Storie della quarta età. Le stagioni sono quattro, ma la peggiore è proprio l’estate: caldo, afa, ferie universali; figli in vacanza, vicini di casa partiti, negozi sotto casa chiusi, farmacia di turno lontana, biblioteca comunale chiusa per restauri; perfino la chiesa ha sospeso alcune funzioni
Le stagioni sono quattro, ma la peggiore è proprio l’estate: caldo, afa, ferie universali; figli in vacanza, vicini di casa partiti, negozi sotto casa chiusi, farmacia di turno lontana, biblioteca comunale chiusa per restauri; perfino la chiesa ha sospeso alcune funzioni: solo i funerali, guarda caso, sono più frequenti, ma i preti privilegiano il primo pomeriggio per le esequie, con grave disagio per i vivi che mischiano lacrime e sudore.
I vecchi, quelli come noi relativamente autosufficienti, in grado di uscire purché appoggiati all’apposito attrezzo, restano in città. Poiché mio marito non vuole usare il deambulatore, ma col bastone rischia di cadere, tocca a me arrivare fino in piazza dove è sempre aperto un brutto piccolo supermercato che però porta la spesa a domicilio e gratuitamente ai vecchi!
Ci arrivo in dieci minuti, ma devo scendere sotto il pianterreno dove trovo gli alimentari: non c’è ascensore; lasciato il deambulatore in un angolo, mi attacco al corrimano e, gradino dopo gradino, inizio l’impresa alpinistica.
Chiedo un carrello per il domiciliare e mi avventuro per i diversi corridoi.
Se mi riuscisse di muovermi prima da casa, potrei approfittare di diverse offerte, ma ci sono vecchi più svelti di me che già hanno fatto razzia dei prodotti scontati!
Ci metto circa tre quarti d’ora per completare il giro e, giunta alla cassa, alleno i muscoli delle braccia per passare la merce alla commessa che mi prega di sistemare il tutto nel carrello, suddividendolo in tre o quattro sacchetti: non è previsto dal servizio che qualcuno mi aiuti; il più delle volte per fortuna qualche cliente che mi conosce si fa avanti.
Per risalire c’è una scala mobile e ne approfitto come esercizio di equilibrismo: la borsa coi surgelati devo portarla con me.
Sono ormai le undici, il sole picchia, ma devo raggiungere un giornalaio: mio marito desidera il suo quotidiano che poi sfoglierà affrettatamente.
Acquisto pure la guida TV, anche se lo so già, in questa stagione le scelte sono abbastanza limitate: qualche film già visto più volte, un po’ di sport e l’angoscia di avvenimenti catastrofici… Ho due canali per funzioni religiose, ma sono andati in tilt e il mio consorte peggiora la situazione tentando di sostituirsi ad un genero, ai nipoti e al tecnico che è in ferie.
( A me non dispiace troppo per il tecnico, visto che mio marito lo chiama così spesso che rischia di costarmi più di un apparecchio nuovo!!)
Sarei del parere, visto il gran caldo, di preparare solo il secondo e un po’ di frutta: me la caverei usando due piatti piani, le posate essenziali, tovaglioli di carta..
Lui, per venirmi in aiuto, ha già messo in pentola una buona dose di spaghetti, ha preparato del caffè, ha tentato di aprire una bottiglia di vino, ne ha messa una d’acqua nel freezer(?) e ha seminato tracce dalla cucina al tinello.
Ma “quel che conta è la buona volontà”, insieme al rispetto maniacale per gli orari: si pranza alle 12 precise e circa alle diciotto e trenta si cena .
L’afa non impedisce a mio marito di dormire a lungo sia di pomeriggio che di notte; circa l’uso del condizionatore occorre mettere in pratica una trattativa condivisibile: in camera sua pare di essere al polo nord; da me si soffoca, ma preferisco tenere la finestra aperta, vedo sorgere una stella, mi basta un lenzuolo e se c’è una zanzara in giro, è la mia!
Tutti gli assenti, però, mandano regolarmente messaggi e qualche allegato dai diversi luoghi di villeggiatura: cinque stanno girando in bicicletta in centro Italia “da costa a costa”; quattro sono in Grecia per acculturarsi, altri quattro scalano l’alta Valtellina, una figlia, per ora, è nelle vicinanze per eventuali SOS da parte dei vecchi genitori .
Nipoti e giovani amici uniscono volontariato e scoperte di località nuove.
Seguo tutti col computer .
Si è provveduto, in assenza di Concetta, a trovare un aiuto per almeno due ore al giorno .
Si alternano due sorelle rumene alle quali devo solo indicare dove sono le scope e i detersivi. Ognuna ha un suo sistema di lavoro: il mio balconcino non è mai stato così lucido e condivido con entrambe le difficoltà e i disagi di vivere lontano dalla famiglia, di imparare una lingua nuova e di essere spesso poco considerate dai datori di lavoro: sorseggio con loro un caffè e guardo sui loro cellulari foto di figli e di nonne mie coetanee…
Come passano in fretta due ore!
Ogni giorno mi auguro che venga un temporale, uso la doccia stando attenta a non scivolare, mio marito aspetta il rientro della figlia che gli fa il bagno; nel frattempo non riesco a convincerlo a togliersi le calze di notte e neppure a cambiarle.
Mi irrita solo una conoscente che trascorre mesi in montagna e al mare :“ Silvana, come va ? Qui si respira bene, ma tra pochi giorni andrò in Riviera; mia figlia mi ha prenotato una crociera per la fine del mese! Sono stanca di fare e disfare bagagli!”
Ah, come vorrei essere capace di usare il linguaggio dei nipoti!