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Al Diner di Richard, in Sullivan Street, arriva Obama, il presidente



Sono sceso al diner sotto casa per cenare, quando Richard, il proprietario, si è avvicinato al mio solito tavolo con insolita eccitazione - The president is coming next week - mi ha sussurrato guardandosi intorno con aria circospetta come se mi avesse rivelato uno dei tre segreti di Fatima.
-Ma dai, non dirmi che Guido ci viene a trovare - gli ho risposto tutto contento.
Guido è un caro amico italo-americano, presidente dell'associazione amatoriale di giocatori di scacchi di cui sia io che Richard facciamo parte.
- I mean the real president! Obama is coming, Nick - ha bisbigliato Richard, decisamente più nervoso e sempre più vicino al mio orecchio.
Da dialoghi come questi, anche se vivo a New York da anni, mi accorgo che le mie origini provinciali non sono del tutto svanite.

Abito, in Sullivan Street, una storica via nel cuore del West Village.
Tra vecchie palazzine di mattoni rossi, dalle facciate variegate dal contorto ferro battuto delle scale antincendio, si distingue un building di quattro piani dall'aria eccezionalmente elegante: tutto verniciato di grigio argento e dalle ampie finestre sempre otturate da lunghe tende immacolate, l'abitazione di Anna Wintour si staglia proprio davanti alla finestra del mio soggiorno.
Per chi non la conoscesse (e nel caso, non è affatto un motivo per sentirsi ignoranti), Miss Wintour è l'editor-in-chief di Vogue America.
Se vi è capitato di vedere il film 'The Devil Wears Prada', il personaggio interpretato da Meryl Streep (Miranda Priestly), è ispirato alla figura severa e spietata della Wintour.
Per quanto mi risulta, il film non esagera affatto sull'austerità del personaggio ed a tal proposito ho un aneddoto che la dice lunga.
La location è sempre il diner di Richard.
Stavo gustando un delizioso piatto a base di polenta e calamari, quando vedo Anna Wintour uscire di casa ed avvicinarsi al diner con passo nervoso. Richard si precipita immediatamente dall'ospite VIP, che, senza nemmeno salutare, nascondendosi dietro giganteschi occhiali da sole neri nonostante siano le 9:30 pm, chiede quanto deve aspettare per un tavolo. Il diner a quell'ora è sempre pieno e noto un pallore improvviso sul volto di Richard. Sentendomi in dovere di aiutare l'amico, faccio cenno a Richard che posso cedere il mio tavolo. Richard non fa nemmeno in tempo a dire alla Wintour di attendere due minuti per sistemare il tavolo, che lei dice - No thanks, I don't have that much time to waste - e se ne va.

 

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Tornando alla storia del presidente, Richard mi svela che la Wintour ha organizzato un party al quale, oltre a stilisti del calibro di Donna Karan, Calvin Klein e Diane von Furstenberg, sarà presente anche Obama.

Dal giorno dopo, comincio a vedere nel vicinato individui loschi vestiti di nero e rigorosamente con occhiali da sole, che, vengo a sapere, essere il security team di Obama. - Sono gli addetti a fare un sopralluogo - mi dicono, - esaminano possibili zone di pericolo ed osservano il comportamento degli abitanti circostanti allo scopo di evitare un De Niro di 'Taxi Driver' nel vicinato -.
Al che non riesco più a comportarmi normalmente per una settimana.
Mi sento costantemente osservato.
Quando cammino per andare a lavorare, anche se sono in ritardo, rallento notevolmente il passo per non destare sospetti. Il risultato è un'email del mio boss che mi chiede se per caso il mio orologio è settato sul fuso orario italiano.
Poi, per fortuna, arriva il fatidico giorno.
Mi prendo una giornata di ferie perché l'intera strada verrà chiusa per la giornata e non avrei modo di rientrare dopo il lavoro.
Sono pronto per godermi lo spettacolo, seduto sulla finestra con popcorn e birra, quando, improvvisamente, sento delle grida disumane:
- Sir! Sir! Get inside, NOW! -
Alzo la testa e vedo, sul tetto di fronte, nascosti tra le cisterne d'acqua, una decina di soldati in mimetica  che mi tengono sotto tiro.
Sotto shock mi rintano in casa finché non sento, dai rumori di strada, che il party è finito e tutto è tornato alla normalità. Mentre metto timidamente il naso fuori dalla finestra, penso che convivere con i VIPs non è  affatto cool, a meno che tu non sia uno di loro.