colleghi eletti sono sempre state corrette. Purtroppo c'è nel partito una tendenza prevalente a relazionarsi e a spostarsi a destra. Per noi è intollerabile accettare che tutte le scelte riguardanti le persone del partito, vengano fatte da un gruppo ristretto in altre sedi non del partito. Così è accaduto per la recente designazione del candidato sindaco a Monza, quando un gruppo ristretto, riunitosi ad Arcore, ha deciso la candidatura senza ascoltare le opinioni nel territorio. Scelte come queste sono destinate alla sconfitta elettorale. Soprattutto perché non tengono conto della volontà del territorio.
Ora lei che obbiettivi persegue fuori dal partito?
Il mio percorso vuole esplorare la possibilità di ricreare le condizioni per una politica più condivisa. Tentare di riaggregare quei mondi che se ne sono andati dal centrodestra e che ora non hanno rappresentanza e tuttavia sono una parte consistente della società. Ho accettato di candidarmi alle elezioni di Monza con una lista civica nata proprio per quelle finalità: riunire e dare rappresentanza al vasto mondo del centro politico.
In questa scelta ha pesato molto la candidatura di Allevi per il centrodestra?
Se si fosse seguito un metodo democratico, con l'intento di una ricomposizione del centro destra, credo che non ci saremmo sottratti dal partecipare al tentativo. Ma su Monza è stata compiuta una scelta calata dall'alto, nonostante la contrarietà del coordinatore cittadino di Forza Italia e del suo vice. Questo la dice lunga sul metodo imposto. Dovrebbe esserci un luogo deputato alle scelte, dove si compie la sintesi del dibatto, o quantomeno si ascoltano le opinioni del territorio. Invece la dirigenza regionale ha preferito accordarsi con gli altri vertici dei partiti alleati, dividendosi le candidature a tavolino.
Libertà - Installazione di Betty Zola
La mancanza di democrazia è un fenomeno recente?
Purtroppo la scarsa democrazia c'è da anni ed è stata la causa principale che a Monza ci ha fatto perdere le elezioni: per due volte è stata evidente la sconfitta scaturita dopo l'imposizione di candidati non voluti o riconosciuti dal territorio. Questa volta vogliamo provare a percorrere una nuova strada, provare a riunire le forze e il consenso su un progetto amministrativo specifico per Monza.
Avete un seguito in città?
Abbiamo un buon riscontro nella popolazione che condivide le nostre proposte e anche l'apporto attivo di molte persone: ce ne sono nuove, altre provengono da precedenti liste civiche e altre ancora sono persone che si erano allontanate dalla politica e che ora con la lista hanno ritrovato nuovi stimoli per l'impegno politico.
Non ci sono partiti nella lista?
In forma organizzata no. Ci sono singole persone, di cui alcune fanno riferimento a Parisi o a Tosi; oppure persone che hanno militato anni fa nei partiti: socialisti, democristiani e altri ancora; infine ci sono persone alla loro prima esperienza in politica. Stiamo ricomponendo un ambito di centro con persone che vogliono essere libere e responsabili: libere nelle scelte e responsabili nell'anteporre il bene comune davanti agli interessi. L'idea è di creare uno spazio più aperto e accogliente possibile sia per chi ha già esperienza politica, ma anche e soprattutto per chi non è mai stato impegnato in politica. Il 20 di aprile abbiamo proposto la presentazione pubblica del nostro progetto.
È una lista esclusivamente locale?
È locale ma può diventare un interessante laboratorio di ricomposizione del centro anche di valenza nazionale, oltre ad essere una prospettiva per le prossime elezioni regionali. Con queste caratteristiche siamo decisamente una novità nel panorama politico attuale. Ovviamente la novità non sta nell'essere lista civica, perché a Monza c'è una lunga storia di susseguirsi di liste civiche e di sindaci che sono stati espressione di liste civiche, anche se appoggiati da partiti. Qui c'è un livello in più. Cercheremo di fare una campagna elettorale in cui proveremo a evidenziare il positivo nelle proposte, piuttosto che metterci contro gli altri per pregiudizio.
Avete già un programma?
Lo stiamo ultimando. Abbiamo identificato cinque temi importanti.
Quali?
Il tema più importante per Monza riguarda l'ambiente e la vivibilità.
Per quale motivo è al primo posto?
Perché le sue ricadute interessano il complesso dei temi della città: prima di tutto perché l'aria che respiriamo è l'elemento più importante in assoluto; secondo perché, attrezzando la città con adeguate strutture e infrastrutture viarie, ci permette di migliorare l'ambiente e per conseguenza di rendere il territorio qualitativamente migliore e attrattivo. Se la città si dota di un'alta qualità della vita, gli è poi più facile attrarre flussi e attività economiche, generando un circolo virtuoso. Certo, l'interattività è il frutto di diversi aspetti: un imprenditore può essere invogliato a investire da noi se l'ambiente è salubre e vivibile e se la mobilità è strutturata in modo da rendere veloci gli spostamenti nel territorio.
Fiume Lambro - Foto di Pino Timpani
Monza è una città più ricca di altre, nello stesso tempo è una città dove però le contraddizioni del divario tra ricchezza e povertà risultano più evidenti
Gli altri temi quali sono?
Uno è il tema sociale. Monza è una città più ricca di altre, nello stesso tempo è una città dove però le contraddizioni del divario tra ricchezza e povertà risultano più evidenti. Non è ricca per tutti: c'è di riflesso una parte di popolazione che è in difficoltà. In una città ricca la vita è più cara di altrove e quindi è più complicato risiederci e sostenerne i costi. Molte persone hanno il problema della casa e del lavoro, persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese e far quadrare i conti.
Voi cosa proponete?
L'amministrazione comunale non è in grado di risolvere da sola questi grandi problemi. Può però sostenere politiche sociali in grado di aiutare e dare sollievo. Un altro tema che sta impegnando la lista è quello della famiglia. Tutta una serie di politiche che vanno a sostenere la famiglia, che peraltro in questi ultimi anni è stato un ammortizzatore importante per le difficoltà generate dalla crisi economica, possono contribuire a risollevare la situazione e a far nascere nuove opportunità di sviluppo. Il terzo tema è l'ammodernamento e l'efficienza della macchina comunale.
Cosa proponete per questo questo tema?
In passato sono stati compiuti tentativi di ammodernamento, ma di fatto è maturata una situazione opposta con più complicazione burocratica. Questo è un dei fattore che riduce l'attrattiva di Monza. Pensiamo di inserire una semplificazione istituendo un ufficio al servizio del cittadino con la funzione di accompagnarlo nelle sue richieste. Non si può lasciare, come avviene adesso, che sia il cittadino a doversi districare tra un ufficio e l'altro nei meandri della burocrazia. Magari dovendosi spostare tra un piano e l'altro o peggio recarsi in sedi distaccate. Un ufficio preposto apre una pratica su richiesta del cittadino e poi l'organizzazione comunale, usando al meglio la tecnologia digitale, si interessa a fornirgli la documentazione completa. L'ufficio deve dare immediatamente risposte certe, positive o negative a secondo della praticabilità prevista dal regolamento e stabilire tempi certi per la consegna. Un altro tema riguarda le tasse.
Proponete di modificare la tassazione?
Monza è tra le città italiane con la tassazione più alta. Una delle proposte consiste nel rivedere le imposte.
Volete ridurle?
L'IRPEF andrebbe portata allo 0,8% sui redditi inferiori ai 18.000 euro. Poi andrebbe ridisegnata la suddivisione in fasce con una riparametrazione. Chi guadagna di più può è gusto che paghi di più. Chi guadagna meno deve avere un riequilibrio di tassazione.
Il riequilibrio andrebbe a vantaggio delle fasce più basse?
Non solo. Pensiamo di introdurre un sistema che riconosca meglio il reddito. A volte tassando l' IRPEF non si tiene conto della reale situazione di una determinata famiglia, dove magari c'è una sola entrata a sostenerla.
L'intervento sulle tasse avrebbe solo la finalità riequilibrare la tassazione?
L'idea è di inserire un meccanismo virtuoso oltreché più equo. Perché, sgravando la tassazione, si favorisce al possibilità di aiutare le attività economiche presenti in città. Se Monza diventa più attrattiva, aumenta il flusso turistico e le attività collegate intercettano più risorse. Il riequilibrio interessa principalmente le fasce medie della popolazione: riducendogli la pressione fiscale gli si consente di spostare le risorse risparmiate in altre spese, innescando così una dinamica da volano per l'economia.
Può bastare questa riduzione a quella parte della popolazione con più disagi?
A chi fa fatica ad arrivare a fine mese vanno date altre risposte.
Il comune può farlo?
In una certa misura si.
Monza nel 1965 - Foto di archivio
Le aree dismesse, che sono rimasti ruderi in questi cinque anni, potrebbero essere una risorsa, se recuperate con criterio
Può risolvere il problema endemico della disoccupazione?
Quello non è alla sua portata. Però si possono mettere in campo tutta una serie di misure che aiutano a risolvere il problema. Per esempio le aree dismesse, che sono rimasti ruderi in questi cinque anni, se recuperate con criterio, potrebbero essere una risorsa, nel contesto di quanto dicevamo prima di una visione di città di alto livello qualitativo. Riattivare e recuperare offre l'opportunità di nuovi posti di lavoro e di attività di servizi. Certamente non è facile. Non ci sono ricette miracolose, come nemmeno chi ha amministrato fino ad ora è colpevole perché non ci ha pensato. Ho amministrato in passato è mi rendo conto che non è sufficiente criticare: le idee vanno messe in pratica e in questo passaggio pratico intervengo le difficoltà. Il nostro approccio si basa sul dialogo con l'interlocutore, sia esso il sindaco della parte politica diversa, perché chi governa lo fa per tutti. Bisogna essere capaci non solo di criticare, ma anche di avanzare proposte praticabili.
Le differenze tra voi e Forza Italia sono sia nel metodo e sia nei contenuti del programma?
Sul metodo, sui contenuti, sull'approccio, su tutte quelle modalità che determinano la relazione politica. Se Scanagatti è capace di fare il sindaco, non per questo lo si deve osteggiare a oltranza, solo perché è un avversario politico. Se realizza buone idee è un bene per la città ed è bene riconoscerlo. Se sbaglia è nostro compito e interesse correggerlo. La politica è utile se risolvere i problemi.
Vuol dire che nel vostro approccio non c'è una contrapposizione preconcetta ?
La contrapposizione non è il nostro ideale politico. Noi vogliamo concorrere a far diventare Monza più bella e più vivibile. Se poi il progetto per realizzare questo lo governiamo noi è meglio, ma se lo governa un altro gruppo va bene lo stesso. L'importante è raggiungere il risultato del bene comune.
Bene comune però non è una categoria politica più di sinistra che di centro?
Dipende da come la si vuole interpretare: questo è uno dei tanti luoghi comuni che sono da sfatare. Perché il mondo del centrodestra non può avere delle visioni, ad esempio sui temi sociali, come le ha il centrosinistra e viceversa?
Un'ora sola ti Vorrei - Iniziative della Rivista Vorrei presso il Libra di Monza - Foto di Pino Timpani
Avete avuto contatti con l'alleanza che sostiene Scanagatti?
L'impressione che abbiamo è che il nostro tentativo non venga letto in modo negativo dall'attuale sindaco. Sapendo che sono due progetti diversi. Ma che tuttavia noi partiamo da quei presupposti di approccio politico concettualizzati prima.
Avete visioni diverse dall'attuale amministrazione?
Certamente, altrimenti non ci saremmo presentati in liste separate. I temi amministrativi che proponiamo, se sono ancora nel campo della progettualità, vuol dire che l'attuale amministrazione non è stata i grado di realizzarli, perché non ne ha avuto la forza oppure a causa di sensibilità diverse nella scala delle priorità degli interventi. Ci sta tutto. E' la ragione per cui noi ci presentiamo. Il recupero delle aree dismesse è uno dei temi più importanti che ci ha visto in disaccordo.
Sono sbagliati i progetti?
Non è solo questo. Qualcosa è indubbiamente sbagliato: nell'intervento del ex Feltrifico Scotti di Viale Cesare Battisti il significato del progetto si identifica con la scelta di costruire un auditorium. Secondo noi non è una necessità importante per la città. Messo lì così, senza parcheggi, rischia di essere un manufatto inutile. Sull'ex Macello, che è un'area di pregio, non credo sia utile costruirci una scuola. Perché quella è un'area di recupero strategica per la città. La scuola la si può costruire su un altro terreno, magari anche li vicino, attrezzandolo con tutte le infrastrutture necessarie. Nell'ex Macello è più utile collocarci progetti che diano opportunità di lavoro. C'è l'area IV Novembre, ai confini con Muggiò che è ancora ferma. C'è l'area ex ospedale di cui si parla degli interventi ormai da decenni. E' ancora li. Meno rudere di altri, me è ancora ferma li. C'è una lunga lista di aree dismesse, ma oltre a questo ci sono altre politiche che non condividiamo.
Si dovrebbe creare una rete permanente di trasporto pubblico verso il parco e con questa facilitare il flusso della fruizione
Quali?
Sul Parco e sulla Villa Reale: in questi anni è rimasta l'impostazione progettuale che il sindaco attuale aveva avversato quando era in minoranza. Di fatto non è cambiato nulla. Unica novità è la prospettiva di uno stanziamento di risorse proposto dalla regione per recuperare la villa. Ma sul parco nulla di nulla. Eppure l'attrattiva del parco e della villa sono cresciute nonostante l'inezia. Significa che dobbiamo puntare di più su questi patrimoni. Migliorandone anche la raggiungibilità. Per esempio la recente visita del papa ha messo a nudo l'inconsistenza dei trasporti. Non si può arrivare a un emergenza straordinaria, per scoprire di non avere trasporti adeguati e bloccare la città. Si dovrebbe creare una rete permanente di trasporto pubblico verso il parco e con questa facilitare il flusso della fruizione. Anche il capolinea della metropolita 5 non si può più pensare di lasciarlo a Rondò dei Pini: va previsto necessariamente un prolungamento verso il nord, per ridurre drasticamente il traffico di attraversamento che congestiona Monza. Finora non si è pensato di valorizzare la presenza di un grande ospedale come lo è San Gerardo. Eppure è un'attrattiva, una risorsa che potrebbe rivestire una notevole importanza. E c'è altro ancora da evidenziare.
Flusso di pellegrini diretti alla messa di Papa Francesco nel Parco di Monza - Foto di Pino Timpani
Cos'altro?
Credo che questa a amministrazione passerà alla storia per non avere fatto nulla nel settore dei lavori pubblici. Non era mai successo. Gli unici interventi di recupero sono stati: la scuola Borsa che, ahimè, è un intervento finanziato dieci anni prima dall'Amministrazione Faglia; solo alcuni recuperi di centri civici e la sistemazione viaria tra il cimitero a Sant'Albino, che peraltro andranno avanti con difficoltà per 12 mesi. Per il resto assolutamente nulla. Non è stato nemmeno realizzato un sottopasso in corrispondenza di un nuovo centro commerciale. Era previsto in fondo a Viale Libertà e finanziato con oneri di urbanizzazione già versati dal privato. Per cinque anni Monza ha avuto una stasi, se non un arretramento: sono andate via l'Associazione Industriali, la più antica d'Italia e la Camera di Commercio. Di queste ultime due non si può attribuirne colpa all'amministrazione, però al loro posto non sono state create altre opportunità.
Siamo in presenza di un declino?
Si sono svuotate delle funzioni e a queste non si è sostituito nulla. Così è anche per l'istituzione della provincia: c'è o non c'è, non si capisce bene. Su questo l'amministrazione non si è spesa. Anche qui non ne ha colpa, ma di fatto ha subito quanto stava avvenendo, senza ricercare forme di relazione per provare a incidere su alcune scelte. E' vero che non rientra nelle sue competenze, ma è un tema politico. Credo che dovremmo avere idee più chiare sul futuro funzionale della città. L'unica struttura amministrativa nuova che è partita, nel marasma del riordino delle province, è l'area metropolita di Milano. Essendo Monza al confine e capoluogo di provincia, potrebbe avere un ruolo importante di cerniera tra un sistema e l'altro. Va dunque immaginata una visione strategica più complessa. In questo senso vanno riviste le infrastrutture e i collegamenti di cui bisogna dotare la città.
Curriculum vitae di Pierfranco Maffè