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«Lei non è un ricordo ma un brucio attuale. Se pensa a lei sente dolori dappertutto, mal di testa, mal di pancia, male se si china ad allacciarsi le scarpe...»

 

Diligentissimo è il dito del Protofisico che scorre le righe dei libri e si ferma quando pare esserci la risposta all’ultimatum che lo rintrona sempre di più:

“ O vita, o morte?” Ma ogni libro lo disillude: non c’è risposta! L’occhio del Settala corre nelle note a piè di pagina, quelle scritte tanto in piccolo da sembrare feci di formiche. forse lì, in quel microbico alfabeto, c’è qualcosa. Macchè: solo rimandi ad altri libri che a loro volta chiamano in causa scritti sparsi un tutto il mondo. Non c’è niente dappertutto, niente se non ciò che già si bisbiglia dell’oltretomba: buio pesto. Dunque i libri vadano a fuoco! Il Settala prende una pagina per volta, la strappa, l’accende e la sua cenere buffa fuori dal finestrino e se una favilla spenta resta sul davanzale la cancella col dito. A chi chiedere se nell’aldilà la sorte sarà capovolta, se lui e la contabile della Vetreria di Colico saranno finalmente vicini come la mano destra e la sinistra quando si lavano? Purtroppo lei è sparita anche dai sogni. Quante vane notti in attesa che gli appaia nel sonno: niente! Che possa rivedere almeno un suo cappello, una cuffia, un paio di calze, un foulard. Niente! Che fine ha fatto? Se vuole saperne di più Il Settala deve lasciare questo mondo per raggiungerla in qualche angolo del buio eterno. Morire…già , ma come? Buttarsi dalla finestra? Darsi fuoco? Non mangiare più? Sì, non mangiare più. Poco per volta ridurre il pane, il formaggio, le mele, le castagne. Piano, piano privarsi di ogni sapore, non distinguere più il dolce dal salato. Spogliarsi di ogni gusto. E spogliarsi anche degli abiti. Certo! Né giubbetto, né braghe, né calze. Il Settala è deciso. Fa un fagotto dei suoi stracci e li butta nel camino. Resta solo col cinto erniario davanti agli uccelli del roccolo che per non vederlo così comico mettono la testa sotto l’ala. Lui rifiuta qualunque commestibile e se gli viene fame mette in bocca un legno. Non mangia, non beve, si riduce fiacco come uno straccio . Fatica a camminare. Si trascina alla branda, si corica, compone le mani sul petto. Chiude gli occhi. Buio! Passano i giorni. La sua pancia non gorgoglia più, vuota del tutto, l’ultima castagna è stata chissà quando. Il cuore? Batte ancora o non batte più? Gli pare che dia un colpo ogni tanto, uno al mattino e uno verso sera, all’Angelus. Fra poco di lui non resterà più niente. Spariranno i capelli, le unghie. Spariranno anche i ricordi. I ricordi sono fatti di niente, ma sono duri a disfarsi. Con gli occhi chiusi il Protofisico si rammenta un giorno di sole, quando era bambino. C’era una lucertola immota sopra un sasso. C’era l’ombra di un albero folto di foglie. C’era caldo. Se riapre gli occhi il ricordo svanisce ma appena li richiude il giorno di sole torna con la lucertola e l’ albero come fossero le cose più importanti della sua vita: una lucertola e un albero. Si ricorda anche di tutta la gente della sua vita, ma in modo confuso come di una folla che va e non si volta neppure a salutarlo. Neppure sua madre si volta. Figurarsi suo padre sempre indaffarato nei suoi studi. E la contabile di Colico? Lei non è un ricordo ma un brucio attuale. Se pensa a lei sente dolori dappertutto, mal di testa, mal di pancia, male se si china ad allacciarsi le scarpe, male se si tira su per salvare un uccello che si è impigliato tra le travi del soffitto. Più dolora e più lei è presente. Gli sembra di rivederla dalla punta dei capelli alla punta dei piedi. I capelli… i piedi…più che i suoi piedi i suoi passi. Allodola che saltella sulla neve tic,tic,tic…Il Protofisico avvampa, serra i denti, si tira su seduto, stringendosi le lenzuola addosso per non farsi vedere nudo e crudo e se avesse più forza salterebbe in piedi per correre incontro ai passi dell’allodola … tic,tic,tic…Non ce la fa. Ricade sulla branda. Esausto. Riesce solo a tenere gli occhi aperti. Giorni e giorni con gli occhi aperti a guardare la processione di formiche e maggiolini che vengon su dalla finestra e sorpassato il davanzale si calano sul pavimento e trovatisi di fronte a bocconi di pane secco e croste di formaggio che lui ha rifiutato si dispongono a far provvista. Friniscono, grattono le elitre, sbattono le ali, drizzano le antenne, arraffano le briciole, sganassano, si accoppiano, depongono le uova, allevano i bachi, li ritorcono nel lino, slargano i bozzoli, ne vengon fuori, da capo divorano il commestibile, e da capo fan coppia, generano, muoiono, tornano materia, briciole, umus e polvere senza che il Settala abbia concetto di quell’assiduo salire e scendere l’albero della vita perchè Il povero uomo intanto è morto davvero, rigido e freddo ma con gli occhi spalancati che non vedono più nulla. Intorno a lui stanno in lutto tutti gli uccelli del roccolo, a capo chino, zitti, zitti senza un cucù o un chicchiricchì non sapendo che fare davanti a uno che guarda senza vedere. Quando il lutto è scaduto gli uccelli si mettono in fila sul davanzale della finestrella e uno ad uno volano via “ come i gru faccendo in aere di sé lunga riga “ disparendo verso il fiume Adda che da sempre scorre in quelle terre lasciando un solco come una ferita profonda.

 

Bibliografia

Atti degli Apostoli: La morte di Giuda

Platone: La morte di Socrate

Leone Tolstoi: La morte di Ivan Ilic

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Gli autori di Vorrei
Adamo Calabrese
Adamo Calabrese

Adamo Calabrese è scrittore, autore di teatro e illustratore. Ha pubblicato con Einaudi il romanzo "Il libro del re", con Albatros i libri di racconti "L'anniversario della neve", "La cenere dei fulmini", "Il passaggio dell'inverno", con Joker "Paese remoto". Ha illustrato i propri libri ed edizioni di Dante, Gibran e Pascutto. Scrive e disegna per il quotidiano "Il cittadinio" di Lodi, per le riviste "Vorrei" di Monza e "Odissea" di Milano. I suoi ultimi lavori teatrali hanno messo in scena opere di Brecht, Joyce, San Francesco e Iacopone. Nel 2012 RAITREha trasmesso un suo testo. Nel 2014 è stato finalista del premio internazionale di grafica satirica "Novello". Insegna letteratura presso le Università della terza età di Sesto san Giovanni e Milano (Università Cardinale Colombo)

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