Frutti dolcissimi di stagione, associati ad una testimonianza archeologica pregevole, in una delle sontuose ville residenziali dedicate all’otium dell’aristocrazia romana
Il quarto appuntamento de “Il buono e il bello” vede come protagonista un piatto dolce. Ammetto di essere più bravo con il salato, ma ogni tanto mi piace addolcirmi, soprattutto improvvisando o modificando le ricette altrui.
Luglio, tempo di fichi, magnifici con la loro dolcezza e il loro colore, specie se violacei. Il mio ritorno temporaneo in Puglia mi ha portato immediatamente ad ammirare questi dolcissimi frutti, che credo siano ideali da mangiare sotto l’albero, “in diretta”, in quanto una volta portati a casa, come per incanto, perdono il loro prezioso ed unico sapore.
Di recente, ho creato una crostata con una crema al latte di soia. Il risultato mi sembrava un po’ deludente, povero, pertanto ho deciso di aggiungere alla crema un po’ di confettura di fichi. Risultato perfetto, delicato, apprezzato dai miei commensali. La decorazione è un po’ minimale, ma credo esprima l’amore con cui è stato creato il gioiello.
A quale opera posso accostare la mia creazione? Questa volta il viaggio nel tempo è molto lontano, ci spingiamo fino al I secolo d.C.
Siamo nella villa di Poppea, seconda moglie dell’imperatore Nerone, ad Oplontis, antico quartiere suburbano di Pompei, presso l’attuale Torre Annunziata (Napoli).
Testimonianza archeologica pregevole, si tratta di una delle sontuose ville residenziali dedicate all’otium dell’aristocrazia romana. Composta da numerosi ambienti, circondata da ampi giardini, la dimora è dotata, fra l'altro, di un quartiere termale e ambienti produttivi, come quello dove si pigiava l'uva per la produzione del vino. La decorazione pittorica ha come protagonista l’architettura (vi sono dipinte finte porte, colonne e marmi), che è in connessione con l'architettura vera, creando così giochi prospettici e corrispondenze fra reale ed immaginario. Tra gli altri particolari delle decorazioni pittoriche, si ritrovano maschere, cesti di frutta, fiaccole e uccelli.
Purtroppo anche Oplontis, come Stabiae, Ercolano e Pompei, fu coinvolta nella tragica eruzione del Vesuvio datata 79 d.C. La Villa però era disabitata al momento della sciagura: non sono state ritrovate suppellettili nelle stanze, né vasellame in cucina.
E il dettaglio pittorico ad affresco che ho scelto non poteva che essere una decoratissima ed elaborata cesta in vimini con all’interno numerosi fichi chiari e scuri, su uno sfondo azzurro, serenamente adagiata su un davanzale, anch’esso accuratamente dipinto per ingannare l’occhio dell’osservatore. Si tratta di fichi che hanno 2000 anni, che testimoniano la presenza della natura morta nella cultura pittorica romana e anche le abitudini alimentari dei nostri avi. Il dettaglio non poteva che essere dipinto nella sala da pranzo, quella che i Romani chiamavano triclinium, per l'insieme dei tre divani a tre posti, collocati lungo tre lati della tavola, sui quali si disponevano i commensali che amavano mangiare sdraiati.
E poiché l’immaginazione non manca, soprattutto col caldo, mi piace immaginare una Poppea che offre ai propri ospiti dei fichi, in una cesta, appena raccolti dal suo giardino. E se proprio lei avesse già inventato un dolce antenato della mia crostata?