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 Dalle nuvole di “Up in the air”, si atterra nell’Italia anni ‘70 con “La prima cosa bella” di Virzì, portatore della commedia italiana di vecchio stampo.

 Tra le nuvole? Tutt’altro: concreto, “spiccio”, e molto molto realistico, troppo. Ma con un sorriso di Clooney, o della sua anima gemella e speculare tutte le crisi sembrano superabili.

Partiamo dai titoli di testa, a mio parere geniali perché puliti, chiari  e molto ritmati grazie anche alla splendida colonna sonora di cui stiamo ascoltando solo l’inizia: catturano con semplicità ed estetica.

Gli attori sono granché bravi, Clooney in primis sembra inizialmente statico e finisce col dirti tutto con  uno sguardo, recita la freddezza e l’ipocrisia e dopo poche scene lo si capisce, è il messaggio non è un suo difetto comunicativo. E’ così che s’inizia a percepire l’amarezza delle storie che vogliono sembrare delle gag spensierate.

Freddure, freddo, sterilità: come l’aria condizionata che è accesa per tutto il film, come la luce del neon, come i piatti serviti in volo e nelle catene di fastfood a 5 stelle su e giù dalle scale mobili. Niente a che vedere con la carica emotiva che sottobanco il regista Reitman, lo stesso di Juno, distribuisce ad ampie manciate. In secondo piano, la storia della pulzella convinta di essere la donna che rivoluzionò il mondo commuove e coinvolge, è un pesce dai colori ruggenti ma non meno fragile del milione di sardine che “spinneggia” a vuoto in cerca di lavoro e ossigeno.

Ho gradito molto, ma qui è merito di Walter Kirn, autore del libro omonimo da cui il film è tratto, il risvolto famigliare di Alex, la bella e focosa donna manager, che solo a metà secondo tempo ci viene svelato. Fa pensare al numero di maschere sorridenti fuori e piangenti dentro indossiamo per essere accettati, premiati, lodati. Maschere e corazze, e tantissime false sicurezze anche quelle che assicurano al protagonista Ryan quella stabilità emotiva poi incrinata alla fine della pellicola.

Nonostante tutto, confesso, il film mi ha fatto anche molto ridere,e a voi ? Pensateci: il precariato e il licenziamento sono conditi in modo pantagruelico da battute ingegnose e “english humor” che, al contrario delle multinazionali, non vede gerarchie anzi non risparmia nessuno, neanche lo spettatore. Guardatevi.

 

La prima cosa bella

Un film di Paolo Virzì. Con Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Marco Messeri, Aurora Frasca, Giacomo Bibbiani, Giulia Burgalassi.

Commedia, durata 116 min. - Italia 2010. - Medusa

 

Riassumedovi la trama scadrò molto facilmente retorica della nostalgia: l'insegnante Bruno (Mastandrea), da anni riparato a Milano, torna chiamato dalla sorella Valeria (Pandolfi) nella natia Livorno per assistere la madre morente Anna (Sandrelli). Questo è il modo in cui il protagonista è costretto improvvisamente a fare i conti con la città dell’infanzia e con la figura agrodolce della madre, colei che ne ha forgiato la personalità “sempre in crisi”.

Il film viaggia tra passato e presente, nella con-fusione tra due livelli, quello puramente narrativo e quello più sottilmente autobiografico, un continuo alternarsi di ricordi e di sorprese che costringe i due figli a rivedere la madre e di accettarne le due facce. Anna, da parte sua, è un ritratto femminile degno della commedia all'italiana di Monicelli o Pietrangeli, ma questa esuberante donna piena di vita anni ’70 il palco deve dividerlo con ”famiglia e terra natia”: il vero cuore della commedia. Virzì torna a Livorno e riassaggia la vita di provincia, il sapore di una caramella Rossella nel taschino del giubbino scolastico, per dare poi forma a uno felice e insieme scriteriato ritratto di famiglia.

Non si fa in tempo a ridere che si piange e non si fa in tempo a piangere che viene da ridere, Virzì mantiene la ricetta: è la commedia all'italiana di serie A e, con totale mancanza di cinismo e di amarezza allo stato puro, ci si immerge nell'anima vera e nera del nostro paese aiutati da affreschi esemplari e spaccati sociologici decisamente realistici.

“Mia madre è fantastica ci ha solo rovinato la vita» dirà parlandone Mastrandrea. Infatti essendo dotata di un'autenticità insolita e una femminilità impropria, Anna è insieme amata e invisa al figlio, che ne ripudia il candore scandaloso ma la adora e la ammira riconoscendo la sua diversità positiva e sognante.

Sì, si tratta di un personaggio che non va né giù né su ma che ugualmente suscita un'irresistibile attrazione perché, libera e priva di pregiudizi, vive in uno stato di perenne disponibilità nei confronti della vita, offrendo agli uomini quello che può e ai figli quello che sente. 

 

POPCORN COURIOSITIES

Vale la pena di riflettere sul fatto che oggi tre registi diversissimi tra loro ma vicini anagraficamente (Tornatore, Rubini e Virzì) abbiano voluto di fare i conti con il proprio passato, ognuno in modi diversi: Baarìa in maniera più politica, L' uomo in nero con un approccio più psicologico, La prima cosa bella nelle forme più tradizionali della commedia - ma tutti e tre con la consapevolezza che non si può cancellare la propria Storia. Anche se è una storia che rischia di rovinarci la vita. 

Virzì: “E’ un film più personale, familiare, meno politico, ho sempre fatto dei film sugli italiani e sulla società, non sulla politica italiana. Ciò detto non ho mai nascosto le mie inclinazioni politiche e sono un sostenitore della battaglia per il rinnovo generazionale, non solo in politica ma anche nella scuola e ovunque”. 

Virzì: “Sembra meno interessato al sociale del precedente e più intimo e commovente, è vero, c'è un desiderio di far pace con la vita, ma ce ne siamo accorti guardando il film finito. Ma non si può parlare di autobiografia; io non sono Bruno, e Stefania (Sandrelli) e Micaela (Ramazzotti) non sono la mia mamma. È un romanzo che incrocia la vita, ci si mescola senza lasciarsi incatenare.  

Per la scelta dei giovani attori che hanno interpretato le diverse età di Bruno e Valeria, sono stati realizzati più di 6500 provini in collaborazione con la quasi totalità degli istituti scolastici presenti sul territorio di Livorno e provincia, fino a scegliere Aurora Frasca e Giacomo Bibbiani (Valeria e Bruno 1970), Giulia Bugalassi e Francesco Rapalino (Valeria e Bruno 1980)

Il titolo del film è tratto dall'omonima canzone portata al successo da Nicola Di Bari nel 1970, di cui la cantante Malika Ayane ha realizzato una cover per la colonna sonora del film. Altri brani che si ascoltano nella colonna sonora sono L'immensità (Don Backy), Born to Be Alive (Patrick Hernandez), due canzoni dei Camaleonti, L'eternità e L'ora dell'amore, e tre dei livornesi Bad Love Experience. Si segnala infine il commento puntuale e lirico rappresentato dalla partitura originale sinfonica scritta da Carlo Virzì.

 

PREMI

Nel primo weekend di programmazione, il film ha incassato 1.336.360 euro.

 

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Sito ufficiale

Trailer

Backstage completo

Stefania Sandrella - intervista