Un convegno al Mac di Lissone per parlare di impresa, enti pubblici, cultura e valorizzazione del territorio. Fra testimonianze, assenze illustri, prospettive e il nostro auspicio
Sabato 16 novembre 2013 al Museo d'arte contemporanea di Lissone si è tenuto il convegno “Imprese, istituzioni culturali e pubblica amministrazione. Insieme per valorizzare il patrimonio artistico e culturale” promosso da Confindustria Monza e Brianza, dal Comune della città brianzola, dal Museo stesso e dalla Rottapharm Madaus. Un'occasione preziosa per fare il quadro della situazione del territorio e per guardare a cosa accade in altre zone d'Italia.
Fotografie per gentile concessione di Clarart
Per quanto riguarda Monza e la Brianza non è semplice dare una valutazione univoca. Da un lato abbiamo la Provincia, ovvero l'ente che in teoria avrebbe dovuto finalmente creare la fantomatica “rete”; quella di cui sempre si parla quando si pensa a far dialogare le mille realtà che operano nel settore culturale o della promozione del territorio, piccole o grandi che siano. Nei fatti, vuoi per mancanza di risorse, vuoi per banale inconsistenza della sua iniziativa, nulla è cambiato rispetto alla situazione precedente alla sua fondazione. Basti pensare al timido tentativo di un paio di anni fa di creare la rete dei musei, caduto nel vuoto assai presto e — eccezion fatta per Ville Aperte — al nulla che lascerà in eredità, nonostante il suo Presidente non perda occasione per usare quell'orrenda formula della “cultura petrolio dell'Italia”. Ci sarebbe poi il Distretto Culturale Evoluto ma pensiamo che meriti lo stralcio, un discorso a parte che prima o poi affronteremo.
Dall'altro lato abbiamo realtà in formazione e altre già pienamente attive. Fra quelle in formazione va annoverata la Villa Reale di Monza. Il direttore del Consorzio di gestione, Lorenzo Lamperti, ha parlato della Villa come di un modello di interazione fra pubblico e privato. Chi segue Vorrei sa che sulla questione ci siamo soffermati più volte e fornito diverse posizioni (molto presto pubblicheremo un corposissimo ebook che raccoglie 5 anni di materiale), qui vogliamo solo sottolineare che finché non avremo modo di conoscere il programma scientifico-culturale, più che di modello sarebbe il caso di parlare di esperimento. Riuscito o meno lo scopriremo fra non molto.
Fra le realtà pienamente attive va annoverato il museo ospite. Con la guida di Alberto Zanchetta, il Mac di Lissone ha avuto una eclatante esplosione di proposte a cui — questo è quanto affermano lo stesso direttore e il vice sindaco Elio Talarico — il pubblico ha risposto positivamente con un deciso aumento di presenze.
Altra realtà attiva, ma sul versante delle imprese attente alla promozione culturale, è la Rottapharm-Madaus per la quale è stata Giovanna Forlanelli (nella foto sopra) a presentare una ricerca che testimonia la “resa”, il “ritorno” di immagine che le tante iniziative (di sponsorizzazione come di co-produzione) hanno fruttato alla multinazionale, sul versante esterno così come su quello interno, ovvero nella considerazione che i dipendenti hanno di essa.
Sempre prodotta da Rottapharm-Madaus, è stata presentata un'altra ricerca condotta da Makno che ha provato a misurare la domanda di cultura sul territorio, mettendo a confronto i risultati nazionali con quelli locali. Fra i molti spunti interessanti della ricerca vogliamo soffermarci su due in particolare. Il primo è l'apparente stridore fra la grande fame di cultura che la ricerca evidenzia su scala nazionale e su quella locale e le statistiche da tempo note a tutti, quelle per cui in Italia si legge pochissimo per esempio. Il secondo spunto riguarda il ruolo dell'impresa privata nella gestione della cultura. Anche in questo caso la ricerca sembra parlare molto chiaro, gli interpellati vorrebbero una partecipazione paritaria con l'ente pubblico.
Ora sarebbe molto semplice cascare nel solito gioco della contrapposizione fra “statalisti” e “privatisti”, ne facciamo volentieri a meno convinti che da occasioni come queste si debba sempre cercare di cogliere gli aspetti positivi e utili.
Di utile, intanto, abbiamo visto che si parla di cultura e che lo fanno anche quelli che hanno i soldi. Di utile abbiamo visto l'intervento dell'assessore del Comune di Monza Carlo Abbà che ha detto chiaro e tondo che nonostante le tante parole sentite negli anni passati, quando si è insediata la Giunta Scanagatti (giugno 2012) non ha trovato proprio nulla di concreto riguardo al ruolo di Monza nel contesto di Expo 2015 (e pensare che per ben due anni c'è stato addirittura un assessore delegato a ciò, il celebre ex-ministro Paolo Romani). Di utile abbiamo la conferma che è nata una società fra Comune di Monza e Camera di Commercio che si occuperà proprio di promozione del territorio e che presto lancerà una raccolta di idee e proposte. Di utile abbiamo visto gli interventi di Luigi Di Corato, che ha portato l'esperienza della Fondazione Musei Senesi, e di Giannegidio Silva che ha parlato delle stazione dell'arte della metropolitana di Napoli. Non è certo poco, insomma.
Abbiamo voluto fare anche la nostra piccola parte al convegno, manifestando un nostro auspicio al direttore di Confindustria Massimo Manelli. Vorremmo vedere partecipare come invitati alle prossime iniziative di questo genere anche coloro che la cultura la fanno: artisti, scrittori, musicisti eccetera. Senza polemica, ma ci pare quanto meno paradossale che non siano mai chiamati a intervenire al tavolo dei relatori coloro i quali forgiano la materia di cui si discute.
A questo auspicio vogliamo infine aggiungere un ulteriore spunto di riflessione. Pensiamo possa essere utile, quando si parla di cultura, provare a definire il campo di azione. Aiuterebbe molto anche a mettere le cose al loro posto, perché è molto semplice contemplare la presenza del privato quando parliamo di turismo e intrattenimento. Lo è un po' meno quando parliamo di patrimonio storico artistico. Anche se spesso li si mette insieme, hanno funzioni completamente diverse e non ci pare inutile ribadirlo ogni volta che è possibile.