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Dagli spari e la musica del dialetto bolognese de “L’uomo che verrà” di Distinti alle corde del violino della bionda protagonista de “Il concerto”, film multiculturalmente melodioso e premiato

Togliamola, una mezzoretta, a questo “L’uomo che verrà” di Distinti, che ne dite? Proprio a metà del secondo tempo, zac, via, tagliamo la pellicola,  sfoltiamola dalle troppe e identiche scene di mitragliatrici e cadaveri che la infestano. E’ giusto, nobile, difficile e doveroso mostrare i fatti per come sono accaduti senza nulla risparmiare allo spettatore...  anzi, sì, forziamo la mano per scongiurare ogni spiffero revisionista ma…  non qui, non ora, non dopo una pellicola che di intimo ha molto. E che lo conservi, è il suo bello!

Mi aspettavo l’ennesimo film sulla guerra visto con gli occhi dei partigiani, dei poveri, delle vittime pompato con l’effetto innocenza dello sguardo di Martina, invece eccola lì, proprio lei, una ragazzetta irriverente che si accorcia il vestito e la macchina da presa, alla sua altezza, che parla bolognese antico. Ed è bello sentir narrare una saporita quotidianità appenninica, che sa di pane, pioggia e umido. Talmente quotidiana che non mancano le feste clandestine dei giovani, le confessioni tra amiche sotto le lenzuola e i bicchieri di vino, sempre pieni malgrado tutto.

Vedere la guerra insinuarsi nella coreografia di personaggi, splendidamente tracciati e interpretati, è stato per me di gran lunga più agghiacciante di qualsiasi sparo o violenza ritratti nel secondo tempo. Non ve n’era bisogno: l’atrocità era arrivata a noi già prima, no? E finalmente utilizzando una maniera originale, senza il solito partigiano sui monti fin troppo gettonato e ritratto, ormai diventato icona.

 

Il concerto

Un film di Radu Mihaileanu. Con Aleksei Guskov, Dmitri Nazarov, François Berléand, Miou-Miou, Valeri Barinov.

«continua

Anna Kamenkova Pavlova, Lionel Abelanski, Alexander Komissarov, Valeriy Barinov, Vasile Albinet, Ramzy Bedia, Ovidiu Cuncea, Maria Dinulescu, Roger Dumas, Guillaume Gallienne, Aleksandr Komissarov, Ion Sapdaru, Valentin Teodosiu, Jacqueline Bisset, Laurent Bateau, Mélanie Laurent

Titolo originale Le concert.

Commedia, durata 120 min. - Francia, Italia, Romania, Belgio 2009. - Bim

 

E’ la musica ad accordare gli uomini. In un'amichevole gara musicale tra due etnie perseguitate.

 

Visto dal palco:

La musica è la stella del Théâtre du Châtelet e del cinema Teodolinda, lunedì prossimo, dans “Le Concert” di Radu Mihaileanu. Musica come elemento catalizzatore in un gruppo di musicisti, ebrei, gitani e russi, finiti come in una diaspora nel loro stesso paese, musica che unisce i lembi delle ferite e le visioni opposte dei raffinati francesi e dei russi scapestrati. L’orchestra suona e, nella pellicola, l’umanità danza senza differenze etniche o ideologiche, seguendo il ritmo di quel linguaggio condiviso e gratificante di note e silenzi.

 

Visto terra a terra:

Un gruppo di musicisti russi, ebrei e gitani arrivano a Parigi per un concerto, così sembra, ma non è: stanno compiendo la vendetta che da 30 anni attende che il piatto si raffreddi per compiersi in tutta la sua fragorosa ironia.

Nella Mosca di oggi un uomo delle pulizie di un celebre teatro, approfittando dell'invito parigino ad un concerto giunto per fax e “intascato”, rimette insieme la sua orchestra. Sua? Sì, l’uomo che oggi impugna la scopa, 30 anni prima teneva elegantemente in mano la bacchetta di direttore d’orchestra, la celebre e indimenticabile orchestra del Bolshoi ridotta a frammenti, ai tempi, dall’intervento di Leonid Breznev, che detestata e temeva l'intelligenza critica degli ebrei. Andreï Filipov, il direttore ai tempi, oggi addetto pulizie, aveva difeso allo stremo i suoi orchestrali subendo un declassamento a vita, ma senza dimenticare musica e ingiustizie subite.

 

Eccolo allora esportare tradizioni russe sul palcoscenico francese sotto mentite spoglie sul palco del Théâtre du Châtelet dimostrando di essere ancora perfettamente in grado di condurre la musica di Tchaikovsky  e la propria vendetta anche dopo anni di “esilio musicale” . Non mancano esplosioni nervose, inevitabili riunendo nell’esiguo spazio del teatro una stravagante cultura slavo-orientale e una cultura occidentale ricca e naif. Già dalla prima scena è esplicita la scelta di un approccio tragicomico, di origine ebraica, ma senza privare lo sfoggio di una piacevolissima contaminazione onnivora. Anche le imperfezioni, affatto assenti – compiacimento, macchinosità, manierismo - concorrono all'originalità dell'insieme trasformandosi vento a favore per il feeling con il pubblico.

 

Lunedì appuntamento con

  • 1 regia sublime (innegabile dopo aver visto la scena finale);
  • TOT attori magnifici (la Tarantiniana protagonista biondina per prima)
  • 1 sceneggiatura spumeggiante,
  • TOT dialoghi colmi di ironia, tanto surreali quanto geniali

 

 

POPCORN CURIOSITIES

 

Radu Mihaileanu (regista) dice “L'ironia è l'unica arma di cui dispongo oggi per ricordare quello che ho vissuto personalmente sotto il regime di Ceausescu

 

Per realizzare "Il concerto" di Radu Mihaileanu s'è dovuto mettere insieme quattordici diverse fonti di finanziamento francesi, belghe, italiane;

 

Dicono che… “nel doppiaggio i russi assumono un esagerato e sgradevole accento russo, con un effetto francamente inascoltabile”, si consiglia cercare una copia sottotitolata, la Bim ha promesso di distribuirne alcune.

PREMI

2 Premi César 2010: miglior musica e miglior sonoro

LINK

Trailer

il concerto de Il concerto

Il Concerto -sito ufficiale italiano –

Théâtre du Châtelet