Alle sorgenti dell'anticonsumismo

Stanislaw Ignacy Witkiewicz  (1885-1939), narratore, drammaturgo, saggista, teorico dell'arte, filosofo e pittore. Noto anche con lo pseudonimo di Witkacy, formulò la "teoria della forma pura" secondo la quale un'opera letteraria, autonoma, liberata dall'obbligo di "rappresentare", ha come unico scopo l'avvicinarsi alla "terribilità metafisica dell'essere": solo in questo modo l'uomo può toccare il Mistero metafisico dell'esistenza.

Figlio del pittore e critico d'arte Stanislaw, riceve un'educazione esclusivamente domestica, perché il padre disprezza la scuola che considera mediocre e conformista. In seguito studia all'Accademia di Belle Arti a Cracovia. Partecipa in qualità di disegnatore alla spedizione a Ceylon e in Australia del celebre antropologo polacco Bronislaw Malinowski (1914); durante la prima guerra mondiale presta servizio nell'esercito russo col grado di colonnello della guardia. Tra il 1918 e il '22 partecipa alle attività dei 'Formisti', un gruppo di poeti e pittori residente a Cracovia. Witkiewicz si è accostato alla forma teatrale da teorico dell'estetica, in un quadro culturale di reazione antiromantica e antinaturalistica.

 

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Portret Włodzimierza Nawrockiego, na tle kompozycji pejzażowej, 1926, Muzeum Pomorza Środkowego, Słupsk

 

Le opere narrative e teatrali di Witkacy si caratterizzano per un totale rifiuto della realtà borghese, un pessimismo di fondo che sconfina nel catastrofismo. I romanzi sono antiutopici, hanno cioè il carattere, spesso satirico, di un'utopia alla rovescia: invece di un mondo ideale dove tutti vivono felici, presentano visioni terrificanti del futuro. In  Addio all'autunno (1927) e Insaziabilità (1930) i personaggi, grottescamente deformati, desiderosi di sfuggire alla quotidianità piatta e banale, finiscono divorati dal turbinio degli eventi, sullo sfondo di un'Europa in preda alla dissoluzione negli ultimi giorni della civiltà. Due esempi simili e famosi di romanzo antiutopico sono "Il mondo nuovo" di A. Huxley e "1984" di G. Orwell.

Witkiewicz è autore anche di 30 drammi di carattere grottesco-fantastico. Il profilo di drammaturgo, provocatorio, allusivo, comico, nel quale vengono smantellate tutte le convenzioni e l'attinenza alla realtà è praticamente inesistente. Le opere, che vivono di "formismo", cioè della struttura interiore puramente scenica, precorrono l'avanguardia del secondo dopoguerra, in special modo il cosiddetto "teatro dell'assurdo" nato in Francia negli anni Cinquanta. Questo schema teorico fu perseguito da Witkiewicz con un sentimento cupo e catastrofico dell'esistenza, avvicinabile alla metafisica di Samuel Beckett. Tra i drammi più noti di Witkiewicz vanno citati Tumor Cervelletti, La metafisica del vitello a due teste, Nel palazzetto, La gallinella acquatica, La madre, Il pazzo e La monaca e I calzolai.

 

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Kwitnące jabłonie - 1899. Olej na desce. 32 x 39 cm. Muzeum Narodowe, Kraków.

 

Dopo la rivoluzione bolscevica del 1919 e la nascita dei totalitarismi nazifascisti, negli anni '20 del XX secolo, fermenta una nutrita letteratura sugli scenari del futuro possibile, in relazione alle conseguenze dell'avvento della società di massa e ad alcune sue caratteristiche: la produzione industriale su vasta scala, le grandi mobilitazione di piazza e i movimenti di massa, il culto della personalità. Si possono ricordare alcune stazioni di questo percorso artistico e letterario che ebbe dimensioni continentali: Ernst Toller ultimò la sua pièce Masse-Mensch nel 1921; il manifesto surrealista di Breton (1924) individuò nella massificazione della cultura uno dei nemici privilegiati dell'individualismo creativo; Fritz Lang creò un grande scalpore nel pubblico europeo con il film Metropolis nel 1926; la rappresentazione del mondo futuro, minerale e netto di ogni fattore umano con La cimice di Majakovskij. In questo contesto nasce l'arte di Witkiewicz, vero estremista dello scetticismo, che amava solo se stesso e viveva nella certezza compiaciuta dell'incomprensione pubblica.

 

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Fałsz kobiety (Maryla Grossmanowa i autoportret), 1927, pastel, 115,5 x 184 cm, Muzeum Narodowe, Warszawa

 

La leggenda intellegibile di Witkiewicz, da un lato severo e arduo filosofo, dall'altro geniale precursore e punto di riferimento dell'avanguardia teatrale polacca, è spesso rimasta impigliata in taluni snobismi, compreso quello di scambiare per "anticomunismo" la disperata profezia politica. Di sogni, anzi di incubi sul declino della civiltà Europea se ne sono fatti molti,  ma pochi hanno la particolare arte visionaria delle opere di Witkiewicz, romanzi allegorici del futuro, allucinazioni, sottigliezza analitica e violenza grottesca. Witkiewicz resta ancora un artista semisconosciuto, pur avendo inventato non poche fondamentali sperimentazioni. Oltre che anticipatore del teatro di Beckett, Jonesco e del Living Teatre, sembra precursore anche di molta letteratura del secondo dopoguerra come la beat generation, ad esempio il Junkie di William Burroughs gli deve qualche cosa.

 

Teatro di Nessuno

 

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Witkacy

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

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