Ovvero, il dilemma della scelta. Bei tempi quando le partite si potevano solo immaginare. Due ore e bon, tutto finito, ci si vede domenica prossima.
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i ha fatto una certa impressione vedere il derby di Roma, il big match della giornata, giocato alle 15 e Inter-Sassuolo in notturna. Diciamo pure che non c’eravamo più abituati. Ragioni di ordine pubblico, ma che fascino le grandi partite alla domenica pomeriggio.Non sono vecchio, ma faccio in tempo a ricordare quando la parola posticipo non era stata inventata, non c’era Sky e all’oratorio si aspettavano i risultati dai campi sparsi per l’Italia. Per non parlare delle vasche in centro, di chi camminava da solo, moglie e figli a rimorchio, e radiolina attaccata all’orecchio. “Interrompiamo da Bergamo, gol della Roma” il canovaccio. Cambiate i nomi, lo schema era lo stesso. Per strada di giorno gracchiavano Sandro Ciotti e Tutto il calcio minuto per minuto, mentre alla sera ci si rilassava sul divano con La domenica sportiva. Insomma, un altro mondo.
Le partite allora si potevano solo immaginare: la Rai faceva vedere i gol, per il resto bisognava andare allo stadio. Chi non voleva, o non poteva, s’arrangiava. Al limite, c’erano le cronache del giorno dopo, scritte da penne eccezionali, gente che sapeva far vivere lo sport anche a chi non c'era e ti trascinava sull’erba, sul ring o sull’asfalto mentre eri sprofondato in poltrona (sto leggendo una raccolta di articoli di Gianni Mura: “Non gioco più, me ne vado”, il Saggiatore: merita).
Si sognava tanto.
Erano tempi in cui ci si spostava di meno, in cui Palermo, Napoli, Cagliari, non dico Roma erano l’altro mondo, l’oscuro e lo sconosciuto, posti in cui si parlavano non solo dialetti: lingue diverse.
I viaggi di nozze si facevano in Italia (sarebbe forse il caso di riprendere l’abitudine), un’interurbana costava tantissimo (non c’erano gli abbonamenti flat) e se avevi un appuntamento in centro e la persona non arrivava, non potevi far altro che sederti al bar e aspettare le classiche due ore perché lui (o lei) aveva perso il suo maledettissimo treno. O almeno, così ti piaceva credere.
Il futuro, recita il mantra, è on demand. Allora si poteva scegliere di meno. Ma oggi siamo davvero più felici?
Dovrebbe probabilmente rispondere chi ha vissuto la parabola italiana da quando eravamo un paese contadino a pochi anni dopo, settima potenza industriale del mondo. Personalmente, direi di no.
Avere troppe alternative produce un aumento proporzionale di infelicità, in un rapporto inverso e perverso. Mille opzioni, poi quando la scelta l’hai finalmente fatta, non sei soddisfatto. C’è sempre il dubbio che là fuori possa esserci qualcosa di meglio, qualcosa che hai perso, qualcosa che avresti potuto avere se ti fossi impegnato di più. Un tarlo che consuma, che rode dentro.
Dalla fidanzata alla notizia di apertura di un giornale, tutto può cambiare nel giro di poche ore. Sei sempre indietro, sempre in ritardo. Rispetto a cosa, poi.
Anche le emozioni si livellano tutte sullo stesso piano. Appiattimento emotivo: per sentirle, è necessario che siano sempre più forti. Così manager incravattati e più avvezzi alla poltrona che allo sport si buttano col paracadute alla domenica, yuppies che la notte dormono con la luce accesa girano a cavallo di rombanti Harley Davidson, giovani nel fiore degli anni si rinchiudono 14 ore al giorno in ufficio per arrivare prima del vicino di scrivania nella corsa alla carriera, o forse per paura di arrivare dopo. Una gara senza senso: perchè i demoni ognuno di noi se li porta dentro.
Personalmente, guardo con invidia chi ha qualche anno di più: mi sembra abbia gli anticorpi giusti per sopravvivere in questa giungla. Che sia in grado, all'occorrenza, di buttare senza rimpianti i 3/4 della modernità e rimanere attaccato all’essenziale, che in fondo non è mai cambiato. Perché, come diceva il Piccolo Principe di Exupery, “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Qualche anno fa erano più chiari i confini tra giusto e sbagliato, tra domenica e lunedì, persino tra campionato e non campionato. Due ore e bon, tutto finito, ci si vede domenica prossima. Alle 17 la schedina ti diceva se eri milionario o il solito pirla. Senza fare l’antimoderno, non era così male.
antoniopiemontese ( chiocciola ) hotmail.it
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