Storie dalla quarta età. Il mondo visto dietro i vetri.
Sto in casa da giorni per evitare il grande caldo; passano i figli, appena possono, e provvedono a ciò che è indispensabile a noi vecchietti.
Non mi è quasi mai capitato di trascorrere così tanto tempo tra le mura domestiche.
Alberto non rinuncia però a sfidare l’afa che non dà tregua (malgrado le raccomandazioni filiali!), scende alla vicina edicola con la scusa di comperare il quotidiano: promette di stare fuori il minimo indispensabile e i minuti diventano più di un’ora.
Allunga la strada fino al bar, magari va in banca e, se c’è una Messa in Parrocchia, entra in chiesa, cerca l’unico confessore disponibile ad ascoltare colpe veniali e tanti scrupolosi pensieri che appesantiscono i suoi anni.
Io sto in ansia e, per distrarmi, poiché il balcone sulla facciata del palazzo non mi permette di vedere la strada, mi metto dietro ai vetri del bagno che dà sul cortile e, con le tapparelle semichiuse, osservo, o meglio immagino che cosa stiano facendo i pochi inquilini rimasti nell’altro caseggiato col quale condividiamo solo il passaggio comune verso il cancello.
Quasi dirimpetto al mio appostamento discreto, c’è il balcone di due coniugi abbastanza anziani per avere ormai figli fuori casa, ma non abbastanza per essere nonni.
Proprio per ovviare a tale mancanza, a quanto pare, si dedicano con cura a vasi di gerani annaffiati regolarmente e ad un grosso coniglio bianco in una gabbia spostata all’interno nelle ore più calde e rimessa all’aperto appena cala il sole.
I due individui non hanno il condizionatore d’aria e li chiamo “individui” perché difficilmente si mettono insieme sul balcone, non ascoltano musica, mangiano a ore regolari (intravvedo una cucina ordinatissima). Forse ascoltano la radio, ma ci sentono ancora benissimo, perché non mi giunge nemmeno l’eco della voce dei “mezzobusti” che trasmettono le notizie del telegiornale.
Lui non fuma, lei ha i capelli ordinatissimi: entrambi vestono naturalmente leggero, ma senza esibizionismi.
Ho scoperto che hanno una nipotina, ma forse non abita qui: sul loro balcone non c’è alcun segno della presenza anche temporanea di una bimba!
Il balcone al piano di sopra al loro, rimane per me un enigma: è sempre chiuso, la tapparella a mezz’asta quasi per lutto: però le pale di un condizionatore ruotano e segnalano perciò la presenza di umani.
Mi chiedevo inoltre come mai sul davanzale ci fosse un’ostentazione di piante verdi, lussureggianti e mai una mano che annaffiasse. Mah!
Ci ho messo un po’ a capire che i fiori sono squallidamente finti. Ma il mistero rimane.
Il più interessante e “vissuto” è il balcone al primo piano con il suo proprietario. Si tratta di un uomo solo, ma molto organizzato. Non so a che ora del mattino alzi le tapparelle, rientra dal lavoro nei giorni feriali nel tardo pomeriggio e inizia la vita da perfetto casalingo; si fa la doccia e subito dopo stende l’asciugamano da bagno. Bagna regorarmente un buon numero di gerani posti in un angolo, tra ombra e sole. Passa circa un’ora e sciorina il bucato: colorato e bianco. Dopo cena riemerge, si sdraia su di una poltroncina e sfrutta la luce del sole fino all’ultimo barlume, leggendo.
Si corica molto tardi e lascia socchiuso sia il balcone che la finestra della camera da letto.
Sembra perfettamente a suo agio nella solitudine, forse scelta.
Ho raccolto questi indizi, in diversi momenti della giornata: anch’io generalmente sono sola: il mio consorte scambia poche parole solo durante i pasti, se sollecitato e se non urla la tele; interrompe il silenzio, interessandosi su che cosa ci sarà a tavola due volte al giorno: legge qualche notizia ritenuta importante sul suo giornale o sonnecchia.
Talvolta gli propongo di giocare a carte e quasi sempre vince! Ergo, sa ancora prestare un’attenzione importante.
Non trascura MAI però di rispondere al Rosario delle 18 da Lourdes, cantando coi pellegrini Salve Regina. È molto più religioso di me.
Si ritira verso le ventitre nella sua camera e difficilmente condivide la visione di un film o di un documentario per l’intera durata. È forse anche per questo motivo che mi interessa tanto la vita altrui?
Ieri, alla tele, ho sentito che un grande attore residente per le vacanze in una villa sul lago di Como, ha severamente denunciato fotografi che dal giardino hanno scattato qualche foto ai suoi bimbi. Per questa intrusione nella sua intimità ha dichiarato che intenderebbe trasferissi altrove.
E se i miei dirimpettai mi denunciassero? Chissà se il balcone è già considerato, per legge, un quasi interno.
In apertura, Vincenzo Irolli “Donna alla finestra” (1860-1949)