Tali e quali le illustrazioni della Enciclopedia del nonno Siro. Alteri sui loro altissimi cammelli.
C’era la guerra e mia cugina Angela ed io non andavamo a scuola perché i maestri erano scappati e noi imparavamo quel poco che si poteva imparare dalla Enciclopedia Illustrata lasciataci dal nonno Siro. Pace alla sua anima! Il nostro regno era la soffitta, dove di giorno giocavamo a recitare la storia di Re Alboino e di notte dormivamo in un lettone di foglie di granoturco che sospiravano ad ogni nostra giravolta quando sognavamo i diavoli dell’inferno. Una notte mi sveglio di soprassalto e mia cugina è già desta, seduta nel suo angolo di letto col viso posato sulle ginocchia. Ci avevano svegliati le oche che gridavano nel pollaio. Poi sentiamo una processione di passi umani e zoccoli di bestie. In punta di piedi andiamo alla finestrella da dove si vede la strada. Meraviglia delle meraviglie! Davanti a tutti, con trionfante andatura, un rinoceronte col suo corno ricoperto da foglia d’oro. Dietro un mammut con arcuati denti d’avorio. Poi un dinosauro antidiluviano che mastica un ciuffo d’insalata. Quindi un bisonte che dà cornate all’aria, una vacca che schiocca la coda, due capre che si sussurrano nelle orecchie. Dietro cani bulldog, setter, cocker, alani per accompagnare ciechi che vanno a casaccio con le braccia protese per non inciampare. Da per tutto gatti che si voltano di qui e di là in cerca di uno specchio per rimirarsi. Per non parlare dei topi, guardinghi per il timore delle trappole. E criceti zampettanti su mulinelli. Per aria canarini, passeri, allodole, barbagianni e civette. Uno zoo da circo in marcia con la banda dei musicisti comunali: grancasse, tamburi, pifferi, tromboni, fischietti, fisarmoniche e battimani per ballerini e saltimbanchi. Ma c’è di più: chi legge la mano, chi indovina i pensieri, chi gioca a dadi, a scopa, a tulilem blem blum. A me batte forte il cuore perché vedo gente che conosco: il mio maestro che parlava latino con l’ortolano e l’ortolano gli scontava la spesa. Lo scrivano dell’ufficio postale che scriveva le lettere degli analfabeti. Facsimile: “Caro Luigi, è morto lo zio Paolo che ci ha lasciato una botticella di vino. Facci sapere se possiamo berla noi o dobbiamo aspettare il tuo ritorno, se mai tornerai. Io mi ricordo di te ogni volta che apro la finestra e vedo il cielo.” E chi c’è ancora: il Barbariccia che friggeva la frittelle davanti alla scuola e la sua donna che le inzuccherava. Ogni frittella dieci centesimi. Aimé ! mi morsico la lingua perché riconosco il nonno Siro con la sua doppietta da caccia che raccontava a tutti di aver sparato ad un leone in mezzo alle risaie “Un leone nelle risaie?” “Giuro!” ribatteva il nonno. Non ci posso credere. Per fortuna mia cugina mi dà uno strattone che mi tira giù dalle nuvole. “Guarda, guarda!!!” Guardo e chi vedo? I Re Magi. Tali e quali le illustrazioni della Enciclopedia del nonno Siro. Alteri sui loro altissimi cammelli. Il Re Baldassarre con la scatoletta della mirra che guarisce ogni malanno (pertosse: si prenda un cucchiaino di mirra sciolto nel succo di mela e si stia a letto, ben coperti, finché arriva la primavera). Il Re Melchiorre con l’incenso che fuma e pizzica la gola. il Re Gaspare con un sacchettino di monete d’oro coniate con l’effige dell’imperatore Ottaviano. Proprio il Re Gaspare ci fa segno con la mano: “Andiamo bene per di qua?” Risponde mia cugina: “Per di qua, dove?” “Per Betlemme.” “Sì, sì. Avanti diritto fino al ponte sull’Adda. Poi prendete a destra, poi ancora diritto, quindi a sinistra ma là conviene che domandiate perché non si sa mai.” Poi sono passati gli anni come uragani senza tuoni, solo vento da sradicare querce secolari. Mia cugina è andata a vivere in America, in una città davanti all’oceano con le scimmie sugli alberi. Io sono il rappresentante della ferramenta che produce i famosi chiodi “Fulmine”. Il mio commercio va bene: per ingraziarmi i clienti racconto loro stucchevoli amenità. Racconto che veramente vi sono leoni nelle risaie e, se i clienti scuotono la testa, io scommetto una scatola di chiodi che tali animali si possono avvistare nelle limpide giornate invernali prima che cali la nebbia serale. Di ciò fanno fede le oche che si tirano il collo, levano le ali e si disperano dentro le gabbie, terrorizzate dai ruggiti. La gente mi batte le mani sulle spalle e c’è chi compera due scatole di chiodi perché ha in mente di inchiodare la porta di casa il giorno che sentirà arrivare la propria fine e non vorrà vedere nessuno. Lo chiameranno, busseranno alla porta ma lui non aprirà. Se ne starà a letto con due cuscini dietro la schiena, la lampadina accesa sul comodino e l’Iliade aperto tra le mani. Cioè, anche i Re Magi hanno capito che quello sarò io. Amen E mia cugina non saprà niente di me perché le scimmie non parlano e le stucchevoli amenità volano nel vento come foglie secche.