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Cavalcando l'onda ribelle degli anni 60

Quanti sono usciti dalla sala ballando? A tamburellare erano in molti, vi assicuro, magari nelle tasche del cappotto, e tra questi anche chi, come me,  ai tempi delle radio pirata, non era nemmeno nato! “I love Radio Rock”  ha animato la sala prima di tutto con le melodie della colonna sonora, canzoni  impresse nella memoria collettiva, quelle a cui ogni adolescente attinge, per qualche mese, nel suo consueto vagare alla ricerca di una propria identità, musicale e non.
Vibrano le sedie e scorrono le immagini. Memorabili per la simpatia e il ritmo spumeggiante le carrellate sugli ascoltatori di Radio Rock: le infermiere, ordinate e dalla faccia pulita, ragazze in uniforme che tendono le orecchie alle parole spesso dissacratorie dei dj con una smorfia birichina che deforma il loro volto angelico. E ci sono mandrie di giovani, sdraiati a fumare sul pavimento, con vestiti informi e trucco pesante. Ma anche famiglie che cercano pezzi di carota nel brodo serale cadenzando con il cucchiaio il ritmo rock urlato dall’altoparlante dietro alle loro schiene. Un popolo multiforme di ascoltatori, puntuale ad ogni appuntamento, appostato in maniera più o meno evidente nelle vicinanze di vecchi apparecchi radiofonici che un tempo sostituivano la TV nel ruolo di focolare domestico. Tutti in attesa di note e notizie rivoluzionarie, trasgressive, vive! Orecchi, giovani e vecchi, schierati o solo sbarazzini ma 3 almeno gli elementi in comune: entusiasmo, passione, partecipazione.
E oggi, dove è finito tutto ciò? Entusiasmo, passione, partecipazione:  la pronuncia di queste parole suona come un’eco impolverata proveniente da un epoca classificata “vintage”, come il settore dove possiamo trovare gli autori della splendida colonna sonora del film, gli indimenticabili e leggendari anni ’60.
Favola senza tempo invece quella che narra lo svezzamento del figlioccio del capitano della nave, Carl,  spedito sulla nave dalla madre, unica figura femminile che riesce ad assumere uno spessore significativo all’interno di un cast e di un’atmosfera intrisa di virile cameratismo. Crudezza, carnalità, sudore e fluidi corporei: si respira odore di spogliatoio, proprio come da spogliatoio è il tono grezzo delle “lezioni di vita e di sesso” che il gruppo di dj impartisce all’ospite adolescente. Prendano appunti i giovani spettatori: oggi l’edulcorata programmazione televisiva o la polverosa scuola secondaria non offrono facilmente tale servizio educativo, soprattutto per quanto riguarda certi temi.
Il concerto rock-pop, messo in scenda dal bravo regista Curtis, coinvolge il pubblico per due ore piene e si conclude lasciandoci l’immagine del naufragio finale: la barca affonda e a galleggiare è la federazione intergenerazionale dei fan della radio, giunti a soccorrere i loro cari e i loro beniamini al termine dell’avventura nel Mari del Nord. Scena troppo buonista, a mio parere, che sfiora il cattivo gusto evitando di affondare solo grazie al salvagente di realismo a cui il regista ha provveduto per il resto della pellicola. Elemento importante che ci tiene attraccati alla realtà politica e sociale in cui ci stiamo muovendo è la figura dell'austero ministro Dormandy , meravigliosamente interpretato da Kenneth Branagh.  Ottima anche la performance del resto del cast. non è scontato che la somma di tanti grandi nomi dia un grande risultato.