Red Canzian, trevigiano, membro della storica band dei Pooh, ricorda i suoi esordi con una delle più famose canzoni dei Beatles: anche chi ha fatto strada ha imparato a piccoli passi
«Un brano molto importante per me è stato "Yesterday" (dall'album Help! Del 1965, ndr) – racconta Red Canzian, bassista dei Pooh dal 1973 – perché è stata la prima canzone che ho imparato a suonare bene con la chitarra. Presenta degli accordi discendenti, insieme ad altri in settima – spiega – insomma, non esattamente i soliti accordi puri, facili da suonare. La costruzione armonica richiede un certo impegno, diciamo. Con quella canzone vinsi parecchi festival, quando ancora non avevo messo su il mio primo complesso e mi esibivo da solo, quindi direi attorno al '67, più o meno (Red è del '51, ndr). È stato in sostanza – conclude – il primo pezzo armonicamente serio da suonare, per me che all'epoca ero davvero un principiante».
È salutare, ogni tanto, ricordarsi che la strada per il successo non si imbocca per diritto divino, ma solo faticando tanto sullo strumento. In tempi DeFilippiani come questi, in cui comparire in tv e piangere davanti ad una giuria sembra l'autostrada verso la fama, sentire uno che ce l'ha fatta parlare di quando lui era un principiante fa pensare. Anche se sono campioni indiscussi della musica leggera italiana, e come tali magari poco apprezzati da chi adora il rock duro e puro, i Pooh rappresentano una generazione in cui l'opportunità della canzonetta di successo veniva data solo a chi veramente si distingueva per tecnica e determinazione. Un'epoca in cui l'apprendistato era lungo, e permetteva all'artista in erba di formarsi una sua identità. Magari poi stravolta dai discografici in nome del gran successo di pubblico, come è accaduto a tanti, e in maniera legittima. Di sicuro, però, erano meno diffusi gli artisti-farfalle: figure il cui "successo" può sopravvivere per un mese, forse un paio, ma niente più. La gavetta era ancora vista come un'occasione di crescita, individuale e soprattutto tecnica, non come sala d'attesa in cui restare il meno possibile. Non che adesso X Factor e compagnia facciano vincere gente incapace tecnicamente, intendiamoci. Ma quando i Pooh diventavano famosi era la musica a contare prima di tutto, non l'Auditel.