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 È evidente la contraddizione tra ciò che si sta facendo nel Mirabello e l’alta lezione che Papa Francesco ha impartito urbi et orbi sulla convivenza amorevole tra uomo e natura,  con la  lettera enciclica Laudato Si

Nel mio precedente articolo sulla Messa che Papa Francesco terrà nell’Imperial Regio Parco di Monza, il prossimo 25 marzo, avevo scritto di ritenere improbabile, sulla base di informazioni correnti che parlavano di strutture spartane, coerenti con lo spirito del Papa, che l’evento potesse causare gravi danni al grande prato del Mirabello, uno dei luoghi più rappresentativi del monumento. Soprattutto escludevo che gli eventuali danni potessero essere comparabili con quelli prodotti dai devastanti concerti rock già svolti e in programma nel Parco.

Purtroppo i lavori in corso dimostrano che mi ero sbagliato. Le strutture sono di gran lunga più imponenti e pervasive di quelle dei concerti rock. E purtroppo costituiranno un riferimento per ulteriori violenze a questo grande e incompreso patrimonio storico, architettonico, paesaggistico, naturalistico di cui Monza e la Lombardia sono immeritevoli depositarie.

 

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È ovvio che quando questo Papa straordinario sarà a Monza, per una cerimonia che verrà seguita in tutto il mondo, il tripudio generale, e particolare dei monzesi, toccherà livelli altissimi. La devastazione del Parco verrà oscurata, e anzi verrà considerata come un piccolo e superabile prezzo da pagare per il grande valore spirituale e d’immagine dell’evento.

Eppure, è evidente la contraddizione tra ciò che si sta facendo nel Mirabello e l’alta lezione che Papa Francesco ha impartito urbi et orbi sulla convivenza amorevole tra uomo e natura,  con la  lettera enciclica Laudato Si. Convivenza da lui considerata così importante da avergli fatto scegliere il nome di Francesco.

Per questa ragione mi aspetto che Il Santo Padre chieda scusa per l’offesa ai valori naturalistici del Parco, di cui sicuramente non era a conoscenza, e che impetri il perdono per i proponenti, gli organizzatori e gli impresari dell’evento, a rischio di essere collocati in qualche spiacevole bolgia dantesca.

MI piacerebbe anche che Papa Francesco suggerisse una soluzione costruttiva al problema dello svolgimento di eventi di grande richiamo perché questi, attraendo folle inconsapevoli di appassionati, non si traducano più in atti di violenza e sfruttamento di luoghi inadatti, distruggendone i valori per cui sono nati: il silenzio, l’ammirazione delle bellezze naturali esaltate dalla creatività umana, il godimento rispettoso di prati e boschi, la meditazione e il dialogo, l’aria pura.

Vorrei che il Papa facesse leva in particolare sui grandi cantautori, che troppo spesso predicano bene ma razzolano male sulla difesa dell’ecosistema di cui siamo parte, soprattutto a causa di pressioni economiche miopi e speculative. E suggerisse che queste manifestazioni si svolgessero in aree degradate o dismesse da attività produttive, contribuendo al loro risanamento e alla loro restituzione alla natura e a funzioni appropriate.

Per quanto riguarda in particolare Monza, non mancano le possibilità. In particolare vi è un’area vastissima, le Cave Rocca, che potrebbe essere trasformata in un grande parco al centro del quale realizzare una arena-anfiteatro. Le Cave Rocca potrebbero diventare le Cave Rock, e competere con il Circo Massimo di Roma! In tal modo l’identità e l’attrattività  di Monza non verrebbero alimentate per sottrazione, cioè distruggendo progressivamente il suo massimo monumento, ma per addizione di un nuovo, moderno ed esemplare luogo di convivenza tra uomini e natura.

 

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Gli autori di Vorrei
Giacomo Correale Santacroce
Giacomo Correale Santacroce

Laureato in Economia all’Università Bocconi con specializzazione in Scienze dell’Amministrazione Pubblica all’Università di Bologna, ha una lunga esperienza in materia di programmazione e gestione strategica acquisita come dirigente e come consulente presso imprese e amministrazioni pubbliche. È autore di saggi e articoli pubblicati su riviste e giornali economici. Ora in pensione, dedica la sua attività pubblicistica a uno zibaldone di economia, politica ed estetica.

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