Per il poliedrico artista astigiano è stato il suo brano più famoso a cambiargli la vita, facendogli scoprire altre strade artistiche ed espressive. La musica illumina le altre arti?
«Una canzone che non riesco a dimenticare perché per me è stata importantissima – racconta Giorgio Faletti, comico, scrittore e musicista – è per combinazione una che ho scritto io: si tratta di "Signor Tenente", che cantai a San Remo nel 1994 (e contenuta nell'album Come un cartone animato, edito nello stesso anno, ndr). Quella canzone – continua – è stata un punto di svolta, perché mi ha fatto capire che ero in grado di esprimermi anche in un modo diverso, che non fosse soltanto la comicità. Grazie a quel brano sono riuscito a soddisfare le esigenze comunicative alternative che in quel momento avvertivo fortemente. Perciò – conclude – posso dire che quella canzone mi ha davvero cambiato la vita».
Come già aveva fatto Phil Holland, anche Faletti parla di un brano scritto da lui come del più importante per la sua vita. Succede quando qualcosa di nostro s'impregna di significati così profondi da diventare quasi estraneo, inconoscibile persino a noi stessi. E tentando di conoscerlo di nuovo, impariamo cose che non avevamo minimamente previsto, restandone più che illuminati, abbagliati. Dopo quella canzone, Faletti avrebbe scritto, tra le altre cose, un album intero per Angelo Branduardi. Soprattutto, però, a partire dal 2002 con Io uccido sarebbe diventato uno dei più famosi scrittori italiani, apprezzatissimo all'estero. La presa di coscienza della sua polivalenza artistica è collocata dallo stesso Faletti nel momento in cui canta "Signor Tenente". Come se tutto quello che avesse fatto in precedenza fosse solo il riscaldamento e il bello venisse da lì in avanti: è la musica ad avere il potere unico di risvegliare ogni altra nostra aspirazione artistica?