Storie della quarta età. Imparare e insegnare: ecco due ragioni per continuare a vivere
Uno dei piccoli piaceri leciti, fino all’altro ieri, era quello di andar a fare la spesa! Già era stato man mano ridimensionato tale piacere nell’ultimo decennio: non aveva più l’inebbriante sapore della libertà incondizionata, ma veniva ridotto negli spazi e nei tempi e fornito di ausili in progressione: bastone, deambulatore, limitato uso del cavallo di San Francesco!
Per continuare a godere della gioia di questa alternativa ad ore di forzata scarsa inattività tra le pareti domestiche, devo chiedere a Concetta di portarmi in macchina ad un supermercato, perché, nel giro di un’ora posso trovare tutto ciò che già ho annotato su di un foglio.
L’altro ieri, dopo essermi aggrappata ad un grande carrello, Concetta, svelta come una gazzella, provvedeva a scegliere nei diversi scaffali, attenta anche alle eventuali offerte. Io mi guardavo intorno, salutavo alcuni conoscenti, gustavo colori e odori, soffermandonmi volentieri in certe corsie incuriosita da prodotti nuovi: mi piace anche distanziarmi dalla mia custode, quasi per sentirmi indipendente; ad esempio mi dirigo verso la corsia dei libri e delle riviste e son sempre tentata di comprare un romanzo nuovo o un saggio del quale già ho letto la recensione.
Così mi comportavo l’altro giorno… Ma iniziavo a sentire le gambe pesanti e, poiché nel frattempo il carrello si era quasi riempito, stentavo a trascinarlo; mi sono guardata indietro e Concetta ha intuito che qualcosa non andava: ho iniziato a sudare, ma ero certa di non essere in calo di zuccheri, mi si piegavano le gambe, si annebbiava la vista.
Presso tutte le casse ormai c’era una discreta fila di gente: Concetta si fece largo di fronte alla più vicina, chiese una seggiola alla cassiera. Ci fu indicata un’unica panca quasi all’uscita del supermercato: gentilmente tutti ci lasciarono passare, permettendo però a Concetta di accedere subito alla cassa, dopo avermi parcheggiato il tal sito!
Mentre aspettavo, guardata con curiosità non sempre empatica, da chi mi passava davanti, carico come un mulo il carrello scricchiolante, parevano tutti estranei, vuoi per la fretta, o perché non è ua bella visione una vecchia apparentemente abbandonata, stranita, magari ponta a richiedere una caramella o un frutto. I buoni samaritani sembravano tutti all’estero!
Ho avuto tempo di trarre amare considerazioni: non sempre la tarda età fa tenerezza, al supermercato è meglio recarsi ben vestiti, occorre accontentarsi di uno che abbia non più di tre corsie.
Sarebbe ora che imparassi ad usare il computer per fare la spesa, intanto che sono ancora in grado di schiacciare i tasti giusti, pur correndo il rischio di confondere meloni con arance.
Con tale servizio, la mia anzianità sarebbe perfino premiata: avrei diritto di ricevere a domicilio la spesa senza sovrapprezzo per il trasporto e Concetta sarebbe seduta, vicino a me, in tinello, sintonizzata sul Festival di Sanremo, intenta a lavorare a maglia e aumenterebbe la mia scarsa autostima, chiedendomi se sta lavorando sul diritto o sul rovescio di un golf, di lana recuperata, e che mi serve per poter leggere a letto, quando di notte i caloriferi sono spenti.
Imparare. Insegnare: ecco due ragioni per continuare a vivere!
Ridimensionarsi non è l’ennesima sconfitta, ma la possibilità di elaborare un pensiero laterale dignitoso.