Max Gazzé, cantautore polistrumentista e autore di brani come "Una musica può fare" e "Il timido ubriaco", ci parla di un grande successo dei Police
«Negli anni Ottanta, quando ho cominciato a sentire dischi e suonarci appresso – racconta Max Gazzè – ho attraversato diverse forme di musica, dal reggae di Bob Marley alla musica inglese. Tra tutte, però – confessa – una mi ha sempre colpito in modo particolare, e infatti è una delle poche che mi è capitato di suonare come cover nei miei concerti. Si tratta di "Message in a bottle" dei Police (singolo del secondo album della band di Sting, Regatta de Blanc, del 1979, ndr). Una canzone veramente molto bella – aggiunge – sotto l'aspetto sia armonico che melodico. Sarà stato l'82 o l'83 – conclude – avevo all'incirca venticinque anni, e credo che abbia marcato un momento di identificazione all'interno di un mio percorso musicale».
Capita che, voltandosi indietro, ci si renda conto di quali canzoni abbiano segnato particolari momenti della nostra vita. Scorrere a ritroso le tappe superate significa riscoprire pensieri e ricordi, nel nostro caso canzoni, spesso trascurati, ma che più spesso invece si ergono come pietre miliari, testimonianze di una direzione precisa scelta nel corso del cammino. Poche cose più di un genere musicale o di specifiche canzoni concorrono a formare il nostro carattere. E a darci gli strumenti per cercare messaggi nel mare della vita.