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La sua donna che si spogliava davanti a lui inginocchiato ai suoi piedi. Nell’acqua passava il tempo in forma di alberi che davano fiori, i fiori che diventavano frutta, le frutta che cadevano assieme alle foglie.

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 che punto era la notte quando l’uomo levò il capo dal cuscino e drizzò lo sguardo dove aveva sentito un passo? Tutto era immoto. La gatta dormiva sulla sedia, solo il merlo nella gabbia spalancò l’occhio. Il passo si ripetè. L’uomo accese l’abatjour ed egli apparve dorato allo sguardo della sua compagna svegliata di soprassalto. Tutto era come la sera prima: sul tavolo il cesto con le mele, il coltello che aveva tagliato il pane, il libro aperto, il gomitolo di lana con gli aghi infissi. Di attimo in attimo la luce dilagava. L’uomo prese la mano della compagna e le loro dita si unirono quando un fruscio si levò ancora nel fondo della stanza dove il camino inghiottiva le ombre. La catena tintinnò, si ravvivò la brace che per un attimo illuminò il passo che avanzava alato. La donna tremò e chinò il viso contro quello dell’uomo, ma lui, come fosse chiamato, delicatamente la scostò e vide chi era apparso in fondo al letto, appoggiato allo spadone. Era l’Angelo guerriero raffigurato nel suo libro di preghiere, le spalle cariche di scoiattoli che dondolavano inquieti come se avessero fretta. L’apparizione allargò le braccia e le sue ali si apersero riempiendo la stanza come un fogliame nel sole. “Non andare!” sussurrò la donna e sentì sulla sua mano quella dell’uomo che la stringeva di più. “Nasconditi” implorò la donna e avrebbe voluto spingere l’ uomo sotto il letto. Ma lui si levò, si vestì con diligenza, con diligenza preparò la borsa con i libri delle sue lezioni a scuola e quando l’Angelo sbattè le ali con fragore spalancando la porta egli chinò il capo ubbidiente ed uscì. La notte era fonda, sebbene arsa dai fari delle tradotte militari. Passavano ufficiali, feroci sotto i loro cappellacci di cuoio, agitando le lanterne verso spauriti soldati che cercavano di nascondersi, o mascherarsi da innocenti artigiani: falegnami, fabbri, sarti. Invano perché i graduati li ricacciavano in fila ingiuriandoli con blasfemi nomi di bestie e i poveracci non potevano fare altro che identificarsi con quegli animali, unghiando l’aria come se avessero artigli. Poi l’esercito sparì nel nulla allungandosi sulla riva del canale dove l’acqua accompagnava la truppa portando rami e foglie che veleggiavano finché un gorgo li attirava a sé.

 

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Passarono città, campagne, valichi, passarono le pagine dei giorni, lumi di lune, sbiaditi soli invernali. L’uomo scriveva consegnando le lettere ai feriti che lasciavano il fronte: “Sono in una casa ridotta a macerie. Dormo in una cassa colma di vecchi abiti. Tutto intorno è inverno.” La donna rispondeva tramite nuovi richiamati pur temendo che le sue lettere non sarebbero mai giunte a destino. “Tengo le tue lettere sotto il cuscino, per rileggerle ogni volta che mi sveglio e ho paura della notte.” “Sono in un’altra città. Hanno visto i miei documenti e sono stato comandato in una scuola diroccata. Faccio lezioni sotto una tettoia. Le classi sono raccolte di profughi, ragazzi e vecchi insieme. Ieri ho spiegato il teorema di Pitagora. Gli alunni non hanno né carta né penne, fanno segni nell’aria e fissano il vuoto con occhi spalancati immaginando triangoli e quadrati.” “Anch’io ti immagino, ti tocco accarezzando ciò che hai lasciato, faccio scorrere il tuo regolo calcolatore cercando nei numeri la risposta alle mie domande: hai freddo, hai fame?” “Ora sono in un paese di fiume, alloggiato nella casa di una vedova. Di notte sono di guardia ad un ponte. Il ponte ha tre arcate, l’acqua è fonda e porta relitti di legno su cui sono accovacciati animali fuggiti dagli incendi, galline e piccoli maiali” “ Non sporgerti sull’acqua, io non sono nei suoi riflessi.” “Tu sei dappertutto. Nell’acqua vedo case capovolte e capovolti uomini che vanno a testa in giù come i morti nell’aldilà.” “Dove sei? Voglio raggiungerti.” “Sono molto lontano, non farlo.” “Sei ferito? Rispondimi sei ferito?” Sull’altra riva la casa bruciata era nera di fumo e le pietre sconnesse facevano da riparo all’agguato. Nessuno poteva scorgere l’elmetto del soldato nemico che furtivamente si accucciava davanti alla feritoia. Si vedeva la canna del suo moschetto, il suo occhio fisso al mirino e l’arco del suo sopracciglio che diventava acuto. L’uomo che aveva insegnato Pitagora non si era accorto di nulla: guardava l’acqua. Nella corrente passava la sua vita: il suo signor padre che leggeva ad alta voce le favole di Fedro. La sua signora madre che mescolava la minestra. I suoi compagni bambini incantati a scoprire il coniglio nascosto nell’erba. Lui ed il suo amico ragazzo davanti alle onde del mare in burrasca, incuranti degli spruzzi gelati che li bagnavano da capo a piedi. La sua donna che si spogliava davanti a lui inginocchiato ai suoi piedi. Nell’acqua passava il tempo in forma di alberi che davano fiori, i fiori che diventavano frutta, le frutta che cadevano assieme alle foglie. Nell’acqua passavano grossi pesci, tinche coperte di alghe con antichi arpioni confitti nelle squame. Con lo sguardo il soldato nemico tracciò nell’aria una linea perfetta che congiunse il suo fucile all’insegnante di Pitagora, ignaro davanti all’acqua del canale. Il soldato nemico attese che l’Angelo di nuovo aprisse le ali, poi sparò e chiuse gli occhi per non vedere il pennuto che volava verso un’altra morte. “Mia amata, non coltivare fiori sulla mia tomba. Lascia che la terra mi nasconda e l’erba cancelli la mia fossa. Nessuno sappia dove sono e chi mi ha conosciuto mi dimentichi. Sii tu sola a ricordarmi.”

 

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Bibliografia
Generale Armando Diaz. La disfatta di Caporetto. Archivi dell’istituto militare di Pinerolo. 1920

 

Gli autori di Vorrei
Adamo Calabrese
Adamo Calabrese

Adamo Calabrese è scrittore, autore di teatro e illustratore. Ha pubblicato con Einaudi il romanzo "Il libro del re", con Albatros i libri di racconti "L'anniversario della neve", "La cenere dei fulmini", "Il passaggio dell'inverno", con Joker "Paese remoto". Ha illustrato i propri libri ed edizioni di Dante, Gibran e Pascutto. Scrive e disegna per il quotidiano "Il cittadinio" di Lodi, per le riviste "Vorrei" di Monza e "Odissea" di Milano. I suoi ultimi lavori teatrali hanno messo in scena opere di Brecht, Joyce, San Francesco e Iacopone. Nel 2012 RAITREha trasmesso un suo testo. Nel 2014 è stato finalista del premio internazionale di grafica satirica "Novello". Insegna letteratura presso le Università della terza età di Sesto san Giovanni e Milano (Università Cardinale Colombo)

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