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Tutto nasce da un post di Ivan Scalfarotto - http://www.ivanscalfarotto.it/2008/09/beautiful_italy.html - in cui si riprende un titolo di Repubblica, a proposito dell'ennesimo vertice Colaninno-Letta per salvare Alitalia (espressione curiosa, quest'ultima, ma non credo sia il caso che ve lo ricordi). Dice Ivan che è difficile capire se si tratti di Enrico o di Gianni, di Colaninno padre o di Colaninno figlio. Per Scalfarotto si tratta del tema dei temi, quello della denuncia della grande consorteria, una piccola cerchia che corrisponde alla (presunta) élite di questo povero Paese. Sono tutti parenti, affini, al massimo amici, d'infanzia, però, mica incontrati per caso. La mobilità sociale è un tema da studiosi: nessun politico la pratica, e anche il Pd avrebbe potuto dare segnali molto più precisi a riguardo (quantomeno, non contraddittori). Non so se vi è mai capitato di frequentare la parte 'bene' di una città (nel senso della Monza-bene, della Milano-bene, evitare per ovvi motivi la Lecco-bene). Dietro ogni nome si nasconde un cognome autorevole (per dire), che hai già sentito. Se uno si chiama Andrea, non è Andrea-e-basta è Andrea-figlio-di-. Quello che ha il cognome importante. La caratteristica è che i-figli-di- a venticinque anni sono già direttori generali di un'azienda, redattori di un giornale, manager di una compagnia aerea, tipo. Chi è figlio-di-nessuno fa fatica. Anche perché, purtroppo per lui, oltre ad aver sbagliato genitori, ha anche sbagliato paese. E gli errori, se son doppi, si pagano. E di solito si pagano, in termini economici e di potere reale, sempre agli stessi. Ai-figli-dei-figli-dei-figli. Nei-secoli-dei-secoli.