Sostenuto dal sindacato degli insegnanti (CTU) e da tutte le organizzazioni progressiste di Chicago, oltre che da Bernie Sanders, Jesse Jackson, Martin Luther King terzo, il nuovo sindaco di Chicago Brandon Johnson vuole imporre una svolta decisiva alla città dopo decenni e decenni di politiche liberiste e neo-liberiste spesso corrotte.
Una sconfitta entusiasmante titolava un articolo del maggio 2022 scritto al mio ritorno da Cleveland in Ohio, dove Nina Turner, la carismatica guerriera ex-vice di Bernie Sanders finanziata solo da piccole donazioni, aveva perso le primarie democratiche per le midterm election contro Shontel Brown per colpa del big and dirty money indistintamente democratico e repubblicano accettato dalla candidata dell'estabishment. Eppure nel suo discorso di concessione la sera del 3 maggio, Nina era riuscita a trasformare la tristezza dei presenti in entusiasmo, infondendo la certezza che la lotta non si sarebbe fermata, che l'aggregazione popolare e le battaglie dal basso si sarebbero allargate per portare prima o poi a significative vittorie.
Undici mesi dopo quell'esperienza, torno da Chicago con la testimonianza di come quella strategia di lotta possa essere vincente anche nelle situazioni più ostiche, come ha dimostrato il 4 aprile scorso l'elezione a nuovo sindaco di Chicago di Brandon Johnson, una sorta di alter ego di Bernie e di Nina con il dna dell’attivismo nel sangue, la simpatia e l’empatia sulla faccia e con “tutta la gente di Chicago” al cuore della sua campagna.
"Chicago, questa sera è solo l'inizio. Con le nostre voci e i nostri voti abbiamo dato il via a un nuovo capitolo nella città di Chicago. La verità è che la gente di Chicago ha sempre lavorato per Chicago, svegliandosi presto per aprire le porte dei negozi, o insegnando nelle scuole dell'obbligo, o indossando distintivi per proteggere le nostre strade, o curando malati bisognosi, o fornendo servizi di assistenza ai bambini. Voi avete sempre lavorato per Chicago e ora Chicago comincerà a lavorare per la sua gente, tutta la sua gente."
Conquistatosi a sorpresa il secondo posto nell’elezione del 28 febbraio con una decina di candidati in gara tra cui la sindaca in carica Lori Footlight - eletta nel 2019 e primo sindaco della città a non conseguire un secondo mandato dal 1983 - Johnson ha poi battuto al ballottaggio colui che veniva dato per vincente fino alla chiusura dei seggi, il corporate democrat Paul Vallas, unico bianco della competizione, sostenuto dal solito big and dirty money, come quello del repubblicano Ken Griffin di Citadel, il super-miliardario che nel 2020 spese 50 milioni di dollari di tasca propria per far fallire il referendum dell'Illinois indetto per sostituire la flat tax, tuttora in vigore, con una tassazione progressiva, istanza che è nel programma di Johnson.
La vittoria di Johnson non è tuttavia arrivata a sorpresa per quanti avevano parecipato, nella serata del 30 marzo a uno straordinario evento a suo sostegno tra i cui molti ospiti c'erano Martin Luther King III, un onoratissimo ma silenzioso Jesse Jackson in sedia a rotelle, nonché l'ospite d'onore Bernie Sanders, al cui arrivo il palazzetto dello sport che ospitava la serata sembrava stesse per esplodere.
Bernie, che ha posto al pubblico la domanda Which side are you on?, titolo di una canzone del folk politico e di un capitolo del suo recente libro It's Ok to Be Angry with Capitalism, qui recensito, ha attribuito a Johnson un’eredità direttamente proveniente dai due leader neri, in quanto ne incarna l’idea dell’unione delle varie razze conviventi negli Usa in una lotta di classe inscindibile da quella per i diritti civili.
Bernie Sanders e Brandon Johnson all'evento del 30 marzo
Brandon Johnson nella serata del 30 marzo, cinque giorni prima del ballottaggio
Jesse Jackson sotto il palco del palazzzetto dello sport che ha ospitato l'evento del 30 marzo per Brandon Johnson
Martin Luther King terzo e Brandon Johnson
Johnson, ex-insegnante nel ghetto nero di Candyman Cabrini-Green
Una particolarità della competizione finale era la provenienza di entrambi i concorrenti dal mondo della scuola, sebbene con incarichi e visioni assai differenti.
Brandon Johnson, insegnante, membro del sindacato CTU (Chicago Teachers Union), di cui ha avuto il sostegno insieme a quello della coalizione politica UWF (United Working Families), e dal 2019 commissario della Cook County di Chicago, ha combattuto per anni in prima linea accanto alla recentemente scomparsa Karen Lewis, venerata ex-leader del Ctu al quale nel 2010 impresse una svolta storica. Se prima di lei la questione principale era la difesa degli interessi di categoria mantenendo però una sostanziale adesione allo status quo, con Karen Lewis l'attenzione e la lotta si sono focalizzate sempre più sui legami tra scuola e quartieri della working class e poveri, spesso coincidenti con quelli delle comunità di colore, e sulla necessità dell’intervento a 360 gradi in quei luoghi totalmente degradati o comunque molto penalizzati dalle decennali politiche urbane neoliberiste. Basate su privatizzazioni sempre più massicce di tutto il settore pubblico, gentrificazione, tagli alle spese sociali, fortissima stretta su "law and order", attacchi ai sindacati e via dicendo, a Chicago quelle politiche hanno fortemente caratterizzato i mandati di due sindaci con i quali il contendente di Johnson Paul Vallas ha avuto strettissimi legami: il sette volte eletto Richard Delay (1989-2011) e il suo erede Rahm Emanuel (2011-2019), già uomo di Wall Street e delle banche di investimento, di Bill Clinton e di Barack Obama, implicato in numerosi scandali tra cui la copertura della Polizia di Chicago per l’omicidio del diciassettenne Laquan McDonald, e dal 2021, per volere di Joe Biden, ambasciatore Usa in Giappone.
Nel suo appassionato discorso di vittoria Brandon Johnson ha detto:
"So cosa vuol dire insegnare a Cabrini-Green, dove i miei studenti possono vedere uno dei quartieri più ricchi dalle finestre sul retro, mentre dalle finestre davanti i bulldozer a loro volta li fissano, preparandosi ad abbattere le loro case pubbliche."
Noto al pubblico del cinema in quanto non solo ambientazione ma autentico co-protagonista del cult horror Candyman (1992) di Bernard Rose e del suo “sequel spirituale” del 2021 di Nia Da Costa - come lo definisce il co-produttore e co-sceneggiatore Jordan Peele, autore e regista di film come Get Out, Us, Nope, - nel quale il processo di gentrificazione subito dal quartiere è il tema principale del film, Cabrini Green è uno dei più tristemente famosi Housing Project degli Stati Uniti.
Costituito da case a schiera e 23 casermoni fino a quindici piani costruiti in una zona non lontana dalla ricchissima Gold Coast di Chicago negli anni ‘40 e ‘50 del secolo scorso, è stato presto abbandonato a se stesso dalla Chicago Housing Authority, diventando da una parte uno dei più malfamati ghetti neri con la criminalità alle stelle ma dall’altra una vera e propria casa per la maggior parte dei suoi abitanti, persone povere ma oneste che vivevano del loro lavoro e offrendosi reciproca solidarietà. Quando alla metà degli anni 90 un progetto di riqualificazione della zona stabilì la demolizione dei cosiddetti high- riser, conclusasi nel 2011 con l’abbattimento degli ultimi due, il sindaco Richard M. Daley promise agli abitanti una ricollocazione che la stragrande maggioranza dei circa 15.000 residenti non ha mai avuto. Il quartiere è stato invece progressivamente riconvertito in zona di lusso con gran beneficio degli speculatori immobiliari che si erano assicurati la proprietà della zona.
Paul Vallas, "il nonno della deformazione della scuola"
Quanto a Paul Vallas i suoi incarichi scolastici hanno lasciato il segno in parecchie città. Quando nel 1955 il sindaco Richard Daley decise di mettere la scuola pubblica sotto il suo diretto controllo nominò Paul Vallas primo Ceo della Chicago Public School (CPS), istituendo appunto la figura dell’amministratore delegato e stabilendo che la nomina dei consiglieri sarebbe avvenuta per decisione del sindaco e non per elezione, legislazione tuttora vigente contro la quale Brandon Johnson e il sindacato continuano a battagliare.
L’anno scorso in un’intervista con Mikah Utrect, Johnson, giocando con le parole reform e deform ha definito Vallas the grandfather of school ‘deform’. Manovrando i soldi dei fondi pensionistici e incrementando la privatizzazione in diversi modi - tra cui la trasformazione di molte scuole pubbliche in Charter Schools, in cui il privato si mescola col pubblico a vantaggio del primo - con profitti per Wall Street e per se stesso, “Vallas ha dato inizio a questo sistema stratificato di vincenti e perdenti. In particolare il suo approccio basato sul bilancio ha sempre escluso la working people. Sotto la sua direzione è cominciato il vero e proprio declino degli insegnanti neri. E lo abbiamo visto a livello nazionale perché si è verificato ovunque è andato." Lasciato l’incarico di Chicago nel 2001 Vallas ha “deformato” la scuola pubblica di altre città, tra cui Philadelphia e New Orleans, facendo inoltre da apripista a persone come Rahm Emanuel, che chiuse 54 scuole pubbliche nel 2012, anno dello storico sciopero del Ctu, e la Ministra dell’Educazione di Trump Betzy De Vos.
Strumentalizzare la paura del defund the police
Con un establishment locale e nazionale di tale specie non sarà facile per Johnson governare sotto il costante tiro di chi gli metterà i bastoni tra le ruote su tutto per evitare che quella vittoria progressista possa allargarsi ad altre importanti città e, come forse utopicamente auspicano Bernie e Brandon, alla politica di Washington.
Non è difficile immaginare che la propaganda dell’informazione mainstream insisterà sempre più su quei temi verso i quali anche le classi media e medio bassa sono particolarmente sensibili, come il generalizzato aumento delle tasse e il tanto vituperato defund the police. Ponendo domande a diverse persone in alcuni quartieri residenziali della classe media di Chicago, a prevalenza bianca e di varie provenienze europee, ho potuto constatare convinzione diffusa che Vallas avrebbe reso le strade più sicure con l’aumento di poliziotti e pattuglie, contrariamente a Johnson che avrebbe invece defunded the police diminuendo il numero degli agenti e dunque mettendo la gente ancora più a rischio criminalità di quanto non sia ora.
Il fatto è che sebbene Johnson non abbia mai pronunciato quell’espressione, che peraltro non significa togliere la polizia dalle strade, e preveda anzi l’assunzione di almeno 200 "detective", che si occupino del crimine non solo in termini di pattugliamento, sparatorie e arresti, ma di indagini che portino ai colpevoli di reati troppo spesso liquidati senza investigazioni e senza affrontarne le varie cause e connessioni, quello slogan è astutamente stato il tema principale di Vallas, che ha sfruttato anche le affermazioni della ex-sindaca Lori Footlight.
Dopo avere detto per mesi che Johnson “non sarebbe mai diventato sindaco”, una volta resasi conto del pericolo che invece rappresentava per lei, Footlight ha infatti cominciato a giocare sporco su quell'espressione dicendo ad esempio che "i programmi sociali [di Johnson] finalizzati a ridurre il tasso di criminalità senza aumentare il dipartimento di polizia avrebbero reso Chicago meno sicura." Ecco dunque che defund the police è divenuto il mantra su cui ha puntato Vallas, speculando sulle tante false certezze inculcate dall’informazione tra cui quella secondo cui l'alto tasso di sparatorie e violenze sia curabile solo aumentando il numero di poliziotti e pattuglie per le strade, senza considerare le cause sistemiche di ordine sociale che spesso li causano.
Non importa poi se, come riportava The Intercept “la campagna di Paul Vallas incoraggia e legittima gli estremisti di destra di Chicago, compresi i sostenitori di Trump e persone come John Catanzara” - capo del Chicago Fraternal Order of Police sostenitore di Vallas - “che ha detto che ci sarebbe stato ‘sangue per le strade’ se Johnson avesse vinto le elezioni.”
Comunque sia ciò che ora importa è che né Vallas né Footlight - che nel 2019, dice Johnson, “ha letteralmente fatto un copia e incolla del programma del nostro movimento sul suo sito senza credere a una sola parola,” - sono riusciti a conquistare la carica e la soddisfazione di Johnson per averli battuti trapelava dalla felicità un po’ sardonica insita nella frase d’esordio del suo discorso di vittoria, frase diventata, dopo l’approdo al ballottaggio, una sorta di slogan simile al nostrano "non ci hanno visto arrivare":
"Dicevano che non sarebbe mai potuto accadere. Beh, se non lo sapevano, adesso lo sanno!"
Brandon Johnson nella serata del 4 aprile dopo la proclamazione della vittoria