Quaderno rosso, ovvero vivere al tempo della crisi. La sua grande passione, a proposito di avere abbastanza (nient'altro che ritenersi ricchi per quel che si è oltre quel che si ha), è la musica.
Basilio Scalas, Cagliari 1958, ci mette la faccia senza remore in questa intervista: in fondo chi è senza peccato non ha nulla da raccontare, pensa. Lui sta tutto nella penultima domanda, cosa vorresti per te, risponde semplicemente, ho abbastanza. Segno che per lui il vil denaro è solo un mezzo, guadagna milleduecento euro al mese. Non molto se si pensa che solo da tre anni lavora con un minimo di certezza. Sua è la direzione tecnica del teatro Massimo di Cagliari, per dieci mesi l'anno si montano e smontano spettacoli e spettacoli, il suo è il lavoro pesante che sta dietro la levità dell'effimero. Fari, cavi, scale, quinte, fondali, cieli, scenografie, cantinelle, impianti audio e consolle, dimmer e kilovattori: ecco il suo glossario, vademecum da retroscena.
Per dieci giorni, d'estate, si sposta in Gallura, a nord, a curare la Musica sulle Bocche. Vive in un paese dell'hinterland, a pochi chilometri dal capoluogo, Assemini, in una bella casa di cui lui, mani d'oro, cura personalmente la manutenzione; ci vive con la compagna di sempre, Anna, e la figlia di ventisei anni, Alice. La casa è sua per cui non paga affitto, ma medicine e tasse, sì. Finora s'è ritrovato punto a capo ben sei volte, ma modesto e profondo, Basilio sa rimboccarsi le maniche. Tanto modesto da aver ceduto solo dopo ripetute insistenze di un amico a tenere un blog, Assemini futura: sai, ti dice con gli occhi che ridono, per due anni mi ha divertito non poco, però scrivere è troppo faticoso, io ho la terza media. Epperò verrebbe da dirgli, una consapevolezza inversamente proporzionale, attento all'evoluzione del capitale, pensa che la lotta di classe sia viva e la stia vincendo la classe dominante, e dell'Italia vede quanto sia immatura per una democrazia compiuta. Tanto profondo da sentire il valore della parola dignità sacrificato alla sola morale, mentre se ne dovrebbe avvantaggiare tutta la società. Sedicente ateo, Basilio rinuncia malvolentieri alle tante follie che gli passano per la testa, tanto malvolentieri che a qualcuna non rinuncia. E nemmeno alla lettura, anche se disordinata, è una costante della sua vita, caldi sul comodino Klein, Gallino, Terzani.
La sua grande passione, a proposito di avere abbastanza (nient'altro che ritenersi ricchi per quel che si è oltre quel che si ha), è la musica. Nella vita di Basilio ce n'è tanta: radiotre soddisfa abbondantemente il suo bisogno di musica classica e d'avanguardia, quanto al jazz il suo stesso lavoro fa il resto. Per parte sua suona, studia e ascolta il meglio della canzone d'autore e ottimi amici lo contagiano con le loro passioni musicali. Amici con i quali ha messo su una band di otto elementi, Gruppo Allende since 1976: ogni santo giovedì si ritrovano e suonano, e Basilio con la sua chitarra smette il ruolo di chi è abituato a far stare sul palcoscenico gli altri, e smessa anche la modestia il suo animo ridiventa protagonista e si scioglie negli accordi e negli arrangiamenti più astrusi. Baciato da una lucidità e una sensibilità fuori dal comune, Basilio non teme la visione della televisione, fedele alla rai, ne segue con attenzione news e calibra il suo poco tempo a scegliere film che come unico requisito devono essere interessanti. Tv, specchio di una realtà, la nostra, irragionevolmente condizionata, forse violentata, da strumenti irreali.
L'illustrazione è di Jose Muñoz