L'artista di origini irlandesi e scozzesi Phil Holland parla di un brano scritto da lei, che per la sua vita è stato un punto di svolta
«Un brano che mi rappresenta è "The Olive", l'ulivo (tratto dal suo album Seascapes del 2009) – dice Phil Holland, apprezzata arpista celtica molto attiva in Italia – un brano che ho scritto l'estate scorsa dopo una visita in un monastero in Grecia. Appena fuori dal monastero, ho visto questo ulivo immenso. Parlandone con i frati, ho saputo che era plurisecolare. Il suo tronco era stato spaccato in due per via di un terremoto. Mentre tutti erano in chiesa – prosegue – io sono rimasta sotto l'ulivo, quasi in meditazione. Ed effettivamente ho avuto un momento mistico, che ha cambiato il mio modo di vedere certe cose: sentivo come se tutte le persone che nel corso dei secoli si erano sedute lì dove ero io mi parlassero, mi comunicassero qualcosa. Io le sentivo. E ho avuto l'ispirazione per scrivere quel brano. Forse era proprio questo il messaggio che volevano inviarmi».
Sul rapporto tra musica e ricordo in questa rubrica ci siamo soffermati più volte, mettendo sempre in evidenza quanto l'una dipenda dall'altro e viceversa. Come avevo scritto per esempio anche riguardo a "Angie" dei Rolling Stones: nella musica si verifica un vero e proprio portento, che ci permette di entrare in una dimensione di cui normalmente non si sospetta nemmeno l'esistenza. Il racconto di Phil Holland aggiunge un altro elemento a questa relazione, ed è la comunicazione, spesso considerata impossibile, con chi è vissuto prima di noi. Ascoltando un brano, ma spesso anche scrivendolo, veniamo in possesso di uno strumento privilegiato per entrare in contatto con tutte quelle esperienze da cui ci separa il tempo, a dimostrazione che l'arte è capace di compiere imprese che per la scienza sono ancora inarrivabili.
Riguardo Phil Holland: www.philholland.net