«A differenza di molti miei colleghi, purtroppo, non ascolto musica quando lavoro – confessa Guido Scarabottolo, illustratore della casa editrice Guanda – per via della situazione collettiva nella quale mi trovo a operare. La mia musica è il free jazz degli anni Settanta, è difficile indicare un pezzo in particolare. Se devo citare, più che un brano, citerei un autore: Bob Dylan». E come mai? «Semplice – risponde – erano i miei tempi... Tra me e lui ci saranno al massimo una decina d'anni di differenza, e le sue canzoni mi hanno letteralmente formato, soprattutto politicamente».
La musica può formare le coscienze? A sentire la maggior parte di quello che gira adesso per radio, viene da sperare di no. Ma qualcuno, nella storia della musica moderna, ci ha provato. Non tanto a dare un indirizzo alla ragione altrui, quanto più un contributo al libero pensiero di tutti. La bella musica era anche quella che all'indimenticabile melodia aggiungesse quel tocco di lirismo impegnato capace di indicare i mali del mondo. La bella musica era talmente bella da portarti a pensare non canzone per canzone ma artista per artista. Non c'era quel pezzo di Bob Dylan o di Fabrizio de Andrè, c'era l'arte di Bob Dylan o di Fabrizio de Andrè. I testi erano un corpo unico con la melodia, invece che un semplice abbellimento. Chissà se un grafico editoriale tra altri trent'anni citerà Cristicchi o Caparezza.
Bob Dylan "Hurricane"