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Dossier. Brianza che vieni, Brianza che vai. A Villasanta l'associazione Watinoma immagina e pratica una risposta culturale al modello consumista occidentale con la valorizzazione del patrimonio territoriale

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lora Tognoli, hai viaggiato nel mondo per molti anni, cosa ti ha spinto a diventare cittadina del Mondo?
La propensione a viaggiare probabilmente si fonda sulle caratteristiche della mia famiglia. I miei genitori erano un po’ particolari: si sono trasferiti nel corso della loro vita in diverse località. Prima in Lombardia, poi in Campania, in Puglia, a Bergamo e per un certo periodo negli Stati Uniti. Infine siamo approdati a Vedano al Lambro. Ma questa è stata solo una tappa, perché già a 16 anni ebbi le prime esperienze di indipendenza dalla famiglia partecipando a una comunità in Sicilia. Dopo qualche anno partii da sola per l'India. Fu un viaggio di intraprendenza ma anche di maturazione. Penso sia stato determinante anche l'aver vissuto l'adolescenza in quel periodo degli anni Settanta foriero della cultura non violenta e ambientalista: i miei genitori erano intellettuali di sinistra e mia madre era simpatizzante del Mir, il movimento non violento italiano.

 

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 Flora Tognoli e Hado Ima 

 

Avrai sicuramente letto Siddharta di Herman Hesse già nell'infanzia?
Le prime letture che mi appassionarono furono i libri di Carlos Castaneda. Herman Hesse e l'India arrivarono più tardi, durante l'esperienza nella comunità in Sicilia. Dopo il viaggio in India passai un periodo sedentario qui in Lombardia, e poi un altro viaggio: mi sposai con un argentino e andai a vivere a Mendoza per cinque anni. Ovunque sono andata ho sempre lavorato e ho fatto un po di tutto: dalla segretaria all’insegnante di matematica, dalla sarta e tessitrice, all’impiegata.

Ovunque sono andata ho sempre lavorato e ho fatto un po di tutto.

Come sei arrivata all'Africa?
Già, mi mancava di scoprire solo l'Africa! Tornata in Italia alla fine degli anni Novanta ho ripreso a frequentare dei corsi di danza africana, una mia passione fin dai primi anni Ottanta, e ho conosciuto Hado, un musicista del Burkina Faso. Così ho riscoperto la mia vocazione nomade, quell'istinto alla ricerca identitaria interiore che mi spinse a viaggiare da sola in Asia. A dire il vero dell'Africa conosco solo una parte, perché fin da subito nacque l'idea di importare un'associazione culturale in Italia, Watinoma, che interagisse con il Burkina Faso in relazione di scambio culturale. L'idea originale è di Hado.

Hado, com'è nato il progetto?
Più che un progetto è la realizzazione di un sogno. Nel 1987 insieme ad altri giovani provenienti da diversi villaggi ci trovammo a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. Partendo dal gruppo di musica tradizionale Watinoma, che significa Accoglienza, pensammo di impegnarci per la salvaguardia della tradizione orale e musicale del nostro popolo, con l’intento di diffonderne la cultura anche oltre confine. (Qui si può scaricare Press Book Hado Ima Watinoma 2013).

Il fenomeno chiamato Land Grabbing: la campagna si sta svuotando e con essa l'attività agricola.

 

Si tratta di una cultura particolare?
Si, io sono nato nel villaggio di Boulsa, dove è ancora vivissimo il connubio tra la vita sociale della comunità e l'espressione artistica musicale che ne è parte integrante, celebrando di essa i rituali e tutti gli avvenimenti importanti. Ma questa tradizione fantastica e antichissima, tramandata oralmente per generazioni, è ora minacciata dalla trasformazione sociale e del territorio. Grazie alle attività artistiche e musicali in Europa abbiamo costruito il nostro centro culturale a Koubri, un villaggio a poca distanza dalla capitale Ouagadougou. Qui negli ultimi anni si è avviato un fenomeno sempre più consistente di addensamento abitativo. Molte persone lasciano i loro villaggi e si spostano a vivere in città, abbandonando i terreni che spesso sono acquisiti con pochi soldi da persone che potremmo definire futuri speculatori. E’ il fenomeno chiamato Land Grabbing. La campagna si sta svuotando e con essa l'attività agricola, i saperi e le culture locali.

 

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Foto di Pieter Hugo, tratta dal lavoro “The Hyena&Other Men”

 

Assomiglia al fenomeno avvenuto qui a Milano e al nostro hinterland.
Eh già! Ma noi pensiamo che si possa intraprendere un destino diverso. Questo è il nostro sogno: immaginare una risposta culturale, dare dignità alle identità etniche, ai saperi locali, con la valorizzazione del patrimonio territoriale. Mettere in relazione di scambio le varie etnie che vivono nel territorio, esportare e importare culture e pratiche antichissime.

Flora, avete realizzato già diversi progetti vero?
Si, quello più importante è il festival Lune du Sahel. (Qui si può scaricare la locandina 2013). Si tratta di un festival musicale interetnico giunto alla sesta edizione e divenuto un punto di riferimento per tutta la regione: qui vengono molte persone anche dalla capitale. Poi ci sono una serie di progetti che vanno dalla costruzione di una scuola alle sistemazioni di pozzi per l'acqua. Comunque il nostro approccio resta di carattere culturale e va in alternativa allo stereotipo dell'aiuto umanitario tout court. Vogliamo mettere le basi per l'accrescimento e l'autosufficienza delle comunità, non vogliamo creare dipendenza da aiuti esterni. Per questo facciamo anche attività agricola di carattere biologico, dove ospitiamo peraltro i gruppi di italiani che vengono ogni anno.

Sono i campi di lavoro?
Si. Ogni anno sono sempre più numerosi.

Da dove arrivano i partecipanti?
Praticamente da tutta Italia. La nostra sede operativa è a Villasanta, ma all'associazione partecipano numerose persone sparse in provincia di Milano, Cremona, Sondrio, Como e oltre la Lombardia.

 

Watinoma - Incontri Africani

Cosa fate in Italia?
Siamo partiti con le esibizioni musicali e culturali di Watinoma dall'Africa in Europa. In Italia abbiamo fatto meta in moltissime località a cominciare dal Festival di Pelago (FI) nel 1996, abbiamo partecipato a iniziative e progetti sparsi in tutta la penisola, dalla Lombardia alla Sicilia, passando per la Toscana, dalla Campania e dalla Calabria. Poi abbiamo realizzato una serie di lavori con le scuole in particolare in Lombardia e laboratori per i bambini, come quelli che faremo la prossima primavera a La Casa delle Culture del Mondo a Milano. Vogliamo mostrare un’Africa diversa, non solo portatrice di povertà e di bisogni, ma di ricchezza artistica con un’energia e una gioia di cui siamo noi ad avere bisogno.

Suona il citofono. Interrompiamo la conversazione. Entra una giovane ragazza ammantata di k-way. «Sono venuta in bici da Brugherio, li non pioveva, ma qui a Villasanta ho preso tanta acqua». Inzuppata per bene, ma visibilmente felice, continua: «Io sono già stata in Burkina e non vedo l'ora di tornarci». È venuta a portare le foto e il passaporto per il visto per partecipare al campo di lavoro in Burkina Faso, il prossimo dicembre.

Quando vado in Burkina e vedo i risultati di quello che facciamo è una grande soddisfazione.

Lavorare come volontaria per l’associazione è per me una fonte inesauribile di stimoli per imparare cose nuove e instaurare relazioni. Ho preso un computer e ho cominciato ad usarlo: abbiamo un sito, una mailing-list e ho imparato a usare i social networks come Facebook. Presentare i progetti, studiare le normative, relazionarsi con le amministrazioni e le scuole, c'è tutto un lavoro estenuante e complicato, ma anche interessante, in cui esercitarsi quotidianamente. Per me è un lavoro appassionante. Quando vado in Burkina e vedo i risultati di quello che facciamo è una grande soddisfazione.

 

 

La scheda

L'Associazione ITAL WATINOMA si occupa di promuovere, valorizzare, sostenere le culture tradizionali e tribali, con particolare riguardo a quelle africane e favorire gli scambi culturali, la parità di diritti e la fratellanza fra i popoli. Qui si può scaricare la presentazione.

La fondazione

Watinoma, che significa Accoglienza, nacque nel 1987 a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. Il gruppo, basato sulla musica tradizionale, era composto di giovani provenienti da diversi villaggi.

Figli di Griot, voci della cultura tradizionale, conservatori della storia del Burkina Faso e di altri antichi regni della regione Mandingue, decisero di impegnarsi in un progetto di salvaguardia della tradizione orale e musicale del loro popolo, nell’intento di diffondere le radici profonde della loro cultura anche oltre confine.

La musica

Il gruppo presenta la musica tradizionale con strumenti africani a percussione (Djembé, Balafon, Maracas, Doun-doun-ba, Kenkeni, Campane), Flauto, Kora (arpa africana), Kunde (strumento tradizionale a corde) e voci, completando la loro prestazione artistica con danze tradizionali. La maggior parte degli strumenti sono costruiti dagli stessi musicisti. La loro musica nasce non come “spettacolo” ma come parte integrante della vita della comunità del villaggio, fondamentale nella celebrazione di tutti gli avvenimenti importanti e dei riti: la musica e le danze esprimono i sentimenti della collettività, dalla gioia alla tristezza.

Eventi principali

Si esibiscono in Africa e in Europa.
Festival di Pelago (FI) nel 1996 dove vincono il primo premio musica etnica.
Collaborazione con il Teatro del Sole di Milano dal 1997 al 1999.
Partecipazione nel 2004 al Festival Internazionale Gruppi Tribali e Indigeni del Mondo Lo Spirito del Pianeta con esibizioni in molte piazze della Lombardia.
Festival Panafricano del Cinema Fespaco nel 2005.
Hanno realizzato molte tournée in Italia nell’estate 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012, 2013.
Nel 1989 pubblicano il primo lavoro Liberté a cui segue nel 2003 il CD Aminata; nel 2005 Héritage e nel 2007 Tumi che raccoglie 13 pezzi.

Lo spettacolo

Watinoma presenta uno spettacolo di musica, canti e danze, che pur rimanendo fedele alle origini viene rielaborata secondo suggestioni attuali. Le sonorità sono molto varie e alternano pezzi cantati, che riecheggiano l’atmosfera del deserto, accompagnati dalla dolce melodia della Kora sul sottofondo ritmico delle calebasse, a pezzi di percussioni tribali molto coinvolgenti, dove il ritmo non è fine a se stesso ma si scompone per diventare linguaggio sonoro, riprendendo la funzione originaria di parola per comunicare attraverso il tamburo. I testi delle canzoni parlano di temi antichi e attuali al tempo stesso: i bisogni fondamentali dell’uomo per la sua sopravvivenza, la fame, la sete, la religiosità e la fiducia nell’aiuto di Dio, il valore della propria cultura e delle tradizioni e la necessità di preservarle, la famiglia, la nascita. Lo spettacolo viene completato da costumi e maschere tradizionali.

L'Associazione

Watinoma, oltre ad essere un gruppo musicale è un’associazione di musicisti e artigiani con sede in Burkina Faso. I fondi raccolti dai concerti servono, oltre che al mantenimento degli artisti, a finanziare un progetto per la creazione e il mantenimento di un Centro Culturale in Burkina Faso, per la valorizzazione e la diffusione della musica, della danza, della cultura, dell’artigianato locale. L’obbiettivo di questo progetto è di fornire uno spazio per le prove quotidiane dei musicisti e ballerini, un laboratorio per gli artigiani dove condividere le attività artistiche, un centro di aggregazione per i giovani del quartiere, oltre che un punto di riferimento per la diffusione e la commercializzazione dei prodotti realizzati. La struttura è anche in grado di ospitare visitatori interessati a scambi culturali e momenti di arricchimento artistico (es. stage di musica e danza). Obbiettivo non secondario del progetto e quello di favorire comunque la possibilità per gli artisti e le loro famiglie di continuare a vivere nel proprio paese, a discapito della necessità di emigrare e svolgere attività marginali per sopravvivere.

I CD di Hado Ima & Watinoma non sono attualmente in commercio ma possono essere richiesti all’indirizzo e-mail info@watinoma.info

Festival Watinoma Lune du Sahel 28-29-30 décembre 2012

Per informazioni:
HADO: Cell. Italia 333 3507566
Cell. Burkina Faso 00226 76598824
FLORA: Cell. 348 3933216
info@watinoma.info
www.watinoma.info

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.