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I paesi europei in cui i matrimoni gay sono legali: non solo l’Olanda e il Belgio, non solo le scandinave Svezia e Norvegia, ma anche la cattolica Spagna e “persino” il cattolicissimo Portogallo.

 

 

Io penso che, prima di distribuire i quotidiani ai passeggeri, le compagnie aeree dovrebbero dare un’occhiata ai contenuti. Ore 14,10, salgo a bordo del volo Roma-Lisbona della compagnia di linea portoghese. Prendo con disinvoltura una copia del “Diario de noticias” e comincio a sfogliare. Pagina 3: un articolone sugli incidenti aerei… sono scherzi da fare proprio prima del decollo?

 Preferisco non sapere. Continuo a sfogliare e i miei occhi scorrono altre notizie. Mi accorgo che per il Portogallo, quell’otto gennaio è la vigilia di una giornata storica per il paese: l’indomani il parlamento avrebbe votato la legge per i matrimoni gay.

A corredo dell’articolo, una tabella riassuntiva, da cui si evince che sono ormai 6 i paesi in Europa a consentire i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Non solo l’Olanda e il Belgio, non solo le scandinave Svezia e Norvegia, ma anche la cattolica Spagna e “persino” il cattolicissimo Portogallo.

 Cos’è che impedisce all’Italia di fare – su questo come su tanti altri fronti – un passo avanti verso la civiltà?

 A Lisbona piove, piove e piove, non so se ha mai piovuto tanto a Lisbona, e forse proprio questo a renderla particolarmente affascinante, le strade deserte e un pub che fa di tutto per non farsi notare, incastonato com’è tra due edifici semi-diroccati del Bairro Alto.

Puoi anche non averla mai sentito cantare, o persino non averla neanche mai sentita nominare, ma Amalia Rodrigues, la sua voce, la sua immagine divina è là tra i vicoli fradici di pioggia e mi accompagna nel mio peregrinare solitario. E sta molto meglio là che in una sala di museo, dove il mondo della cultura celebra il decennale della sua morte.

Lisbona come esperienza spirituale, ma anche fisica, grazie ai piaceri della gola delle Pastéis de nata de Belém, squisite paste per cui vale la pena fare la fila nella storica pasticceria omonima di uno dei quartieri più noti della città.

Lisbona la triste è un motivo in più per viaggiare.

Viaggiare? Per viaggiare basta esistere.
Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione,
nel treno del mio corpo, o nel mio destino,
affacciato sulle strade e sulle piazze,
sui gesti e sui volti, sempre uguali e sempre diversi
come in fondo sono i paesaggi.”
(Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine)