Dossier. Le donne, ad esempio. Stimata pediatra per molti anni a Monza, dal 2012 responsabile di uno degli assessorati più impegnativi d’Italia: accoglienza e primo soccorso ai migranti a Lampedusa «Le donne “hanno una marcia in più” grazie alla loro capacità d’ascolto, all’empatia che sanno spontaneamente esercitare, in genere, molto più degli uomini.»
Fotografie di Lampedusa © Lillo Rizzo
Pediatra e Assessore alla salute, politiche sociali, pari opportunità, diritti dei bambini, politiche per la casa, accoglienza e primo soccorso ai migranti nel comune di Lampedusa: con queste precise qualifiche si presenta Franca Regina Parizzi, nota e stimata professionista per molti anni a Monza, dal 2012 responsabile di uno degli assessorati più impegnativi d’Italia. Nell’elenco delle donne di Brianza che rivestono ruoli pubblici di grande rilievo e responsabilità, il suo nome è quello che mi ha maggiormente colpito: per questo percorso “migratorio” iniziato dopo l’età della pensione e opposto a quello di tante donne del Sud che, come me, hanno scelto di vivere e lavorare Brianza, ma anche per l’idea di accoglienza e generosità che oggi si associa a Lampedusa e alla coraggiosa donna che ne è il sindaco, e che la cronaca più drammatica dello scorso anno ci ha insegnato a conoscere e ad ammirare. Sicuramente un’esperienza non comune, un osservatorio speciale.
È a lei perciò che rivolgo le domande che abbiamo deciso di farci intorno al modo in cui le donne vivono i ruoli di “potere”, a partire da quelle che appaiono più semplici e scontate.
Si è più facilmente soggette a critiche e attacchi in quanto donne, quasi si fosse attese al varco al primo errore.
Nella sua carriera professionale prima e in quella politico-amministrativa adesso, ha incontrato difficoltà che potesse attribuire al suo essere donna?
Non ho incontrato particolari ostacoli per affermarmi né nella professione medica né in questa mia nuova esperienza, ma devo registrare che nell’ambito ospedaliero nessun posto da primario è occupato da donne, non ci sono posti dirigenziali al femminile (e i criteri di scelta in quest’ambito sono notoriamente di cooptazione da parte di un potere ancora prevalentemente maschile..). Al contrario, la giunta di cui faccio parte risponde perfettamente al criterio delle pari opportunità, è composta per metà da donne, ma nel campo politico-amministrativo la difficoltà per noi è piuttosto quella di rappresentare una sorta di prima linea nella quale si è più facilmente soggette a critiche e attacchi in quanto donne, quasi si fosse attese al varco al primo errore. Si sente di essere più esposte, di doversi continuamente legittimare. Eppure, per quella che è la mia esperienza, le donne vivono l’impegno nella società con più sensibilità, onestà e passione civile!
La giunta comunale di cui lei fa parte è composta in modo paritario grazie alle quote rosa?
Da noi non è stato necessario riservare alle donne “quote” fisse, è avvenuto spontaneamente, come penso dovrebbe accadere sempre. Le quote rosa sono una forzatura, l’idea di per sé non mi piace, ma penso che si possa, si debba temporaneamente accettarle per smuovere situazioni bloccate, per dare appunto pari opportunità.
Ma un’isola del Sud è un ambiente più o meno “maschilista” rispetto ad una ricca regione del Nord? Si direbbe che Lampedusa sia un luogo favorevole alla gestione femminile del potere…
Non credo ci siano differenze significative da questo punto di vista. Il fatto è che nel 2012 Giusi Nicolini, che si è sempre spesa per la difesa del territorio, ha rappresentato una novità rispetto agli ex sindaci che si riproponevano, e l’isola è stata premiata per averla scelta: è grazie a lei che la nostra Spiaggia dei Conigli ha ottenuto un riconoscimento internazionale, è lei che ha dimostrato carattere e forza d’animo nelle circostanze più difficili.
E’ ben diverso rapportarsi allo straniero che vive in città o a quello che arriva via mare, con ancora negli occhi tutti gli orrori che ha vissuto.
Come è nata la sua collaborazione con Giusi Nicolini, condividevate un impegno politico-partitico o cos’altro?
Né io né lei possiamo dire di riconoscerci interamente in un partito. Ci conoscevamo e stimavamo reciprocamente. Io frequentavo Lampedusa da quando ero ragazza, dai tempi dell’Università ho sempre trascorso lì le mie vacanze e mi sono sempre sentita a casa. Non solo grata alla bellezza dell’isola, scoperta tardi e rimasta perciò ancora abbastanza intatta. Intendo a casa in quell’ambiente umano, fatto di semplicità, di solidarietà, di gente autentica ed accogliente. Vivere poi stabilmente a Lampedusa è apprendere una incomparabile lezione di vita. E’ ben diverso rapportarsi allo straniero che vive in città o a quello che arriva via mare, con ancora negli occhi tutti gli orrori che ha vissuto. Anche la popolazione locale vive delle difficoltà impensabili per chi vive altrove: per curarsi, per partorire, bisogna affrontare un viaggio, non ci sono strutture per tutte le necessità nell’isola, e allora scopri l’iniquità e hai voglia di impegnarti. Ecco, condividevo Lampedusa con Giusi Nicolini. Un giorno, prima della campagna elettorale del 2012, stavamo prendendo insieme un caffè al bar e a me è venuto spontaneo dirle: Perché non ti candidi tu? Lei ci ha pensato un po’ e mi ha risposto: Ma se mi candido, allora tu mi aiuti! Così, è avvenuto semplicemente, riconoscendosi e stimandosi tra persone.
Anche questo forse è molto femminile. Ci sono solo modalità femminili o anche attività di stampo prettamente femminile? Prendersi cura dei bambini o dei più deboli, come è accaduto a lei in una sorta di continuità, risponderebbe secondo qualcuno ad una “vocazione tipicamente femminile”, come se ci fossero professioni più adatte alle donne. Lei che ne pensa?
Non mi spingerei a tanto. Non credo che ci siano professioni tipicamente femminili, ma sono convinta che i servizi sociali siano un settore in cui le donne “hanno una marcia in più” grazie alla loro capacità d’ascolto, all’empatia che sanno spontaneamente esercitare, in genere, molto più degli uomini.
C’è stato un momento in cui la gestione del momento più drammatico dell’emigrazione nel Mediterraneo, il naufragio dell’ottobre scorso, è apparsa affidata a due donne, il sindaco di Lampedusa e il ministro Cécile Kyenge. C’è stata o no una sinergia speciale?
Purtroppo in questa circostanza il ministro ha ceduto a preoccupazioni diplomatiche che dovevano passare in secondo piano rispetto al diritto dei migranti e richiedenti asilo, esponendoli a rischi reali di ritorsioni da parte dei governi da cui fuggivano e negando di fatto ai parenti delle vittime il diritto di assistere ai funerali. In questo caso, sarebbe occorso un ministro dotato di maggiore esperienza, competenza, autonomia, donna o uomo che fosse. Abbiamo bisogno di competenza e concretezza più che di ogni altra cosa, assolutamente.
Coraggiosa e bellissima invece è stata la lettera che il suo sindaco ha scritto in quelle circostanze al Parlamento Europeo: una lettera che mostra tutta la forza che può avere il mettersi da un punto di vista “materno” nel chiedere giustizia per chi non ha voce. Una forza che non solo non rinuncia alla tenerezza, ma anzi da questa trae alimento! Anche lei mi sembra si ponga con generosità tutta femminile verso i migranti. Tra i quali le donne sono forse meno numerose, ma più esposte alle sofferenze più atroci. Quale esperienza ha al riguardo?
Il Centro di Accoglienza non dipende dal Comune di Lampedusa, ma direttamente dal Ministero degli Interni. Io posso occasionalmente visitare i bambini più bisognosi di cure e avere contatti diretti con le madri in queste circostanze. So che da alcuni paesi come la Siria arrivano famiglie al completo, e questo può significare maggiore tutela per le giovani donne, spesso vittime in questi viaggi delle peggiori violenze. Ma il contatto e l’aiuto diretto con chi è recluso nel Centro ci sono addirittura vietati. Non rinunciamo certo però non solo a fare tutto quello che è in nostro potere per alleviare le loro sofferenze, ma anche a far sentire la nostra voce in loro favore presso ogni possibile istanza.
Fotografie © Lillo Rizzo per gentile concessione dell'autore (www.lightstalkers.org/lillo_rizzo)