16032024 Andy Levin Dearborn 27feb2024

 Resoconto di una breve tappa a Detroit per le primarie del Michigan, a contatto con gli organizzatori e i fautori del movimento Listen to Michigan - Vote Uncommitted , tra cui l'ex-deputato democratico al Congresso Andy Levin, ebreo ed ex-presidente di una sinagoga, sostenitore dei palestinesi e detestato dall'Aipac, la potentissima lobby americana pro-Israele.

    

 

Nel mio recente viaggio in Michigan per le primarie del 27 febbraio, che mi aspettavo scontate e inutili,  sono stata sorpresa da un positivo e interessante risvolto in campo democratico: la nascita di Listen to Michigan - Vote Uncommitted, un coeso movimento di sinistra dal basso come non si vedeva dai momenti di gloria di Bernie Sanders, terminati nelle presidenziali del 2020 quando establishment democratico e pandemia agirono in sinergia per sconfiggere Sanders e resuscitare Biden. 

Nato a tre settimane dal voto in quello che è considerato lo swing state determinante nell’elezione del presidente, il movimento per convincere gli elettori democratici a votare “non schierato” - al fine di avvertire Biden che se non interromperà “la complicità degli Stati Uniti nel genocidio palestinese” non avrà il supporto necessario per vincere lo stato nelle elezioni generali di novembre - ha raccolto intorno a sé non solo le migliaia di arabi e musulmani americani di Dearborn, la “città araba d’America” e Hamtramck, cittadine satelliti di Detroit, ma una nutrita rappresentanza multireligiosa, costituita in particolare da ebrei e cattolici, multietnica, multigenerazionale e un’enorme partecipazione giovanile. 

 

Hamtramck, Michigan, manifestazione del 25 febbraio 2024. Foto di Elisabetta Raimondi.

Hamtramck, Michigan, manifestazione del 25 febbraio 2024. Foto di Elisabetta Raimondi.

16032024 manifestazione a Hamtramck Michigan 25feb2024

Altri manifestanti al comizio di Hamtramck del 25 febbraio 2024. Foto di Elisabetta Raimondi.

L'alta affluenza alle urne di persone veramente motivate ad esprimere la propria opinione, ha permesso di decuplicare, con 101.000 uncommitted, l’obiettivo prefissosi da Listen to Michigan dei 10/11.000 voti,  corrispondenti a quelli che nel 2016 consentirono a Donald Trump di battere Hillary Clinton e di finire  dunque alla Casa Bianca. le proporzioni del successo hanno fatto sì che  già il giorno dopo il movimento assumesse una dimensione nazionale che non solo ha dato i suoi frutti nelle primarie successive., ma che è  destinato a crescere sempre di più e intenzionato, come promesso, a fare sentire la sua voce alla Convention Democratica Nazionale di Chicago del prossimo agosto.

Non vanno inoltre sottovalutate altre importanti iniziative che da quel movimento hanno preso il via,  ispirate anche al follow the money da anni sollecitato a Bernie Sanders. 

Una decina di giorni fa  attiviste e attivisti  pacifici ma assai sonori hanno fatto irruzione in un townhall della senatrice Kirsten Gillibrand a Brooklyn, dove “hanno criticato la senatrice per avere accettato cospicue donazioni dai gruppi pro-Israele [uniti sotto l’ombrello dell’Aipac, American Israel Public Affair Committee] e l’hanno accusata di non rappresentare le richieste dei newyorkesi per un cessate il fuoco e di mentire sugli accordi per il rilascio degli ostaggi.” 

Degli ultimi giorni è invece la nascita di Reject Aipac - una coalizione fondata da Justice Democrats con l’adesione di importanti gruppi tra cui Jewish Voice for Peace Action, Jews for Racial & Economic Justice, Democratic Socialists of America, Sunrise, If Not Now Movement - per fare pressione sul Partito Democratico affinché si decida a respingere i soldi di Aipac e Dmfi (Democratic Majority for Israel), sua costola solo apparentemente democratica, creata ad arte nel 2019 dopo l’entrata in Congresso delle due deputate musulmane Rashida Tlaib, di origine palestinese, e Ilhan Omar, nata in Somalia, che per prime ruppero la consuetudine Pep, Progressive except for Palestine, secondo cui anche i progressisti erano soliti tacere sulla questione israelo palestinese.

Reject Aipac rappresenta un passo significativo, poiché è la prima volta che si ingaggia una lotta organizzata contro una lobby che, come le grosse corporation, o come l’Nra (American Rifle Association) a cui l’Aipac è spesso associato quanto a potenza e diffusione, è letteralmente in grado di comprare le elezioni, come abbiamo raccontato nel 2022 a proposito del caso Nina Turner, e come sta avvenendo quest’anno con i 100 milioni di dollari che l'Aipac ha programmato di spendere per sconfiggere alle primarie democratiche i membri della Squad, tra cui appunto Tlaib e Omhar e quei candidati che ritiene scomodi per la sua politica filo-israeliana. 

In un precedente articolo ho riportato una sintesi delle interviste effettuate a tre promotori di Listen to Michigan di origine medio-orientale: lo yemenita-americano Abraham Aiyash, deputato del Congresso dello stato del Michigan, che perentoriamente continua a chiedere al governo lo stesso trattamento di pietà e dignità verso i bambini ucraini e quelli palestinesi in nome di una “giustizia totale” e non “selettiva”; i palestino-americani Layla Elabed e Abbas Alawieh, rispettivamente manager e portavoce del movimento, l’una sorella minore di Rashida Tlaib e combattiva quanto lei, e l’altro, ex capo staff al Congresso, dove tra l'altro si trovava il 6 gennaio 2021,  in un primo tempo  di e successivamente di Cori Bush, una delle componenti della Squad a maggior rischio.  Abbas Alawieh ha più volte sottolineato la rilevanza politica di coloro che negli Stati Uniti “traggono profitto e fanno soldi con ogni bomba in più che viene lanciata su Gaza, con ogni comunità in più rasa al suolo, con ogni famiglia palestinese in più eliminata dalla faccia della terra.”

 

16032024 Abraham Aiyash Hamtramck Michigan 25feb2024

Il deputato al Congresso del Michigan Abraham Aiyash durante la manifestazione di Hamtramck, Michigan. Foto di Elisabetta Raimondi.

Layla Elabd e Abbas Alawieh, direttrice e portavoce di Listen to Michigan, durante la serata del 27 febbraio 2024 nel locale Adonis di Dearborn, Michigan. foto di Elisabetta Raimondi.

 

16032024 seggio elettorale a Dearborn Michigan 27feb2024

Un seggio elettorale di Dearborn, Michigan, 27 febbraio 2024. Foto di Elisabetta Raimondi.

Sebbene affrontato anche con loro, il tema dell’Aipac ha costituito una parte rilevante della breve intervista,  svoltasi il 27 febbraio nella nottata dei risultati delle primarie presidenziali a Dearborn, all’ex-deputato democratico del Congresso Andy Levin (1960) di Detroit, uno dei più illustri ebrei sostenitori del movimento Listen to Michigan, figlio e nipote di due politici di lungo corso passati alla storia per posizioni pacifiste e correttezza, nonché vittima dell’Aipac.

 

Intervista a Andy Levin

 

Deputato Levin, lei è qui questa sera come fervente sostenitore di Listen to Michigan che a quest’ora [dopo le 23] ha già moltiplicato di circa sette volte l’obiettivo prefissato di dieci-undicimila voti uncommitted. Quanto è importante questo successo anche in funzione degli altri stati?

Questa sera qui in Michigan stiamo facendo la Storia, indipendentemente da quello che succederà negli altri stati. Negli Usa il sistema elettorale è terribile: si può vincere il voto popolare senza diventare presidente per via di questa cosa del tutto antidemocratica che si chiama collegio elettorale, all’interno del quale il Michigan ha una posizione di primo piano perché è uno stato grande, con 10 milioni di abitanti. Alcuni stati hanno sempre votato democratico e altri sempre repubblicano, ma tra gli stati che stanno nel mezzo a disposizione di chi sappia prenderseli, il Michigan è letteralmente il cardine. È quasi impossibile per i democratici fare i conti del collegio elettorale senza il Michigan e Biden dovrebbe saperlo bene. Non so cosa succederà domani, ma vivo in Michigan, lo conosco bene e so che Biden non vincerà la rielezione senza il Michigan e se vuole vincere qui deve cambiare drasticamente la sua politica su Israele e Palestina. Quello che abbiamo fatto oggi dimostrerà che le cose stanno così. Questo è davvero un momento storico perché noi qui stiamo cercando di salvare la democrazia. 

Qual è la sua opinione sulla presidenza Biden in generale?

Io sono un grande alleato del presidente e vorrei davvero che fosse rieletto. Ero in Congresso quando investendo nell’agenda pro-America abbiamo passato una serie di leggi che hanno creato buoni posti di lavoro approvati dai sindacati, cosa che va a suo merito. Ma oggi ci sono troppe persone sconvolte per quello che succede a Gaza che non permetteranno a Biden di vincere se non cambierà corso sulla situazione palestinese.  Abbiamo la comunità arabo-americana più grande della nazione, moltissimi musulmani di altra provenienza, un milione e quattrocentomila afro-americani e un’infinità di giovani, tutte persone non disposte ad accettare questo stato di cose. Quello che personalmente non capisco è perché Biden continui a permettere che sia Netanyahu a stabilire i limiti di ciò che è politicamente possibile. Non è accettabile che questa persona che non ha mai sostenuto l’auto determinazione del popolo palestinese e che cerca in tutti i modi di stare in carica il più a lungo possibile per evitare la prigione sia colui che determina la nostra politica estera su questa guerra.

Veniamo alla sua vicenda personale in Congresso. Il gennaio scorso The Guardian ha reso noti i risultati di un’accurata analisi sui soldi spesi da Aipac e Dmfi nel ciclo elettorale del 2022, mettendo in particolare evidenza i tre politici in cima alla classifica dei beneficiari dei finanziamenti elargiti. Si tratta tre democratici in corsa nelle primarie contro altri democratici scomodi. Shontel Brown, scelta dall’establishment per battere Nina Turner, è risultata terza con 4,5 milioni di dollari spesi in pubblicità diffamatorie contro Turner. Il secondo posto di Haley Stevens, con 5,4 milioni di dollari, la riguarda direttamente dato che il concorrente scomodo da battere era proprio lei. Perché c’è stato questo confronto tra lei e Stevens nonostante foste entrambi deputati e come sono andate le cose?

È piuttosto complicato. Negli Stati Uniti ogni dieci anni c’è il redistricting, che consiste nella modifica dei distretti elettorali secondo alcune modalità come la ridefinizione delle linee territoriali, cosa che può comportare, oltre al confronto con un elettorato in parte nuovo da rappresentare in Congresso, anche una sfida tra deputati in carica. Nel mio caso il redistricting mi ha costretto a correre alle primarie contro Haley Stevens, una deputata del mio stesso partito. Poiché l’Aipac era determinato a sconfiggermi per le mie frequenti critiche al governo di Israele, ha riversato tutti quei milioni di dollari a sostegno della mia concorrente. Anche nel mio caso è stata montata una campagna diffamatoria, con il leader locale che diceva che ero il più corrosivo membro del Congresso per le mie posizioni su Israele. La cosa ridicola è che io sono ebreo mentre la mia avversaria no. Tra l’altro sono sempre stato un sostenitore dello Stato di Israele e continuo a esserlo. Ma loro non potevano sopportare che io, ebreo ed ex-presidente di una sinagoga, sostenessi la popolazione palestinese proprio come sostengo la mia gente. Sono oltre quarant’anni che mi batto per la Palestina perché sono convinto che non possano esistere pace e sicurezza per il popolo ebreo senza l’esistenza di pace e sicurezza per il popolo palestinese. Deve esserci un’autodeterminazione per entrambi i popoli e dobbiamo riuscire a trovare un modo per condividere la Terra Santa. E sono queste convinzioni che nel 2022 mi hanno fatto perdere le elezioni. 

Quest’anno la lobby pro-Israel ha già cominciato a spendere i 100 milioni di dollari programmati per le primarie democratiche congressuali. Da dove arrivano tutti i soldi  dell'Aipac e pensa che il via dato dal Michigan a questa protesta potrà compromettere i loro propositi?

Gran parte dei loro soldi è denaro sporco che proviene da miliardari repubblicani ed è una vera onta per il Partito Democratico lasciare che i suoi candidati prendano soldi repubblicani per le primarie. Quanto a quello che succederà, non lo so, ma credo sia inevitabile che dopo i risultati di oggi l’interferenza della lobby pro-Israele nelle primarie democratiche dovrà fare i conti  con questo inaspettato tsunami di elettori della base democratica che vuole che il cambiamento della politica verso Israele sia drastico non tanto a parole ma con la proclamazione del cessate il fuoco permanente e la sospensione  dei finanziamenti a Netanyahu.

 

16032024 Andy Levin Dearborn Michigan 27feb2024

L'ex-deputato democratico Andy Levin la sera del 27 febbraio 2024. Foto di Elisabetta Raimondi.

 

C'è dunque da sperare che lo tsunami citato da Andy Levin, abbinato alla coalizione Reject Aipac, faccia riflettere i candidati democratici ingentemente supportati dall'Aipac sul fatto che l'immediato abbinamento dei loro nomi a quello che la maggior parte degli elettori democratici considera un genocidio potrebbe non tanto scalfire la loro coscienza, quento risultare controproducente per la loro carriera. Staremo a vedere. 

Gli autori di Vorrei
Elisabetta Raimondi
Elisabetta Raimondi
Disegnatrice, decoratrice di mobili e tessuti, pittrice, newdada-collagista, scrittrice e drammaturga, attrice e regista teatrale, ufficio stampa e fotografa di scena nei primi anni del Teatro Binario 7 e, da un anno, redattrice di Vorrei.
Ma soprattutto insegnante. Da quasi quarant’anni docente di inglese nella scuola pubblica. Ho fondato insieme ad ex-alunni di diverse età l’Associazione Culturale Senzaspazio.

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