Nel quartiere San Carlo ci sono ancora tracce di natura
S
ono nato, come molti miei coetanei degli anni '70, in Clinica Zucchi a Monza, da allora vivo a Muggiò, cittadina in cui vennero ad abitare i miei genitori qualche anno prima della mia nascita. Fu questo un particolare curioso, infatti essi si stabilirono qui dopo esserci passati in viaggio di nozze. Non contenti della loro scelta, riuscirono a convincere anche altri fratelli e parenti, che abitavano ancora in Veneto, a trasferirsi anche loro qui, ricreando una piccola comunità parentale. In quei tempi era molto facile trovare lavoro. Nella cittadina non mancavano opportunità d'impiego in svariati campi, dal manifatturiero ad altre attività produttive come la ceramica o la meccanica.
Leggendo la Lettera al sindaco di Ponza, mi è venuta in mente l'esistenza di un possibile Parco anche qui, dove ho vissuto tanti anni. Certo non è la situazione disperata denunciata da Patrizio Tombino per il Parco degli Svincoli, poveretto, incassato lì in quel tombino, ma forse una possibilità pur minimale di realizzare il desiderio c'è.
San Carlo di Muggiò
Accade spesso di stabilire un legame affettivo con i luoghi in cui si abita, nel mio caso questo luogo è il quartiere San Carlo, situato alla periferia di Muggiò, proprio sul confine con due altri comuni: Desio e Lissone. Fin da bambino frequentavo questi spazi ancora agricoli e capitava di inoltrarci insieme ad altri amici nei sentieri o anche a sgranocchiare le pannocchie di granoturco, sottratte furtivamente. Una volta accadde che un contadino ci colse un flagranza nel suo campo e riuscì a suscitare in noi un po di spavento, tanto che da allora evitammo di inoltrarci in terreni coltivati.
Questi spazi rimasero a lungo a nostra disposizione, ci si giocava soprattutto ai giochi proibiti altrove, come ad esempio le cerbottane. La mia generazione era più moderna rispetto alle altre, i nostri giochi infatti erano soprattutto acquistati nelle cartolerie e nei negozi di giocattoli, mentre ben poco erano i materiali auto costruiti. Era consuetudine andare a scuola a piedi, formando dei piccoli gruppetti di scolari vicini di casa. Avveniva in modo spontaneo, diversamente da quanto mi è capitato di vedere a Lissone, dove alcuni giorni della settimana viene attivato il “Pedibus”, un gruppo di alunni intruppato da alcuni adulti e addobbato di pettorine catarifrangenti, come a voler ripristinare una banale abitudine sociale, abbandonata con la diffusione dell'auto come mezzo di trasporto dittatoriale e insostituibile.
Campo di grano
I campi di San Carlo sono sopravvissuti negli anni. Quasi come una leggenda si tramanda che la proprietaria Pam avesse in mente di edificarci un suo supermarket. Nonostante l'aerea sia situata in un punto strategico vicinissimo alla SS36 Valassina, la Pam non vi ha sinora posto un mattone, anzi altre concorrenti, come la Esselunga, hanno installato i loro Megastore a pochissime centinaia di metri, tanto da rendere praticamente eccessivo un ulteriore supermarket. Così l'area ha continuato la sua verginale esistenza accogliendo fruitori diversi dal mattone e dal calcestruzzo. Per alcuni anni vi sostarono i rom e poi nel centro dei terreni furono create delle piste abusive da parte di appassionati di moto da cross e fuori strada. Lontano sufficientemente dalle abitazioni, lo spazio si presta a sopportare e ad assorbire i rumori dei motori a scoppio.
Sommando le aree dei vari comuni contigui si può delineare da Lissone fino a Nova Milanese una estensione abbastanza vasta grande quasi tre volte l'area della Cascinazza di Monza, quella oggetto di speculazione e attigua al Parco degli Svincoli. In questo caso, mi spiega Pino, non basta spedire una sola lettera ma ne occorrono almeno quattro più una, quanto sono i sindaci sommati alla presidenza della provincia di Monza e Brianza, per chiedere l'istituzione di un Plis: Parco Locale di Interesse Sovracomunale.
Non ci vorrebbero molte risorse, le aree non sono degradate, basterebbero piantumazioni di pochi filari alberati e qualche siepe.