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La rivista che vorrei presenta il volume con i curatori Renata Meazza e Nicola Scaldaferri

 

Venerdì 17 aprile, ore 18.30
Feltrinelli Monza, via Italia 41

Patrimoni sonori della Lombardia

aess

In collaborazione con Squilibri Editore

 

Una straordinaria esperienza di studio e di ricerca, che in trent'anni ha contributo in modo determinante alla valorizzazione della cultura tradizionale lombarda, è ricostruita da alcuni dei suoi protagonisti (Guido Bertolotti, Sandra Mantovani, Renata Meazza, Bruno Pianta, Glauco Sanga e Italo Sordi) e nei saggi di altri ricercatori (Serena Facci, Agostina Lavagnino, Nicola Scaldaferri, Rossella Schillaci e Stefano Vaja). Fondato nel 1972, per impulso determinante di Roberto Leydi alla cui memoria il volume è dedicato, l’Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia costituisce infatti una delle più importanti esperienze di ricerca, studio e conservazione del patrimonio immateriale, con all’attivo numerose rilevazioni sul campo, un’ingente produzione editoriale e discografica e una raccolta sistematica di materiali audiovisivi e fotografici.

Nel periodo di massimo interesse in Italia per le musiche di tradizione, tra folk revival e il moltiplicarsi di esperienze di ricerca affidate per lo più a iniziative private e ispirate da istanze fortemente orientate da un punto di vista ideologico, le attività dell’Archivio si dispiegano da subito all’insegna della pari dignità delle differenze culturali che, veicolando istanze identitarie fortemente avvertite dalle comunità locali, potevano e dovevano avere anche un avallo istituzionale perché si giungesse a una loro più sistematica conoscenza. La costituzione di un gruppo di lavoro sulle culture orali come struttura interna alla appena nata Regione Lombardia, in largo anticipo su più recenti disposizioni di organismi nazionali e internazionali, ha consentito così di giungere a una ricostruzione estremamente articolata e rigorosa delle forme dell’espressività popolare che, per impostazione metodologica ed esiti di ricerca, non ha riscontri sul piano nazionale, avendo individuato e definito, con il concorso di competenze differenziate (etnomusicologi, dialettologi, antropologi, fotografi e tecnici audiovisivi), le espressioni culturali più rappresentative della Lombardia, dalla pianura ai monti, dalle realtà urbane alle miniere.

Una sintesi del ricchissimo corpus di immagini raccolte negli anni, dal fondo Paul Scheuermeier ai servizi di Maurizio e Federico Buscarino, Pierluigi Navoni e Ferdinando Scianna, è contenuta nella sezione fotografica del volume, mentre nel CD allegato sono raccolti brani musicali rappresentativi dei repertori diffusi nei diversi territori regionali, dai canti di questua ai balli strumentali, dai canti di risaia alle canzoni da osteria. Del tutto inediti i materiali presenti nel DVD, dalle prime documentazioni dei riti carnevaleschi alle animazioni per mercati di battitori e imbonitori, dai ritmi che cadenzano una partita di calcio ai canti che accompagnano devozioni e feste religiose.

Esito di una fruttuosa collaborazione dell’AESS con il LEAV-Laboratorio di Etnomusicologia e Antropologia Visuale dell'Università di Milano, il volume, che inaugura una nuova collana dell’editore Squilibri, offre così un quadro inedito della cultura tradizionale lombarda, restituita all'ascolto e alla visione attraverso i suoi esponenti più emblematici, dalle sorelle Bettinelli al suonatore di piffero Ernesto Sala, dalla famiglia Bregoli alla guaritrice Caterina Dondi.

L'introduzione degli autori.

Questa iniziativa editoriale, che comprende un volume, un CD musicale e un DVD con documenti videocinematografici, rappresenta un momento di sintesi ma soprattutto una riflessione assai significativa della trentennale attività condotta dall'Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia (AESS). L'Archivio è un centro, a gestione pubblica, che opera per lo studio, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio di cultura materiale e immateriale delle tradizioni lombarde; esso nasce dalle ricerche sul campo promosse dall'Ufficio Cultura del Mondo Popolare, a partire dal 1972, come prima e innovativa esperienza della Regione Lombardia.

L'attività dell'AESS costituisce un'esperienza, nella ricerca etnomusicologica e demoantropologica, la cui importanza va ben oltre i confini della Lombardia; questo sia sul piano metodologico che su quello dei risultati conseguiti.Da un lato l'AESS si colloca cronologicamente oltre la fase, che potremmo definire pionieristica, della ricerca in Italia, che aveva caratterizzato soprattutto gli anni dell'immediato dopoguerra e interessato istituzioni come gli Archivi di Etnomusicologia dell'Accademia di Santa Cecilia e la Discoteca di Stato. Dall'altro prende le mosse in anni in cui l'etnomusicologia si va separando dalle esperienze del folk revival, che aveva costituito una fase assai importante dell'esplorazione di vaste aree (soprattutto dell'Italia settentrionale), per configurarsi sempre di più come attività scientifica.

L'attività dell'AESS supera dunque la fase puramente conoscitiva e di documentazione dei fenomeni musicali e folklorici presenti in un territorio e va nel contempo dotandosi di un'impostazione metodologica assai rigorosa. Concentrare la ricerca in un ambito territoriale circoscritto, quale quello regionale, ha comportato approfondimenti che tenevano conto della prospettiva fortemente contestuale dei fenomeni indagati, portando altresì a una differenziazione delle tematiche e dei filoni di indagine.

L'attività dell'AESS è stata accompagnata da un piano di produzione editoriale assai intenso, che rappresenta un caso assolutamente eccezionale e senza confronti, specie se paragonato ad altri archivi e istituzioni di più vecchia data e talvolta di ambizioni ben maggiori. Basta pensare alla collana Mondo Popolare in Lombardia (MPL), che ha visto la pubblicazione di numerosi volumi, alla serie dei dischi Albatros dedicati a vari aspetti musicali della regione e che costituiscono tuttavia solo una parte dei materiali prodotti nel corso delle ricerche.

Nelle pagine di questo volume sono raccolti innanzitutto i saggi di studiosi e ricercatori che hanno condiviso l'esperienza dell'AESS; alcuni di loro, attivi fin dalla sua fondazione, hanno contribuito allo studio e all'approfondimento delle più significative manifestazioni di cultura tradizionale della regione e conseguentemente alla produzione della consistente documentazione oggi raccolta. Ad essi si sono aggiunti altri collaboratori più recenti che ripercorrono, da vari punti di vista, l'attività di ricerca sul campo effettuata nel corso degli ultimi decenni.

Il volume si apre con un'intervista a Sandra Mantovani, condotta da Guido Bertolotti, centrata sulla figura di Roberto Leydi, uno dei fondatori (assieme a Diego Carpitella) della moderna etnomusicologia in Italia. L'AESS è inscindibilmente legato a Leydi, che, oltre ad aver svolto un ruolo chiave per la sua costituzione, è stato per anni il promotore dell'attività di ricerca e di divulgazione. Bertolotti, che ha lavorato per l'Ufficio Cultura del Mondo Popolare dalla sua fondazione sino a metà degli anni Ottanta, curando la redazione della collana Mondo Popolare in Lombardia e partecipando a numerose campagne di ricerca, è altresì autore del saggio che ripercorre il quadro cronologico e metodologico delle attività di ricerca sul campo condotte dai numerosi studiosi, che singolarmente o in gruppi di lavoro, hanno lavorato per l'AESS.

Il saggio di Bruno Pianta, sino al 2002 dirigente della struttura, racconta in forma spesso autobiografica la straordinaria esperienza di incontro con i cantori e i musicisti tradizionali e si sofferma in particolare sugli ambiti di ricerca che più sono stati approfonditamente studiati: la pianura e la risaia, la montagna e la miniera, i carnevali alpini, la musica delle "Quattro province", la piazza urbana.

Italo Sordi ricercatore, etnografo e "scopritore" dei più importanti carnevali alpini, si sofferma sulle ricerche che hanno avuto come oggetto la ritualità pubblica, religiosa e profana: dai carnevali di Bagolino e Schignano fino alle manifestazioni più recenti, che spesso risentono dei meccanismi di contaminazione nell'incontro con altre culture, in particolare con il mondo dell'immigrazione.

Glauco Sanga, dialettologo e collaboratore fin dalla prima ora dell'AESS, affronta la questione della lingua utilizzata nei canti tradizionali, osservando nello specifico alcuni materiali di provenienza lombarda.

Agostina Lavagnino, ricercatrice assai attiva soprattutto negli ultimi anni, dedica il suo testo alle fiabe, uno degli oggetti di ricerca che trova largo spazio tra i materiali dell'Archivio; essa inoltre è anche autrice della bibliografia generale di questo volume, nonchè responsabile della redazione.

Serena Facci, etnomusicologa attenta alla questione della presenza della musica nella scuola, affronta il tema dell'utilizzo dei materiali tradizionali in un contesto didattico; si tratta di un aspetto che trova spazio crescente nei dibattiti sulla scuola, sempre più spesso chiamata a un contatto assai stretto con le realtà territoriali, e che affronta nel concreto la questione di un uso dei prodotti della ricerca che vada al di là della finalità di tipo scientifico.

Oltre alla parte saggistica, viene poi pubblicata anche una corposa sezione documentaria; essa non costituisce un semplice allegato alla parte cartacea, ma è parte integrante dell'iniziativa soprattutto laddove si è in presenza di materiale inedito.

La sezione fotografica, curata da Stefano Vaja, propone una sintesi del ricchissimo corpus fotografico dell'AESS che spazia dalla documentazione di fondi storici ai servizi di Ferdinando Scianna, Pierluigi Navoni e Maurizio Buscarino.

Il CD musicale comprende un primo nucleo con tutte le registrazioni presenti in un LP in vinile, assemblato e curato da Leydi nel 1972, come allegato al volume Cultura tradizionale in Lombardia, "Quaderno di Documentazione Regionale" 5-6 (e circolato solo come documento interno dell'ente regionale); si tratta di un documento di fondamentale importanza in quanto, oltre a essere la prima antologia musicale sulla Lombardia, costituì un passo decisivo verso la creazione dell'AESS. A questo nucleo centrale sono stati aggiunti altri brani che provengono dai successivi dischi pubblicati con l'etichetta Albatros. La realizzazione del CD e dei relativi materiali analitici ha visto impegnati numerosi collaboratori, per la selezione dei brani (Elisa Piria, Diego Ronzio) e per l'analisi e le trascrizioni (Elena Bergomi, Fabia Apolito e Nicola Scaldaferri).

Il DVD con documenti videocinematografici costituisce probabilmente l'autentica sorpresa di questa pubblicazione. Si tratta infatti di materiali totalmente inediti, assemblati da Rossella Schillaci, che spaziano dalle prime documentazioni dei riti carnevaleschi a sequenze dei documentari di Bruno Pianta, da documentari relativi a eventi sportivi e festivi fino alle riprese effettuate nel corso di ricerche più recenti; nel

complesso offrono un quadro inedito, e per molti aspetti del tutto inatteso e sorprendente, della Lombardia.

Il lavoro è dedicato alla memoria di Roberto Leydi, che è stato anche l'ispiratore, nei suoi ultimi mesi di vita, della convenzione tra la Regione Lombardia - Archivio di Etnografia e Storia Sociale e il Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo dell'Università di Milano per la pubblicazione di questo ampio lavoro antologico sulle ricerche dell'AESS.

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Massimo Zanello
Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia

Questa prima iniziativa editoriale dedicata al patrimonio immateriale della Regione Lombardia - un volume, un CD musicale e un DVD con documenti videocinematografici - ripropone i documenti sonori della prima antologia musicale della nostra regione, edita nel 1972 e curata da Roberto Leydi, pubblicata allora con lo "storico" volume Cultura tradizionale in Lombardia, "Quaderno di Documentazione Regionale" 5-6.

Quella pubblicazione non fu né occasionale, né casuale, ma premessa di una specifica azione di politica culturale ancora oggi attuale. Nelle scelte rigorosamente scientifiche e insieme divulgative, che accompagnano negli anni l'attività dell'Archivio di Etnografia e Storia Sociale, riconosciamo quegli elementi di relazione con il territorio che definiscono i contenuti delle azioni programmatiche di Regione Lombardia.

La conoscenza profonda della propria cultura e delle comunità che ne sono portatrici, attraverso la "registrazione" dei saperi locali, ha permesso di meglio comprendere la complessità dei fenomeni culturali, riconoscerne le trasformazioni, promuovere e sperimentare nuove forme di valorizzazione dei beni materiali e immateriali.

Raccogliere le testimonianze di narrazioni, rituali, canti dei testimoni della cultura tradizionale - cittadini lombardi degli anni 2000 - significa aprirsi al confronto realmente democratico con le realtà locali. Gli archivi sono i luoghi dove il passato può divenire presente, dove progetti e azioni culturali aprono al divenire. Costituito da filmati, fotografie, testi scritti, registrazioni sonore, AESS è un esempio unico a livello nazionale per ricchezza di testimonianze sulla creatività, sui saperi e sulle pratiche che costituiscono la varietà delle tradizioni di una regione.

Il pluriennale impegno di Regione Lombardia verso le tradizioni culturali anticipa la recente ratifica della Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, e si concretizza, oggi, in una proposta di legge per il loro riconoscimento e valorizzazione.

Questa nuova iniziativa editoriale non è per questo, né occasionale, né casuale. E se in questi anni sono molto cambiate le modalità di comunicazione e valorizzazione dei beni culturali, dalla divulgazione online all'utilizzo delle nuove tecnologie, dal confronto con Istituti internazionali alla realizzazione di eventi e progetti speciali, ripartire consapevolmente dalle prime documentate cose può far nascere in chi legge e in

chi ascolta una nuova sensibilità e attenzione.

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Antonello Negri
Presidente del Centro Interdipartimentale
di Ricerca e Servizi per i Beni Culturali
Università di Milano

Il volume è dedicato a un corpus di importanti materiali d'archivio (registrazioni, fotografie e film), sulla musica e la cultura tradizionale della Lombardia, frutto di un trentennio di intense ricerche sul territorio; principale ispiratore ne era stato Roberto Leydi, pioniere degli studi etnomusicologici in Italia, che mi piace qui ricordare anche per una memorabile serie di lezioni sugli intrecci di culture sonore nella Germania di Weimar - con emozionanti ascolti di brani musicali - , da allora entrata nella leggenda del Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo dell'Università di Milano, appena costituito.

Questo volume, curato da Nicola Scaldaferri e Renata Meazza, costituisce il risultato di una proficua collaborazione tra l'Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia, che ha promosso la ricerca nel corso degli anni e ne conserva i materiali, e il Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo dell'Università di Milano, in particolare la struttura del Laboratorio di Etnomusicologia e Antropologia Visuale.

Si tratta di un risultato di alto valore scientifico che mette in evidenza l'enorme importanza del patrimonio documentario di registrazioni, fotografie e riprese audiovisive, relative agli eventi musicali e rituali della regione, in larga parte poco conosciuto, nonché delle nuove prospettive di ricerca e divulgazione possibili oggi alla luce delle attuali tecnologie.

Questo risultato, oltre a costituire un punto di arrivo, fa presagire interessanti sviluppi per il futuro sul piano di una collaborazione sempre più intensa tra i centri scientifici e le istituzioni preposte al governo del territorio. Negli ultimi anni si è assistito infatti a un allargamento della nozione stessa di bene culturale, che include (anche a seguito della convenzione dell'UNESCO sull'Intangibile Heritage alla quale

ha aderito anche il nostro Paese) il cosiddetto patrimonio immateriale.

Un volume del genere, dove esemplarmente la ricerca scientifica si coniuga con un progetto di diffusione della cultura ad alto livello, si pone evidentemente come modello da applicare e replicare, anche in altri ambiti delle tradizioni musicali, artistiche e, in generale, dei beni culturali.

Il Centro Interdipartimentale di Ricerca e Servizi per i Beni Culturali dell'Università di Milano, recentemente istituito, e nel cui spirito si sono concretizzate le fasi conclusive dell'iniziativa qui proposta, si pone come luogo privilegiato per la realizzazione di questo genere di operazioni e collaborazioni e come interlocutore privilegiato con le istituzioni regionali e nazionali.