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Tra le iniziative collegate a Ville Aperte, un nuovo appuntamento con il Prof. Graziano Vergani alla scoperta delle bellezze di Palazzo Rasini, attuale sede del Comune di Cavenago Brianza

 

Nuovo appuntamento nel contesto di Ville Aperte 2016: venerdì 23 Settembre abbiamo seguito la conferenza del Prof. Graziano Vergani, professore di storia dell'arte medievale presso l'Università di Macerata e già insegnante dell'Isa di Monza. Il professore, tra i maggiori conoscitori della storia di Villa Rasini e autore del libro "Il palazzo dei conti Rasini a Cavenago di Brianza", ha narrato della riscoperta del piano nobile di Palazzo Rasini. La sua relazione è stata apprezzata da un discreto pubblico, memore della relazione sempre da lui eseguita lo scorso anno, con a tema il piano principale e il magnifico Salone di Apollo con i suoi meravigliosi stucchi.

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Villa Rasini a Cavenago Brianza - foto di Emanuele Vicini 2009

La famiglia Rasini è menzionata nel libro Le grandi famiglie di Milano di Matteo Turconi Sormani. Il ceppo lombardo risale a Carlo Guglielmo, attestato come notaio nel 1337. Egli ha interessi a Busto Arsizio e a Gallarate. Il discendente, artefice della costruzione della villa di Cavenago, è Marcantonio, maestro di campo nominato conte di Castelnovetto nel pavese il 1573. Forti sono gli investimenti della famiglia in beni fondiari, tanto che nel 1558 gli vengono notificate 7.603 pertiche.

Marcantonio Rasini si sposa in prime nozze con Costanza Borromeo, figlia del conte Filippo e in seconde con Claudia Visconti Borromeo, figlia del Fabio e imparentata con San Carlo Borromeo, all'epoca arcivescovo di Milano. Il secondo matrimonio innalza notevolmente il prestigio di Rasini, essendo la moglie discendente delle due più importanti e storiche famiglie di Milano.

La villa, nata da un progetto originario dell'architetto Martino Bassi

Nel 1580 la famiglia decide di costruire come residenza di campagna l'attuale villa a Cavenago. Allora era in voga nelle famiglie nobili milanesi costruire residenze di villeggiature presso i loro possedimenti. La villa, nata da un progetto originario dell'architetto Martino Bassi, progettista di altre ville simili in Francia e più famoso per la costruzione della cupola della Basilica di San Lorenzo a Milano.

Nell'idea concettuale dell'architetto c'è l'intento di realizzare manufatti che riprendono l'impronta delle antiche residenze romane: le note domus di epoca imperiale. Nel corso del tempo la villa subisce notevoli trasformazioni, ma tuttavia mantiene l'impronta del progetto originario. Diviene anche la residenza prediletta di Claudia Visconti Borromeo e per questo diventa oggetto di attenzione particolari e di abbellimenti. Purtroppo il palazzo dei Rasini a Milano è stato completamente demolito e di esso si hanno solo alcune notizie in atti amministrativi d'epoca. Per questa ragione non ci è possibile effettuare comparazioni tra la residenza principale e la villa di delizia.

 

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Palazzo Arese Borromeo - Cesano Maderno

Nella villa vengono aggiunte numerose decorazioni tra la fine del '500 e l'inizio del '600. A capeggiare i lavori sembrerebbe essere Carlo Antonio Procaccini, pittore di origine bolognese portato a Milano da San Carlo Borromeo e attivo peraltro anche nella più eccelsa delle residenze di delizia presenti in Brianza: il Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno, di cui i proprietari sono parenti dei Rasini. Nelle pitture si notano diverse analogie che fanno supporre a una esecuzione effettuata dallo stesso gruppo di artisti. Le decorazioni riprendono scene di paesaggi e di nature morte tipiche della pittura fiamminga e in particolare di pittori presenti in quel periodo in Italia: Pieter Bruegel il Vecchio e Paul Bril.

 

E' con Marcantonio, uno dei figli della coppia, che la residenza raggiunge il suo alto livello di splendore

E' con Marcantonio, uno dei figli della coppia, che la residenza raggiunge il suo alto livello di splendore. Marcantonio è nella storia uno dei più illustri esponenti della famiglia: ottiene diversi riconoscimenti e titoli tra cui quello di principe del Sacro Romano Impero e gestisce la residenza per quaranta anni. In questa fase vengono creati gli ambienti e gli affreschi del piano superiore. La galleria viene realizzata sul modello in auge nel seicento e di cui esistono numerosi esempi soprattutto in alcuni palazzi di Roma. Marcantonio è anche un notevole collezionista di opere d'arte: nella quadreria della villa sono esposte più di cento quadri, tra cui sono presenti tele di Pieter Paul Rubens e di Diego Velázquez, che era il pittore del Re Filippo IV di Spagna.

All'inizio del Settecento il salone principale viene ridotto a un solo piano e viene creata una sequenza di ambienti omogenei al piano superiore. Gli affreschi vengono eseguiti probabilmente dai pittori bergamaschi Gian Paolo Cavagna e Giovanni Stefano Danedi, detto il Montalto. L'attribuzione, identificata da Graziano Vergani, è ritenuta valida da gran parte degli esperti di storia dell'arte con una sola eccezione.

La rigida regola di tramandazione ereditaria, adottata dalla famiglia Rasini, è una delle cause della sua estinzione, avvenuta all'inizio dell'Ottocento. La regola prevede l'assegnazione dell'intera eredità al figlio maschio maggiore. Ma verso la fine del settecento nascono solo eredi femmine. Per questo l'eredita subisce una serie di frammentazioni. Il declino della famiglia segna anche la progressiva decadenza della villa che passa di proprietà ai Marcacci e ai Ponzoni.

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Esposizione in Villa Rasini - foto di Pino Timpani

All'inizio del Novecento Maria Ponzoni riesce a donare nuovo splendore alla villa, dischiudendo le sale interne alla cultura decorativa di inizio secolo e aprendo le porte della villa alla nobiltà, milanese, attraverso un'intensa attività sociale. Nel 1925, dopo ulteriori passaggi di proprietà, la villa viene acquistata dal Comune di Cavenago. Ma è ormai spogliata dei suoi arredi e decori. In questo periodo viene abbassata l'altezza dei soffitti, forse perché comporta una riduzione dei costi per il riscaldamento. Fortunosamente, proprio con questo abbassamento, viene salvata la parte alta degli affreschi inglobati nella parte nascosta dell'abbassamento.

Successivamente il piano nobile viene adibito a diversi usi: prima vien modificato per accogliere le classi di una scuola e poi viene assegnato in parte come abitazioni del segretario comunale e del vigile urbano. Solo negli anni '90 il comune decide di insediarci i propri uffici e compie una radicale trasformazione e attività di restauro, che ha permesso di recuperare gli affreschi secenteschi.

Qui l'intervista a Gianpiero Bocca, il responsabile del progetto strategico del Distretto culturale Monza e Brianza e della gestione delle attività di promozione culturale.

 

 

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.