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l signor Brughel suona il violino alle feste di nozze, in primavera e in estate, suona per la gente che non ha soldi da affittare una banda intera: grancasse e tromboni. Il signor Brughel suona con discrezione, in fondo all’osteria, in piedi su di una sedia. Suona lontano dal tavolo degli sposi mentre loro si baciano dietro i tovaglioli e lui non vuole disturbare. Si baciano anche gli invitati, senza nascondersi. Gli invitati più alacri cacciano le mani nello scollo delle invitate che ridono come gazze: “Che maniere, che modi…” e diventano di fuoco fino alle orecchie di smalto. C’è confusione dappertutto. I gatti corrono sotto i tavoli con interi pesci in bocca. Quanta abbondanza! I pesci che vengono dal fiume sono argentati come posate di lusso. Le trote hanno nella pancia orecchini di brillanti. L’abbondanza è abbondanza! I vini bianchi come neve che si liquefa, i rossi come occhi di volpe, i rosati come il lago al tramonto. Solo quando lo sposo taglia la torta il signor Brughel corre a suonare al suo fianco, si aggiusta il foulard e attacca la marcia nuziale. Tanto è il frizzo del violino che la gente resta imbalsamata con la fetta di pan di Spagna sulla punta della forchetta. Dopo la torta il valzer come fuoco che sprizza in mezzo all’osteria. Lo sposo stringe la vita della sposa, lei fa la biscia e insieme saltano nel cerchio ardente della musica. Il signor Brughel sorride: “Valzer? Volete il valzer? Ed io vi suono Strauss.” Suona come il girarrosto sulla fiamma alta, facendo girare la coppia che non ha più fiato, ma non può smettere perché il violino non tace. “Sarà così per tutta la vita?” chiede la sposa “Così, così…” giura lo sposo, e l’uomo dà di gamba e la donna dà di fianchi…”Così, così, per tutta la vita!!!” I parenti sono sbalorditi davanti agli sposi che girano in fretta, tanto in fretta che di punto in bianco si levano in volo. Volano e ronzano intorno al lampadario come farfalle matte di luce. “Venite giù!” gridano spaventati i genitori degli sposi. “No, no! Stiamo bene quassù.” Ribattono i volanti andando fuori e dentro dalle finestre aperte sulla campagna che digrada verso il fiume in una miriade di lucciole tra i cespugli. ”Ma insomma!” Sbraita il padrone dell’osteria agitando il suo ombrellone di tela verde: ”Che matrimonio sia???” “Sia, sia, sia, asino Tobia!!!” gli fanno eco le bambine invitate con le bocca piena di torta. “E’ un matrimonio di cielo…” arrossiscono le invitate giovinette mentre pensano: “Quando toccherà a me di toccare il cielo?” “Come sono alti, come sono alti…” sospira la mamma della sposa :”Io non sono mai stata così in alto.” e sviene adagio, adagio sopra una sedia di damasco. “Allora basta!” Dice il signor Brughel e dando uno strattone al valzer tira giù gli sposi sudati e ansanti, con gli occhi che si consumano nella reciproca fiamma. “Guardami!” “Guardami tu!” “Guardami prima tu!” “Io ti guardo sempre.” “Ieri mi hai guardato?” “Sì, ti ho guardata.” E tutto ciò nell’abbondanza dei gatti che non ne possono più di portare via roba dai piatti. Non solo i gatti dell’osteria, ma anche quelli del vicinato che accorrono saltando i tetti e graffiandosi nelle siepi per paura di non arrivare in tempo perché vengono anche gatti da fuori, e dietro i gatti i cani, e dietro i cani conigli, lepri, tassi, porcospini che abitano i boschi intorno alla città. Non solo pesci, i gatti portano via petti di tacchino, lingue bollite, polpette di riso, tanto la roba è in sovrappiù. Figurarsi il vino! Per non dire dell’abbondanza degli invitati, gli uomini con le piume sul cappello, le donne con le gonne plissettate che scopano per terra. Gli sposi?…lui col panciotto di raso di tartaruga, lei in un vento di tulle tempestato di fiori d’arancio. E le scarpe, le scarpine di lei col tacchetto che ticchetta come un orologio d’oro. Abbondanza anche nei brindisi che non finiscono mai…saluti di qua, saluti di là… felicità, felicità!!! “Mai una lacrima domani, mai un nodo in gola nei giorni e nelle notti a venire, mai la camola del taciturno tra di noi, mai, mai, mai!!!” giura lo sposo e lei, la sposa, gli chiude gli occhi con le sue mani. Ancora brindisi! E per ogni brindisi giù i bicchieri per terra, le coppe in un subisso di cristalli infranti che d’improvviso fanno trasalire gli sposi : “Già notte?...è già notte?” bisbiglia lui, mentre lei lo tira per la manica verso l’uscita: “Via, via…è già tardi!!!” E tutti dietro di gran fretta verso l’albergo della “Grotta azzurra” circondato da edera rampicante tanto folta da sigillare i sussurri che vi languono dentro. Il signor Brughel suona anche là, nella piazza della “Grotta azzurra”, ma in fondo, in fondo nel profumo dei tigli estivi che porta via la testa. Suona sotto voce finchè la luce dell’albergo si spegne. Ssst…! Gli invitati si inchinano alla luce spenta, gli uomini scappellandosi, le donne asciugandosi gli occhi con l’angolo del fazzoletto. Silenzio…silenzio ma proprio silenzio…c’è solo la luna che va adagio, adagio come fosse già incinta con quella grande pancia di madreperla.

Bibliografia.
Marc Chagall: La passeggiata (Sposi che volano). San Pietroburgo, 1918
Nuovo testamento. Giovanni: Le nozze di Cana
Francois Rabelais. Gargantua e Pantagruele. Il pranzo delle signore Lanterne. Libro quinto, XXXII bis. 1552

Gli autori di Vorrei
Adamo Calabrese
Adamo Calabrese

Adamo Calabrese è scrittore, autore di teatro e illustratore. Ha pubblicato con Einaudi il romanzo "Il libro del re", con Albatros i libri di racconti "L'anniversario della neve", "La cenere dei fulmini", "Il passaggio dell'inverno", con Joker "Paese remoto". Ha illustrato i propri libri ed edizioni di Dante, Gibran e Pascutto. Scrive e disegna per il quotidiano "Il cittadinio" di Lodi, per le riviste "Vorrei" di Monza e "Odissea" di Milano. I suoi ultimi lavori teatrali hanno messo in scena opere di Brecht, Joyce, San Francesco e Iacopone. Nel 2012 RAITREha trasmesso un suo testo. Nel 2014 è stato finalista del premio internazionale di grafica satirica "Novello". Insegna letteratura presso le Università della terza età di Sesto san Giovanni e Milano (Università Cardinale Colombo)

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