A Vimercate è stata lanciata una raccolta firme a sostegno del recupero della cascina, di cui sono già crollati entrambi i fienili
Da alcuni anni la cascina Cavallera si trova in uno stato di abbandono. Finora a nulla sono valse le denunce promosse dalle associazioni brianzole: Amici della Storia della Brianza e Associazione per i Parchi del Vimercatese. Proprio da queste associazioni è stato rilanciato un ulteriore appello. Durante una conferenza sulle cascine brianzole, tenuta dall'architetto Gorgio Brambilla, che avevamo intervistato qui sulla rivista Vorrei, presso la biblioteca di Vimercate è stato evidenziato il rischio imminente di un crollo definitivo dell'intero complesso.
La cascina Cavallera negli anni '90 - da "Paesaggio rurale, cascine e case a corte"
La cascina, inserita nei Beni Culturali della Lombardia, si trova al centro di un Plis
La cascina, inserita nei Beni Culturali della Lombardia, si trova al centro di un Plis (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) sorto da un accordo tra i comuni di Arcore, Concorezzo, Vimercate e Villasanta. L'idea iniziale, di creare vincoli di salvaguardia dei terreni agricoli, per difenderli da una probabile espansione insediativa, era nata nel contesto del progetto di prolungamento del Viale Stucchi di Monza in direzione nord, ovvero il proseguimento della Sp60 che ora termina alla rotonda della Bergamina, vicino alla cascina Del Bruno ad Arcore.
Al progetto si erano opposte le associazioni ambientaliste di Monza, tra cui Legambiente e alcune aziende agricole, attive tra la cascina Autunno e la Cassinetta di Concorezzo. Dopo una negoziazione durata alcuni anni tra la Provincia di Milano, le amministrazioni di Villasanta, Arcore, Concorezzo, Vimercate e le associazioni Legambiente e Coldiretti, si era giunti a un accordo che stabiliva la creazione di un parco, il Parco Agricolo della Cavallera, come forma di compensazione alla creazione della nuova arteria viaria.
Le amministrazioni comunali avevano avviato un iter procedurale, conclusosi nel 2008 con l'istituzione del parco. Parco che attualmente deve ancora decidere cosa “fare da grande” se aderire al progetto Pane, oppure seguire altri percorsi. Anche di questo ne avevamo trattato qui nell'intervista al Sindaco Riccardo Borgonovo di Concorezzo, laddove verso la fine dell'intervista si fa riferimento al raddoppio degli oneri finanziari per partecipare al progetto Pane.
Il Parco Agricolo della Cavallera
La cascina Cavallera, con tutta l'area agricola di contorno, è tuttora proprietà degli antichi proprietari: i discendenti dei conti Gallarati Scotti
La cascina Cavallera, con tutta l'area agricola di contorno, è tuttora proprietà degli antichi proprietari: i discendenti dei conti Gallarati Scotti, proprietari anche della Villa Gallarati Scotti di Oreno. Negli ultimi anni ci sono state trattative tra la proprietà e l'amministrazione di Vimercate guidata dal Sindaco Paolo Brambilla e dall'Assessore Corrado Boccoli. Ma nulla di risolutivo è stato definito per la salvezza della cascina, che avrebbe potuto divenire la sede, se non il punto di riferimento del Parco Agricolo.
Con l'iniziativa attuale le associazioni riprovano a portare il tema verso una soluzione. La petizione ha avuto una certa risonanza mediatica. Ne hanno trattato peraltro qui il Corriere della Sera, qui Nuova Brianza, qui Il Cittadino di Mb, qui Il Punto di Villasanta e qui MBnews in un servizio dello scorso anno. La petizione si può firmare anche on-line: qui c'è il link per accedere e firmare.
Rielaborazione grafica di Pino Timpani da le Garage Ermetique - Moebius 1977
La Storia
La cascina fu costruita nella parte occidentale del territorio di Oreno alla fine del ‘500. Si tratta di trova uno dei migliori esempi di cascina pluriaziendale brianzola ancora esistenti.
Il territorio dove sorge la cascina era un tempo profondamente diverso da quello che possiamo vedere oggi: ricoperto da una fitta boscaglia che ospitava storni, lepri fagiani e selvaggina. La selva era composta da piante di salice, ginestra, biancospino, pruno selvatico, agrifoglio, corniolo, viburno, evònimo, acero, ontano, ciliegio selvatico, rovere, castagni e qualche esemplare di tasso e pino silvestre. Proprietario di queste terre era il Sovrano Ordine Militare di Malta che le aveva assegnate in usufrutto ad alcuni membri della famiglia Scotti: Bernardino e Ottaviano, Cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano. In seguito, la famiglia Scotti decise di disboscare una vasta superficie da destinare a campi coltivati. Con questo intervento si ottenne una gran quantità di legname e terra argillosa.
La cascina Cavallera negli anni '90 - da “Paesaggio rurale, cascine e case a corte”
Per utilizzare queste risorse i conti Scotti fecero costruire un’apposita fornace, la Cascina Pignone, per trasformare l’argilla in mattoni che servirono anche a costruire il campanile del Duomo di Monza. E’ con questi mattoni che i conti Scotti fecero costruire in seguito, sempre nel territorio di Oreno, la Villa Gallarati-Scotti, la Cascina Varisco e nel 1591 la Cascina Cavallera (nel ‘700 chiamata Cassina Cavagliera).
La Cascina Cavallera, è così chiamata perché i fondatori, i fratelli Bernardino e Ottaviano Scotti, erano Cavalieri dell'Ordine di Santo Stefano e non dalla parola “cavalé” che, nel dialetto locale, significa baco da seta come a lungo ritenuto. La parte più antica del complesso corrisponde all'edificio principale porticato, lungo circa 80 metri, che accoglie le abitazioni e che è rivolto a Sud. In seguito furono aggiunte ai lati del cortile le stalle, disposte in modo simmetrico e armonioso. E’ caratteristico il timpano che abbellisce la facciata, proprio al centro dell'abitazione e del portale decorato di accesso.
La cascina Cavallera negli anni '90 - da “Paesaggio rurale, cascine e case a corte”
Nel 1857 il duca Tommaso Gallarati Scotti, ampliò la cascina con la costruzione di due bassi edifici ai lati del portale. Inoltre, furono edificati anche due nuovi fabbricati rustici, perfettamente simmetrici, adibiti al piano inferiore a stalle e, al piano superiore a fienili. La superficie della corte venne pavimentata con ciottoli, denominati risada o rizzada, provenienti dai letti di torrenti e fiumi o dai campi.
La cascina Cavallera negli anni '90 - da “Paesaggio rurale, cascine e case a corte”