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Il bassista dei Litfiba, dei CSI-PGR e dei Marlene Kuntz a Desio per MusicArte ripercorre 25 anni di rock alternativo

 

«Siamo tornati al grado zero, come agli inizi degli anni Ottanta. Tocca a ognuno di noi trovare quello che non c'è. Giornali e televisione parlano di 300 musicisti in tutto il mondo, sempre gli stessi; scovare tutto il resto, che è tantissimo e spesso di ottima qualità, è compito difficilissimo per chi non è soddisfatto di quello che ci fanno ascoltare». A pochi giorni dall'addio dei La Crus, un'altra autorevole conferma che il periodo d'oro della musica indipendente italiana è tramontato. Arriva da Gianni Maroccolo, anima di alcuni dei più famosi e amati gruppi degli ultimi 25 anni in Italia. Nell'incontro tenuto a Desio martedì 24 marzo per Musicarte, la rassegna diretta da Giancarlo Onorato per la Lilium Produzioni, il musicista toscano ha ripercorso la sua carriera, dagli esordi con la formazione originaria dei Litfiba, all'incontro con Giovanni Ferretti e Massimo Zamboni e la nascita dei CSI, fino all'attualità e al lavoro con Cristiano Godano ed i Marlene Kuntz, per cui è produttore artistico e per cui ha anche suonato negli ultimissimi anni.

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Gianni Maroccolo

«Questo è uno dei peggiori periodi che l'Italia abbia attraversato, da tutti i punti di vista e quindi anche musicale. Stiamo toccando il fondo e forse è il momento giusto per svegiarsi. Può darsi che così com'è stato 25 anni fa tutto esploda all'improvviso: allora a Firenze nel giro di pochi mesi nacquero decine di sale prove, radio, si suonava ovunque». E così lui si ritrovò ad essere il bassista di una delle band più importanti della musica contemporanea, insieme a Ghigo Renzulli e Piero Pelù. Da allora «È sempre stata la passione a dettare le mie decisioni, mai il tornaconto». Anche quando la musica indipendente è stata scoperta dalle major e sembrava che - finalmente - potesse avere un respiro internazionale «Ma per me non cambiò nulla neppure quando a distribuire i dischi che producevamo con il Consorzio Produttori Indipendenti era la Polygram. Per me contano solo gli uomini, il rapporto che si instaura col tempo. Vale ancora adesso quando mi chiedono di produrre un nuovo gruppo: mi faccio mandare il materiale, i testi, se funziona li incontro e piano piano si capisce se può andare avanti».

Contano le passioni e la voglia di non fermarsi a ripetere se stessi «Il piacere di suonare insieme mi ha portato a incontrare negli anni autori molto bravi come Ferretti e Godano, affrontare nuovi progetti, superare momenti difficili». E, diciamo noi, a contribuire a creare alcuni degli album più belli che ci restano dell'ultimo ventennio. Dischi come 3, Ko de Mondo e Linea Gotica hanno fatto fare un salto in alto sostanziale alla musica italiana.

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Giancarlo Onorato, direttore artistico di MusicArte 2009

In attesa di poter ascoltare l'ultimo, conclusivo capitolo dei PGR, conosceremo presto che ne sarà della scena indipendente italiana. Ora che «Il supporto, il CD è l'ultimo degli aspetti nel ciclo della produzione musicale», superato dalle vie digitali e superate le logiche strettamente commerciali, speriamo che resti quel che stava a cuore anche a Pasolini: «Solo l’amare, solo il conoscere conta, non l’aver amato, non l’aver conosciuto.»

La versione integrale dell'incontro è nel video allegato

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Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
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