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I Coen autobiografici, ma non sanno che produrre
un altro film divertente e nero, incantevole e ironico.

La ragazza che giocava con il fuoco”, onesto video-book per una serata al nord.

Lo sceneggiatore fa bene il suo compitino, mi sento di poter tranquillizzare il lettore appassionato ma non nevriticamente fanatico: “puoi tranquillamente recarti a vedere la pellicola senza timore di innervosirti davanti a stravolgimenti, forzature o eccessivi tagli alla narrazione”, infatti pur non essendoci esattamente i tempi e i ricami delle più di 700 pagine di Larsson, ne “La ragazza che giocava con il fuoco” si apprezza la storia noir-thriller e l’atmosfera nordica, le due colonne portanti del secondo volume. Personalmente varcando la soglia del cinema temevo per l’incolumità della seconda, meno scontata, invece c’è, e lo schermo emana bianco candore e luce di candela, senza neanche farlo apposta, a pochi giorni da Santa Lucia. E, dato che è proprio questo “Scandinavian Style” la peculiarità che fa prendere le distanze alla saga dalle produzioni d’oltreoceano, ho personalmente apprezzato che il regista abbia scelto di continuare a puntare su di esso.

Regina dell’atmosfera e della storia, questa volta abbastanza indiscussa dato il ritiro al giornalismo di Michael, è la hacker Lisbeth che, prima “desparue” ricercata, poi molto più coinvolta, resta sempre inconfondibile e coerente nel suo ruolo.

Ottima la tecnica narrativa con cui ne viene svelato a ritmo incostante e originale, il suo passato, filo lasciato in sospeso già dal primo volume, meno eccellente la caratterizzazione estetica del personaggio dal punto di vista cinematografico. Il rischio è quello di trasformare un personaggio profondo, multiforme, carismatico ed originale in una icona dark in cui rimane solo il risuonare dei piercing e il colore dei tatuaggi e non saprei dire quanto il regista sia riuscito ad evitare di essere catturato in questa trappola.

Peccato la mancanza di approfondimento su alcune problematiche provenienti dalla Russia che vengono messe in luce, un certo sguardo critico mi sfugge anche nel veder presentare il mondo gay-lesbo soprattutto indossando gli occhiali della comunità e quasi mai dall’interno: a mio parere una occasione mancata.

“La ragazza che giocava con il fuoco” rimane da guardare, in omaggio alla storia e ai paesaggi, regalando anche a sé stessi una serata rilassante, nonostante la suspence dell’intreccio, in cui ci pensa lo schermo a catalizzare l’attenzione per due abbondanti ore di proiezione. Un piacevole mercoledì, stavolta, da accompagnare a scelta con pop-corn, bibite o semplicemente una buona e educata compagnia di appassionati.

A Serious Man

Un film Joel Coen, Ethan Coen. Con Michael Stuhlbarg, Richard Kind, Fred Melamed, Sari Lennick, Adam Arkin .

Aaron Wolff, Jessica McManus, Brent Braunschweig, David Kang, Benjy Portnoe, Jack Swiler, Andrew S. Lentz, Jon Kaminski Jr, Ari Hoptman, George Wyner, Fyvush Finkel, Katherine Borowitz, Steve Park, Amy Landecker, Allen Lewis Rickman, Raye Birk, Peter Breitmayer, Stephen Park, Simon Helberg, Alan Mandell

Commedia, durata 105 min. - USA, Gran Bretagna, Francia 2009. - Medusa

I Coen autobiografici, ma non sanno che produrre un altro film divertente e nero, incantevole e ironico.

Un uomo semplice, marito improbabile ma probabilmente innamorato, viene travolto da una pioggia di guai. Ogni goccia di questo improvviso temporale riflette in sé la meravigliosa galleria di minuti personaggi, le loro storie e le loro manie che infradiciano Larry, il protagonista, l’uomo che voleva diventare unmensch: un uomo serio. In scena c’è la sua storia, narrata dai fratelli Coen con quel loro stile inconfondibile, fatto di inquadrature apparentemente semplici eppure controllatissime, e ad una prima sfogliata dell’opera si leggono l'impossibilità di una famiglia (e di una vita) perfetta e l'irraggiungibilità di una felicità inattaccabile.

Ricordo però che i registi sono nati e cresciuti in un sobborgo americano anonimo del 1967 in una comunità ebrea, infatti confessano: «Anche se Gopnik è un personaggio inventato, ci siamo ispirati a persone che conoscevamo bene da piccoli: non è un caso che il protagonista sia un professore universitario come i nostri genitori. Ed è un padre ebreo di mezz' età che vive in una comunità piuttosto simile a quella nella quale siamo cresciuti: lui vorrebbe semplicemente mandare avanti la baracca e non riesce a credere che qualcuno o qualche cosa stia rovinando tutto».

Ed ecco così messe in scena, e a nudo, le nevrosi della middle class sovrapposte a quelle degli ebrei, in quegli anni particolarmente sospesi fra tradizione e modernità. Si dipinge goccia dopo goccia il quadro di una comunità ebraica non certo idilliaca o pacificata, dove i sorrisi nascondono più di un colpo basso ma soprattutto ci spinge a confrontarci con un quadro disolitudine e di insicurezza che non sanno lenire né i riti comunitari.

Ci si ritroverà forse a chiedersi, al di là di quale delle tante si tratti, SE una religione possa soccorrere un uomo osservante ma immerso e fradicio dei travagli quotidiani e delle mille tentazioni che fanno capolino indipendentemente dalla propria condotta.

Lunedì si parte con un prologo alla Coen, avulso dal resto della storia ma che sembra perfetta per connotarla subito in senso ebraico, poi tante piste sdrucciolevoli da percorrere sugli sci dell’ironia e del sarcasmo fino all’esito: Larry riuscirà a diventare “A serious man”?

Pop-corn curiosities

Dopo essere stato presentato al Toronto International Film Festival il 12 il film è stato presentato fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2009.

Del cast si dice “composto da interpreti sconosciuti e perfetti, con i corpi, le facce, le espressioni marcate e il fisico indeciso di quegli ebrei così diversi, avvertono i Coen, dagli ebrei newyorkesi raccontati da Woody Allen o da quelli insediatisi a Hollywood dai tempi del cinema muto”.

Dubbio amletico: Commedia o Tragedia?

"Non pensiamo se fare commedie o tragedie… quando passi un certo punto pensi solo come essere autentico e fare cose appropriate per la storia non semplicemente far ridere o piangere il pubblico. Il pubblico fa quello che vuole".

Cvd, Come Volevasi Dimostrare: il Paradosso del gatto di Schrödinger e il Principio di indeterminazione di Heisenberg sono ciò che il prof. Gopnik durante le sue lezioni alla lavagna rispettivamente all’inizio e al termine del film.

Trailer

Behind the scenes featurette

Intervista a Michael Stuhlbarg, attore protagonista