Il Canale Villoresi nei ricordi di Pietro

 

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Il Canale Villoresi nei pressi di Sant'Albino (Giugno 2009)

 

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o cominciato a frequentare le sponde del canale Villoresi a Sant'Albino già a cinque, sei anni, agli inizi degli anni sessanta. Andavamo a fare il bagno al “canalino”, un piccolo canale che serviva per irrigare i campi, subito dopo la casa cantoniera del consorzio Villoresi, in via Giardini a Monza. Il “canalino” formava una buca in mezzo al campo, noi bambini la chiamavamo “foppa”, nome decisamente appropriato alla forma. Tuttavia la “foppa” bastava per divertirci e a viverci l’estate in gioco e in allegria. Negli anni successivi sentimmo il bisogno di uno spazio più ampio per il nostro bagnetto. Così, percorrendo le sponde del canale, scoprimmo, poco prima della “cascina nuova”, un sistema di canaletti che noi ragazzini denominammo “il secondario”, un canale appena più largo e poco più profondo del “canalino”. Poco distante c’era il “bacilone”, un bacino abbastanza largo e profondo, dove ci si poteva tuffare e nuotare  in tranquillità. Questo bacino, non era molto lungo, terminava con una cascata in un piccolo canale che si perdeva nei campi.

 

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Un "canalino" del Villoresi (Parco del Roccolo)

 

Nell'età dell'adolescenza tutto questo non ci bastava più, così ci spostammo al grande e veloce “Canale Villoresi”. Le estati trascorrevano così, gran parte del tempo ci trovavamo in compagnie di ragazzi sulle sponde del canale. Era il nostro mare, posto in mezzo ai campi a poca distanza dal centro abitato. Lo avevamo attrezzato per il nostro divertimento. Un albero caduto diventava, per esempio, un trampolino per i tuffi nell'acqua. La vegetazione serviva da spogliatoio e guardaroba, infatti qui lasciavamo i cosiddetti “costumi”, ovvero delle normali mutande. Potevamo spaziare in una spiaggia di diversi chilometri, fino ai territori di Agrate. Noi di Sant'Albino, oltre alla “spiaggia di cascina nuova”, eravamo soliti frequentare anche una sponda denominata “ponte nuovo”, nelle vicinanze della Demag, uno stabilimento industriale.

 

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Canale Villoresi 1946: la spiaggia delle donne

 

Il canale in quel punto passa sotto l’autostrada Milano-Venezia ed è meno profondo. Il nostro divertimento preferito era aggrapparci alle travi di cemento del ponte, lasciando immerse le gambe nell'acqua, per goderci l'idromassaggio del canale. Poi ci staccavamo di colpo, abbandonandoci alla corrente che ci trascinava rapidamente oltre il ponte. Con un guizzo ci attaccavamo a degli appigli posti sulle sponde di cemento, occorreva una certa energia per resistere alla corrente e salire sul bordo. Per tornare attraversavamo tranquillamente l’autostrada, ovviamente in mutande. C’è da dire che nei primi anni settanta il traffico non era elevato e i terreni non erano riempiti di svincoli e capannoni industriali, come lo sono nel 2009.

 

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Canale Villoresi: bagnanti negli anni'50 a Parabiago

 

Nella seconda metà degli anni settanta all’improvviso comparve un cartello vietante la balneazione nelle acque del Villoresi. Avvenne una sorte di cambiamento epocale, almeno per noi più assidui bagnanti. Non fu affatto facile accettare il cambiamento, senza il bagno il canale perdeva gran parte dell'attrattiva. Posso testimoniare che i carabinieri hanno vigilato e spesso, quando ci trovavano a fare il bagno, ci obbligavano ad uscire. Ma si sa, i ragazzi non seguono facilmente le imposizioni. Loro sono stati costanti e determinati e alla fine abbiamo ceduto, con molto dispiacere. Con il passare degli anni questi spazi sono diventati inaccessibili, dimenticati, circondati dagli insediamenti industriali, sconosciuti a molti dei nuovi abitanti. Il bagno nel canale rimane un ricordo lontano, un pizzico di nostalgia mi riporta in quei momenti di svago, passati sulle sponde del Villoresi.

 

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Canale Villoresi: Agrate A4, Milano-Venezia e Tangenziale Est ( foto aerea )

 

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Il Canale Villoresi a Sant'Albino (Giugno 2009)

Vasche del Villoresi a Parabiago ( album Pcasa: biciclettata lungo il canale Villoresi )

 

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

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