Qual è lo stato di avanzamento del progetto PANE? Abbiamo incontrato il vice sindaco di Vimercate: da giugno si avvia una nuova e più complessa fase di aggregazione territoriale
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e avevamo trattato in questo servizio e in questa intervista a Christian Novak. Il progetto PANE, acronimo di Parco Agricolo Nord Est, nasce da una grande ambizione: mettere insieme i territori del Vimercatese in una visione strategica comune. Una connessone ecologica est-ovest.Corrado Boccoli, a che punto è il progetto?
I primi studi si stanno concludendo dal punto di vista dell'analisi geografica. Ora è il momento di affiancarli a una parte più politica e di contatto con il territorio. Iniziare a pensare alle forme più incisive di aggregazione del territorio. PANE nasce come progettualità di tre Plis: Cavallera, Molgora e Rio Vallone. E' stata una intuizione politica. Ci abbiamo creduto fin dall'inizio e ora ci crediamo ancora di più. Insieme ai Plis, il Comune di Vimercate è un partner fondamentale. Peraltro partecipa con risorse proprie. Ci siamo appoggiati su uno studio geografico, agronomico, paesaggistico e sulla governance. Così il progetto PANE è stato finanziato dalla Fondazione Cariplo.
Gli altri comuni non partecipano?
Certamente. Partecipano attraverso l'appartenenza ai Plis (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) da cui sono rappresentati. Abbiamo l'ambizione di connettere e includere anche territori che non fanno parte dei Plis.
Anche quelli della Brianza collinare?
No. La zona collinare dei Colli Briantei ha moltiplicato relazioni con la parte alta della Brianza, Besana, Casatenovo e altri comuni. PANE invece si è concertato nei tre Plis della piana che va dal Lambro all'Adda. Stiamo ragionando con altri comuni che per ora non fanno parte di nessun Plis, come per esempio Bernareggio. Perché, finita la prima parte, inizia la nuova e più importante fase del processo.
Perché proprio nelle prossime settimane?
Si è conclusa, come dicevo prima, quella parte di studio tecnico condotto dai Plis inseme al Comune di Vimercate e al Politecnico di Milano. Christian Novak è stato il project manager per conto del Politecnico. Il lavoro più politico comincerà a partire da giugno con un pezzo di studio geografico. Quindi c'è una solidità anche tecnica e paesaggistica con cui cominciare ad interloquire con le amministrazioni. Abbiamo una scadenza: a febbraio-marzo del 2016 il progetto di studio si conclude.
Comune di Vimercate - Tavolo territorio del convegno PANE - 2012
C'è ancora l'idea di dar vita a un parco regionale o quantomeno la fusione dei Plis?
C'è un accordo dei i tre parchi. Attualmente sono tre entità separate dal punto di vista amministrativo. Ma lavorano sempre di più insieme sulle progettualità: PANE è una. Ma ce ne sono altre. Ci sono i bandi sia con Fondazione Cariplo che con ex Idra. Oppure su iniziative comuni. Per esempio i calendari e altri piccoli progetti. Il parco regionale, per il nostro territorio, è un passaggio un poco prematuro. Lo considero un punto di arrivo di un processo che va innescato. Poi ci sono altri fattori.
Il parco regionale è un passaggio un poco prematuro. Lo considero un punto di arrivo di un processo che va innescato
Fattori che non richiedono la necessità di maturare il vincolo più elevato di parco regionale?
Da una parte stiamo procedendo ad aggregare i territori con il sistema dei Plis. Questa azione si interseca con altri strumenti efficaci di programmazione. Una grossa mano ce la dà per esempio il Ptcp (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) con gli Ambiti Agricoli Strategici. Misure che comunque mettono al riparo il territorio da possibili espansioni delle città e dei paesi della Brianza. E' uno strumento imperfetto ma positivo e importante. Su questa matrice si sta lavorando per compiere un passaggio di aggregazione territoriale. Senza mettere, come suol dirsi, il carro davanti ai buoi e cioè subito il parco regionale, ma una interlocuzione che va costruita. C'è un primo step che è il percorso di PANE con la aggregazione dei tre Plis. A questo si aggiunge, a partire da giugno, una interlocuzione con la provincia per stabilire quali sono le forme più appropriate del percorso.
Tavola Corridoi Ecologici del Ptcp di Monza e Brianza
Cosa è emerso dagli studi?
Il territorio è purtroppo molto antropizzato. C'è una debole connessione tra il Parco Valle Lambro e il Plis della Cavallera. Si tratta di un corridoio ecologico a sud di Villasanta. La connessione, anche se minimale, stabilisce una continuità. Ma dobbiamo pensare, al di là delle connessioni, a un'idea di continuità territoriale. Abbiamo il Parco della Cavallera e quello del Molgora che si “baciano”, ma sono separati fisicamente dalla Tangenziale Est. Non c'è continuità territoriale. Tuttavia i due sistemi si lambiscono. Dobbiamo costruire un progetto per il futuro del nostro territorio che parta dal presente, da quello che c'è. Non abbiamo bisogno di un libro dei sogni, ma del passo cadenzato di una marcia che traguarda obiettivi importanti.
Poi c'è il grande problema di Pedemontana sempre in agguato?
Per questo è utile accelerare sul tema della continuità territoriale dei tre Plis. Perché se dovesse arrivare Pedemontana sarebbe purtroppo un'ulteriore grave cesura, un vero disastro ambientale. Quindi le protezioni e le misure di mitigazione e compensazione devono essere molto solide.
Ma la progettazione non è ormai fatta?
Ci sono i progetti definitivi, per la nostra tratta mancano ancora i progetti esecutivi.
Negli esecutivi ci potrebbero essere sorprese?
Difficile dirlo. Sembra che i badget siano molto ridotti. Mancano le coperture finanziarie sulla tratta e anche per le compensazioni ambientali. In regione sono convinti che l'opera si farà comunque. Staremo a vedere. Noi tifiamo per il territorio.
PANE ha almeno due filoni fondamentali: il primo di carattere agricolo e il secondo culturale. Procedono entrambi?
Sull'agricolo ci sono alcune azioni che stanno partendo. Ci sono diverse progettazioni con il sistema dei tre Plis. Un ulteriore finanziamento, che abbiamo ottenuto da un bando di Fondazione Cariplo, realizza un progetto di valorizzazione della produzione agricola, mettendo in relazione il sistema della produzione e il consumo locale. E' stato individuato un punto vendita a Mezzago. La cooperativa di consumo che lo gestisce sarà il terminale della produzione locale.
Francesco Lojacono - L’arrivo inatteso (1883) Olio su tela - Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica - Foto Paolo Soriani, Roma
L'idea arriva dal comune di Mezzago?
La cooperativa di Mezzago è un partner. Ma la progettazione è stata concepita dalla rete dei Plis e in particolare da un nostro tecnico agronomo.
Da chi?
Nicolò Mapelli. Di fatto lavora già da tempo come referente, in stretta relazione con i tre Plis e con diverse forme di incarico. C'è tutto un lavoro di progettazione che comincia a dare i primi frutti. C'è per esempio il lavoro sulla patata di Oreno, con le ricerche e la selezione genetica e la reintroduzione della biancona di Como.
Gli agricoltori sono coinvolti?
Abbiamo fatto con PANE una serie di incontri con i produttori per focalizzare l'idea di fondo del progetto: il territorio agricolo non urbanizzato può resistere all'espansione della città se è in grado di creare con la produzione un valore economico. Siccome l'estensione è limitata, si possono creare piccole economie locali. Per avere consistenza sufficiente siamo convinti che bisogna concentrarsi sulle produzioni di pregio quali appunto l'asparago di Mezzago e la biancona di Oreno. Un'altra esperienza significativa è la produzione del pane del Molgora. Si è creata una filiera locale con la produzione di frumento, la trasformazione in farina, la panificazione e vendita nel territorio. Il progetto ormai si sostiene economicamente da alcuni anni.
E' sufficiente a fare da volano?
Possiamo dire sono progetti pilota, sperimentazioni di un nuovo modo di intendere il rapporto dell'agricoltura con le città intorno. Concetto che poi tanto nuovo non è. Anzi. Perché non ci si può più basare su l'idea complessiva di produzione agricola intensiva. Peraltro non fa nemmeno parte della cultura territoriale vimercatese. Ci vogliono tante piccole progettualità, in grado di sviluppare le proprie particolarità territoriali nei mercati locali di prossimità. Questi sono concetti basilari del nostro approccio alla rinascita della filiera agricola locale.
Cascina Foppa - Vimercate - Azienda Agricola Fumagalli
Sono nate nuove aziende agricole?
Si. Ci sono anche sperimentazioni, dal grano alla produzione di zafferano. Si può dire che c'è un certo fermento agricolo in corso.
La Camera di Commercio ha diffuso alcuni dati in cui viene rilevato un aumento significativo degli addetti all'agricoltura. Come va nel Vimercatese?
Non sono in possesso di dati. Però in un incontro di qualche tempo fa con la Coldiretti, mi hanno raccontato, con un tono un po' preoccupato, dell'aumento esponenziale di imprese agricole. La preoccupazione era legata al fatto che il dato in se rappresenta, purtroppo, un segno tangibile della attuale crisi economica. Esiste una nuova imprenditoria che si riversa in agricoltura e il sistema agricolo fa fatica ad assorbirla. Poi ci sono anche esperienze e progetti interessanti: a Oreno, a nord verso il Roccolo, c'è una nuova azienda. Ha da poco piantato un frutteto. Tra qualche anno sarà in grado di entrare e vendere nella filiera locale. Ci sono dei tempi da rispettare. Ovviamente. Tuttavia stiamo assistendo a un fenomeno interessante: nascono delle esperienze specifiche, particolari e trovano uno spazio di inserimento nella filiera.
Esiste una nuova imprenditoria che si riversa in agricoltura e il sistema agricolo fa fatica ad assorbirla
Torniamo invece al tema della cultura. Come vi state approcciando?
Alcuni luoghi storici della produzione agricola, per esempio le cascine che non sono più funzionali alla attività produttiva, rappresentano sicuramente una parte identitaria importante. Bisogna pensare a come valorizzarle. Anche con i loro grandi limiti. Perché sono tutte di proprietà privata e in questo particolare momento di crisi è assai difficile ipotizzare un riutilizzo. Da una parte il territorio riscopre i maniera fattiva la sua vocazione agricola e con esso affronta tutta la complessa tematica relativa al cibo alla alimentazione. Le due cose dovrebbero andare di pari passo. Qui può maturare un certo livello di capacità ricettiva e quindi in relazione alle attività culturali legate alla ristorazione, alle attività turistiche, ricreative e ludiche. Per il momento nel progetto di PANE ha avuto maggiore impulso il tema del rilancio agricolo, della ricerca geografica e paesaggistica.
Nel convegno di Vimercate del 2012 si era tenuto un tavolo specifico dedicato a territorio, cultura e turismo. Sono nati progetti in questa direzione?
Come dicevo prima, ora siamo alla governance del progetto. Tuttavia anche la cultura ha già ritagliato un suo spazio. Per esempio con le relazioni e le attività concertate tra il Must, il distretto culturale e la rete dei Plis. Esistono in parte una serie di attività, come per esempio le escursioni o il turismo di prossimità, che vanno create, sostenute e accompagnate. Possono essere ricondotte nel processo più ampio di PANE.
Il progetto diventa più complesso?
Entriamo nella fase in cui dobbiamo essere capaci della gestione politica. Dobbiamo capire come procedere e assemblare i vari pezzi fino ad ora prodotti. Da un parte c'è da rinsaldare e implementare il sistema aggregante dei Plis. A questo vanno collegate le capacità di relazionamento con le singole amministrazioni del Vimercatese. Cioè della governance di cui parlavo prima. Ci sono da affrontare le tematiche delle convenzioni normative dei Plis: creare un unico Plis oppure procedere verso la formazione di un parco regionale? E poi rispondere ai quesiti: quale parco regionale? Come si muove la regione? Insomma c'è tutta una complessa interlocuzione da perseguire sulla base di un progetto di maturazione continua.
Si potrebbe dire: si è fatto un inventario di quanto si ha disponibile?
Si è fatto un inventario delle connessioni; si è fatto uno studio su ciò che potrebbero diventare i corridoi ecologici. Quindi le connessioni est-ovest tra i comuni. Su questa base cominciamo a ragionare sulle connessioni del territorio da punto di vista della pianificazione: quali territori, dentro quale sistema di Plis? Come governano e si coordinano i tre Plis in questi nuovi scenari che si possono costituire.
Mettendoci dentro anche le Aree Agricole Strategiche?
Si, come ho detto prima, sono un elemento importante.
E sulla eventualità di un parco regionale? Nella Brianza ovest il tema è diventato fondamentale. Si veda per esempio questa intervista a Tiziano Grassi.
Ripeto: questa eventualità è ancora prematura. La regione non è per nulla interessata. Ci sono due parchi a cui potremmo aggregarci: Valle Lambro e Adda.
Prima di tutto c'è un obbiettivo prioritario: la connessione ecologica del territorio
Bisogna scegliere a quale aggregarsi?
Non proprio. Bisogna ragionare nel merito del sistema dei parchi regionali. Perché essi hanno vocazioni molto diverse tra loro. Hanno storie e configurazioni geografiche molto diverse. C'è una specificità territoriale che va studiata e approfondita. Il parco regionale, in questa situazione, lo lascerei sullo sfondo dei possibili scenari. Prima di tutto c'è un obbiettivo prioritario: la connessione ecologica del territorio. E' necessario avere una visione d'insieme. Poi la forma organizzativa, che tuttavia non è indifferente, un parco regionale è una cosa, un Plis è altra, sta nel processo e va risolta entrando nel merito delle questioni. Quindi è meglio procedere un passo per volta.
Perché forzando si potrebbe compromettere il processo?
Esattamente. Stiamo parlando di un territorio molto vasto. C'è un lavoro complesso di relazioni che appunto si possono alterare. E poi il problema di fondo della scelta di parco regionale, costituito essenzialmente dal maggiore vincolo all'urbanizzazione in gran parte è risolto con gli strumenti delle AAS provinciali e dalle misure della legge regionale